[...] nell'anticlericalismo di Franzoni, non troppo diversamente che negli spunti polemici del filosofo di Maroggia o, in forme più moderate, del teosofo Pioda, è implicita - anche a prescindere dalle implicazioni politiche del momento - una concezione della religiosità che rifiuta ogni idea di religione istituzionalizzata, di fatto il modello della Chiesa. Non si tratta, insomma, necessariamente di un atteggiamento ostile per principio alla religione, né al cristianesimo in particolare. Emblematici, in proposito, alcuni disegni nel taccuino f, o in fogli appartenuti originariamente al medesimo taccuino, nei quali la parabola evangelica è reinterpretata (attualizzata) in chiave anticlericale.

Scrive il Pioda in una lettera pubblicata nel numero unico Libertas del Congresso Internazionale del Libero Pensiero tenutosi a Parma nel 1904, pubblicato parzialmente anche in Gazzetta Ticinese (10 ottobre 1904), che se non si sente "l'uomo chiamato a combattere la Chiesa" è perché la ritiene "depositaria, ignara del tesoro posseduto, di alti veri, eredità d'antica sapienza, veri chiusi in uno scrigno che essa custodisce gelosamente, ma di cui ha gettato a fiume la chiave". Ma non risparmia critiche neppure all'attitudine di quegli scienziati per i quali "vennero considerati come sciolti negativamente problemi [...] che hanno attinenze profonde nell'animo delle moltitudini", per l'emancipazione delle quali "dalla triste schiavitù del sacerdote" sarebbe beninteso opportuno strapparli "dalle sue mani". Le simpatie del Pioda per il movimento dei vecchi cattolici sui quali si sofferma in una lettera a Emilia Franzoni del 6 novembre 1891 [...] vanno considerate in questo contesto di idee. Del resto anche Romeo Manzoni aveva mostrato un certo interesse per lo stesso movimento religioso. [Cattori, p. 58]