In beiden Choreographien setzt
Heinz Spoerli
auf Abstraktion, die durch verschiedene
Beziehungen durchbrochen wird.
Heinz Spoerli begreift seine Arbeit als eine
Bewegungspartitur. Er interpretiert im Sinne
Balanchines allein mit tänzerischen Mitteln
die Kompositionen als bewegte Bilder.
Diese ereignen sich in einem auf das Wesentliche
konzentrierten und deshalb beinahe leeren Raum.
Ist in Igor
eine überdimensionierte Fotografie
des ausgestreckten Arms des dirigierenden
Igor Strawinsky einziges Element des
Bühnenbildes,
ist es in der Josephslegende eine Treppe.
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DAL 2 MARZO AL 21 GIUGNO
2003
RICHARD STRAUSS - HEINZ
SPOERLI
JOSEPHSLEGENDE
IGOR STRAVINSKIJ
- HEINZ
SPOERLI
IGOR
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RICHARD STRAUSS - HEINZ
SPOERLI
JOSEPHSLEGENDE
BALLETTO IN UN ATTO SU LIBRETTO DEL CONTE
HARRY KESSLER E DI HUGO VON HOFMANNSTHAL
KARINE SENECA e FRANÇOIS
PETIT
© Peter Schnetz Benkenstrasse 82 -
CH- Basel
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DIRK SEGERS - FRANÇOIS
PETIT - KARINE SENECA
© Peter Schnetz Benkenstrasse 82 -
CH- Basel
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La prima rappresentazione [La Légende de
Joseph]
ebbe luogo all'Opéra Parigi il 14 maggio
1914.
Sul podio il compositore; coreografia di M. Fokine;
scenografia di J. M.
Sert; costumi di L. Bakst. Interpreti:
L. Massine, M.
Kousnetzova e i danzatori dei
Ballets
Russes di Diaghilev.
Gli autori hanno collocato la storia biblica del
pastore
Giuseppe e del suo rifiuto alle profferte amorose
della moglie di Putifarre, nella Venezia di Paolo
Veronese, intorno al 1530, incentrandola sul
contrasto tra la voluttà orientaleggiante
e la castità del fanciullo.
Alla fine, mentre si compie l'apoteosi di
Giuseppe,
la moglie di Putifarre si strangola
con una collana di perle.
Il balletto ha segnato il debutto di Massine
nella coreografia di Diaghilev.
Successive versioni sono state allestite da Kröller
(Opera di Berlino 1921), Balanchine (Copenaghen 1931),
Milloss (Firenze
1956), Tudor (T. Colón
1958),
Rosen (Opera di
Stato di Monaco 1958),
Neumeier
(Vienna 1977).
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Difficile trovare tanti talentí
d'eccezione
riuniti. Il successo fu inebriante, con dieci
chiamate
per Strauss e Hofmannsthal, gradevolmente
miste a fischi. Fra quelli che fischiavano
era
Gabriele
D'Annunzio, offeso dal freddo e
cortese rifiuto del «barbaro magnifico
dagli occhi chiari
di fanciullo» che non aveva gradito
l'offerta di un suo
libretto d'opera.
Fu l'ultima grande festa europea di
Strauss,
e per molto tempo la Parigi a lui tanto cara
gli
sarebbe stata preclusa. Il 31 luglio 1914
scoppiò l
a guerra mondiale. La vita quotidiana e
professionale
continuò a scorrere come al solito;
nei primi mesi
di guerra, i mutamenti non ebbero rilievo
in
Germania, e a Garmisch, dove la pace
pareva
intangibile, venne alla luce il 9 febbraio
1915
l'ultimo poema sinfonico di Strauss,
Eine Alpensinfonie, che egli diresse
il 28 ottobre
di quell'anno alla testa della Dresdner
Hofkapelle
nella sede berlinese della
Philliarmonie.
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Con la Leggenda di
Giuseppe ho inteso rinnovare
la danza: la danza, madre delle arti odierne,
fra le quali agisce da mediatrice.
La danza come espressione dell'elemento
drammatico, ma non esclusivamente.
La danza, se come oggi degenerata in azione
unicamente ritmica o simbolica, ci allontana
spesso
dal vero e proprio nocciolo della danza
autentica,
puramente ispiratrice, consacrata al
movimento
e alla bellezza assoluta: ossia dal balletto.
Questo io volevo ringiovanire.
Credo che dapprincipio siano stati i
danzatori
russi a farmi venire quest'idea. Il mio
Giuseppe contiene entrambi questi elementi:
danza quale dramma e danza in quanto
tale. Il vero possesso della grazia in sé e per sé
non
deve andar perso; analogamente nella musica,
accanto al lato caratteristico, programmatico ed
elementare, non deve mai mancare un lato
propriamente leggiadro.
Questa, più o meno, era la mia
intenzione quando
ho scritto La leggenda di Giuseppe.
L'arte della
danza tollera tanto poco l'improvvisazione
quanto qualunque altra arte seria.
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Una vera collaborazione tra due uomini maturi sarebbe una
rarità straordinaria, ma abbiamo entrambi buona
volontà, serietà, coerenza, e questo è
più del misero 'talento' di cui oggi è fornito ogni
cialtrone.
La lucidità,
non la vaga indeterminatezza, è la vera atmosfera della
creazione artistica.
[Hugo von
Hofmannsthal a Strauss 16.9.1916 e 16.11.1928]
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GIUSEPPE (FRANÇOIS
PETIT) E I PUGILI
© Peter Schnetz Benkenstrasse 82 -
CH- Basel
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FRANÇOIS PETIT E
KARINE SENECA
© Peter Schnetz Benkenstrasse 82 -
CH- Basel
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L'ITALIA E
RICHARD STRAUSS
Morte di Richard
Strauss, a ottantacinque anni.
Credo che i suoi poemi sinfonici
dureranno, a dispetto
dell'eterogeneo linguaggio, delle
lungaggini,
delle ripetizioni, dei compiacimenti
strumentali,
per merito dell'enorme
alacrità di vita
ch'egli v'ha messo dentro.
Non alieno dagli esuberanti effetti
emotivi e da quanto
la musica ha di sensuale, barocco nel
gusto
delle contaminazioni e
sovrapposizioni stilistiche,
capriccioso come un fanciullo e
talvolta insensibile
come una bella donna, Strauss ha
intrattenuto
con la musica un gioco grandioso ed
elementare,
in cui intenzioni e risultati di rado
coincidono,
ma che in gran parte si salva proprio
a causa
dell'eroico e temerario rischio a cui
s'è sempre
esposto il giocatore, col suo cuore
semplice
di bavarese di robuste
voglie.
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