IL DON GIOVANNI DEL DISSENSO

MAGISTRALE INTERPRETAZIONE
DI ERWIN SCHROTT NEL RÔLE EN TITRE

In questo periodo la Scala ripropone quel Don Giovanni che suscitò più dissensi che entusiasmi nell’autunno del 2006. Vittorio Sgarbi definì lo spettacolo «uno scempio contro la Scala, contro la cultura, contro Mozart». Il dissenso iroso riguardava soprattutto la regia e le scene di Peter Mussbach, che invece, a parere di chi scrive, costituiscono, insieme all’interpretazione di Erwin Schrott nel ruolo di Don Giovanni, i soli, veri motivi di interesse di questa ripresa del sublime capolavoro di Mozart.
È infatti deludente la direzione di Louis Langrée, priva di quella tensione, di quelle vibrazioni insite nel fraseggio mozartiano che rendono sconvolgente quest’opera, definita «dramma giocoso» dal librettista Lorenzo Da Ponte (il paradosso e l’ossimoro sono solo apparenti).
Il cast è nel complesso mediocre e non sono mancati i fischi, diretti soprattutto alla coppia Donna Anna–Donna Elvira (Carmela Remigio ed Emma Bell). Fa eccezione, come detto, Erwin Schrott, magnifico attore e cantante, forse il miglior Don Giovanni dei nostri tempi: imponente, esuberante la sua presenza scenica, messa in risalto dallo splendido costume ideato da Andrea Schmidt-Futterer; la voce è fascinosa, grazie al suo timbro sontuoso, brunito, vellutato; il fraseggio è elegante e incisivo, la dizione accuratissima per non dire perfetta.


Don Giovanni e Leporello

E memorabile è anche l’allestimento minimalista di Peter Mussbach. La scena è delimitata da pareti biancastre e scandita da due (per brevi momenti anche tre) enormi monoliti neri e semoventi: essi creano spazi atemporali che contribuiscono in maniera determinante a rendere la vicenda di Don Giovanni mitica e archetipica. Unico elemento contestualizzante, un ammiccamento ai tempi nostri dal valore chiaramente sarcastico, è la Vespa bianca su cui Donna Elvira entra platealmente in scena.


Don Giovanni e la statua del Commendatore

Punto culminante di questa profonda, dotta interpretazione registica è la scena del banchetto (un «pezzo di fagiano» e una bottiglia di «eccellente Marzimino» sono gli unici elementi che lo evocano) che si conclude con la perdizione di Don Giovanni tra lugubri nebbie rossastre evocanti gli abissi infernali.

Nonostante la sua disomogeneità, si tratta di uno spettacolo notevole, soprattutto per gli elementi di novità che la lettura di Mussbach contiene.
Repliche il 10, il 12 e il 14 febbraio.
Per approfondimenti si consulti il sito http://www.rodoni.ch/mozart/