8 ottobre 1857
Nasce a Locarno, da Giuseppe avvocato e da Emilia. La madre, nata a Berna 1825 e ivi iscritta col nome di Stalder, fu adottata dalla duchessa Cesarini-Sforza, della quale era figlia naturale avuta dal marchese Lorenzo Litta. Educata nell'ambiente dell'aristocrazia milanese. Donna di forte cultura e di alto sentire, ebbe molta influenza sul figlio pittore.
Filippo Franzoni discendeva da una famiglia notabile di Locarno. Il padre era un avvocato possidente, la madre figlia naturale di un aristocratico milanese. Anche se la famiglia dovette affrontare un grave dissesto finanziario, il pittore fu un esponente della borghesia, nel senso che era un rappresentante di quella classe sociale, che ritroviamo a Locarno nel XIX secolo e che possiamo considerare un tipico fenomeno urbano, legato alle trasformazioni di quell'epoca. Questa borghesia era formata da un ristretto novero di famiglie di Locarno, oppure originarie delle valli, che coniugavano il loro successo economico con una vasta cultura e rete di rapporti cosmopoliti, acquisiti con la frequentazione commerciale e con lo studio nelle università italiane ed europee. Famiglie che misero a frutto le esperienze fatte emigrando per mestiere, commercio o prestando servizio militare all'estero, e che dimostrarono in patria capacità imprenditoriali. Esponenti di questa borghesia furono per esempio i Morettini, originari di Cerentino, che fecero carriera come ufficiali all'estero, furono avvocati o ingegneri, sedettero come deputati nel Gran Consiglio ticinese. Oppure si possono citare i Pedrazzini di Campo Vallemaggia che dal XVII svilupparono un esteso commercio con diversi centri della Germania. [Huber, pp. 76-77]
Dei sentimenti di Filippo Franzoni per il padre non si sa altro oltre a quel che ne scrive nelle due lettere citate. È comunque significativo che non gli abbia mai dedicato un vero e proprio ritratto (neppure una fotografia per quanto se ne sa) se non in due piccoli disegni nei taccuini. In entrambi appare un po' in disparte, visto di profilo, ormai calvo, barba bianca, pince-nez, immusonito. Il foglio, nel quale è disegnato in basso a destra, è dominato dalla presenza della madre. Il volto, in basso a sinistra, con la palpebra di un occhio curiosamente abbassata, è quello di lei. Ma sua è anche la mano al centro del foglio, uno studio per quella che regge il giornale nel ritratto cui il pittore sta lavorando attorno al 1891. [Cattori, p. 52-53]

1876-1884
Il giovane è a Milano, affidato alle cure di Giuseppe Bertini e Luigi Bisi, che lo avviano alla pittura. In una lettera (19 settembre 1876) la moglie del Bertini scrive alla madre del giovane dicendo che il marito «trova una certa disposizione in Filippo, ma prima di venir qui non aveva disegnato abbastanza...». Di suo la Bertini aggiunge: «Ciò che viene a galla in lui è la bontà e la schiettezza.» (Gilardoni, 85-86)
Studi regolari a Brera. Dal 1880 circa ha un suo studio a Milano in Via Bossi, fino all'87, poi in Via degli Orti 7, fino al 28 aprile 1893. Anno in cui si stabilisce definitivamente a Locarno, dove per altro anche prima tornava e soggiornava assai spesso e a lungo.

1885
Riceve in dono dalla madre un apparecchio fotografico.
Nel duplicato spese alla data 2 febbraio 1885 si legge "In dono di mamma macchina fotografica", mentre il 3 ottobre è segnata la spesa per uno "stanzino da fotografia" per lo sviluppo delle lastre. [...] Alla fotografia come supporto per la pittura, oltre che come mezzo espressivo in sé, Franzoni farà ampiamente ricorso. [Cattori, p. 25]

1886-87
Il Franzoni ebbe un suo studio sull'isola [di Brissago], negli anni quando vi risiedeva anche il Ranzoni. (Gilardoni, 82).
Infatti il Ranzoni nell'86 dipinse il ritratto della baronessa di Saint-Léger, una veduta di Ascona dalle Isole, e un ritratto del Franzoni. [Bianconi, p.]
Si è voluto fare il nome di Daniele Ranzoni a proposito di un "cambiamento" che subentrerebbe nella pittura di Filippo Franzoni "a contatto" con il pittore di Intra alle isole di Brissago, ospiti entrambi dei Saint-Léger, una suggestione ingenerata da equivoci e fraintendimenti, a cominciare dalla cronologia della presenza dei due artisti alle isole, data genericamente per scontata fra 1885 e 1887, cronologia sulla quale, al contrario, vi è la più grande incertezza. Ranzoni - scrive Annie-Paule Quinsac, curatrice del catalogo ragionato dell'opera ranzoniana - vi soggiornerebbe "quasi certamente" dal dicembre 1885 al febbraio 1886 "insieme a Filippo Franzoni", un soggiorno di un paio di mesi nei quali dipinge, "in un ultimo sprazzo di rinnovata creatività", il ritratto della baronessa e Ascona vista dalle isole. Sennonché le sole attestazioni certe di Franzoni dai Saint-Léger per l'anno 1886 sono una "spedizione nautica" in agosto e una "gita e soggiorno" a fine ottobre e dunque quando Ranzoni è ormai rientrato da tempo a Intra "fisicamente e moralmente sfinito". Peraltro converrà ricordare che nei primi mesi dell'anno, almeno fino ad aprile, Franzoni era a Milano alle prese con la messa a punto di Lungo il lago, la grande tela che a inizio maggio invia all'esposizione inaugurale della Permanente, l'appuntamento espositivo più importante di quell'anno nel capoluogo lombardo. Un soggiorno del pittore alle isole nei primi due mesi del 1886 appare pertanto improbabile.
Ad ogni buon conto nella sua [di Gilardoni, cfr. supra] versione non c'è nulla che possa essere interpretato nel senso di un qualche "cambiamento" nella pittura di Franzoni "a contatto" con Ranzoni. In un regesto franzoniano che compila nei primi anni sessanta fa la data del 1885 per la presenza di Franzoni alle isole. Ma si rifà ad una testimonianza. alquanto confusa. raccolta da Fausto Pedrotta interrogando la ormai novantenne baronessa ricoverata al San Donato di Intragna. Quanto all'acquarello di Ranzoni con il ritratto di Franzoni "immerso nella lettura" accanto alla Saint-Léger seduta al pianoforte, cui lo studioso accenna alle pp. 43-44, non se ne ha alcuna notizia.
[Cattori, pp. 26-27]
Quando Filippo Franzoni frequenta i Saint-Léger e l'ambiente dei Troubetzkoy a Ghiffa fra l'86 e l'87 - siamo ormai dentro la prima maturità dell'artista - ha dunque già al suo attivo esperienze ricche e importanti nello studio del paesaggio, certo non senza qualche riscontro nella pittura lombardo-piemontese del tempo, ma con un accento già suo, quell' "accent unique" al quale, anche nelle affinità, torna sempre il grande artista, perfino suo malgrado, «ce qui est une preuve de l'existence irréductiblement individuelle de l'âme» (Proust). [Cattori, p. 30]

1887
Soggiorni a Portogruaro (dove dipinge la grande tela Tombe romane a Concordia) e a Venezia.

1888-89
Viaggi a Monaco, Parigi e una seconda volta a Venezia.

1890
Il 12 settembre è a Bellinzona con il fratello Guglielmo e Alfredo Pioda per l'insurrezione che rovescia il governo liberal-conservatore.
La "deplorevole scappata" alimentò in famiglia dissapori che - si apprende da quel che Filippo ne scrive al fratello ilIo dicembre 1890 - durano "da qualche anno e chi sà quando la finirà! Immaginati" - prosegue - "che da quando siete partiti non avrò detto a tavola una 50a di parole" e se "colla Mamma tanto e tanto la va là? con quell'altro è un affare serio". E aggiunge: "Quando penso a voi che siete lontani non so reprimere un senso d'invidia". Tornandoci sopra in una lettera, sempre al fratello Guglielmo, datata "3 genar 1891" (scritta in dialetto, "come suona in bocca agli svizzeri tedeschi") il giudizio sul genitore sarà perfino brutale. [Cattori, 52]

Dal 1890
"Sono occupato a preparare dei quadretti per l'esposizione della Famiglia Artistica" (lettera al fratello Guglielmo). Continua a mantenere rapporti con la Famiglia Artistica e la Permanente a Milano, manda dipinti laggiù fino al 1904-06; e anche con la Promotrice di Torino.
Partecipa abbastanza regolarmente alle esposizioni nazionali svizzere di Belle Arti.
Anni di intenso lavoro.

1891
Dipinge il Ritratto della madre. Il 6 ottobre è a Ligornetto per i funerali di Vincenzo Vela.

1893
Tornato definitivamente a Locarno, ha lo studio in una casetta in campagna, vicino a San Francesco (nell'attuale via Varenna) che il Gilardoni (p. 18) afferma costruita appositamente per lui da Alfredo Pioda.
Con Ferdinand Hodler, a Locarno per un soggiorno, dipinge al delta della Maggia.

1894 circa
Angelo Nessi posa all'Isolino per un quadro col motivo di Narciso.

1895
Morte dei genitori. Il pittore è assistito da una domestica, Margherita Massera, mesolcinese ("Margherita me fait une excellente compagnie", lettera del 16 settembre 1902, alla cognata Emilie). Strettezze finanziarie, provocate dal dissesto di un fratello. Il pittore tenta l'impresa delle cartoline con dipinti suoi, ma l'esito è piuttosto negativo.
Premio ex-aequo con Hodler e Valentin al decimo concorso Calame sul tema Un lac. Nello stesso anno espone nella sezione ticinese dell'Esposizione svizzera di Belle Arti a Lugano tre dipinti, fra i quali una Madonna del Sasso.

1896
Entra a far parte della giuria dell'Esposizione nazionale svizzera.

1899-1900 circa
Studi per un'edizione illustrata di una raccolta di poesie di Angelo Nessi (ritmi) fra i quali tre tempere per Venerdì Santo.

1900
Invia all'Exposition Universelle di Parigi Delta della Maggia e Dopo il temporale (o arcobaleno). È premiato con una medaglia di bronzo.

1901
Esegue le decorazioni per il nuovo Teatro di Locarno. Presiede la sezione ticinese della Società svizzera dei pittori, scultori, architetti.

1902
Inaugurazione del nuovo teatro a Locarno.
La Confederazione gli acquista il quadro Delta della Maggia.

1903
Torna a Venezia con la fedele Margherita.

1903-05
Membro della Commissione federale di Belle Arti.

1904
Perde momentaneamente la vista.
Espone un Paesaggio a Düsseldorf.
Soggiorno sul Monte Verità: si converte fervorosamente al vegetarismo, dieta rigorosa. Lettera a Enrico Oedenkoven: "Detto in una parola, la cura e la vita [dieta?] hanno avuto un forte effetto e in verità sento che tutto il mio organismo è rinato a nuova vita. Da allora sono un fedele seguace dell'alimentazione vegetariana...".

1905
Espone a Monaco.

1906
Invia a Milano all'Esposizione nazionale di Belle Arti Tenebre, una grande tela andata dispersa.

1907
È fra i 37 "acattolici" firmatari della petizione inoltrata al Municipio di Locarno per l'esonero dell'imposta di culto.

1909, 3 novembre
È ricoverato nel manicomio di Casvegno (Mendrisio).

1911, 27 marzo
Muore a Casvegno (Mendrisio).
Testimonianza del dottor Manzoni sulla fine; maschera funebre (forse perduta).