SCEICCO NEFZAUI

IL GIARDINO PROFUMATO 3

TESTO INTEGRALE IN ITALIANO

CAPITOLO VIII

I VARI NOMI DATI ALL'ORGANO SESSUALE MASCHILE

Sappi, o Visir (Dio ti sia benigno!), che l'organo sessuale dell'uomo ha numerosi nomi, quali:

El dekeur, il membro virile.
El kamera, il pene.
El air, l'organo della generazione.
El hamama, il piccione.
El teunnana, il campanellino.
El heurmak, l'indomabile.
El ahlil, il liberatore.
El zeub, la verga.
El hammach, l'eccitante.
El nâass, il dormiente.
El zodam, il «piede di porco».
El khiad, il sarto.
Mochefi el relil, quello che estingue la passione.
El khorrat, quello che si aggira.
El deukkak, il batacchio.
El àouam, il nuotatore.
El dekhal, quello che irrompe nella casa.
El àaurar, il monocolo.
El fortass, il calvo.
Abou am, quello con un occhio solo.
El atsar, quello che inciampa.
El dommar, quello con la testa strana.
Abou rokba, quello con il collo.
Abou quetala, quello dalla folta chioma.
El besiss, l'impudente.
El mostahi, il pudico.
El bekkai, il piangente.
El hezzaz, quello che si agita.
El lezzaz, quello che vuoi essere uno [con la vulva].
Abou lâaba, quello che sputa.
El fattach, ii cercatore.
El hakkak, lo strofinatore.
El mourekhi, il flaccido.
El motelâ, il rovistatore.
El mokcheuf, lo scopritore.

Per quanto riguarda i nomi kamera e dekeur, il loro significato è ovvio. Dekeur è una parola che indica il maschio di tutti gli animali ed è anche usata nel senso di «menzione» e «memoria».
Quando un uomo ha un incidente al membro, quando esso viene amputato o diventa debole e, quindi, egli non può più ottemperare ai doveri coniugali, si dice di lui: «Il membro del tale è morto», il che significa: «Il ricordo di lui andrà perduto e la sua generazione è tagliata alla radice». E alla sua morte si dirà: «Il suo membro è stato tagliato», significando: «La sua memoria è scomparsa dal mondo».
Il dekeur svolge anche una parte importante nei sogni. L'uomo che sogna che il suo membro è stato tagliato è sicuro di non vivere ancora per molto, perché, come si è detto sopra, esso presagisce la perdita della sua memoria e l'estinzione della sua razza. Tratterò questo soggetto più dettagliatamente nel capitolo sull'interpretazione dei sogni. I denti (seman) rappresentano gli anni (semin); quindi se un uomo sogna una bella dentatura, questo è per lui un segno di lunga vita.
Se vede una sua unghia (defeur) rovesciata, questo indica che la vittoria (defeur) da lui conquistata contro i suoi nemici cambierà di parte e da vincitore diventerà il vinto; inversamente, se vede l'unghia del nemico girata al rovescio, può dedurre che la vittoria che era passata dalla parte avversa tornerà presto dalla sua.
La vista di un giglio (sonsana) è il pronostico d'una sfortuna che durerà un anno (son, sfortuna; sana, anno).
L'apparizione di ostriche (nâmat) nei sogni è di cattivo auspicio, perché il loro nome, essendo formato da nâa e mat, significa «notizia di morte», cioè pericolo. Sognare uno scudo (henaga) significa che avverranno ogni sorta di disgrazie, poiché questa parola, cambiando poche lettere, diventa koul afa, «tutta cattiva ventura».
Una rosa fresca (ouard) annuncia l'arrivo (ouround) di un evento piacevole che vi farà vibrare il cuore di gioia; mentre una rosa avvizzita indica una notizia ingannevole. Lo stesso vale per la calvizie delle tempie e cose simili.
Il gelsomino (yasmin) è formato da yas, che signi-, fica inganno, o l'avvenire di un fatto contrario ai vostri desideri, e mm, cioè falsità. L'uomo che sogna un gelsomino, dunque, deve concluderne che l'inganno, yas, contenuto nel nome yasmin, è una falsità e quindi essere certo del successo della sua impresa. I pronostici forniti dal gelsomino, però, non hanno lo stesso grado di certezza di quelli dati dalla rosa. Esso differisce infatti enormemente da quest'ultima, poiché il più lieve soffio di vento lo scompiglia.
La vista di una casseruola (beurma) annuncia la conclusione (anuberam) degli affari in cui si è impegnati. Abou Djahel (la maledizione di Dio sia su di lui!) aggiunge che tale conclusione avrà luogo di notte.
Una giara (khabia) è segno di perfidia (khebets) in ogni campo, a meno che non sia caduta in una fossa o in un fiume e si sia rotta, facendo uscire tutte le calamità che contiene.
Il legno (nechara) significa buone notizie (bechara).
Il calamaio (douaia) indica un rimedio (doua), cioè la cura di una malattia, a meno che non sia bruciato, rotto o perduto, nel qual caso significa il contrario.
Il turbante (âmama), se nel sogno ricade sul viso e copre gli occhi, è previsione di cecità (ama), che Dio ce ne preservi!
Ritrovare intatto un gioiello perduto o dimenticato è un segno di successo.
Se un uomo sogna di uscire da una finestra (taga), può essere sicuro che concluderà con vantaggio tutti gli affari che ha in corso, siano essi importanti o no. Ma se la finestra è stretta, così che non gli è facile uscire, significa che per riuscire nel suo intento dovrà impegnarsi in proporzione alla difficoltà trovata in sogno.
L'arancia amara significa che dal luogo dove la si è vista in sogno verranno affermazioni maligne.
Gli alberi (ached jar) significano discussioni (machadejra).
La carota (asefnaria) indica sfortuna (asef) e dolore.
La rapa (cuft) significa per l'uomo che la vede in sogno una faccenda passata e finita (ameur fat), del tutto senza ritorno. Essa è importante se la rapa è grossa, trascurabile se è piccola: insomma, l'importanza è in proporzione alle dimensioni.
Un moschetto che non spara significa una cospirazione, ma di nessuna importanza. Se l'arma invece spara, è segno che è venuto il momento di realizzare il complotto ordito.
La vista del fuoco è di cattivo auspicio.
Se la brocca (brik) di un uomo che si è volto a Dio si rompe, è segno che il suo pentimento è inutile, ma se a rompersi è il bicchiere da cui beve il vino, significa che ritorna a Dio.
Se hai sognato festini e sontuosi banchetti, è sicuro che avverranno cose del tutto contrarie.
Se hai visto una persona salutarne un'altra che parte, puoi essere sicuro che presto sarà quest'ultima ad augurare buon viaggio alla prima; poiché il poeta dice:

Se hai visto il tuo amico dirti addio, gioisci;
La tua anima sia lieta per colui che è lontano
Perché puoi attenderti di riverderlo presto.
E il cuore dell'amico che ti ha lasciato tornerà a te.

Il coriandolo (keusbeur) significa che la vulva (keuss) è a posto. A questo proposito si racconta che il sultano Harun el Rachid, mentre si trovava con molte altre personalità, si alzò e le lasciò per andare da una delle sue mogli, della quale gli era venuto desiderio. Ma la trovò con le mestruazioni e tornò dai compagni, rassegnato alla sua delusione.
Senonché un momento dopo la donna scoprì che il flusso era finito. Quando se ne fu assicurata, si alzò e mandò al sultano, per una delle sue negre, un piatto di coriandolo.
Harun el Rachid sedeva tra i suoi amici quando la schiava glielo consegnò. Egli lo prese e lo esaminò, ma non capì perché la moglie glielo avesse fatto avere. Infine lo porse a uno dei suoi poeti, che, dopo averlo guardato attentamente, gli recitò questi versi:

Ella ti manda coriandolo (keusbeur)
Bianco come zucchero;
Io l'ho messo sul mio palmo
E vi ho concentrato tutti i miei pensieri
Per scoprire il suo significato;
E l'ho capito. Ciò ch'ella vuole dire
E: «La mia vulva è tornata in salute» (keussi beuri).

El Rachid si stupì molto per lo spirito mostrato dalla donna e la perspicacia del poeta. Così scoprì ciò che voleva sapere senza che fosse divulgato ciò che doveva rimanere segreto.
Una spada sguainata significa guerra e la vittoria sarà di chi l'impugna.
Una briglia significa servitù e oppressione.
Una lunga barba indica fortuna e prosperità; ma si dice sia un segno di morte se arriva fino a terra. C'è anche chi ritiene che l'intelligenza di un uomo sia in proporzione inversa alla lunghezza della sua barba; cioè una lunga barba denota un'intelligenza corta. A questo proposito si racconta che un giorno un uomo con una barba lunghissima vide un libro sul cui dorso era scritta la seguente sentenza: «L'uomo il cui mento è adorno di barba è tanto più sciocco quanto più la sua barba è lunga». Temendo d'esser considerato uno stupido dai suoi conoscenti, decise di eliminare il pelo di troppo e, impugnata la barba proprio sotto il mento, diede fuoco al resto, con la lampada poiché era sera. La fiamma corse velocemente su per il pelo e raggiunse la mano, ch'egli dovette ritirare di scatto per via del calore. Così la barba bruciò completamente. Allora egli scrisse sul dorso del libro, sotto la frase citata sopra: «Queste parole sono verissime. Io, che scrivo questo, ne ho provato la verità». Infatti, egli stesso si era convinto che la debolezza dell'intelletto è proporzionata alla lunghezza della barba.
Si narra anche che Harun el Rachid, trovandosi in un chiosco, vide un uomo con un formidabile onor del mento. Ordinò che lo portassero da lui e, quando gli fu dinanzi, gli domandò: «Come ti chiami?»
«Abou Aruba», rispose l'uomo.
«Qua! è la tua professione?»
«Sono un maestro di dialettica».
Allora Harun gli diede i! seguente caso da risolvere. Un uomo compra un caprone, che espellendo i suoi escrementi, lo colpisce con essi in un occhio e lo ferisce. «Chi deve pagare i danni?». «Il venditore», rispose prontamente Abou Aruba. «E perché?» chiese il califfo. «Perché ha venduto il caprone senza avvertire il compratore che aveva una catapulta nell'ano», argomentò il maestro di dialettica. Al che Harun e! Rachid rise a crepapelle e recitò i seguenti versi:

Quando la barba di un giovane
Giunge fino all'ombelico,
La cortezza del suo intelletto, a mio giudizio,
È proporzionata alla lunghezza di essa.
Molti autori affermano che tra i nomi propri ve ne sono alcuni che portano fortuna e altri che portano disgrazia, a seconda del loro significato.
I nomi Ahmed, Mohammed, Hamdonna, Hamdun indicano, sia nella realtà sia in sogno, l'esito propizio di una transazione. Ali e Alia indicano altezza ed elevazione di rango. Naserouna, Naseur, Mansur, Naseur Allah indicano successo in tutti i campi e salvezza per chi è in pericolo. Fetah e Fetah Allah indicano vittoria, come tutti gli altri nomi che nel loro significato parlano di cose fortunate. I nomi Râd e Rada significano tuono, tumulto e comprendono tutto quanto è connesso a tale significato. Abou el Feurdj e Ferendj indicano gioia, Ranem e Renim successo, Khalf Allah e Khaleuf compensazione per una perdita e benedizione. Il senso di Abder Rassi, Hafid e Mahfond è favorevole. I nomi che includono le parole latif (benevolo), mounts (servizievole), hanin (compassionevole), aziz (amato), portano in sé, conformemente al senso di questi termini, le idee di benevolenza, lateuf (carità), iratsa (compassione), hanana e aiz (favore). Fra le parole di cattivo auspicio, per esempio, cito el ouar ed el ouara, che implicano l'idea di difficoltà. Per sostenere la verità delle precedenti osservazioni citerò questa massima del Profeta (Il saluto e la benevolenza di Dio a lui!): «Confronta i nomi che compaiono nei tuoi sogni con il loro significato, per poterne trarre le tue conclusioni».
Devo ammettere che questo non era il luogo per trattare tale soggetto, ma una parola tira l'altra. Ora tornerà all'argomento di questo capitolo, cioè i vari nomi dell'organo sessuale maschile.
Il nome el air deriva da el kir (il mantice del fabbro). Infatti, se giri in quest'ultima parola la lettera k, kef, in modo che guardi dalla parte opposta, leggerai el air. Il membro viene chiamato per il suo alterno gonfiarsi e sgonfiarsi. Se gonfio, sta eretto, se no, ricade molle.
El hamama (il piccione). Perché nel momento in cui ritorna in riposo, dopo l'erezione, somiglia a un piccione femmina che si siede sulle sue uova.
El teunnana (il campanellino). Perché quando entra o esce dalla vulva, nel coito, produce un suono.
El heurmak (l'indomabile). Perché, quando è in erezione, comincia a muovere la testa, cercando l'ingresso della vulva finché non l'ha trovato e allora entra con grande insolenza, senza chiedere permesso.
El ahlil (il liberatore). Perché, entrando nella vulva di una donna tre volte ripudiata, le dà la libertà di tornare dal primo marito.
El zeub (la verga). Dalla parola deub, che vuol dire strisciare. Questo nome è stato dato al membro perché, quando s'introduce tra le gambe di una donna e sente una ghiotta vulva, comincia a strisciare su per le cosce e il Monte di Venere, poi si avvicina all'entrata della vagina e continua a strisciare finché non si trova al punto giusto, dopo di che la penetra, pronto a eiaculare.
El ham mach (l'eccitante). Perché eccita la vulva, con il suo continuo entrare e uscire.
El nâass (il dormiente). Per la sua apparenza ingannevole. Quando è eretto, si allunga e s'indurisce tanto da far pensare che non tornerà mai molle. Ma quando ha lasciato la vulva, dopo aver soddisfatto la sua passione, si mette a dormire. Vi sono membri che si addormentano mentre sono nell'organo sessuale femminile, ma la maggioranza ne esce ancora duro. In quel momento, però, diventano sonnolenti e a poco a poco si addormentano.
El zoddam (il piede di porco). Perché, quando incontra la vulva e questa non lo lascia passare subito, forza l'entrata con la testa, rompendo e lacerando ogni cosa, come un animale selvaggio in calore.
El khiad (il sarto). Perché non entra nella vulva prima d'aver manovrato all'entrata, come un ago nella mano di un sarto, strisciando contro di essa e strofinandola finché non è sufficientemente eccitata, dopo di che vi penetra.
Mochefi el relil (quello che estingue la passione). Questo nome è dato a un membro grosso, forte e lento a eiaculare. Esso soddisfa nel modo più completo i desideri amorosi di una donna, perché, dopo che l'ha eccitata al massimo, placa questa eccitazione meglio di ogni altro. E nello stesso tempo calma l'ardore dell'uomo. Quando vuole entrare in una vulva e, giunto all'entrata, la trova chiusa, si lamenta, supplica e promette: «Oh, amore mio, lasciami entrare, non resterò a lungo!» Ma, quando è ammesso, non mantiene la sua parola e non se ne va finché non ha soddisfatto il suo ardore con l'eiaculazione dello sperma, andando e venendo, spingendosi avanti e ritraendosi, muovendosi a destra e a sinistra. La vulva protesta: «Che ne è della tua parola, ingannatore? Non avevi detto che ti saresti fermato soltanto un momento?» E il membro risponde: «Ah, non me ne andrò finché non avrò incontrato il tuo utero; ma appena l'avrò trovato, mi ritirerà subito». A queste parole, la vulva sente pietà di lui e spinge avanti l'utero, che lo stringe e gli bacia la punta, come per salutarlo. Allora il membro si ritira, perché la sua passione è soddisfatta.
El khorrat (quello che si aggira). Perché, arrivato davanti alla vulva, dice di venire per affari importanti, bussa alla porta, si aggira dappertutto, senza alcuna vergogna o timidezza, frugando in ogni angolo a destra e a sinistra, avanti e indietro, poi d'un tratto scatta in fondo alla vagina per eiaculare.
El deukkak (il batacchio). Perché, quando arriva all'entrata della vulva, vi dà un colpetto. Se la vulva apre la porta, entra; se non c'è risposta, bussa ancora e continua finché non viene ammesso. Così fa il parassita che vuole entrare nella casa di un ricco per partecipare a un festino: bussa alla porta e, se gli aprono, entra, altrimenti continua a bussare finché non riceve risposta. Lo stesso fa il deukkak alla porta della vulva.
Per «bussare alla porta» s'intende la frizione del membro contro l'entrata della vagina, finché non diventa umida. La comparsa di questo umore è il fenomeno cui si allude con l'espressione «aprire la porta».
El âouam (il nuotatore). Perché, quando entra nella vulva, non rimane in un posto solo, ma gira a destra e a sinistra, avanti e indietro, e infine si muove come un nuotatore in mezzo al proprio sperma e al fluido emesso dalla vulva, come se temesse di annegare e cercasse di salvarsi.
El dekhal (quello che irrompe nella casa). Perché, quando arriva alla porta della vulva, questa gli chiede: «Cosa vuoi?» «Voglio entrare!», «Impossibile! Non ti posso accogliere per via delle tue dimensioni». Allora il membro insiste perché la vulva gli lasci mettere dentro soltanto la testa, promettendo di non entrare interamente; poi si fa avanti, strofina due o tre volte la punta tra le labbra della vulva, finché non diventano umide e così si lubrificano, allora introduce prima la testa, poi, con una spinta, affonda fino ai testicoli.
El âaurar (il monocolo). Perché ha un occhio solo, che non è come gli altri, e non vede chiaramente.
El fortass (il calvo). Perché non ci sono peli sulla sua testa, il che lo fa apparire calvo.
Abou aïne (quello con un occhio solo). Perché il suo unico occhio ha la singolarità di essere senza pupilla e senza ciglia.
El âtsar (quello che inciampa). Perché, se vuole penetrare nella vulva e non trova la porta, picchia sopra e sotto, continuando così ad inciampare come sulle pietre della strada, finché le labbra della vulva diventano umide ed esso riesce a entrare. Allora la vulva chiede: «Cos'è successo, hai inciampato tanto?» E il membro risponde: «O, amore mio, c'erano delle pietre sulla strada».
El dommar (quello con la testa strana). Perché la sua testa è diversa da tutte le altre.
Abou rokba (quello con il collo). È infatti l'essere che ha un collo corto, una gola ben sviluppata e grossa all'estremità, una testa calva e pelo ispido, crespo, dall'ombelico al pube.
Abou quetala (quello dalla folta chioma). Ha questo nome quando il pelo intorno ad esso è molto abbondante.
El beiss (l'indipendente). Ha ricevuto questo nome perché dal momento in cui diventa duro e lungo non si cura di nessuno, solleva con la massima impudenza gli indumenti del suo padrone, alzando fieramente la testa, e lo fa vergognare, mentre esso non si vergogna affatto. Allo stesso modo sfrontato agisce con le donne, sollevando le loro vesti e denudandone le cosce. Il suo padrone può arrossire di questa condotta, ma, quanto al membro, la sua durezza e determinazione ad entrare nella vulva non fanno che aumentare.
El mostahi (il pudico). Questo tipo di membro, che s'incontra qualche volta, è capace di provare vergogna e timidezza quando si trova davanti a una vulva che non conosce ed è soltanto dopo un po' che diventa più audace e s'indurisce. Talvolta è così turbato che rimane incapace di effettuare il coito, soprattutto quando è presente un estraneo, nel qua! caso è del tutto impossibilitato a muoversi.
El bekkai (il piangente). Così chiamato per le molte lacrime che versa; appena è in erezione, piange; quando vede un bel viso, piange; quando tocca una donna, piange. Arriva persino a versare lacrime in memoria.
El hezzaz (quello che si agita). Perché, appena penetra nella vulva, comincia ad agitarsi vigorosamente, finché non ha placato la sua passione.
El lezzaz (quello che vuole essere uno con la vulva). Gli hanno dato questo nome perché, appena entrato nella vulva, spinge e spinge finché il pelo incontra il pelo, sforzandosi di metter dentro persino i testicoli.
Abou lâaba (quello che sputa). Perché quando si trova vicino a una vulva, o ne vede una, o anche soltanto ci pensa, o il suo padrone tocca e si diverte con essa e la bacia, la sua saliva comincia a muoversi e ha le lacrime all'unico occhio; questa saliva è particolarmente abbondante quando esso è stato per qualche tempo in ozio e allora può persino bagnare la veste del padrone. Questo tipo di membro è molto comune e sono pochi quelli che non l'hanno. Il liquido che sparge è chiamato dagli uomini di legge medi. La sua produzione è il risultato di giochi amorosi e lascivi pensieri. In certi giochi è così abbondante da riempire la vulva, tanto che si può erroneamente credere sia la donna a emetterlo.
El fattach (il cercatore). Dalla sua abitudine, quando è nella vulva, di girarsi in tutte le direzioni, come se cercasse qualcosa. Quel qualcosa è l'utero ed esso non ha riposo finché non l'ha trovato.
El hakkak (lo strofinatore). Ha avuto questo nome perché non entra nella vagina prima d'aver strofinato con la testa l'entrata e la parte inferiore del ventre. Lo si scambia di frequente con il successivo.
El mourekhi (il flaccido). chiamato così quello che non riesce mai a entrare perché è troppo molle, quindi si accontenta di strofinare la testa contro l'entrata della vulva, finché eiacula. Non dà alcun piacere alla donna, perché ne eccita la passione, senza essere capace di soddisfarla.
El motelâ (il rovistatore). Così chiamato perché si ficca in tutti gli angoli, per conoscere bene lo stato della vulva, distinguendone le qualità e i difetti.
El mokcheuf (lo scopritore). Detto così perché, quando si eregge e rizza la testa, solleva gli indumenti che lo celano, scoprendo la nudità del suo padrone, e anche perché non ha paura di denudare le vulve che non conosce ancora, alzando senza vergogna le vesti che le nascondono. Non è assolutamente timido, non si cura di nulla e nulla rispetta. Niente di ciò che riguarda il coito gli è estraneo; ha una profonda conoscenza dello stato di umidità, freschezza, asciuttezza, morbidezza o calore delle vulve, che esplora con assiduità. Infatti, vi sono vulve esteriormente squisite, attraenti e belle di fuori, che all'interno lasciano molto a desiderare e non danno piacere perché non sono calde, ma umidissime, e hanno altri difetti simili. E perciò che il mokcheuf cerca di scoprire qualsiasi cosa riguardi il coito e gli è stato dato questo nome.
Questi sono i nomi principali che sono stati dati al membro virile, a seconda delle sue qualità. Se qualcuno pensa che l'elenco sia incompleto, può cercarne altri; ma io credo d'aver fornito un elenco abbastanza lungo da soddisfare i lettori.

 

CAPITOLO IX

 I VARI NOMI DATI ALL'ORGANO SESSUALE FEMMINILE

El feurdj, la fessura.
El keuss, la vulva.
El kelmoun, la voluttuosa.
El ass, la primitiva.
El zerzour, la protetta.
El cheukk, la crepa.
Abu tertour, quella con la cresta.
Abu khochim, quella con il naso all'insù.
El gueun fond, l'istrice.
El sakouti, la taciturna.
El deukkak, quella che schiaccia.
El tseguil, l'insistente.
El taleb, la bramosa.
El hacen, la bellissima.
El neuffakh, quella che gonfia.
Abu djebaha, quella con una proiezione.
El ouasâ, la vasta.
El dride, la larga.
Abu beldum, la golosa.
El mokâur, la senza fondo.
Abu âungra, la gobba.
El rorbal, lo staccio.
El hezzaz, l'irrequieta.
El lezzaz, quella che vuole essere uno.
El moudd, l'accomodante.
El moudmn, quella che aiuta.
El meusboul, la lunga.
El molki, la duellatrice.
El harrab, la fuggitiva.
El sabeur, la rassegnata.
El moseuffah, la sbarrata.
El mezour, la profonda.
El âddad, quella che morde.
El meussas, quella che succhia.
El zeunbur, la vespa.
El harr, la calda.
El ladid, la deliziosa.

Per quanto riguarda la vulva chiamata el feurdj, la fessura, ha questo nome perché si apre e si richiude quando desidera ardentemente il coito, come quella di una giumenta in calore quando è montata dallo stallone. Questa parola, comunque, si applica indistintamente agli organi sessuali dell'uomo e della donna, poiché Dio il Supremo ha usato questa espressione nel Corano, cap. XXXIII, v. 35: «El hafidin feurodjahoum u el hafidat». Il significato esatto di feurdj è fessura, apertura, passaggio; si dice «ho trovato un feurdj nelle montagne», vale a dire, un passaggio; c'è poi un soukoun sul ra e un fatcha sul djin, e in questo significato indica anche l'organo sessuale femminile. Ma se il ra è segnato da un fatcha significa liberazione dalle disgrazie.
Dunque chi sogna la vulva, feurdj, di una donna, può dedurne che «se si trova in qualche difficoltà, Dio lo libererà presto da essa; se è in dubbio, uscirà presto dalla sua perplessità; e, infine, se è in miseria, divèrrà presto ricco, perché feurdj, trasponendo le vocali, significa liberazione dal male. Analogamente, se desidera qualcosa, la otterrà; se ha dei debiti, questi saranno pagati».
Si ritiene di miglior auspicio sognare la vulva aperta. Infatti, se si è vista quella di una giovane vergine, ciò significa che la porta della consolazione resterà chiusa e che non si può ottenere la cosa desiderata. E dimostrato che l'uomo che vede in sogno la vulva di una vergine, ancora mai toccata, si troverà certamente in difficoltà e non sarà fortunato nei suoi affari. Ma se vede una vulva aperta, in cui può guardare dentro, o anche se è nascosta, ma egli è libero di entrarvi, porterà a buon fine le imprese più difficili, dopo aver prima fallito, e questo entro breve tempo, con l'aiuto di una persona cui non avrebbe mai pensato.
Chi sogna un uomo che fa l'amore con una ragazza giovanissima e, quando questi esce da lei, ne vede la vulva, porterà a buon fine un affare, dopo un primo insuccesso, con l'aiuto dell'uomo che ha sognato. Se è lui stesso ad accoppiarsi con la ragazza e ne vede la vulva, riuscirà con i suoi soli sforzi a superare i problemi più ardui e avrà successo in ogni cosa. Generalmente parlando, sognare la vulva è un segno favorevole; e di buon auspicio anche sognare il coito e chi si vede nell'atto, finendo con l'eiaculazione, avrà successo in tutti i suoi affari. Ma non è la stessa cosa per l'uomo che inizia soltanto il coito, senza concluderlo. Questi, al contrario, sarà sfortunato in ogni iniziativa.
L'uomo che sogna di fare l'amore con una certa donna, si suppone che, in seguito, avrà da lei quello che vuole.
Chi sogna di unirsi a donne con cui avere rapporti sessuali è proibito dalla religione, come per esempio la madre, la sorella ecc. (maharin), deve considerarlo un presagio che si recherà in luoghi sacri (moharrem); forse andrà persino alla Casa di Dio e vedrà la tomba del Profeta.
Per quanto riguarda il membro virile, abbiamo già detto come sognare che gli avvenga qualche incidente significhi la perdita di ogni rimembranza e l'estinzione della razza.
Vedere un paio di pantaloni (seronal) indica la nomina a una carica (oulala), per l'analogia tra le lettere che compongono la parola seronal e quelle che, per trasposizione formano sir, «vai», e ouali, «nominato»: «Vai al posto cui sei stato nominato». Si racconta che un uomo il quale sognò che l'emiro gli dava un paio di calzoni, in seguito divenne cadì. Sognare pantaloni è anche un segno di protezione per gli organi sessuali e preannuncia successo negli affari.
La mandorla (louz), parola composta dalle stesse lettere di zal, cessare, vista in sogno da un uomo in difficoltà significa che presto queste finiranno; da un uomo malato, che riacquisterà la salute; in breve, che tutte le sventure finiranno. Un tale che aveva sognato di mangiare mandorle chiese a un saggio cosa significasse; gli fu risposto che, per l'analogia delle lettere che formano le parole iouz e zal, tutte le sue pene sarebbero scomparse; e i fatti confermarono questa interpretazione.
Vedere in sogno un molare (deurss) è un segno d'inimicizia. Pertanto, chi sogna di perdere un molare può star certo che il suo nemico è morto. Lo dice la parola deurss, che significa tanto nemico quanto molare, per cui possiamo dire a un tempo «questo è il molare» e «questo è il mio nemico».
Una finestra (taga) e una scarpa (medassa) fanno pensare alle donne. La vulva, infatti, quando è penetrata dal membro, assomiglia a una finestra in cui un uomo mette dentro la testa per dare un'occhiata, o a una calzatura che viene infilata. Quindi, chi sogna di guardare in una casa da una finestra o d'infilarsi una scarpa, è sicuro di possedere una donna giovane o una vergine, se la casa in cui si trova la finestra è stata appena costruita, o la scarpa è nuova e in buone condizioni; insomma, l'età della sua compagna dipenderà dallo stato della finestra e della scarpa.
Perdere una scarpa è, per un uomo, il presagio della perdita della moglie.
Sognare che una cosa piegata in due si apre, significa che un segreto sarà divulgato e reso pubblico. Se invece rimane piegata, il segreto verrà mantenuto.
Se sogni di leggere una lettera, puoi essere sicuro che riceverai notizie, le quali saranno buone o cattive, a seconda del contenuto della missiva.
L'uomo che sogna passi del Corano o delle Tradizioni, Hadits, trarrà le sue conclusioni dal loro argomento. Per esempio, il passo: «Egli ti concederà l'aiuto di Dio e un'immediata vittoria», significherà per lui successo e trionfo. Come pure: «Egli (Dio) ha la decisione nelle sue mani», «Il paradiso ti darà accesso aprendoti le sue molte porte» e altri passi simili. Una passo che tratta di castighi indica che si riceverà una punizione; da quelli che trattano di benefici si può presagire un evento fortunato. Del primo tipo è il passo del Corano: «Colui che perdona i peccati è terribile nelle sue punizioni».
I sogni su poesie o canzoni si spiegano con il contenuto di esse.
Chi sogna cavalli, muli o asini può sperare per il meglio, poiché il Profeta (il riconoscimento e la bontà di Dio siano con lui!) ha detto: «Le fortune degli uomini sono attaccate ai ciuffi dei loro cavalli fino al giorno della resurrezione» e nel Corano è scritto: «Dio l'Altissimo ha voluto che essi vi servissero da montatura e per lusso».
L'esattezza di questi sogni è fuori d'ogni dubbio.
Chi si vede cavalcare un asino, come un corriere, e arriva a destinazione, sarà fortunato in tutte le cose; ma chi cade di sella, durante il tragitto, è avvertito che sarà soggetto a incidenti e disgrazie.
La caduta del turbante dalla testa predice disonore, perché il turbante è la corona dell'arabo.
Vedersi in sogno a piedi nudi significa una perdita; e ha lo stesso significato la testa nuda.
Trasponendo le lettere si può giungere ad altre analogie.
Tali interpretazioni non sarebbero al loro posto qui; ma mi sono deciso a presentarle in questo capitolo per via dell'uso che se ne può fare. Chi volesse saperne di più sull'argomento non ha che da consultare l'opera di Ben Sirine. Io torno ora ai nomi dati all'organo sessuale femminile.

El keuss (la vulva). Questo è il nome che si dà all'organo di una donna giovane, molto carnosa e rotonda in ogni punto, con lunghe labbra, una grande fessura, bordi ben divisi, simmetrici e arrotondati; è morbida, seducente, perfetta in tutto e per tutto. Essa dà il massimo piacere ed è senza dubbio la migliore. Ci conceda Iddio il possesso di una simile vulva! Amen. E calda, stretta e asciutta, tanto che ti aspetteresti di vederne sprizzare scintille. La sua forma è graziosa, il suo odore è piacevole; la bianchezza del suo esterno fa contrasto con il rosso carminio del suo centro. Non c'è in essa alcuna imperfezione.
El kelmoun (la voluttuosa). Questo è il nome dato alla vulva di una giovane vergine.
El ass (la primitiva). Questo è adatto a ogni tipo di vulva.
El zerzour (la protetta). La vulva di una ragazza giovanissima; oppure, come altri sostengono, a mio avviso falsamente, di una donna bruna.
El cheukk (la crepa). La vulva di una donna magra, tutta ossa. simile a una crepa in un muro, senza ombra di carne. Dio ce ne scampi!
Abu tertour (quella con la cresta). la vulva che ha una cresta rossa, come quella di un gallo, che si rizza nel momento del piacere.
Abu khochim (quella con il naso all'insù). la vulva con labbra sottili e un piccolo naso camuso.
El gueunfond (l'istrice). La vulva della donna vecchia decrepita, rinsecchita dall'età, con il pelo ispido.
El sakouti (la taciturna). E il nome della vulva che non si esprime mai. Il membro può penetrarla cento volte al giorno ed ella non dirà una parola, accontentandosi di stare a vedere, senza un mormorio.
El deukkak (quella che schiaccia). Così chiamata per i suoi. movimenti di compressione sul membro. Di solito comincia con lo spingere il pene, appena entrato, a destra e a sinistra, poi lo afferra con l'utero e, se potesse, assorbirebbe anche i testicoli.
El tseguil (l'insistente). la vulva che non si stanca mai di prendere il membro. Questo potrebbe passare con lei cento notti di seguito e penetrarla cento volte per notte, ch'essa non sarebbe ancora soddisfatta. Con un simile organo femminile i ruoli sono scambiati: la vulva è cacciatore, il membro la preda. Per fortuna è una rarità ed esiste soltanto in un piccolo numero di donne, che sono selvaggiamente appassionate, ardenti, tutte fuoco.
El taleb (la bramosa). Anche questa vulva si trova solo in poche donne. In alcune è così di natura; in altre è il risultato di una lunga astinenza. Essa arde dal desiderio di un membro e, quando ne stringe uno, si rifiuta di lasciarlo andare finché il suo fuoco non sia completamente estinto.
El hacen (la bellissima). È la vulva bianca, carnosa, rotonda come una cupola, salda e senza alcuna deformità. Non puoi staccare gli occhi da essa e il guardarla cambia una debole erezione in una forte.
El neuffakh (quella che gonfia). Così chiamata perché un membro molle, avvicinandosi ad essa e strofinando qualche volta la propria punta contro l'entrata, si indurisce e si rizza immediatamente. Questa vulva dà alla donna un enorme piacere, perché al momento dell'orgasmo si apre e si chiude convulsamente, come quella di una giumenta.
Abu djebaha (quella con una proiezione). Alcune donne hanno questo tipo di vulva, che è molto grande, con un pube che sporge in fuori come una fronte carnosa e prominente.
El ouasa (la vasta). Una vulva circondata da un pube molto grande. Le donne così fatte sono dette di vagina larga, perché, anche se all'accostarsi del membro essa sembra tanto chiusa e impenetrabile che nemmeno un meroud potrebbe passarvi, non appena sente il contatto del pene contro il proprio centro si spalanca immediatamente.
Ed dride (la larga). Viene chiamata così la vulva che è tanto larga quanto è lunga, vale a dire, è sviluppata tutta in tondo, da un lato all'altro, dal pube al perineo. la più bella da guardare. Come ha detto il poeta:

Essa ha lo splendido biancore di una fronte,
Simile alla luna è nelle sue dimensioni,
Il calore che irradia pare vampa di sole
E sembra che bruci il membro che l'accosta;
Questo non può penetrarla
Se non è prima inumidito con saliva
E l'odore che emette è pieno d'incanti!

Così viene chiamata anche la vagina della donna opulenta. Quando accavalla le cosce, la sua vulva spicca come la testa di un vitello. Nuda, essa sembra un saâ di grano posto tra le sue cosce e, quando la donna cammina, si evidenzia anche sotto le vesti per il movimento ondeggiante che compie a ogni passo. Possa Iddio, nella sua bontà e generosità, farci godere di una vagina simile! Essa è di tutte la più piacevole, celebrata e desiderata.
Abu beldum (la golosa). E la vulva con una grande capacità di trangugiamento. Se una simile vagina è stata senza coito pr un certo tempo, inghiotte il membro che vi penetra senza lasciare traccia all'esterno, proprio come un uomo affamato si getta sul cibo che gli viene offerto, buttandolo giù quasi senza masticarlo.
El rnokâur (la senza fondo). Questa è la vulva di lunghezza straordinaria, che pertanto ha l'utero situato molto indietro. Essa richiede un membro di dimensioni eccezionali, poiché nessun altro potrebbe risvegliare la sua sensibilità amorosa.
Abu âungra (la gobba). Questa vulva ha un monte di Venere prominente e duro, che si solleva come la gobba sul dorso del cammello e si allunga in basso tra le cosce come la testa di un vitello. Possa Dio farci godere di una simile vulva! Amen!
El rorbal (lo staccio). E la vulva che, ricevendo il membro, si scuote da tutte le parti, in su e in giù, a destra e a sinistra, avanti e indietro, finché giunge il momento del piacere.
El hezzaz (l'irrequieta). Quando questa vagina ha ricevuto il membro, comincia a muoversi violentemente e senza interruzione finché il pene non tocca l'utero, poi non conosce riposo prima d'aver goduto tutto il suo piacere e compiuto l'opera.
El lezzaz (quella che vuole essere uno). E la vagina che, avendo accolto il membro, si spinge su di esso e vi aderisce così strettamente che, se fosse possibile, avvolgerebbe anche i testicoli.
El moudd (l'accomodante). Così viene chiamata la vulva di una donna che ha provato per molto tempo un ardente desiderio del coito. In estasi per il membro che entra in lei, è felice di assecondare i suoi movimenti e spinge in avanti l'utero alla sua portata, il che, dopo tutto, è il dono più bello che può fargli. Qualunque posto esso voglia esplorare al suo interno, questa vulva gli darà il benvenuto, graziosamente esaudendo il suo desiderio; non c'è cantuccio che non lo aiuterà a raggiungere.
El moudin (quella che aiuta). Così chiamata perché assiste il membro nel suo spingersi avanti e indietro, nel suo andare su e giù, insomma, in tutti i suoi movimenti, per ciò che esso desidera fare: entrare o ritirarsi, muoversi da una parte e dall'altra, ecc., la vulva è ansiosa di aiutarlo, rispondendo al suo appello. Con questo aiuto l'eiaculazione è facilitata e il piacere è reso più intenso.
El meusboul (la lunga). Questo nome si dà soltanto ad alcune vulve. Tutti sanno che gli organi sessuali femminili sono ben lungi dall'avere tutti la stessa forma e lo stesso aspetto. Questa vulva si estende dal pube all'ano. Si allunga quando la donna è in piedi o sdraiata e si contrae quando la donna è seduta, e in questo differisce dalla vulva rotonda. Sembra una splendida fetta di cocomero posta tra le cosce. In alcune donne sporge sotto una veste leggera o quando la donna si piega all'indietro.
El molki (la duellatrice). Questa è la vulva che, quando vi entra il membro, effettua il movimento avanti e indietro, spingendosi su di esso per timore che si ritragga prima che arrivi il piacere. Non c'è altro godimento per essa che il colpo dato all'utero dal membro ed è per questo che proietta l'utero per stringere e succhiare la ghiandola del pene quando ha luogo l'eiaculazione. Certe vulve, pazze di desiderio e di libidine, sia perché sono così di natura, sia a causa di una lunga astinenza, si gettano sul membro che si accosta, aprendo la bocca come un infante affamato al quale la madre offre il seno. Allo stesso modo questa vulva avanza e si ritrae sul membro per portarlo di fronte all'utero, quasi temesse che, senza aiuto, non riuscirebbe a trovarlo.
La vulva e il membro sembrano così due abili duellanti. Ogni volta che uno di essi si lancia contro l'antagonista, quest'ultimo mette avanti lo scudo per parare il colpo e respingere l'assalto. Il membro rappresenta la spada e l'utero lo scudo. Quello che eiacula per primo è il vinto, mentre il più lento è il vincitore e, senza dubbio, è un bel combattimento! Io mi batterei così senza fermarmi fino al giorno della mia morte.
Come dice il poeta:

Ho mostrato loro l'effetto di uno spirito sottile
Tessendo come un ragno sempre all'opra.
Esse m han detto: «Per quanto continuerai?»
Io ho risposto: «Fino alla morte».

El harrab (la fuggitiva). Questa è la vulva che, essendo molto stretta e corta, prova dolore quando viene penetrata da un membro molto grosso e duro, e cerca di sfuggirgli come può. Questo accade, sidice, con la vulva di quasi tutte le vergini, che, non avendo ancora fatto conoscenza con il membro e temendo il suo ingresso, cerca di togliersi dalla sua strada, quando scivola tra le cosce e vuole essere ammesso.
El sabeur (la rassegnata). Questa è la vulva che, avendo accolto il membro, si sottomette a tutti i suoi capricci e movimenti. Si dice sia abbastanza forte da subire con rassegnazione i coiti più violenti e prolungati. Fosse assalita anche cento volte, non ne sarebbe minimamente infastidita o irritata, anzi, invece di protestare, renderebbe grazia a Dio, e mostrerebbe la stessa pazienza se la visitassero uno dopo l'altro molti membri.
Questo tipo di vulva si trova nelle donne di temperamento appassionato. Se solo sapessero come riuscirci, non permetterebbero all'uomo di staccarsi né al suo membro di ritirarsi da loro neppure per un momento.
El moseuffah (la sbarrata). Questa non s'incontra spesso. Il difetto che la distingue è a volte naturale, a volte il risultato di una circoncisione eseguita senza abilità. Può accadere che il chirurgo faccia un falso movimento con il suo strumento e ferisca le labbra della vulva, o anche soltanto una. Rimarginandosi, si forma sì una spessa cicatrice che sbarra il passaggio, e quindi, per rendere la vagina accessibile al membro, si deve ricorrere al bisturi, eseguendo un'operazione chirurgica.
El mezour (la profonda). La vulva che ha sempre la bocca aperta e di cui non si vede il fondo. Solo i membri più lunghi possono raggiungerlo.
El âddad (quella che morde). La vulva che, quando il membro è entrato e arde di passione, si apre e si richiude su di esso ferocemente. E soprattutto quando sta per avvenire l'eiaculazione che l'uomo si sente mordere la punta del membro dalla bocca dell'utero. E senza dubbio c'è una forza di attrazione in essa, quando si attacca alla ghiandola, bramando lo sperma, e la tira dentro più che può. Se Dio, nella sua potenza, ha decretato che la donna rimanga incinta, lo sperma si concentra nell'utero, dove gradualmente prende vita; se invece l'Onnipotente non permette il concepimento, l'utero espelle il seme, che allora si spande nella vagina.
El meussas (quella che succhia). Questa è la vagina che, ardendo di passione a causa di voluttuosi preliminari o di una lunga astinenza, comincia a succhiare il membro che l'ha penetrata con tanta forza da togliergli tutto il suo sperma, trattando l'organo sessuale maschile come un bambino che poppa il seno materno. Un poeta lo ha descritto nei versi che seguono:

Ella – la donna – mostra alzando la veste
Una cosa - la vulva - ben sviluppata e tonda
A una tazza capovolta somigliante.
Mettendovi la mano, ti sembra di toccare
Un ben formato seno, elastico, saldo e pieno.
Quando affondi la tua lancia, essa vien morsa
E tirata dentro per suzione,
Come da un bimbo una mammella.
E quando hai finito, se vuoi ricominciare,
La trovi ancora ardente come un forno.


Un altro poeta (Dio esaudisca tutti i suoi desideri in Paradiso!) ha composto sullo stesso tema la seguente poesia:

Dell'uomo sdraiato sulla donna
Essa – el meussas – riempie la mano
Che deve essere ben distesa per coprirla.
Nella sua sede tra le cosce sporge
Come di palma un chiuso bocciolo.
Certo liscia è la sua pelle
Come d'adolescente guancia imberbe,
Stretto è il canale, non facile l'accesso,
A chi entrare cerca, sembra di battere
Contro una cotta di maglia
E quand'è penetrata un suono emette
Simile a quello di lacerata stoffa.
Il membro avendola riempita,
Avverte il vivo benvenuto d'un morso
Come quel che il capezzolo della nutrice riceve
Quando vien messo nella bocca del bimbo.
Le sue labbra ardono
Come vivo fuoco divampante
E quanto è dolce questa rossa fiamma,
Quanto per me deliziosa!


El zeunbur (la vespa). Questa vulva è caratterizzata dal pelo folto e ispido. Quando il membro si accosta e cerca di entrare, viene punto dai peli come da una vespa.
El harr (la calda). Questa è una delle vulve più pregevoli. Il calore, infatti, è molto apprezzato nell'organo sessuale femminile e si può dire che l'intensità del godimento che esso dà è proporzionato al calore che sviluppa.
Un poeta ha lodato questa vulva nei versi che seguono:

La vulva possiede un calore intrinseco,
Racchiuso nel suo cuore e nel suo seno.
La vampata si trasmette a chi la penetra
Ed è intensa come il fuoco dell'amore.
Strettamente ti calza, come una scarpa
Fatta per il tuo piede, poiché più piccola è
Del nero cerchio della tua pupilla.

El ladid (la deliziosa). Questa ha la reputazione di dare all'uomo uh piacere senza pari, paragonabile soltanto a quello delle fiere e degli uccelli da preda, per il quale essi si scontrano in sanguinosi combattimenti. E se un simile effetto è prodotto sugli animali, cosa dev'essere per l'uomo?
Così avviene che tutte le guerre hanno origine dalla ricerca del voluttuoso piacere che la vulva dà, e che è una delle cose più belle di questo mondo; esso fa parte delle delizie del paradiso, concessoci da Dio come un'anticipazione di ciò che ci attende, vale a dire, delizie mille volte superiori, sopra le quali va posta soltanto la vista del Benevolo.
Senza dubbio si possono trovare altri nomi dell'organo sessuale femminile, ma il numero di quelli menzionati sopra mi sembra abbastanza grande. Lo scopo principale di questo libro è raccogliere tutte le informazioni dilettevoli e degne di nota riguardo al coito, così che l'uomo con un'erezione difficile possa cercarvi un rimedio contro la sua debolezza. Dotti medici hanno scritto che gli uomini i cui membri hanno perduto la loro forza e sono afflitti da impotenza dovrebbero leggere assiduamente libri che trattano del coito e studiare con attenzione i vari modi di fare l'amore, per recuperare l'antico vigore. Un mezzo sicuro per ottenere l'erezione è guardare animali che si accoppiano. Siccome questo non è sempre possibile, ecco che diventano indispensabili i libri sul coito. In ogni paese, grande o piccolo, sia il ricco sia il povero ha il gusto di questi libri, che possono paragonarsi alla pietra filosofale, che trasforma i metalli vili in oro. Si racconta (e Dio penetra le questioni più oscure, poiché Egli è la saggezza stessa!) che c'era una volta, prima del regno del grande califfo Harun el Rachid, un buffone, che era il gran divertimento delle donne, dei vecchi e dei bambini. Il suo nome era Djoâidi. Molte donne gli concedevano liberamente i loro favori ed era bene accolto da tutte. Anche principi, visir e caid lo trattavano bene; in generale, tutto il mondo lo viziava; a quel tempo, infatti, i buffoni godevano del più grande rispetto, ragion per cui un poeta ha scritto:

O, Tempo! Di tutti gli abitanti di questo mondo
Tu innalzi soltanto i buffoni e gli sciocchi,
O quello che aveva per madre una prostituta,
O quello il cui ano serve da calamaio,
O quello che è stato fin da giovane un ruffiano
E altro lavoro non ha che mettere insieme i due sessi.

Djoâidi raccontò un giorno la seguente storia.

STORIA DI DJOÂIDI E FADEHAT EL DJEMAL
Ci fu un tempo in cui ero innamorato di una donna che era tutta grazia e perfezione, con forme bellissime e dotata di ogni immaginabile incanto. Le sue guance erano simili a rose, la sua fronte aveva il candore dei gigli; aveva denti come perle e seni come melograni. Quando si apriva, la sua bocca era rotonda come un anello; la sua lingua sembrava incrostata di pietre preziose; i suoi occhi, neri e mirabilmente tagliati, sembravano sempre illanguiditi dal sonno e la sua voce aveva la dolcezza dello zucchero. Di forme piacevolmente piene, la sua carne era morbida come il burro fresco e pura come il diamante.
Quanto alla sua vulva, essa era bianca, prominente, rotonda come un arco; il suo centro era rosso e alitava fuoco, senza traccia d'umidità; poiché, dolce al tocco, era del tutto asciutta. Quando camminava, appariva in rilievo come una cupola o una tazza capovolta. Quando si abbassava, era visibile tra le sue cosce, simile a un bambino sdraiato su un poggio.
Questa donna era una mia vicina. Tutte le altre ridevano e scherzavano con me, tutte seguivano con gran piacere i miei suggerimenti. Io mi beavo dei loro baci, dei loro stretti abbracci e dei loro piccoli morsi, e di succhiare le loro labbra, i seni, i colli. Con tutte feci l'amore, eccetto che con la mia vicina, ed era proprio lei che desideravo possedere più di ogni altra; ma invece di essere gentile con me, lei piuttosto mi evitava. Un giorno in cui cercai di appartarmi con lei, per divertirci insieme, e parlare dei miei desideri, ella mi recitò i seguenti versi, il cui senso era un mistero per me:

Fra le cime dei monti c'era una tenda saldamente piantata,
Visibile a tutti gli sguardi lassù a mezz'aria.
Ma cadde il palo che la sosteneva
E come un secchio senza manico essa rimase,
Con tutte le funi slacciate e il centro infossato,
Che formava una cavità simile a quella di una pentola.

Ogni volta che le parlavo del mio amore, lei mi rispondeva con questi versi, che per me erano privi di significato, per cui non potevo replicare, ma questo, d'altra parte, non faceva che eccitare la mia passione. Allora interrogai tutti i miei conoscenti - fra cui dotti, filosofi e studiosi - ma nessuno riuscì a risolvere questo indovinello in modo che io potessi soddisfare il mio desiderio e acquetare la mia passione.
Tuttavia continuai le ricerche e, infine, seppi di uno studioso chiamato Abu Nuass, che viveva in un paese lontano ed era, mi dissero, l'unico uomo capace di risolvere l'enigma. Allora andai da lui, gli parlai delle conversazioni che avevo avuto con la donna e gli recitai quei misteriosi versi. Allora Abu Nuass mi disse: «Quella donna ti ama più di ogni altro uomo. Ella è di forme piene e opulente». «Hai perfettamente ragione,» dissi io. «L'hai descritta come se fosse davanti a te, salvo per quanto dici riguardo al suo amore per me, perché finora non me ne ha dato alcuna prova.»
«Ella non ha marito. »
«È così.»
Allora Abu Nuassa aggiunse: «Devo supporre che il tuo pene è di piccole dimensioni e un simile membro non può darle piacere né soddisfare la sua passione, poiché ciò che ella vuole è un amante con un membro grosso come quello di un asino. Però io posso sbagliarmi. Dimmi la verità al riguardo». Quando lo ebbi rassicurato su questo punto, affermando che il mio pene, che cominciava a rizzarsi sentendo mettere in dubbio la sua validità, era di dimensioni più che rispettabili, egli mi disse che in tal caso ogni difficoltà sarebbe scomparsa e mi spiegò quei versi come segue:

«La tenda, saldamente piantata, rappresenta una vulva di grandi dimensioni e protesa molto in avanti, e i monti sui quali sorge sono le cosce. Il palo che ne sostiene il centro rappresenta il membro virile piantato tra le labbra della vulva e il fatto che venga strappato dal suolo significa che la donna non ha marito. Ella è come un secchio senza manico. Un secchio senza manico per reggerlo non serve a nulla, il secchio rappresentando la vulva, il manico il membro. Le funi sono slacciate e il centro è infossato. Ciò significa che, come la tenda senza un palo di sostegno s'incava al centro, inferiore in questo alla vulva che resta su anche senza aiuto, così la donna che non ha marito non può godere di una felicità completa. Dalle parole forma una cavità simile a quella di una pentola, poi, puoi giudicare quanto lasciva Dio ha fatto quella donna: ella paragona la sua vulva a una pentola, nella quale si cuoce lo tserid. Ascolta: quando lo tserid viene messo nella pentola, per essere buono deve essere mescolato con un lungo e robusto bastone, mentre la pentola viene tenuta ferma con i piedi e la mano libera.
Solo così si può prepararlo come si deve. Un semplice cucchiaio non andrebbe bene: la cuoca si brucerebbe la mano, perché ha il manico troppo corto, e lo tserid non sarebbe buono. Questo, o Djoâidi, simboleggia la natura di quella donna. Se il tuo membro non ha le dimensioni di un rispettabile bastone, adatto a mescolare bene lo tserid, non potrai soddisfarla, e, inoltre, se non la stringi forte al tuo petto, tenendola ferma con le mani e i piedi, è inutile che cerchi i suoi favori. Infatti, se lasci che si consumi nella passione, come il fondo della pentola si brucia quando non si mescola lo tserid col bastone, non soddisferai le sue voglie. Capisci ora cosa le ha impedito di accondiscendere ai tuoi desideri: temeva che tu non fossi capace di estinguere la sua fiamma, dopo averla attizzata. Ma dimmi, Djoâidi, come si chiama quella donna?»
«Fadehat e! Djemal» (il sorriso della bellezza), risposi.
«Va' da lei» disse il saggio, «recitale questi versi e avrai ciò che desideri, a Dio piacendo! Poi torna da me per raccontarmi come sono andate le cose tra voi due.»
Io promisi che l'avrei fatto e Abou Nuass mi recitò i versi che seguono:

Abbi pazienza ora, o Fadehat el Djemal,
Le tue parole ho capito
E ognun vedrà come vi obbedisco.
O, tu, amata e cercata da tutti,
Possa io bearmi e gloriarmi dei tuoi incanti!
O, pupilla dei miei occhi! Pensavi non sapessi
Come dovevo rispondere ai tuoi versi.
Sì, certo! L'amore che ti porto
Mi ha reso sciocco agli occhi di quanti conosco.
Pensavano che mi possedesse un demone
Mi chiamavano grullo e buffone.
Per Dio! La vedranno se sono un giullare,
Perché chi può vantare un membro come il mio?
Ecco! Guardalo, misuralo!
Qualunque donna lo provi s'innamora di me,
Sì, da violento amore è presa. È un fatto
Che puoi vederlo da lontano, come una colonna.
Quando si erge, solleva la mia veste e mi fa vergognare.
Ora prendilo gentilmente, mettilo nella tua tenda,
Situata tra le ben note montagne.
Esso vi starà come a casa sua, ammorbidirsi
Non lo sentirai, ma conficcarsi in te duro come un chiodo.
Prendilo per dare un manico al tuo secchio.
Vieni, guardalo, e nota bene
Quanto vigorosa e lunga è la sua erezione!
Se è un buon bastone che tu desideri,
Un bastone da usare tra le tue cosce,
Prendilo per mescolare lo tsedir nella tua pentola.
Ti farà contenta, o mia signora!
Fosse pur placcata d'oro,
La tua pentola sarà soddisfatta!


Avendo imparato a memoria questi versi, salutai Abu Nuass e tornai da Fadehat e! Djemal. Come al solito, la mia amata era sola. Bussai piano alla porta; lei uscì subito, bella come il sole sorgente, e avvicinandosi a me disse: «O tu, nemico di Dio, cosa ti porta da me a quest'ora?»
«Una faccenda di grande importanza, mia signora,» risposi.
«Spiegati e vedrò se posso aiutarti.»
«Non te ne parlerò finché non saremo in casa, con la porta sbarrata.»
«La tua audacia è oggi grandissima,» lei disse.
Ed io: «Vero, mia signora! L'audacia è una delle mie qualità».
Allora lei mi disse: «Nemico dite stesso! Il più miserabile della tua specie! Se io sbarrassi la porta e tu non avessi di che soddisfare i miei desideri, cosa potrei farne dite, faccia di giudeo?»
«Mi lascerai dividere il tuo letto e mi concederai i tuoi favori.»
Ella scoppiò a ridere e, dopo che fummo entrati in casa, disse a una schiava di sbarrare la porta. Come al solito, la pregai di accettare le mie proposte; allora lei mi recitò ancora una volta i suoi versi. Quando ebbe finito, cominciai a recitarle quelli che mi aveva insegnato Abu Nuass.
A mano a mano che procedevo, la vidi sempre più turbata. Sembrava venir meno, sbadigliava, si stirava, faceva gran sospiri. Ora sapevo che avrei ottenuto lo scopo. Quando ebbi finito, il mio membro era così duro che sembrava un pilastro, e si stava ancora allungando. Quando Fadehat el Djemal se ne accorse, si gettò su di esso, lo prese in mano e se lo tirò verso le cosce. Allora io dissi: «Pupilla dei miei occhi, non possiamo farlo qui, andiamo in camera tua».
Ma ella replicò: «O tu, figlio di una donna di malaffare! Davanti a Dio, mi sento venir meno a veder il tuo membro diventare sempre più lungo e sollevarti la veste. O, che membro! Non ne ho mai visto uno più bello! Introducilo in questa carnosa, deliziosa vulva, che fa impazzire chiunque l'ha sentita descrivere, per la quale tanti sono morti d'amore, e che uomini più importanti dite e i tuoi stessi padroni non potrebbero possedere».
Io ripetei: «Non lo farò in nessun altro luogo che la tua camera».
Lei allora disse: «Se non entri in questo stesso momento nella mia morbida vulva, morirò, » e, siccome io insistevo sull'andare in camera sua, ella gridò: «No, è insopportabile; non posso aspettare oltre!»
E infatti io vidi le sue labbra tremare, i suoi occhi riempirsi di lacrime. Un brivido la percorse tutta, cambiò colore e si distese supina, scoprendo le cosce, la bianchezza delle quali faceva sembrare la sua carne cristallo colorato col carminio.
Allora guardai la sua vulva: una cupola bianca con un centro di porpora, morbida e piena d'incanto, che si aprì come quella di una giumenta all'accostarsi dello stallone.
In quel momento ella afferrò il mio membro e lo baciò, dicendo: «Per la religione di mio padre, questo deve penetrare nella mia vulva» e accostatasi di più a me, lo spinse verso la sua vagina.
Allora non esitai più e misi il membro contro l'entrata della vulva. Appena la punta toccò le labbra, l'intero corpo di Fadehat el Djemal tremò d'eccitazione. Ansimando e gemendo, mi strinse al suo petto.
Approfittai di quel momento per ammirare di nuovo la bellezza della sua vulva. Era magnifica, il suo centro purpureo spiccava nel candore del resto. -Rotonda e senza alcuna imperfezione si protendeva come una cupola splendidamente ricurva tra le sue cosce. In breve, era un capolavoro del creato, bella quanto si può esserlo. La benedizione di Dio, che è il creatore più grande, sia su di essa! E la donna che possedeva una simile meraviglia non aveva al suo tempo chi la superasse in splendore.Poi, vedendola così in estasi, tremante come un uccello di cui si sta tagliando la gola, spinsi il mio dardo dentro di lei. Tuttavia, pensando che potesse non essere in grado di accogliere tutto il mio membro, ero entrato con cautela, ma ella dimenò furiosamente le natiche, dicendo: «Questo non basta per soddisfarmi.» Allora, con una forte spinta, immersi completamente il mio membro in lei, che lanciò un grido di dolore, ma un momento dopo prese a muoversi con una furia maggiore di prima. «Non dimenticare gli angoli,» gridò, «né in alto né in basso, ma soprattutto non trascurare il centro! Il centro!» ripeté. «Se ti senti venire, spingilo dentro l'utero, ed estinguerai così la mia passione.» Poi ci muovemmo alternativamente all'indietro e all'infuori, e fu delizioso. Le nostre gambe erano allacciate, i muscoli tesi e continuammo così, baciandoci e stringendoci, finché l'orgasmo venne per entrambi contemporaneamente. Allora ci fermammo a riposare dopo il nostro amoroso conflitto.
Io volevo ritirare il membro, ma lei non lo permise e mi supplicò di lasciarlo dov'era. Esaudii il suo desiderio, ma un momento dopo ella stessa lo tirò fuori, lo asciugò e lo rimise nella vulva. Rinnovammo allora il nostro gioco, baciandoci, stringendoci e muovendoci ritmicamente. Poi, dopo un po', ci alzammo e andammo in camera sua, questa volta senza aver concluso. Lei mi diede un pezzetto di radice aromatica, raccomandandomi di tenerlo in bocca e assicurandomi che, finché l'avessi masticato, il mio membro sarebbe rimasto eretto. Poi mi chiese di sdraiarmi supino, cosa che feci.
Lei allora si mise sopra di me e, preso il pene, lo introdusse completamente nella vagina. Rimasi sbalordito dal vigore della sua vulva e dal calore che emetteva. L'apertura del suo utero, in particolare, suscitava la mia ammirazione. Non avevo mai provato nulla di simile al piacere che provai quando afferrò il mio membro e strinse la ghiandola.
Prima di Fedehat el Djemal, nessuna donna aveva mai accolto il mio membro in tutta la sua lunghezza. lei poté farlo, credo, perché era di corporatura opulenta, con una vulva ampia e profonda.
A cavalcioni su di me, cominciò a muoversi su e giù. Gridava, gemeva, a un certo punto rallentò il movimento, poi lo accelerò di nuovo, si fermò del tutto; quando parte del mio membro divenne visibile, lei lo guardò, quindi lo tirò fuori completamente per esaminano con attenzione, poi se lo mise di nuovo tutto dentro. Continuò così finché fu di nuovo sopraffatta dal piacere. Infine, essendo smontata da me, si stese supina e mi chiese di mettermi io adesso sopra di lei. Così feci, e lei introdusse completamente il mio pene nella sua vulva.
Continuammo dunque le nostre carezze, cambiando di volta in volta posizione, fino al calar della notte.
Io allora ritenni che fosse il momento di dirle che dovevo andare, ma non fu d'accordo e dovetti darle la mia parola che sarei rimasto. «Questa donna non mi lascerà andare via a nessun costo» pensai, «ma quando farà giorno Dio mi consigliera.» Dunque rimasi con lei e continuammo ad accarezzarci l'un l'altra, prendendoci ben poco riposo, fino al mattino.
Calcolai che, in quel giorno e quella notte, compii l'atto del coito ventisette volte e cominciai a temere che non avrei mai potuto lasciare quella casa.
Essendo infine riuscito 'ad andarmene, tornai a trovare Abu Nuass e lo informai di quanto era avvenuto. Egli ne fu stupito e le sue prime parole furono: «O Djoâidi, tu non puoi avere alcun potere né autorità su quella donna ed ella ti farà fare penitenza per tutto il piacere che hai avuto dalle altre».
Poco dopo, Fadehat el Djemal mi propose di sposarla, per porre fine alle voci sgradevoli che circolavano sulla sua condotta. Io, d'altro canto, cercavo soltanto una relazione adulterina. Chiesi consiglio ad Abu Nuass, che rispose: «Se sposi Fadehat el Djemal, ti rovinerai la salute, Dio ti toglierà la sua protezione e, cosa peggiore di tutte lei ti sarà infedele, poiché è insaziabile riguardo al coito, e ti riempirà di vergogna». Al che io dissi: «Questa è la natura delle donne; sono insaziabili, quando si tratta della vu!va, e finché la loro lussuria viene soddisfatta, non si curano se sia con un buffone, un negro, un servo o persino un uomo disprezzato e condannato dalla società».
Allora Abu Nuass dipinse il carattere delle femmine nei versi che seguono:

Le donne sono demoni e nascono tali,
Come ognun sa, degne non son di fiducia;
Se amano un uomo, è solo per capriccio,
E quanto più tu le ami, tanto più sono crudeli con te.
Esseri pieni d'inganno e tradimento, io affermo
Che chi le ama proprio è un uomo perduto;
Se c'è chi non crede alle mie parole, le metta alla prova,
Amando una donna per anni!
Se, nella tua generosità, tutto le hai dato
Un anno dopo l'altro, lei poi dirà:
«Lo giuro su Dio!
I miei occhi non hanno mai visto
Nulla che mi venisse da lui!»
Dopo che ti sei impoverito per lei,
Ogni giorno, per sempre il suo grido sarà:
«Dà, uomo, dà. Alzati e compra e prendi a prestito.»
Se così dite non può approfittarsi, ti si volge contro,
Raccontando menzogne sul tuo conto e calunniandoti.
In assenza del padrone, dall'usare lo schiavo non disdegna,
Quando la sua passione sia eccitata, ed è piena d'inganni.
Certamente, quando è in calore la sua vulva,
Non pensa che a colmarla con un membro eretto.
Guardaci, Dio, dalla malizia delle femmine
E in particolare delle donne vecchie! Così sia.

IL GIARDINO PROFUMATO 4