SCEICCO NEFZAUI

IL GIARDINO PROFUMATO 4

TESTO INTEGRALE IN ITALIANO


CAPITOLO X

GLI ORGANI SESSUALI DEGLI ANIMALI

Sappi, o Visir (la benedizione di Dio sia con te!) che gli organi sessuali dei vari animali maschi non sono simili alle diverse nature dei membri virili che ho elencato.
I membri degli animali sono classificati secondo le specie cui appartengono, che sono quattro.

1. I membri degli animali provvisti di zoccoli, come il cavallo, il mulo, l'asino, che sono di grandi dimensioni.

El rermul, il colosso.
El kass, il serpente arrotolato.
El fellag, lo spaccatutto.
El zellate, la mazza.
El heurmak, l'indomabile.
El meunefukh, il gonfio.
Abu dommar, quello che ha la testa.
Abu beurnita, quello con il cappello.
El keurkite, il membro a punta.
El keuntra, il ponte.
El rezama, il maglio.
Abu sella, il lottatore.

2. I membri degli animali che hanno il tipo di zoccolo chiamato akhfaf, come, per esempio, il cammello.

El mâlum, il famoso.
El tonil, il lungo.
El che rita, il lussurioso
El moustakime, il fermo.
El heurkal, il dondolante.
El mokheubbi, il nascosto.
El chaaf, la barba a punta.
Tsequil el ifaha, quello che si muove lentamente.

3. I membri degli animali con zoccoli fessi, come il bue, la pecora, ecc.

El aceub, il cervo.
El heurbadj, la bacchetta.
El sont, la frusta.
Requig er ras, la piccola testa.
El tonil, il lungo.
Per il montone:
El aïçoub, il nervoso.

Infine, i membri degli animali che hanno zampe con unghie, come il leone, la volpe, il cane e altre specie.

El kebib, la verga.
El kibuss, la grande ghiandola.
El metemerole, quello che si allunga.

Si ritiene che, di tutti gli animali creati da Dio, il leone è il più esperto nel coito. Quando incontra una leonessa, la osserva prima di montarla e scopre così se è già stata coperta da un maschio. Quando la femmina gli si avvicina, il leone la fiuta e, se si è lasciata coprire da un altro, lo capisce immediatamente dall'odore che quell'animale ha lasciato su di essa. Quindi fiuta la sua urina e, se l'esame risulta sfavorevole, s'infuria e comincia ad agitare rabbiosamente la coda. Guai all'animale che allora gli si avvicini, può essere sicuro che sarà sbranato, fatto a brandelli. Poi il leone torna dalla femmina, la quale, vedendo che sa tutto, trema di terrore. La fiuta di nuovo, lancia un ruggito tale da scuotere le montagne e, scagliandosi su di lei, le lacera il dorso i con gli artigli. Può arrivare addirittura ad ucciderla, per poi insozzarne il corpo con l'urina.
Si dice che il leone sia il più geloso e il più intelligente degli animali. Pare anche che sia generoso e che risparmi chi lo circuisce con belle parole.
L'uomo che, incontrando un leone, si scopre il membro, lo fa fuggire.
Anche pronunciando davanti a un leone il nome di Daniele (saluti a lui!) lo si fa scappare, perché il profeta (Ave!) ha ordinato che così facesse, udendo il suo nome. Dunque, quando lo si pronuncia, il leone se ne va senza fare alcun danno. Si citano molti casi che lo provano.

 

CAPITOLO XI

DEGLI INGANNI E I TRADIMENTI DELLA DONNA

Sappi o Visir (Dio sia buono con te!) che gli intrighi delle donne sono numerosi e ingegnosi. I loro trucchi ingannerebbero lo stesso Satana, poiché l'Altissimo ha detto (Corano, cap. XII, v. 28) che le capacità ingannatrici delle donne sono grandi e anche (Corano, cap. VI, v. 38) che le trame di Satana sono deboli. Confrontando il verbo di Dio, sugli inganni della donna e di Satana, contenuto in quei due versi è facile capire quanto grandi siano i primi.

STORIA DI UN MARITO INGANNATO E CONVINTO
D'ESSERE STATO EGLI STESSO INFEDELE
Si narra che un uomo s'innamorò di una donna che possedeva tutte le perfezioni immaginabili. Egli le fece proposte che furono respinte; poi cercò di sedurla con ricchi doni, ma furono anch'essi rifiutati. L'uomo si lamentava, protestava ed era prodigo con il suo danaro per conquistarla, ma senza alcun risultato, e divenne magro come uno spettro. Tutto ciò andò avanti per qualche tempo, finché conobbe una vecchia con la quale si confidò, lamentandosi amaramente del suo amore infelice. Allora lei gli disse: «Ti aiuterò io, se così piace all'Altissimo».
Immediatamente la vecchia andò a casa della donna, per avere un colloquio con lei; ma, quando vi arrivò, le vicine le dissero che non vi avrebbe potuto entrare, perché la casa era guardata da una ferocissima cagna, che non permetteva a nessuno di entrare o di uscire e che, nel suo odio bestiale, saltava sempre alla faccia della gente.
Udendo questo, la vecchia fu contenta e si disse: «A Dio piacendo, ci riuscirò». Poi andò a casa e riempì una cesta con pezzi di carne. Così provvista, tornò alla casa della donna ed entrò.
La cagna, vedendola, s'alzò di scatto per balzare su di lei; ma la vecchia tese davanti a sé la cesta e gliene mostrò il contenuto. Appena la bestia vide il cibo, mostrò la propria soddisfazione dimenando la coda e dilatando le narici. Allora la vecchia, mettendo la cesta davanti alla cagna, parlò come segue: «Mangia, sorella mia. La tua assenza mi ha dato molto dolore. Non sapevo cosa ne fosse stato dite e ti ho cercato a lungo. Prendi, acqueta la tua fame».
Mentre l'animale mangiava e la vecchia l'accarezzava sul dorso, la padrona di casa venne a vedere chi fosse entrato in cortile e fu piuttosto sorpresa nel vedere la cagna, che non permetteva a nessuno di avvicinarla, condursi in modo così amichevole con un'estranea. «Vecchia,» disse, «come mai conosci il nostro cane?» L'altra non rispose, ma continuò a carezzare l'animale, dando voce ai suoi lamenti.
Allora la padrona di casa disse. «Il mio cuore duole nel vederti così. Rivelami la causa della tua pena».
«Questa cagna» spiegò amaramente la vecchia, «era un tempo una donna, e la mia migliore amica. Un bel giorno ella fu invitata insieme a me a un matrimonio. Lei indossò le sue vesti migliori e si adornò con le gioie più belle. Poi ci avviammo insieme. Per la strada fummo avvicinate da un uomo che, alla vista della mia amica, fu preso dal più violento amore. Ma lei non gli diede ascolto. L'uomo le offrì degli splendidi regali, ma la mia amica respinse anche quelli. Incontrandola qualche giorno dopo, l'uomo le disse: 'Cedi alla mia passione, altrimenti io pregherò Dio che ti trasformi in una cagna!'. 'Prega finché ti pare,' rispose la mia amica. Allora egli richiamò su di lei la maledizione celeste e, come vedi qui, fu tramutata in cagna.» A queste parole, la padrona di casa cominciò a piangere e a lamentarsi, dicendo: «Ah, madre mia, temo che andrò incontro alla stessa sorte!». «Perché, cos'hai fatto?» le domandò la vecchia. «C'è un uomo che mi ama da molto tempo,» spiegò la donna, «ma io ho sempre rifiutato di soddisfare i suoi desideri, né gli ho mai dato ascolto, benché la saliva gli si seccasse in bocca a forza di suppliche; e a dispetto delle grandi spese che ha fatto per conquistarmi, io ho insistito nel dirgli di no e ora temo, madre, che possa richiamare la maledizione di Dio su di me».
«Dimmi come posso riconoscere quell'uomo» fece la vecchia. «Devi fargli sapere che accetti d'incontrarlo, se non vuoi diventare come questo animale.»
«Ma come riuscirai a trovano, e chi mai potrei mandargli?»
«Me, figliola mia!» rispose la vecchia. «Io lo troverò e ti renderò questo servizio.»
«Fa' presto, madre, e parlagli prima che preghi Dio contro di me.»
«Lo troverò oggi stesso,» promise la vecchia, «e, a Dio piacendo, tu lo incontrerai domani.»
Quindi la vecchia si congedò, andò dall'uomo che l'aveva presa come sua confidente e gli disse che l'incontro era fissato per l'indomani. Così, il giorno
dopo la donna andò a casa della vecchia, poiché erano rimaste d'accordo che l'incontro avesse luogo là. Quando vi fu arrivata, aspettò per un certo tempo, ma l'amante non comparve. Senza dubbio un'affare di grande importanza gli aveva impedito di venire. Riflettendo su quel contrattempo, la vecchia disse a se stessa: «Non c'è sapere e potere che in Dio, il Grande». Ma non riusciva proprio a immaginare cosa potesse averlo tenuto lontano. Guardando la donna, vide che era molto agitata, per cui era chiaro che desiderava ardentemente il coito. Diventava sempre più irrequieta, finché a un certo punto domando: «Perché non viene?». «Figlia mia,» rispose la vecchia, «deve trattarsi di una faccenda seria, che probabilmente richiedeva un viaggio. Ma ti aiuterò, anche in questa circostanza» rispose la vecchia. Poi si mise la melahfa e uscì alla ricerca del giovane. Ma invano, poiché non riuscì a saperne nulla.
Mentre continuava le sue ricerche, la vecchia si disse: «In questo momento quella donna desidera ardentemente un uomo. Perché non portarle oggi un altro giovane, capace di calmare il suo ardore? Domani troverò quello giusto.» Mentre così rifletteva, camminando, incontrò un giovane di aspetto molto piacente. Capì subito che era il tipo giusto che, con ogni probabilità, sarebbe stato lieto di aiutarla a risolvere il suo problema, quindi gli disse: «Figliolo, se ti presentassi una donna bellissima, piena d'ogni grazia e perfezione, lo faresti l'amore con lei?». «Se dici il vero, ti darò questo dinaro d'oro! » rispose lui. La vecchia, incantata, prese la moneta e lo condusse a casa sua.
Bene, quel giovane era il marito della donna, che la vecchia non conosceva prima di portarlo da lei. Ed ecco come lo scoprì. Entrò per prima in casa e disse alla donna: «Non sono riuscita a trovare la minima traccia del tuo innamorato; ma, in sua mancanza, ti ho portato qualcuno che possa acquetare la tua passione per oggi. Serberemo l'altro per domani. Dio mi ha ispirato ad agire così».
La donna andò alla finestra per dare un'occhiata all'uomo che la vecchia voleva darle e, appena lo vide, riconobbe il marito, che era proprio sul punto di entrare. Allora non esitò, ma, indossata in gran fretta la sua melahfa, andò diritta incontro al marito e lo colpì sul viso, gridando: «Cosa ci fai qui, nemico di Dio e dite stesso? Sei venuto di certo per commettere adulterio. Io ti sospettavo da un pezzo e ti ho aspettato qui ogni giorno, dopo aver mandato fuori la vecchia ad adescarti. Oggi ti ho scoperto, è inutile che neghi. E mi dicevi sempre di non essere un uomo dissoluto! Chiederò il divorzio oggi stesso, ora che la tua condotta conosco!»
Il marito, pensando che la moglie dicesse la verità, restò senza parole, in preda alla più grande confusione.
Impara da questo la falsità della donna, e di cosa essa sia capace.

STORIA DELL'AMANTE SUO MALGRADO
C'era una volta una donna disperatamente innamorata d'uno dei suoi vicini, noto per la sua virtù e la sua pietà. Ella gli dichiarò la sua passione; ma, vedendo continuamente respinti i suoi approcci, malgrado tutte le sue arti, decise che avrebbe avuto lo stesso la sua soddisfazione, ed ecco come vi riuscì.
Una sera informò la sua negra che intendeva tendere una trappola a quell'uomo e le ordinò di lasciare aperta la porta di strada poi, nel cuor della notte, chiamò la schiava e così la istruì: «Va' fuori e batti questa pietra contro la nostra porta esterna più forte che puoi, senza badare alle mie grida o al chiasso che farò; appena senti il vicino aprire la porta, torna dentro e picchia allo stesso modo sull'uscio interno. Bada bene che lui non ti veda e rientra subito in casa se ti accorgi che arriva qualcuno.» La negra eseguì immediatamente quest'ordine.
Ora, il vicino era per natura un uomo compassionevole, sempre disposto ad aiutare le persone in difficoltà e il suo aiuto non era mai chiesto invano. Udendo il rumore dei colpi battuti sulla porta e le grida della donna, chiese alla moglie cosa stesse succedendo e questa rispose: «E la nostra vicina tal dei tali, che viene assalita in casa sua dai ladri». Egli allora si precipitò in suo aiuto; ma aveva appena messo piede in casa che la negra chiuse la porta alle sue spalle e la donna lo afferrò, lanciando alte grida. Egli protestò, ma la padrona di casa gli pose, ora con calma, le sue condizioni. «Se non fai con me questo e questo, dirò che ti sei introdotto in casa mia per violentarmi, come prova tutto questo trambusto.» «Sia fatta la volontà di Dio!» disse l'uomo. «Nessuno può andare contro di Lui, né sottrarsi al suo potere. » Poi tentò vari trucchi per scappare, ma invano, perché la padrona di casa incominciò a urtare e fece un chiasso tale, da richiamare sul posto molte persone. Egli capì che la sua reputazione sarebbe stata compromessa, se avesse continuato a resistere, quindi si arrese dicendo: «Salvami e ti soddisferò! » E lei ribatté: «Entra in quella camera e chiudi la porta, se vuoi lasciare questa casa con onore, e non tentare di fuggire, o quella gente saprà che tu sei la causa di tutta questa agitazione». Vedendo quanto la donna fosse determinata a ottenere ciò che desiderava, fece come lei gli aveva detto. La donna, dal canto suo, andò a parlare coi vicini accorsi in suo aiuto e, fornendo loro una specie di spiegazione, disse loro di tornare a casa, ed essi se ne andarono. Rimasta sola, chiuse le porte e tornò dal suo amante contro voglia, che tenne rinchiuso in casa sua per un'intera settimana, lasciandolo andare solo dopo averlo completamente prosciugato.
Impara da questo la falsità delle donne e di cosa esse siano capaci.

LADRA D'AMORE
La storia che segue riguarda due donne che abitavano nella stessa casa. Il marito d'una di esse aveva un membro lungo, grosso e duro; mentre quello dell'altra lo aveva piccolo, insignificante e molle. La prima si alzava sempre gioiosa e sorridente; la seconda scendeva dal letto ogni mattino triste e in lacrime.
Un giorno le due donne stavano insieme e parlavano dei loro mariti.
La prima disse: «Io vivo nella più grande felicità. Il mio è un letto di beatitudine. Quando mio marito e io vi stiamo insieme, esso è testimone del nostro supremo piacere, dei nostri baci e abbracci, gioie e amorosi sospiri. Quando il suo membro entra nella mia vulva, la riempie completamente; e si spinge avanti fino a toccare il fondo della mia vagina e non la lascia prima d'averne visitato ogni angolo: la soglia, il vestibolo, il soffitto e il centro. Quando arriva l'orgasmo, si piazza proprio nel mezzo, che inonda delle sue lacrime. Così noi spegniamo il nostro fuoco e soddisfiamo la nostra passione».
La seconda disse invece: «Io vivo nella più grande afflizione. Il mio è un letto di sventura e il nostro coito un'unione di pena e fatica, odio e maledizione. Quando il membro di mio marito entra nella mia vulva, non ne blocca l'ingresso ed è così corto che non riesce a toccare il fondo. Quando è eretto si torce da tutte le parti e non può procurare alcun piacere. Piccolo e debole, eiacula a stento una goccia di sperma e la sua prestazione non può soddisfare nessuna donna».
Questo era ciò che le due donne si dicevano quasi ogni giorno.
Ma successe che quella che aveva tanto motivo di lagnarsi pensò in cuor suo a quanto sarebbe stato delizioso commettere adulterio con il marito dell'altra. «Devo riuscirci,» si disse «sia pure per una volta sola.» Poi aspettò la sua occasione, che si presentò quando il marito dovette passare una notte fuori casa.
La sera si preparò a realizzare il suo piano, cospargendosi di dolci profumi ed essenze. Poi, quando la notte fu a circa un terzo della sua lunghezza, entrò silenziosamente nella camera dove l'altra dormiva col marito e avanzò a tentoni fino al loro letto. Notando che fra i due c'era una certa distanza, cercò di scivolare in mezzo. Lo spazio era piccolissimo, ma ciascuno dei due sposi pensò che fosse la pressione dell'altro e si scostò un poco, così lei riuscì a insinuarsi tra loro. Allora attese quietamente che l'altra fosse profondamente addormentata, poi, accostandosi all'uomo, mise la sua carne a contatto con quella di lui. Lui si svegliò e, sentendo i profumi che esalava, fu subito in erezione. Allora la tirò a sé, ma ella disse a voce bassissima: «Via, lasciami dormire!» Al che egli replicò: «Sta' zitta e lasciami fare! I bambini non sentiranno niente!» Allora lei si premette contro di lui, così da allontanarlo di più dalla moglie, e disse: «Fa' quello che vuoi, ma non svegliare i piccini, che sono qui accanto.» In realtà, prese questa precauzione per timore che l'altra dovesse destarsi. L'uomo, eccitato dai profumi, la trasse ardentemente a sé.
Era mobida e opulenta, con una bella vulva sporgente. Egli si stese sopra di lei e disse: «Prendilo come al solito!» Ella obbedì, restando sbalordita dalle dimensioni e dalla bellezza di quel membro, poi lo introdusse nella vulva.
L'uomo, dal canto suo, osservò che il suo membro era entrato completamente nella vagina di lei, cosa che non aveva mai potuto fare con la moglie. La donna trovò che suo marito non le aveva mai dato un simile piacere.
L'uomo era davvero sbalordito. La godette a suo piacimento una seconda e una terza volta, ma il suo stupore non faceva che aumentare. Infine la lasciò e si stese al suo fianco.
Quando sentì che si era addormentato, la donna sgusciò fuori dal letto e lasciò la camera, tornando nella propria.
Il mattino, alzandosi, il marito disse alla moglie: «I tuoi abbracci non mi sono parsi mai tanto deliziosi, né avevo mai sentito profumi così dolci come quelli che esalavi tu». «Di che abbracci e profumi stai parlando?» chiese la moglie. «Non ho in casa una sola goccia di essenza! » Poi gli diede del bugiardo e aggiunse che certo aveva sognato. Al che l'uomo accettò l'idea di essersi potuto ingannare e che in realtà si era trattato di un sogno.
Vedete da questo quanto siano false le donne, e di che cosa esse siano capaci.

STORIA DELLA DONNA CON DUE MARITI
Si racconta che un uomo, dopo aver vissuto per qualche tempo nel paese in cui si era trasferito, desiderò sposarsi. Si rivolse allora a una vecchia esperta in queste cose, chiedendole se poteva trovargli una moglie, e lei rispose: «Posso proporti una ragazza dotata di grande bellezza, grazia squisita e forme perfette. Ti andrà certamente bene, perché, oltre a possedere queste doti, è anche virtuosa e pura. C'è solo che i suoi affari la occupano dal mattino alla sera, ma di notte sarà tutta tua. E per questo che conduce una vita molto riservata, poiché sa bene che un marito potrebbe non essere d'accordo su questo.»
«La ragazza non abbia paure,» rispose l'uomo. «Anch'io non sono libero di giorno e la voglio soltanto per la notte.»
Quindi l'uomo la chiese in matrimonio. La vecchia gliela portò ed egli la trovò di suo gradimento, e quindi essi vissero insieme, osservando le condizioni in base alle quali si erano uniti.
Ora, l'uomo aveva un amico intimo, che egli presentò alla vecchia che aveva combinato il suo matrimonio e che desiderava lo stesso servizio. I due andarono da lei e chiesero il suo aiuto.
«Questa è una cosa facilissima,» rispose la vecchia. «Conosco una ragazza di grande bellezza, che ti consolerà dei tuoi più grevi affanni. Solo, i suoi affari la tengono occupata per tutta la notte, ma passerà con te l'intera giornata.»
«Questo non è un ostacolo» disse l'amico. Dopo di che la vecchia gli portò la fanciulla.
Egli la trovò di suo gradimento e la sposò alle condizioni concordate.
Ma non passò molto che i due amici scoprirono che le belle mogli procurate loro dalla vecchia mezzana erano la medesima persona.
Vedete da questo quanto siano false le donne, e di cosa esse siano capaci.

STORIA DI BAHIA
Si racconta che una donna sposata di nome Bahia (splendore di bellezza) si prese un amante, i cui rapporti con lei ben presto furono noti a tutti, per cui dovette lasciarlo. La mancanza di lei afflisse l'uomo a un grado tale, che si ammalò per non poterla vedere.
Un giorno egli andò a trovare un amico e gli disse: «Ah, fratello mio, sono in preda a un desiderio incontrollabile e non posso più attendere. Puoi accompagnarmi in una visita che sto per fare a Bahia, la diletta del mio cuore?» E l'amico rispose che era disposto a farlo.
Il giorno dopo montarono a cavallo e, dopo un viaggio di due giorni, giunsero presso la casa di Bahia. Qui si fermarono. L'amante disse all'amico: «Va' dalla gente che abita qui intorno e chiedi ospitalità; ma fai attenzione di non divulgare le nostre intenzioni e, soprattutto, cerca la giovane serva di Bahia, alla quale puoi rivelare che sono qui, incaricandola di avvertire la sua padrona che desidero ardentemente vederla.»
L'amico andò, trovò la serva e le disse quanto bastava. La fanciulla corse immediatamente da Bahia e le riferì il messaggio.
Bahia allora mandò a dire all'amico: «Informa chi t'invia che potremo incontrarci stasera, vicino al tal albero, all'ora tale.» L'amico tornò dall'amante e riferì ogni cosa.
All'ora fissata, i due uomini erano presso l'albero. Non dovettero attendere a lungo Bahia. Appena la vide arrivare, l'amante le si precipitò incontro, la baciò, la strinse forte al cuore e i due presero ad abbracciarsi e accarezzarsi.
A un certo punto l'amante disse: «O, mia Bahia, non c'è modo di passare la notte insieme, senza destare i sospetti di tuo marito?». «Davanti a Dio, se ti fa piacere, i mezzi per riuscirvi non mancano!» «Avanti,» la incalzò lui, «affrettati a dirmi come Possiamo fare!» Ella allora gli chiese: «Questo tuo amico ti è devoto, ed è intelligente?». «Sì» rispose l'amante. Allora Bahia si alzò, si tolse le vesti e le porse all'amico, facendosi dare le sue. Poi le indossò e invitò l'amico a imitarla. Stupito, l'amante le domandò: «Cosa vuoi fare?» lei disse: «Taci» e, rivolgendosi all'amico, gli ordinò: «Va' a casa mia e coricati nel mio letto. Quando sarà passato un terzo della notte, mio marito verrà da te e ti chiederà la pentola per mungere le cammelle. Tu raccogli il recipiente, ma devi tenerlo finché egli non te lo toglie dalle mani. E così che facciamo di solito. Poi egli se ne andrà, tornando col recipiente pieno di latte, e ti dirà: 'Ecco la pentola.' Tu però non prenderla finché lui non avrà ripetuto queste parole. Soltanto allora togliglielo dalle mani, oppure lascia che lo metta per terra da sé. Dopo questo, non lo rivedrai fino al mattino. Quando se ne sarà andato, bevi un terzo del latte e rimetti la pentola al suo posto».
L'amico andò, seguì tutte queste raccomandazioni e, quando il marito tornò col latte, non prese il recipiente finché non ebbe detto due volte: «Ecco la pentola.» Ma disgraziatamente ritirò le mani mentre il marito lo stava posando a terra. Questi, credendo che la moglie lo tenesse, lasciò la presa e la pentola cadde, rompendosi. Convinto di parlare alla moglie, l'uomo sbraitò: «A che pensi?» e la batté con il coccio più grosso finché questo si ruppe; allora ne prese un altro e continuò a dargli colpo su colpo, con tanta forza da spezzargli la schiena. La madre e la sorella di Bahia accorsero a toglierglielo dalle mani. Egli intanto era svenuto. Ma per fortuna le due donne riuscirono a portar via il marito. Presto la madre di Bahia tornò e gli parlò così a lungo ch'egli non reggeva più a tutte quelle ciance; ma non poteva far altro che tacere e piangere. Infine lei concluse, dicendo: «Abbi fede in Dio e obbedisci a tuo marito. Quanto al tuo amante, ora non può venire a trovarti e consolarti, ma manderò tua sorella a tenerti compagnia». Poi se ne andò.
In effetti, la madre di Bahia mandò l'altra figlia, che cominciò a consolare la sorella e a maledire il marito che l'aveva picchiata. Egli sentì il suo cuore accendersi per lei, poiché aveva veduto che era di una bellezza risplendente, dotata di tutte le perfezioni e simile alla luna piena nel cielo notturno. Allora le mise una mano sulla bocca, per farla tacere, e le disse: «Mia signora, non sono la persona che pensi. In questo momento tua sorella Bahia è a letto col suo amante e io mi sono messo in pericolo per renderle un servigio. Vuoi prendermi sotto la tua protezione? Se mi denunci, tua sorella sarà coperta di vergogna; quanto a me, ho fatto la mia parte, ma possa qualunque male mi colpisca ricadere su di te!» La ragazza allora cominciò a tremare come una foglia, pensando alle conseguenze di ciò che aveva fatto la sorella, poi scoppiò a ridere e cedette all'uomo che si era dimostrato un amico così sincero. I due passarono la notte in beatitudine, baciandosi, abbracciandosi e godendo l'uno dell'altra. Per lui, lei fu la migliore tra le migliori. Nelle sue braccia, scordò le percosse che aveva ricevuto e i due continuarono a vezzeggiarsi, trastullarsi e fare l'amore fino allo spuntar del giorno.
Poi egli tornò dal suo compagno. Bahia gli chiese come se la fosse passata e l'amico rispose: «Chiedilo a tua sorella. In fede mia, lei sa ogni cosa. Sappi, comunque, che abbiamo passato la notte abbandonandoci a vicendevoli piaceri, baciandoci e godendo fino ad ora l'uno dell'altra.»
Quindi si scambiarono di nuovo gli abiti, ciascuno indossando il proprio, e l'amico riferì a Bahia in tutti i particolari quanto gli era successo.
Vedete da questo quanto siano false le donne, e di cosa esse siano capaci.

STORIA DELL'UOMO ESPERTO IN RAGGIRI
CHE VENNE BEFFATO DA UNA DONNA

Si racconta che esisteva un uomo, che aveva studiato tutte le astuzie e i raggiri inventati dalle donne per ingannare gli uomini e riteneva che nessuna femmina sarebbe riuscita a gabbarlo.
Una donna molto bella e veramente incantevole venne a sapere di questa convinzione. Allora preparò per lui nel medjélés, un pasto che comprendeva molti tipi di vini e tutto ciò che si poteva desiderare in fatto di cibi rari e scelti. Poi mandò qualcuno da lui, invitandolo ad andarla a trovare. Siccome era famosa per la sua grande bellezza e la perfezione rara della sua persona, aveva suscitato il desiderio di lui, che si affrettò ad accettare l'invito.
Lei indossava le vesti più belle ed esalava i profumi più scelti, tanto che chiunque l'avesse vista avrebbe certamente perso la testa. Così, quando fu ammesso alla sua presenza, rimase affascinato dalla sua bellezza e fu sopraffatto dall'ammirazione.
La donna, però, sembrava preoccupata per via del consorte, di cui lasciò capire che temeva il ritorno da un momento all'altro. Bisogna dire che questo marito era un uomo orgogliosissimo, molto geloso e violento, che non avrebbe esitato a spargere il sangue di chiunque avesse scoperto aggirarsi attorno alla sua casa. Cosa non avrebbe fatto, a maggior ragione, all'uomo che vi avesse trovato dentro!
Mentre la donna e il suo ospite, che si vantava di poterla possedere, si divertivano nel med jélés, alcuni colpi alla porta di strada riempirono l'uomo di paura e angoscia, specialmente quando lei gridò: «Questo è mio marito che ritorna!» Tutta tremante, la donna lo nascose in un grande armadio che si trovava nella stanza, lo chiuse a chiave e, lasciata quest'ultima nel medjélés, andò ad aprire la porta.
Suo marito, poiché era proprio lui, vide, entrando, il vino e tutte le buone cose che erano state preparate. Sorpreso, volle sapere di cosa si trattava.
« Significa quello che vedi» rispose la donna.
«Ma per chi è tutto ciò?»
«Per il mio amante, che ho accolto in questa casa.»
«E dov'è adesso?»
«Là dentro,» rispose lei, puntando l'indice verso l'armadio in cui la sua vittima era rinchiusa.
A queste parole, il marito sussultò. Balzò in piedi e andò all'armadio, ma lo trovò chiuso. «Dov'è la chiave?» domandò. Lei rispose: «Qui!» e gliela getto. Ma, quando il marito l'infilò nella serratura, la donna scoppiò in una gran risata. L'uomo si girò verso di lei e disse: «Perché ridi?». «Rido,» spiegò lei, «per la debolezza del tuo giudizio, perché tu non ragioni e non rifletti. Ah, uomo senza buon senso, credi proprio che se avessi davvero un amante e l'avessi accolto in questa stanza, ti avrei detto che si trovava qui e dov'era nascosto? L'avrei detto proprio a te? Volevo soltanto offrirti un buon pasto, quando saresti tornato, e ho pensato di farti uno scherzo. Se avessi un amante, non prenderei certo te come confidente!» Il marito lasciò la chiave nella serratura, senza averla girata, tornò al tavolo e disse: «È vero, mi è saltato il sangue alla testa. Ma non avevo il minimo dubbio sulla sincerità delle tue parole!» Quindi mangiarono e bevvero insieme, e poi fecero l'amore.
L'uomo nascosto nell'armadio dovette restarvi finché il marito non uscì di casa. Allora la donna andò a liberarlo, trovandolo in pessime condizioni, proprio distrutto. Quando fu uscito, scampato a un grave pericolo, ella gli disse: «Bene, signor so-tutto, così erudito sugli inganni delle donne, fra tutti quelli che conosci ve n'è uno simile a questo?», «No,» rispose lui, «ora sono convinto che i vostri raggiri sono infiniti!»
Vedete da questo quanto siano false le donne, e di cosa esse siano capaci.

STORIA DELL'AMANTE CHE FU SORPRESO
DALL'ARRIVO INASPETTATO DEL MARITO
Si racconta che una donna, sposata a un uomo brutale e violento, si trovava col suo amante quando arrivò inaspettatamente il marito, di ritorno da un viaggio, ed ebbe soltanto il tempo di nascondere l'amico sotto il letto. Non riuscendo a escogitare un espediente per farlo uscire di casa, fu costretta a lasciarlo in quella posizione ingrata e pericolosa. Nella sua agitazione, si aggirava senza posa da una stanza all'altra, e, essendo andata sulla porta di strada, una vicina vide che era angosciata e gliene domandò la ragione. Ella le raccontò quello che era successo. Al che l'altra disse: «Torna dentro. Ci penso io a salvare il tuo amante e ti prometto che uscirà incolume». La donna allora rientrò in casa.
La vicina non tardò a raggiungerla e insieme prepararono il pasto, poi si misero a tavola. La donna: sedette di fronte al marito e la vicina di fronte al letto. Questa cominciò allora a raccontare storie e aneddoti sugli inganni delle donne e l'amante nascosto sotto il letto sentiva ogni cosa.
Continuando i suoi racconti, a un certo punto la vicina cominciò il seguente: «Una donna sposata aveva un amante, che ella amava teneramente e dal quale era altrettanto amata. Un giorno egli andò a trovarla in assenza del marito. Una volta quest'ultimo tornò inaspettatamente a casa, proprio mentre i due erano insieme. La donna, non conoscendo un posto migliore, nascose l'amante sotto il letto, poi si sedette accanto al marito, mettendosi a ridere e scherzare con lui. Uno dei giochi fu di coprire gli occhi del marito con un tovagliolo e l'amante colse quest'occasione per uscire dal suo nascondiglio e filarsela inosservato.»
La moglie capì immediatamente come approfittare di quel racconto; prendendo un tovagliolo e coprendo con esso gli occhi del marito, disse: «Così fu con questa astuzia che la donna aiutò l'amico a togliersi d'impaccio». E il suo amante, cogliendo l'occasione, riuscì a fuggire senza essere visto dal marito. Ignaro di ciò che era accaduto, quest'ultimo rise della storia e la sua allegria fu addirittura aumentata dalle parole e dall'atto della moglie.
Vedete da questo quanto siano false le donne, e di cosa esse siano capaci.

CAPITOLO XII

OSSERVAZIONI UTILI SIA AGLI UOMONI SIA ALLE DONNE

Sappi, o Visir (Dio sia buono con te!), che le informazioni contenute nel presente capitolo sono della più grande utilità e si possono trovare soltanto in questo libro. Certamente conoscere le cose è meglio che ignorarle. La conoscenza può essere cattiva, ma l'ignoranza lo è molto di più. Le nozioni in questione concernono materie che ti sono ignote, riguardanti il sesso femminile.
Visse un tempo una donna, di nome Moârbeda, che era considerata la persona più dotta e saggia della sua epoca. Era una filosofa. Un giorno le furono fatte diverse domande, tra cui le seguenti, che ora presento qui con le sue risposte.
«In quale parte del corpo di una donna si trova la sua mente?»
«Fra le cosce.»
«E il loro piacere?»
«Nello stesso posto.»
«E l'amore e l'odio verso gli uomini?»
«Nella vulva,» lei disse, aggiungendo: «All'uomo che amiamo diamo la nostra vulva e la rifiutiamo a quello che detestiamo. Dividiamo i nostri beni con l'oggetto del nostro amore e ci accontentiamo di quanto può darci, per poco che sia; se non è ricco, lo prendiamo com'è. Ma teniamo a distanza l'uomo che odiamo, pur se ci offrisse tutti i tesori del mondo.»
«Dove si trovano, nella donna, la conoscenza, l'amore e il gusto?»
«Negli occhi, nel cuore e nella vulva.»
Quando le chiesero spiegazioni al riguardo, lei rispose: «La conoscenza ha sede negli occhi, poiché è l'occhio della donna ad apprezzare la bellezza delle forme umane. Attraverso quest'organo l'amore entra nel cuore e vi prende dimora, asservendolo. La donna innamorata dà la caccia all'oggetto del suo amore e gli tende trappole. Se riesce nel suo proposito, allora vi sarà un incontro fra l'oggetto amato e la sua vulva. Questa lo assaggia e scopre così se il suo sapore sia amaro o dolce. E la vulva, infatti, che sa distinguere il buono dal cattivo.»
«Quali membri virili sono preferiti dalle donne? Quali donne sono più vogliose del coito e quali invece lo detestano? Quali uomini esse prediligono e quali aborriscono?»
Moârbeda rispose:
«Non tutte le donne hanno la vulva della stessa forma, per cui esse differiscono anche nel modo di fare l'amore, oltre che nelle loro predilezioni e avversioni. Le stesse differenze esistono anche negli uomini, riguardo sia ai loro membri sia ai loro gusti. Una donna dalle forme abbondanti e con un utero poco profondo cercherà un membro corto e grosso, che riempia completamente la sua vagina senza toccarne il fondo; un membro lungo non sarebbe adatto a lei. Una donna con un utero molto profondo e quindi una vagina di lunghezza notevole, brama soltanto un membro di grandi dimensioni, che riempia la vagina in tutta la sua estensione; lei disprezzerà l'uomo col pene corto e sottile, perché non potrebbe mai soddisfarla nel coito.
Nei temperamenti delle donne troviamo le seguenti distinzioni: bilioso, malinconico, sanguigno, flemmatico e misto. Le donne biliose o malinconiche non amano molto il coito e, per averne piacere, devono unirsi a uomini della medesima disposizione. Quelle sanguigne e flemmatiche amano il coito all'eccésso e, quando incontrano un membro, non lo lascerebbero più uscire dalla vulva, se solo potessero impedirlo. Anche nel loro caso soltanto gli uomini dello stesso temperamento possono soddisfarle e, se una di queste donne fosse sposata a un bilioso o a un malinconico, essi condurrebbero insieme una vita infelice. Quanto ai temperamenti misti, non mostrano né una predilezione né un'avversione marcate per l'atto sessuale.
È stato notato che, in ogni caso, le donne piccole amano di più il coito e mostrano una maggiore passione per il membro virile che le donne di alta statura. Soltanto i membri lunghi e vigorosi vanno bene per loro; in essi tali donne trovano la delizia del loro letto e della loro esistenza.
Vi sono anche donne che amano soltanto il coito sul bordo della vulva e quando un uomo, giacendo su di loro, vuole introdurre il membro della vagina, lo tirano fuori con la mano e mettono il glande tra le labbra della vulva.
Io ho tutte le ragioni di credere che questo sia il caso soltanto di ragazze giovanissime o di donne non abituate all'uomo. Dio ci scampi da esse, o dalle donne per le quali l'atto sessuale è materialmente impossibile.
Vi sono donne che si assoggettano alle esigenze dei mariti, li soddisfano e danno loro il delizioso, piacere del coito soltanto se costrette con percosse e maltrattamenti. Alcuni attribuiscono questa condotta all'avversione che esse proverebbero sia per il coito, sia per il marito; ma non è così; è semplicemente una questione di temperamento e di carattere.
Abbiamo poi le donne che non si curano del coito perché pensano soltanto alla grandezza, all'ambizione, all'accumulo di ricchezze. In altre tale indifferenza deriva, com'è pure possibile, dalla purezza del cuore, o dalla gelosia, o da una pronunciata tendenza dei loro animi verso il mondo spirituale, o, infine, da grandi pene subite. Comunque, il piacere che le donne provano nel coito dipende non solo dalle dimensioni del membro, ma anche dalla particolare configurazione dei loro organi sessuali. Tra questi, la vulva chiamata dalla sua forma el mortebâ, la quadrata, o el mortafà, la sporgente, è proprio notevole. Essa ha la peculiarità di proiettarsi tutt'intorno quando la donna sta in piedi e chiude le cosce. Questa vulva brama per il coito, ha la fessura stretta e viene anche chiamata el keulihimi, la compressa. La donna che la possiede gradisce soltanto i membri di grandi dimensioni e questi non devono lasciarle attendere a lungo l'orgasmo. Ma questa è una caratteristica generale delle donne.
Quanto al desiderio del coito da parte degli uomini, devo dire che anch'essi vi sono più o meno inclini a seconda dei loro temperamenti, che sono cinque, come quelli delle donne, con la differenza che la brama della donna per il membro è più forte di quella dell'uomo per la vulva.»
«Quali sono i difetti delle donne?»
«La peggiore delle mogli è quella che si mette immediatamente a sbraitare non appena il marito mostra l'intenzione di toccare la più piccola parte della di lei proprietà per i propri bisogni. Sullo stesso piano sta la donna che divulga cose che il marito vuole rimangano segrete.»
«Ce ne sono altre?»
«La compagna di temperamento geloso; la donna che alza la voce per superare quella del marito; la donna che semina scandalo; la donna che tiene il broncio; quella che vuole continuamente mostrare agli uomini la sua bellezza e non può stare in casa; a proposito di quest'ultima, permettetemi di aggiungere che una donna che ride troppo e si vede sempre sulla porta di strada, può essere scambiata con una prostituta.
Ma ci sono anche le donne che s'immischiano degli affari altrui; quelle che si lamentano sempre; quelle che rubano cose che appartengono al marito; quelle di carattere sgradevole e imperioso; quelle che non ti sono grate per le gentilezze ricevute; quelle che non vogliono compiere il dovere coniugale o che infastidiscono i loro mariti con le posizioni scomode che assumono compiendoli; quelle che sono inclini all'inganno, al tradimento, alla calunnia e all'astuzia.
Infine vi sono le donne che hanno sfortuna in tutto quanto intraprendono; le donne che sono sempre inclini a comandare e censurare; quelle che invitano i loro mariti ad assolvere il dovere coniugale so!tanto quando fa comodo a loro; quelle che fanno rumori a letto; e, infine, quelle che sono sfacciate, senza intelligenza, pettegole e curiose.
Queste sono le peggiori tra le donne.»

CAPITOLO XIII

DELLE CAUSE DEL PIACERE NELL'ATTO DEL COITO

Sappi, o Visir (Dio sia buono con te!), che le cause le quali tendono a sviluppare la passione per il coito sono sei: il fuoco di un ardente amore, la sovrabbondanza di sperma, la vicinanza della persona amata il cui possesso è desiderato ardentemente, la bellezza del viso, i cibi afrodisiaci, il contatto.
Sappi anche che le cause del piacere e le condizioni per provare godimento sono numerose, ma le ottime e principali sono: il calore della vulva; la strettezza, l'asciuttezza e il buon odore della stessa. Se una qualunque ditali condizioni manca, c'è qualcosa che manca nel piacere. Se invece la vagina riunisce tutte le qualità richieste, il piacere è completo. Infatti, una vulva bagnata rilassa i nervi, una vulva fredda toglie al membro tutto il suo vigore e i cattivi odori della vagina diminuiscono moltissimo il piacere, come anche se la stessa è molto larga.
L'apice del godimento, prodotto dall'abbondante e impetuosa eiaculazione dello sperma, dipende dalla circostanza che la vulva sia fornita di una pompa aspirante (orifizio dell'utero), che stringerà il membro virile e succhierà lo sperma con forza irresistibile. Una volta che il pene è afferrato dall'orifizio, l'amante non può trattenere il seme, perché l'orifizio non lascia la presa finché non ha spremuto ogni goccia di sperma e, certo, se l'orgasmo arriva prima che si abbia questa stretta del glande, il piacere dell'eiaculazione non è completo.
Vi sono otto cose che favoriscono e rafforzano l'eiaculazione: la salute fisica, l'assenza di qualsiasi preoccupazione e angoscia, una mente sgombra, la naturale gaiezza di spirito, il buon nutrimento, il benessere economico, la varietà dei volti e dei corpi femminili.
Se desideri acquistare forza per il coito, prendi i frutti dell'albero della gomma (derou), pestali e mischiali a olio e miele; bevi questo liquido il mattino per prima cosa; diventerai così vigoroso per il coito e produrrai sperma in abbondanza. Lo stesso otterrai strofinando il membro virile e la vulva con fiele di sciacallo. Questo massaggio stimola le parti sensibili e aumenta il loro vigore.
Uno studioso di nome Djelinouss ha detto: «Chi si sente debole per il coito, beva prima di andare a letto un bicchiere di miele molto denso, mangiando venti mandorle e cento pinoli. Segua questa dieta per tre giorni. Oppure pesti dei semi di cipolla, li passi al setaccio, li unisca al miele, mescolando bene, e consumi la mistura a digiuno.»
Un uomo che vuole acquistare forza per il coito può anche struggere il grasso ricavato dalla gobba del cammello e strofinare con esso il membro, appena prima dell'atto; allora farà meraviglie e la donna sarà soddisfatta. Se vuoi rendere il godimento ancora più voluttuoso prendi un piccolo cuber o seme di cardamomo del tipo grosso; metti una certa quantità di questa pasta sulla punta del membro, poi mettiti all'opera. Questo procurerà sia a te sia alla donna un godimento senza pari. Anche ungere il membro con balsamo di Giudea o della Mecca produce un effetto simile.
Se vuoi renderti fortissimo per l'atto sessuale, pesta molto bene insieme piretro e zenzero, mischiali, mentre li pesti, a unguento di lillà, poi strofina questo composto sull'addome, i testicoli e il pene. Questo ti renderà potente per il coito.
Ti predisporrai parimenti all'amplesso, aumenterai sensibilmente il volume dello sperma, acquisterai maggior vigore per l'azione e ti procurerai erezioni straordinarie, mangiando crisonella della misura d'un grano di mostarda. L'eccitazione prodotta dall'uso di questo afrodisiaco è senza confronti e aumenteranno tutte le tue qualità sessuali.
Se vuoi che la tua donna provi un grande desiderio di copulare con te, prendi un po' di cubeb, piretro, zenzero e cinnamomo, che mangerai appena prima di unirti a lei; poi inumidisci il membro con la tua saliva e fa' l'amore con lei. Da quel momento ella ti sarà così attaccata che non riuscirà a stare un minuto senza te.
Il membro virile diverrà straordinariamente forte e vigoroso se strofinato con latte di asina.
I piselli freschi, bolliti con cipolla e poi cosparsi di cinnamomo, zenzero e cardomomo e pestati per bene, procurano a chi li mangia una considerevole passionalità amorosa e forza nel coito.

CAPITOLO XIV

DESCRIZIONE DELL'UTERO DELLE DONNE
STERILI E TRATTAMENTO DELLO STESSO

Sappi, o Visir (che Dio sia buono con te!), che dotti medici hanno tentato di risolvere questo difficile problema con ben pochi risultati. Ognuno ha guardato la questione dal suo proprio punto di vista e alla fine essa è rimasta oscura. Tra le cause che determinano la sterilità delle donne possiamo citare l'ostruzione dell'utero da parte di grumi di sangue, l'accumulazione di acqua, la mancanza di sperma nell'uomo oppure uno sperma difettoso, una malformazione organica dell'organo sessuale maschile, difetti interni dell'utero, il ristagno del sangue mestruale e l'impurità del suo flusso, l'ordinaria presenza di aria nell'utero. Altri studiosi attribuiscono la sterilità delle donne all'azione di spiriti, a sortilegi e influssi maligni. La sterilità è comune nelle donne molto opulente, per cui il loro utero viene compresso e non può concepire, non essendo in grado di risucchiare lo sperma, specialmente se il membro del marito è corto e i suoi testicoli sono molto grossi; in questo caso la conclusione del coito può essere soltanto imperfetta.
Un rimedio contro la sterilità è il midollo della gobba del cammello, che la donna deve spalmare su una pezza per poi strofinare con essa il proprio organo sessuale, dopo essersi purificata del mestruo. A completamento della cura, deve prendere alcuni frutti della pianta chiamata «uva dello sciacallo», spremerne il succo in un vaso e aggiungervi un po' di aceto; la donna berrà questo liquido, digiunando per sette giorni, durante i quali il marito avrà cura di avere amplessi con lei.
La donna può inoltre pestare una piccola quantità di sesamo e mischiarne il succo con polvere di sandracca del peso d'un fagiolo; berrà questa mistura tre giorni dopo il suo periodo e allora sarà pronta per ricevere il marito.
La prima di queste medicine deve essere presa da sola, all'inizio della cura; poi si prenda la seconda, che, se così piace a Dio Onnipotente, avrà l'effetto desiderato.
C'è anche un altro medicamento. Si fa un miscuglio di nitro, fiele di pecora e cornacchia e una piccola quantità della pianta chiamata el meusk, insieme a pochi grani della stessa. La donna deve impregnare un tampone di lana morbida con questo liquido e servirsene per strofinare la vulva dopo la mestruazione; quindi riceva le carezze del marito e, se è volontà dell'Altissimo, resterà incinta.

CAPITOLO XV

DELLE CAUSE DELL'IMPOTENZA NELL'UOMO

Sappi, o Visir (Dio sia buono con te!), che vi sono uomini il cui sperma è sparso a terra dalla freddezza innata della loro natura, da malattie organiche, da emissioni purulente e febbri. Vi sono anche uomini con il canale urinario deviato, che forma una curva verso il basso per cui il liquido seminale non può essere eiaculato diritto in avanti, ma si riversa in giù.
Altri hanno il membro troppo corto o troppo piccolo per raggiungere il collo dell'utero, oppure la loro vescica è ulcerata, o hanno altre infermità, che rendono loro impossibile effettuare il coito.
Infine, vi sono uomini che giungono all'orgasmo più rapidamente delle donne, per cui le due emissioni non sono simultanee; in questo caso non c'è concepimento.
Tutte queste condizioni servono a spiegare la mancanza di concepimento nella donna; ma la causa principale è la poca lunghezza del membro virile.
L'impotenza può anche essere causata da un improvviso passaggio dal caldo al freddo e dal freddo al caldo, nonché da un gran numero di ragioni analoghe.
Gli uomini che non possono generare per l'impurità del loro sperma, dovuta alla freddezza della loro natura, a malattie organiche, a emissioni purulente, febbri e simili, oppure per l'eccessiva rapidità nell'eiaculazione, si possono curare. Essi dovrebbero mangiare dolci stimolanti, contenenti miele, zenzero, piretro, sciroppo d'aceto, elleboro, aglio, cinnamomo, noce moscata, cardamomo, lingue di passero, cinnamomo cinese, pepe lungo e altre spezie. Così guariranno.
Quanto agli altri mali che abbiamo indicato – la curvatura dell'uretra, le piccole dimensioni del membro, un'ulcera alla vescica e altre infermità che impediscono il coito – soltanto Dio può curarli.

CAPITOLO XVI

IMPOTENZA TEMPORANEA

Sappi, o Visir (Dio sia buono con te!), che l'impotenza deriva da tre cause: prima, l'impotenza temporanea; seconda, una costituzione debole e fiacca; terza, l'eiaculazione precoce.
Per curare l'impotenza temporanea dovete prendere cinnamomo della Mecca, galanga, chiodi di garofano, catec indiano, noce moscata, erba passerina, cinnamomo, pepe persiano, cardo indiano, cardamomo, piretro, semi di lauro e petali di garofano. Tutti questi ingredienti vanno accuratamente pestati insieme e messi in un brodo, meglio se di piccione, che va bevuto quanto più si può mattina e sera; il brodo di piccione, comunque, può essere sostituito a piacere. Prima e dopo bevete un bicchiere d'acqua. Il composto può anche essere preso con il miele, che è il modo migliore e dà ottimi risultati.
Chi eiacula troppo presto deve prendere noce moscata e incenso (oliban) mescolati nel miele.
Se l'impotenza deriva da debolezza, si uniscono al miele i seguenti ingredienti: piretro, semi di ortica, euforbia, zenzero, cinnamomo della Mecca e cardamomo. Questo preparato farà sparire la debolezza, con il permesso dell'Altissimo.
Non posso garantire, comunque, l'efficacia dei medicamenti presentati, la virtù dei quali non è stata messa alla prova.
L'impossibilità di compiere il coito, a causa della mancanza di durezza del membro, è dovuta anche ad altri fattori. Poniamo il caso che un uomo con il membro in erezione se lo ritrovi flaccido proprio quando sta per inserirlo tra le cosce della donna. Egli pensa che sia impotenza, mentre è forse semplicemente il risultato di un eccessivo rispetto per la compagna, o di un'inopportuna timidezza, oppure ciò avviene perché ha visto qualcosa di sgradevole, o ha sentito un cattivo odore; infine, può anche essere dovuto a gelosia, ispirata dal pensiero che la compagna non è più vergine ed è servita al piacere di altri uomini.

CAPITOLO XVII

PRESCRIZIONI PER AUMENTARE LE DIMENSIONI
DEI MEMBRI PICCOLI E RENDERLI SPLENDIDI

Sappi, o Visir (Dio sia buono con te!), che questo capitolo, in cui si tratta delle dimensioni del membro virile, è di grandissima importanza sia per gli uomini sia per le donne.
Per gli uomini, perché è da un membro vigoroso e di buone dimensioni che derivano l'amore e l'attaccamento delle donne; per le donne, perché è da tali membri che la loro passione amorosa viene appagata ed esse ricevono il maggior piacere. Questo risulta chiaramente dal fatto che molti uomini, per il solo fatto di avere membri insignificanti, sono, per quel che riguarda il coito, detestati dalle donne, che nutrono avversione anche per quanti hanno membri molli, torpidi e rilassati. Tutta la loro felicità consiste nell'uso di membri robusti e vigorosi.
Dunque, un uomo che ha un pene piccolo e vuole aumentarne le dimensioni e renderlo più vigoroso, deve frizionarlo prima del coito con acqua tiepida, finché diventa rosso e si allunga per l'afflusso di sangue prodotto dal calore; quindi applicarvi un miscuglio di miele e zenzero, strofinandolo bene perché venga assorbito. Poi darlo alla donna; esso la farà godere tanto da farle desiderare che non esca più da lei.
Un altro medicamento consiste d'un composto fatto con una moderata quantità di pepe, lavanda, galanga e muschio, ridotti in polvere, passati al setaccio e mescolati con miele e zenzero conservato. Il membro, dopo essere stato prima lavato in acqua calda, dev'essere vigorosamente massaggiato con il miscuglio; allora diverrà grosso e vigoroso, dando alla donna una meravigliosa sensazione di voluttà.
Un terzo rimedio è il seguente: lavate il membro con acqua calda finché si arrossa e diventa eretto, poi avvolgetelo in un pezzo di pelle morbida spalmata di pece calda. Non ci vorrà molto perché il membro alzi la testa, tremando di passione. Tenete la pelle finché la pece si raffredda e il membro è di nuovo in riposo. Questa operazione, ripetuta parecchie volte, avrà l'effetto di rendere il pene forte e grosso.
Un quarto rimedio è basato sull'uso delle sanguisughe, ma soltanto quelle che vivono nell'acqua. Mettetene molte in una bottiglia, quante ce ne stanno, e riempitela d'olio. Poi esponete la bottiglia al sole, finché il calore dello stesso le abbia spappolate riducendole a un miscuglio. Con il fluido così ottenuto strofinate il membro per parecchi giorni consecutivi e, con questo trattamento, diverrà di rispettabili dimensioni.
Per un altro metodo di cura è necessario il membro di un asino. Procuratevene uno e bollitelo insieme a cipolla e a una grande quantità di grano. Con esso nutrite del pollame, che in seguito mangerete Si può anche lasciar macerare il membro dell'asino nell'olio, poi mettere parte del fluido così ottenuto sul proprio membro e bere il resto.
Ancora, si possono schiacciare delle sanguisughe nell'olio e strofinare il membro con questo unguento; oppure si possono mettere le sanguisughe in una bottiglia e seppellire quest'ultima in un letamaio caldo finché le sanguisughe si sono dissolte in un fluido pastoso, formando una specie di linimento, da applicare ripetutamente sul membro. Questo ne trarrà grande beneficio.
Si può anche mischiare resina e cera con asfodelo e colla da calzolaio, e con questo composto strofinare il membro, che aumenterà di dimensioni.
L'efficacia di questi trattamenti è ben nota e io stesso li ho provati.

CAPITOLO XVIII

DELLE COSE CHE ELIMINANO IL CATTIVO ODORE DALLE
ASCELLE E DALL'ORGANO SESSUALE FEMMINILE
E CHE RESTRINGONO QUEST'ULTIMO

Sappi, o Visir (Dio ti sia benigno!), che vulva e ascelle maleodoranti sono, insieme alla vagina larga, il peggiore dei mali.
La donna che vuole eliminare questo inconveniente deve pestare della mirra rossa, setacciarla, mescolare questa polvere in acqua di mirto e col miscuglio così ottenuto frizionare l'organo sessuale. Tutti i cattivi odori spariranno.
Un altro rimedio consiste nel pestare della lavanda e mescolarla ad acqua di muschio e rosa. Imbevetene uno straccio di lana e strofinate la vulva finché ve la sentite molto calda. Così non emanerà più alcun odore.
Se una donna vuole stringere la vagina, deve soltanto sciogliere in acqua dell'allume e lavare l'organo sessuale con questa soluzione, che diventa ancora più efficace con l'aggiunta d'un po' di corteccia di noce, che è una sostanza molto astringente.
Un altro rimedio ben noto per la sua efficacia è il seguente. Si fanno bollire in acqua carrube snocciolate e corteccia di melograno. Poi la donna faccia un semicupio nell'estratto così ottenuto, che deve essere tanto caldo quanto ella può sopportare; quando si raffredda, deve essere riscaldato e usato di nuovo, per molte immersioni ripetute. Lo stesso risultato si può ottenere suffumigando la vulva con sterco di vacca.
Per eliminare il cattivo odore dalle ascelle, prendete antimonio e mastice, pestateli insieme e metteteli in acqua in un vaso di terracotta. Strofinate il composto contro la terracotta finché diventa rosso; quando è pronto all'uso, passatelo sotto le ascelle e il cattivo odore scomparirà. Per una cura radicale, ripetere l'operazione.
Lo stesso risultato si può ottenere se si pestano insieme antimonio e mastice, e poi si mette questo composto sulla stufa, a fuoco basso, finché non prende la consistenza del pane. Sfregatelo con una pietra per togliere la pellicola che si sarà formata. Quindi strofinatelo sotto le ascelle e potete star sicuri che il cattivo odore sarà presto sparito.

CAPITOLO XIX

INFORMAZIONI SULLA GRAVIDANZA E SU COME SI PUÒ
SAPERE SE IL NASCITURO SARÀ MASCHIO O FEMMINA

Sappi, o Visir (Dio ti sia benigno!), che i segni sicuri di gravidanza sono i seguenti: la vulva della donna è molto asciutta subito dopo il coito, lei tende a stirarsi, ha frequenti attacchi di sonnolenza, il suo sonno è pesante e profondo, la sua vulva si contrae spesso a un grado tale che nemmeno un meroud potrebbe penetrarvi, i capezzoli si scuriscono e, infine, segno più sicuro di tutti, la sue mestruazioni cessano.
Se la donna rimane sempre in buona salute dopo l'accertamento della gravidanza, se il suo viso rimane bello e la carnagione chiara, se non le vengono lentiggini, allora si può prendere tutto ciò come un segno che il nascituro sarà un maschio.
Anche i capezzoli molto rossi indicano che il piccolo sarà di sesso maschile. Lo stesso significato hanno il grande sviluppo dei seni e le emorragie dalla narice destra.
I segni che il nascituro è di sesso femminile sono molti. Li elenco qui: frequenti malesseri durante la gravidanza, colorito pallido, lentiggini e macchie sulla pelle, dolori all'utero, numerosi incubi, capezzoli neri, un senso di pesantezza sul lato sinistro, emorragie nasali dalla stessa parte. Nel caso che vi sia qualche dubbio sulla gravidanza, fate bere alla donna acqua di miele, quando si conca, e, se ha un senso di pesantezza all'addome, è segno che aspetta un bambino. Se si sente più pesante sul lato destro che sul sinistro, il bimbo sarà un maschio. Anche il fatto che i seni si gonfino di latte indica che il nascituro è di sesso maschile.
Ho ricevuto queste informazioni da studiosi e sono tutte accertate e provate.

CAPITOLO XX

 CHE COSTITUISCE LA CONCLUSIONE DELL'OPERA
E TRATTA DEI BUONI EFFETTI DEL MANGIARE
UOVA PER FAVORIRE IL COITO

Sappi, o Visir (Dio ti sia benigno!), che questo capitolo contiene informazioni importantissime su come aumentare l'intesa nel coito, ed è di grande utilità tanto al vecchio quanto al giovane e all'uomo nel fiore degli anni.
Lo sceicco, che dà buoni consigli alle creature di Dio il Grande, il saggio, il sapiente, il migliore degli uomini del suo tempo, dice su questo argomento le cose che seguono; ascolta dunque le sue parole.
Chi usa mangiare ogni giorno a digiuno tuorli d'uova, senza la parte bianca, troverà in questo cibo un ottimo stimolante energetico per l'atto sessuale. Lo stesso effetto si ottiene mangiando per tre giorni tuorli d'uova mescolati con cipolla tritata.
Chi fa bollire asparagi, li frigge in olio o altro grasso, poi versa su di essi tuorli d'uova con sale pestato e ne mangia ogni giorno, diventerà fortissimo per il coito, trovando in questo piatto uno stimolante al suo desiderio amoroso.
Chi, pelate alcune cipolle, le mette in una casseruola con sale, aromi e tuorli d'uova, e frigge il tutto in olio, acquisterà un sorprendente e inestimabile vigore sessuale, se ne mangerà per parecchi giorni di seguito.
Il latte di cammella mescolato al miele e preso regolarmente, infonde un vigore senza pari per l'atto sessuale, facendo sì che il membro virile sia pronto notte e giorno.
Chi per molti giorni mangia uova bollite con mirra, cinnamomo e pepe farà enormemente aumentare il suo vigore per il coito e il numero delle sue erezioni, tanto da fargli pensare che il suo membro non tornerà più a riposo.
Un uomo che desideri fare l'amore per tutta la notte e, siccome questo desiderio gli è venuto all'improvviso, non ha avuto il tempo di prepararsi seguendo una delle diete descritte sopra, può ricorrere alla ricetta che ora dirò.
Prenda una grande quantità di uova, così da poterne mangiare all'eccesso, e le frigga con grasso fresco e burro; poi le immerga nel miele e mescoli per bene il tutto. Deve mangiarne quanto più può con un po' di pane e il suo membro non gli darà riposo per tutta la notte.
Su questo argomento sono stati composti i seguenti versi:

Il membro di Abu el Meilukh è rimasto eretto
Per trenta giorni di seguito, perché ha mangiato cipolle.
Abu el Mejdia ha deflorato in una sola notte
Ottanta vergini, senza mangiare né bere nulla nel frattempo,
Perché prima aveva mangiato ceci e latte di cammella misto a miele
Mimun, il negro, non finiva mai di versare il suo sperma,
Per cinquanta giorni il suo membro operò senza sosta.
Quanto orgoglio provò per questa impresa.
Ancora dieci giorni lavorò, né era ancora appagato.
Ma per tutto questo tempo mangiò soltanto uova e pane.

Le gesta di Abu el Meilukh, Abu e! Meidja e Mimun sono state giustamente lodate e la loro storia è proprio meravigliosa. Dunque la presento qui, se a Dio piace, completando così il notevole servizio che questo libro è destinato a fare all'umanità.

STORIA DI ZOHRA
Lo sceicco, il protettore della religione (Dio l'Altissimo sia benigno con lui!), riferisce che nella remota antichità viveva un illustre re, che aveva molte armate e immense ricchezze.
Questo re aveva sette figlie, notevoli per la loro bellezza e perfezione, che erano nate una dopo l'altra, senza alcun maschio tra di loro.
Molti re di quel tempo le volevano in matrimonio, ma esse si rifiutavano di sposarsi. Portavano abiti maschili, montavano magnifici cavalli con bardature ricamate d'oro, sapevano maneggiare la spada e la lancia, e a singolar tenzone sconfiggevano gli uomini. Ognuna di esse possedeva uno splendido palazzo, con la servitù e gli schiavi necessari per mandarlo avanti.
Ogni volta che una proposta di matrimonio per una di esse veniva presentata al re, questi non mancava mai di consultare la figlia in questione; ma esse rispondevano sempre: «Non sarà mai.»
Diverse conclusioni venivano tratte da questi rifiuti; alcune in senso buono, altre in senso cattivo.
Per molto tempo non si potè raccogliere alcuna informazione positiva sulle ragioni ditale condotta e le principesse continuarono ad agire allo stesso modo fino alla morte del padre. Allora la maggiore di esse fu chiamata a succedergli, ricevendo il giuramento di fedeltà dei sudditi. La notizia di questa ascesa al trono si diffuse in tutti i paesi.
Il nome della primogenita era Fuzel Djemal (fiore di bellezza); la seconda si chiamava Soltana el Agmar (regina delle lune); la terza, Bediâat el Djemal (incomparabile in beltà); la quarta, Ouarda (rosa); la quinta, Mahmuda (lodevole); la sesta, Kamela (perfetta); e infine, la settima Zohra (bellezza).
Zohra, la più giovane, era anche la più intelligente e giudiziosa. Amava appassionatamente la caccia e un giorno, mentre galoppava attraverso i campi, incontrò sulla sua via un cavaliere, che la salutò, e lei restituì il saluto. Il cavaliere pensò d'aver udito una voce femminile, ma, siccome il volto di Zohra era coperto da un lembo del suo haik, non ne fu sicuro e si disse: «Devo assolutamente sapere se è un uomo o una donna».
Interrogò dunque uno dei servi che seguivano la princpessa, il quale dissolse i suoi dubbi. Allora si avvicinò a Zohra e discorse piacevolmente con lei finché si fermarono per fare colazione. Il cavaliere sedette accanto alla principessa per dividere il pasto.
Con grande delusione di lui, Zohra non si scoprì il volto e, dicendo d'essersi imposta un digiuno, non mangiò nulla. Ma il cavaliere non poté fare a meno di ammirare le mani di Zohra, la grazia della sua vita, l'espressione amorosa dei suoi occhi. E il suo cuore si accese di ardente amore.
Tra loro ebbe luogo la conversazione che segue.
Il Cavaliere: «Il tuo cuore è insensibile all'amicizia?»
Zohra: «Non conviene che un uomo provi amicizia per una donna, poiché, se i loro cuori tendono l'uno verso l'altro, sono presto invasi da desideri e, con Satana che li istiga a peccare, la loro caduta è presto nota a tutti».
Il Cavaliere: «Non è così, quando l'affetto è sincero e il loro rapporto puro, senza infedeltà e tradimento».
Zohra: «Se una donna si lascia sopraffare dall'affetto che sente per un uomo, diventa oggetto del disprezzo generale e tutti la calunniano, dal che non possono venire che pene e rimpianti».
Il Cavaliere: «Ma il nostro amore rimarrà segreto e in questo luogo remoto, che può servirci da luogo d'incontro, avremmo rapporti ignoti a tutti».
Zohra: «Non è sicuro. Non si potrebbe fare molto facilmente, presto saremmo sospettati e avremmo addosso gli occhi di tutti».
Il Cavaliere: «Ma l'amore è fonte di vita. Cioè, la felicità, gli incontri, gli abbracci, le carezze degli amanti. Io sacrificherei la mia fortuna e persino la mia vita per te».
Zohra: «Le tue parole sono ispirate dall'amore e il tuo sorriso è seducente; ma farai meglio a non continuare questo discorso».
Il Cavaliere: «Le tue parole sono di smeraldo e il tuo consiglio sincero. Ma l'amore ha messo radici nel mio cuore e nessuno può strappano di là. Se mi allontani da te, è certo che morirò».
Zohra: «Proprio per questo devi tornare a casa tua e io alla mia. Se piace a Dio, ci incontreremo ancora».
Quindi si separarono, tornando ciascuno alla propria abitazione.
Il nome del cavaliere era Abu e! Meidja. Suo padre, Kheirun, era un grande mercante, immensamente ricco, la cui casa sorgeva isolata oltre la proprietà della principessa, a un giorno di distanza dal palazzo. Tornato nel suo alloggio, Abu el Meidja non trovò pace e, al cader della notte, si buttò di nuovo addosso il temeur, prese un turbante nero e sotto il temeur allacciò la spada. Poi montò in sella al suo cavallo e, accompagnato dal suo negro favorito, Mimun, si allontanò segretamente col favore delle tenebre.
I due cavalcarono senza fermarsi tutta la notte e, all'alba, furono in vista del palazzo di Zohra. Allora fecero una sosta tra le colline e, notata una caverna, vi entrarono con i cavalli. Lasciato il negro a guardia degli animali, Abu el Meidja si avviò verso il palazzo, per esaminare i suoi accessi, e lo trovò circondato da un muro altissimo. Non potendo entrare, si ritirò a una certa distanza per osservare quelli che uscivano. Ma passò l'intera giornata e nessuno comparve. Dopo il tramonto, si sedette all'entrata della caverna e rimase di vedetta fino a mezzanotte; poi il sonno lo spraffece.
Dormiva con il capo sulle ginocchia di Mimun, quando improvvisamente quest'ultimo lo svegliò. «Cosa c'è?» domandò. «Padrone,» disse il negro, «ho sentito dei rumori nella caverna e ho visto il bagliore di una luce.» Abu el Meidja si alzò immediatamente e, guardando con attenzione, scorse in effetti una luce, verso la quale si mosse e che lo guidò in un recesso della grotta. Dopo aver ordinato al negro di aspettare mentre egli andava a vedere da dove provenisse, prese la sua spada e s'inoltrò nella caverna. Scoprì così una specie di volta sotterranea, nella quale discese.
Era quasi impossibile entrarvi, a causa delle pietre che ostruivano l'accesso. Con molta pena, però, riuscì a raggiungere una specie di crepaccio dal quale filtrava la luce. Guardandovi attraverso, vide la principessa Zohra circondata da un centinaio di vergini. Era un magnifico palazzo scavato nel cuore della montagna, stupendamente arredato e risplendente d'oro dappertutto. Le serve mangiavano e bevevano, unendosi ai piaceri della tavola.
Abu el Meidja si disse: «Ahimé, non ho alcun compagno che mi assista in questo difficile frangente». Ispirato da questa riflessione, tornò dal suo servo Mimoun e gli disse: «Va' dal mio fratello davanti a Dio, Abu el Meilukh, e digli di venire qui più presto che può». Subito il negro montò a cavallo e galoppò per il resto della notte.
Di tutti i suoi amici, Abu e! Meilukh era quello che Abu e! Meidja prediligeva. Era il figlio del Visir. Questo giovane, Abu e! Meidja e il negro Mimun passavano per i tre uomini più forti e impavidi del loro tempo e nessuno li aveva mai battuti in duello.
Quando Mimun arrivò dall'amico del padrone e gli riferì quello che era successo, l'altro disse: «Sia fatta la volontà dell'Altissimo, poiché noi apparteniamo a Dio e a Lui ritorneremo». Quindi cinse la sciabola, saltò a cavallo e, prendendo con sé il suo negro favorito, si avviò con Mimun verso la caverna.
Abu e! Meidja uscì a dargli il benvenuto e, avendolo informato dell'amore che sentiva per Zohra, gli disse della sua risoluzione a entrare con la forza nel palazzo, delle circostanze in cui si era rifugiato nella caverna e della meravigliosa scena che qui aveva visto. Abu el Meilukh restò senza parole per la sorpresa.
Al tramonto udirono voci femminili che cantavano, ridevano forte e conversavano animatamente. Abu el Meidja disse all'amico: «Va' in fondo al passaggio sotterraneo e guarda. Poi capirai l'amore di tuo fratello». Abu el Meilukh, sgusciato silenziosamente all'estremità della grotta, guardò all'interno del palazzo e rimase ammaliato dalla vista delle vergini e delle loro bellezze. «Fratello» chiese, «chi tra quelle donne è Zohra?»
Abu el Meidja rispose: «Quella dalle forme perfette, il cui sorriso è irresistibile, le guance sono rosa e la fronte è mirabilmente bianca, che ha il capo cinto da una corona di perle e indossa una veste scintillante d'oro. E seduta su un trono incrostato di pietre rare e borchie d'argento, e appoggia il capo sulla mano».
«L'ho notata fra tutte le altre» disse Abu el Meilukh, «come se fosse un vessillo o una fiaccola accesa. Ma, fratello mio, permettimi di richiamare la tua attenzione su un fatto che sembra non averti colpito.» «Quale fatto?» domandò Abu e! Meidja. L'amico rispose: «E sicuro, fratello, che in quel palazzo regna la lussuria. Osserva che le donne vengono qui soltanto di notte e che questo è un luogo remoto. Ci sono tutti i motivi per credere che sia dedicato esclusivamente ai piaceri della tavola, del bere e del sesso, e se pensavi di poterti incontrare con il tuo amore in una situazione diversa dalla presente, avresti scoperto che t'ingannavi, anche se avessi trovato il modo di comunicare con lei con l'aiuto di altre persone». «E perché?» domandò Abu e! Meidja. «Perché, » disse l'amico, «a quanto mi è dato vedere, Zohra cerca l'affetto di giovani ragazze, il che prova che non ha inclinazione per gli uomini e non può corrispondere al loro amore.»
«O Abu e! Meilukh,» disse e! Meidja, «conosco il valore del tuo giudizio ed è per questo che ti ho mandato a chiamare. Sai che non ho mai esitato a seguire una tua raccomandazione e un tuo consiglio!». «Fratello» disse il figlo del Visir, «se Dio non ti avesse guidato a questo crepaccio, non avresti mai potuto avvicinare Zohra. Ma, se a Dio piace, di qui possiamo entrare.»
Il mattino dopo, all'alba, ordinarono ai loro negri di praticare un'apertura in quel punto e togliere di mezzo tutto quanto potesse ostruire il passaggio. Fatto questo, nascosero i cavalli in un'altra grotta, al sicuro dagli animali feroci e dai ladri; poi tutti e quattro, i due padroni e i due servi, scesero nella volta sotterranea e penetrarono nel palazzo, ognuno armato di spada e di un piccolo scudo rotondo. Infine richiusero l'apertura, ridando al crepaccio il suo aspetto primitivo.
Ora si trovavano al buio, ma Abu el Meilukh, strofinato un accendino, accese una delle candele che si trovavano nella sala e il quartetto si mise a esplorare il palazzo in ogni senso. L'arredamento era stupendo. Dovunque c'erano letti e divani d'ogni tipo, ricchi candelabri, splendide lumiere, tappeti sontuosi e tavoli coperti di cibi, bevande e frutta, con coppe e bottiglie, e l'aria profumata dalle fragranze più dolci. Poco dopo fecero la loro apparizione le serve. La loro andatura denotava allo stesso tempo indifferenza e languore. Sedettero sui divani e alcune negre offrirono loro da mangiare e da bere. Esse mangiarono, bevvero e cantarono melodiosamente.
Allora, vedendole stordite dal vino, i quattro uomini balzarono fuori dal loro nascondiglio con le spade in pugno, brandendole sopra le teste delle serventi, avendo prima avuto cura di coprisi il viso con il bordo superiore dello haik.
«Chi sono questi uomini» gridò Zohra, «che col favore delle ombre notturne invadono il nostro palazzo? Sono sbucati fuori dalla terra o scesi dal cielo? Cosa volete?»
«Il coito! » risposero essi.
«Con chi?» domandò Zohra.
«Con te, pupilla dei miei occhi! » disse Abu el Meidja, avanzando.
Zohra: «Chi sei?»
«Abu el Meidja.»
Zohra: «Come fai a conoscermi?»
«Sono io quello che hai incontrato mentre andavi a caccia nel tal posto.»
Zohra: «Ma cosa ti ha condotto qui?»
«La volontà dell'Altissimo.»
A questa risposta Zohra tacque, mettendosi a pensare al modo di liberarsi di quegli intrusi.
Ora, tra le vergini presenti ce n'erano molte le cui vulve erano come sbarrate col ferro e che nessuno era stato in grado di deflorare; c'era anche una donna di nome Muna (colei che placa la passione), che era insaziabile riguardo al coito. Zohra pensò tra sé: «Soltanto con uno stratagemma posso liberarmi di costoro. Come condizione per il mio consenso, imporrò loro di compiere cose che non sono in grado di fare». Poi, rivolgendosi ad Abu el Meidja, la principessa disse: «Potrai possedermi soltanto alle condizioni che t'imporrò». I quattro cavalieri acconsentirono ancora prima di conoscerle ed ella continuò: «Ma datemi la vostra parola che, se non farete ciò che è pattuito, sarete miei prigionieri e vi porrete interamente alla mia mercè».
«Hai la nostra parola,» dissero i quattro uomini. Zohra li fece giurare che l'avrebbero mantenuta, poi, ponendo la sua mano in quella di Abu el Meidja, disse: «Quanto a te, t'impongo di deflorare ottanta vergini senza eiaculare. Questa è la mia volontà!» Egli rispose: «Accetto».
Allora lei lo fece entrare in una camera dove c'erano parecchi letti di vario tipo e, una dopo l'altra, gli mandò le ottanta vergini. Abu e! Meidja le deflorò tutte e in tal modo, nel corso di una sola notte, rapi la verginità di ottanta ragazze senza emettere la più piccola goccia di sperma. Questo straordinario vigore sbalordì Zohra e così pure tutte le donne che erano presenti.
Allora la principessa, rivolta al negro Mimun, domandò: «E questo, come si chiama?». «Mimun» risposero gli altri. «Il tuo compito» disse Zohra, indicando il negro, «sarà fare l'amore con quella donna, senza riposare mai, per cinquanta giorni consecutivi; non c'è bisogno che eiaculi se non vuoi; ma se la fatica eccessiva ti costringe a fermarti, non avrai assolto il tuo obbligo. » I due padroni protestarono altamente contro la durezza di questo compito; ma Mimun disse: «Accetto la condizione e ne uscirò con onore!» In realtà quel negro aveva un appetito insaziabile per l'amplesso. Zohra gli ordinò di andare con Muna nella camera di lei, dicendo a quest'ulti ma di farle sapere se il negro mostrava la minima traccia di fatica.
«E tu come ti chiami?» chiese all'amico di Abu el Meidja. «Abu el Meilukh,» rispose lui. «Bene, allora, Abu e! Meilukh, ciò che voglio da te è che tu resti qui, davanti a queste donne e a queste vergini, per trenta giorni di seguito con il membro costantemente in erezione, nelle ore diurne come in quelle notturne» disse la principessa. Poi si rivolse al quarto: «Come ti chiami?»
«Felah» (buona fortuna), fu la risposta. «Molto bene, Felah, tu resterai a nostra disposizione per qualunque servigio possiamo richiederti.» Comunque, Zohra, per non offrire alcun pretesto di mancare alla parola e non essere accusata di malafede, aveva domandato loro, prima di tutto, quale dieta volessero seguire durante il periodo della loro prova. Abu el Meidja aveva chiesto come sola bevanda - a parte l'acqua - latte di cammella con miele e, come nutrimento, ceci cotti con carne e moltissime cipolle; e, grazie a questi cibi, con il permesso di Dio, compì la sua memorabile impresa. Abu e! Meilukh voleva cipolle cucinate con carne e, come bevanda, ancora il succo di cipolle pestate mescolato a miele. Mimoun, da parte sua aveva voluto tuorli d'uova e pane.
Comunque, quando ebbe compiuto la sua impresa, Abu el Meidja chiese a Zohra il favore di copulare con lei, poiché aveva mantenuto la sua promessa.
«Impossibile!» esclamò lei. «La prova che tu hai superato è inseparabile da quelle che devono compiere i tuoi compagni. Il patto va rispettato per intero e allora io manterrò la mia promessa. Ma se uno di voi dovesse fallire, sarete tutti miei prigionieri per volontà dell'Altissimo!» Abu el Meidja cedette di fronte alla sua ferma risoluzione e, sedutosi tra le fanciulle e le donne, mangiò e bevve con loro, aspettando che i suoi compagni portassero a termine i loro compiti.
Dapprima Zohra, convinta che ben presto li avrebbe avuti tutti alla sua mercé, era tutta amabilità e sorrisi. Ma quando arrivò il ventesimo giorno, cominciò a dare segni di preoccupazione; e il trentesimo non poté trattenere le lacrime. Poiché quel giorno Abu e! Meilukh concluse il suo compito ed essendone uscito con onore si sedette vicino all'amico e si unì alla compagnia, che continuò tranquillamente a mangiare e bere in abbondanza.
Da allora la principessa, la cui sola speranza era il fallimento di Mimun, si augurò ardentemente che il negro si sentisse stanco prima di compiere l'opera. Ogni giorno mandava qualcuno a informarsi da Mouna, che le faceva sapere che il vigore del negro aumentava continuamente, tanto che lei cominciava a disperare, vedendo già Abu el Meidja e Abu el Meilukh usciti vittoriosi dalla loro impresa. Un giorno disse ai suoi amici: «Ho chiesto informazioni sul negro e Muna mi fa sapere che è esausto dalla fatica». Al che Abu el Meidja gridò: «In nome di Dio, se Mimun non porta a termine il suo compito, anzi, se non continua ad avere amplessi per altri dieci giorni, farà la più orrenda delle morti!»
Ma il suo zelante servitore non si concesse riposo per cinquanta giorni di seguito e continuò ancora per altri dieci, come il suo padrone aveva ordinato. Muna, da parte sua, ebbe la soddisfazione più grande, poiché quell'impresa aveva finalmente soddisfatto il suo ardore per il coito. Mimun, essendo uscito vincitore dalla prova, poté sedersi con i compagni.
Allora Abu el Meidja disse a Zohra: «Come vedi, abbiamo rispettato tutte le condizioni che ci hai imposto. Sta a tè ora accordarmi quei favori che, secondo il patto, sarebbero stati il premio del nostro successo». «È fin troppo vero!» rispose la principessa e si diede a lui, il quale la trovò superiore alle più eccellenti.
Quanto al negro Mimun, egli sposò Muna. Abu el Meilukh scelse, tra tutte le vergini, quella che aveva trovato più attraente.
Tutti rimasero nel palazzo, abbandonandosi alla letizia e a tutti i piaceri possibili, finché la morte mise fine alla loro felice esistenza e sciolse la loro unione. Dio sia misericordioso con loro come con tutti i musulmani! Amen.
E a questa storia che si riferiscono i versi citati in precedenza. L'ho presentata qui, perché testimonia l'efficacia dei cibi e dei rimedi che ho consigliato per aumentare il vigore sessuale, e tutti i sapienti concordano nel riconoscere i loro benefici effetti.
Vi sono anche altre bevande di eccellente virtù. Io descriverò la seguente: prendete una misura di succo di cipolla e mescolatelo a due misure di miele raffinato. Mettete questo miscuglio sul fuoco finché il succo di cipolla è tutto evaporato e rimane solamente il miele. Quindi toglietelo dal fuoco, lasciatelo raffreddare e conservatelo per usarlo quando volete. Allora mescolate una aukia dello stesso con tre auak d'acqua e mettete dei ceci a bagno in questo liquido per un giorno e una notte. La bevanda deve essere bevuta d'inverno e al momento di coricarsi. In piccola quantità, si badi, e una volta sola. Il membro dell'uomo che la beve non gli darà molto riposo quella notte. Se qualcuno poi ne bevesse per molti giorni di seguito, avrebbe continuamente il membro rigido ed eretto, senza una sola pausa. Gli uomini di temperamento ardente non dovrebbero berlo poiché può dar loro la febbre. Né questa medicina dovrebbe essere presa per tre giorni di seguito, se non da uomini vecchi o di temperamento freddo. Infine, non bisogna ricorrervi d'estate.


Certo ho fatto male a scrivere questo libro;
Ma tu mi perdonerai, mio Dio, non mi lascerai pregare invano
E non mi punirai per questo il giorno del giudizio!
E tu, lettore, dammi ascolto quando ti supplico di dire: Così sia!