Cecilia Balestra

L'istinto more geometrico della musica:
Note introduttive alle Observations sur notre instinct pour la musique et sur son principe di Jean-Philippe Rameau

I

Jean-Philippe Rameau, figura complessa di teorico dell'armonia, musicista e filosofo, ha il grande merito storico di aver sistematizzato l'armonia tonale, attraverso l'indagine della struttura fisico-matematica del suono e con la fondazione del sistema stesso nella naturalità del fenomeno sonoro. Il Traité de l'harmonie (1722), con la teoria dei fondamenti degli accordi e dei relativi rivolti determina di fatto la nascita dell'armonia moderna.

Nel presentare in anteprima la traduzione di una selezione di testi dalle Observations sur notre instinct pour la musique, et sur son principe (1754), ci siamo posti l'obiettivo di mettere in luce, attraverso l'analisi del concetto di istinto, la complessità della riflessione del musicista-filosofo. In questa direzione inseriamo la scelta stessa del testo da proporre: si tratta infatti, insieme alla Démonstration du principe de l'harmonie del 1750, di un'opera appartenente alla piena maturità dell'autore e che costituisce in certo qual modo una summa del suo pensiero filosofico. Più nello specifico, abbiamo creduto opportuno riportare integralmente la Prefazione alle stesse Observations e alcune pagine immediatamente seguenti piuttosto che brani più specificamente tecnici, in cui viene costruito armonicamente e matematicamente il sistema tonale.

La consapevolezza teoretica dell'inscindibilità di teoria e prassi musicale, porta Jean-Philippe Rameau a razionalizzare il sistema dell'armonia tonale fondandolo sull'ordine della natura e a individuare un ambito specifico dell'ascolto musicale coerente con il sistema stesso.

Nel fenomeno acustico della risonanza del corpo sonoro, ovvero nella struttura fisica della natura, viene riconosciuto il principio normativo che, senza soluzione di continuità, fonda la teoria dell'armonia; allo stesso tempo, viene individuata una struttura meccanica e istintuale dell'ascolto, essenzialmente connessa al nostro essere corpi passivamente armonici. L'area specifica dello spazio sonoro di pertinenza della musica, ovvero il suo ambito di percepibilità, viene individuata a partire dalla distinzione tra suono e rumore. Suono è infatti tutto ciò che dà un'impressione composta, determinata dalla presenza, all'interno del suono fondamentale, dei relativi armonici, rumore è ciò che ne dà una semplice. L'accordo perfetto maggiore, e da questo l'intero sistema tonale, vengono dedotti more geometrico a partire dalle proporzioni matematiche riscontrate negli armonici prodotti da un corpo sonoro messo in risonanza.

La coerenza interna alla teorizzazione ramista si presenta di fatto legata all'assunzione fondamentale per cui esiste una continuità, fondata sull'ordine matematico e armonico della natura, tra arte, scienza, e teoria dell'armonia. Per ciò che attiene al principio da cui dedurre le leggi del suono e quindi della composizione, il metodo seguito è quello dell'evidenza razionale di matrice cartesiana, mentre per quanto concerne la fruizione Rameau teorizza la priorità dell'immediatezza percettiva e della corporeità.

Ascoltare e giudicare un brano musicale necessita dell'abbandono di parametri fittizi da parte del fruitore, ma ancor più il libero abbandonarsi alla forza espressiva dell'armonia, che, in quanto natura, agisce direttamente sulla sensorialità meccanicamente percettiva dell'uomo. La capacità di ascolto confuso è la condizione necessaria del piacere; il corpo deve essere lasciato libero di vibrare armonicamente per simpatia, i sensi devono poter cogliere la fisicità espressiva dell'armonia senza interferenze mentali. Alla luce della continuità di sensi e ragione, principio e istinto si inseguono e si ricongiungono continuamente, in un gioco corporeo e razionale coerente le cui regole sono già date, una volta per sempre, dall'ordine eterno della natura.

Il medium teoretico del sistema è infatti il concetto di istinto, ovvero di una soggettività in grado di cogliere immediatamente, attraverso le confuse sembianze del piacere, la struttura quantitativa dell'oggetto musicale organizzato secondo proporzioni matematiche naturali. E' il nostro essere corpi passivamente armonici che determina tale diretta corrispondenza con l'ordine della natura e quindi il consuonare per simpatia; coerentemente all'inscindibilità di arte e scienza, l'armonia è allo stesso tempo scienza dei rapporti tra i suoni e arte di piacere all'orecchio. Ma è il carattere inconscio e potenzialmente razionale, ovvero riconducibile a chiarezza e distinzione, dell'istinto che consente l'individuazione di una dimensione di ascolto dinamica e intensiva, in cui il piacere è inteso come "sentimento di qualche perfezione". Due sono i nuclei teoretici: il primo attribuisce all'orecchio lo statuto di fonte di percezione confusa, il secondo stabilisce la possibilità per il sensibile di trasformarsi, grazie all'analisi, in percezione chiara e distinta. La complessità dell'ascolto è legata alla potenzialità di sempre maggiore discriminazione uditiva dei rapporti sonori, l'analisi scientifica delle proporzioni matematiche e armoniche consente la progressiva chiarificazione dell'oscuro universo dei suoni.

L'ordine armonico trova la sua possibilità di esistenza in quanto la consonanza esercita un'azione attrattiva sul nostro orecchio; l'attenzione, centrale nella tradizione cartesiana per il suo portato antimetafisico, è la prima condizione del piacere e, allo stesso tempo, segna la differenza tra "sentir" e "écouter" individuando così la dimensione dell'ascolto musicale.

Il piacere suscitato da una consonanza desta infatti, in una ipotetica prima volta, l'attenzione, la quale vi si fissa costituendo il punto di partenza per una temporalità dell'ascolto. Si tratta di un incontro casuale tra un determinato rapporto armonico e un soggetto passivamente armonico; ed è il caso, "le hazard", che rende questo incontro fortuito un riconoscimento della comune struttura. In questo primo momento è il piacere legato alla percezione di una consonanza che determina quell'atteggiamento di ascolto finalizzato all'oggetto sonoro in cui si specifica la fruizione musicale.

II

Ma Rameau non si limita all'approfondimento di questo primo momento percettivo. Si pone il problema di superare l'empirismo e il relativismo ad esso connesso teorizzando la possibilità di una memoria uditiva sempre, necessariamente, coerente con i dati iniziali forniti dalla nostra naturale struttura armonica. Sulla base dell'innata analogia strutturale di soggetto percipiente e oggetto sonoro, che il richiamo al caso non è sufficiente a inficiare, si costruisce per stratificazione d'esperienze una memoria uditiva che non è altro che uno sguardo sempre più acuto e discriminante sui fenomeni legati alla risonanza del corpo sonoro, una razionalizzazione percettiva e conoscitiva del dato immediatamente piacevole.

Allo stesso modo la normatività del concetto di ordine naturale si riflette direttamente sul giudizio di gusto: le regole del comporre non possono essere considerate funzionali alla formulazione di un giudizio estetico in quanto veri parametri possono essere solo le eterne leggi del suono e non le transitorie regole del gusto, ovvero, ma semplificando, norme dell'armonia e regole della melodia. Quest'ultima, per essere giudicata, deve essere ricondotta analiticamente all'armonia del basso fondamentale da cui nasce e che ne costituisce la bellezza espressiva.

Alla percezione del basso subentra, solo in un secondo momento, quella dei relativi armonici, i quali sono soggetti ad un principio di scelta da parte del musicista. Tale scelta, prerogativa della soggettività creativa, si costituisce nel flusso temporale della linea melodica, che è contingente rispetto all'armonia e che nasce quindi già di per sé limitata dalla cogente normatività della natura del suono, della materia della musica. Il principio dell'arte come scelta tra il possibile della natura è dunque limitato all'aspetto melodico, ovvero per Rameau contingente, del comporre musica. è il buon gusto a guidare l'artista in tale scelta, la quale però è secondaria rispetto all'intrinseca forza espressiva dell'armonia.

Il gusto ha quindi una sua coerenza intersoggettiva solo se si origina da una percezione istintiva inconscia già formalizzata che si manifesta in primo luogo nel piacere corporeo, in caso contrario rimane confinato nel regno dell'arbitrarietà e dell'assenza di significato. Rameau non smette mai di sottolineare in tutti i suoi scritti come l'unica garanzia di obiettività nel giudizio estetico sia da ricercare nel pieno accordo tra sentimento e ragione, tra sensazione piacevole nell'immediatezza dell'ascolto e conoscenza ordinata metodologicamente delle leggi dell'armonia. L'istinto si manifesta quindi come razionalità inconscia che porta in sé il suggello del più completo accordo tra ragione e passione, ovvero della naturalità antecedente a una ragione discorsiva. Non ci sono salti ma solo un originario connubio in cui il piacere dei sensi costituisce la prima manifestazione sensibile dell'ordine razionale della natura.

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