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«L'ufficiale della guardia»
(Opricnik)
Dopo il rifiuto dell'allestimento, da parte dei Teatri Imperiali, di Ondina - l'opera romantica interamente scritta nel 1869 sul libretto di Vladimir Sologub, secondo la novella omonima di Friedrich de la Motte Fouqué, con conseguente distruzione dell'autografo - e l'abbandono del progetto di Mandragora (1870) sul soggetto di Sergei A. Rainskij, Ciajkovskij trovò gli stimoli inventivi giusti alla lettura di Opricnik (L'ufficiale della guardia), una tragedia epica di Ivan I. Lazecnikov. La stesura della musica, questa volta, non conobbe indugi di sorta, completandosi il 20 marzo (1° aprile) 1872. Dopo la pubblicazione da Besel nel 1873, la nuova opera, alleggerita in alcuni episodi nella scrittura orchestrale, fu inserita dal Teatro Mariinskii nel cartellone della stagione successiva.
Alla base di Opricnik vi è un aspro intrigo di passioni sfrenate e di rivalità dinastiche che soltanto nell'annientamento possono trovare uno sbocco. [...] La prima rappresentazione ebbe luogo al Teatro Mariinskij il 12 (24) aprile 1874 sotto la direzione di Eduard Napravnik [...].
Salutato da un convincente successo di pubblico e di critica, almeno da parte degli ambienti progressisti, Opricnik impiega il medesimo organico orchestrale del lavoro precedente e sfiora le tre ore di durata. La partitura apparve da Besel soltanto nel 1896. In quest'opera si conferma la grande sensibilità dell'autore nell'impiego di materiali realistici, giovandosi anche di temi popolari che servono da sottofondo all'azione.
Nella ouverture iniziale sono raccolti in forma antologica gli spunti motivici legati ai principali episodi e personaggi dell'opera nel susseguirsi, senza particolare fantasia, di sei brevi sezioni. Nel primo atto appare evidente che due sono i momenti di maggiore carica emotiva, la canzone di Natalja «L'usignolo nel bosco» (n. 2) che ha tutta la malia di una triste nenia nonché il duetto tra Basmanov e Andrei (n. 5) che instaura un clima eroico e crea quel palpitante anelito alla libertà che è una costante della letteratura romantica, non solo russa. Anche la scena successiva (n. 6), con la forte accentuazione passionale dell'arioso di Natalja, è musicalmente interessante. Nel resto dell'atto, all'avvio (n. 1) risulta ben tratteggiata la brutalità dei due anziani padroni, Zemcuznyj e Mitkov, mentre nell'introduzione alla canzone di Natalja il coro fa sentire l'importante sua presenza con un bel motivo popolare. Ed egualmente il melos paesano ispira l'altro intervento del coro con la nutrice Zacharevna (n. 3). Completano l'atto la comparsa degli Opricnik, con i loro tipici atteggiamenti (n. 4), e il ritorno del coro delle fanciulle, al termine, con il canto e con la danza, in tempo prima «Moderato», poi «Allegro con moto».
Il secondo atto entra nel vivo del dramma, dopo un breve Interludio sul tremolo degli archi. Si individuano due grandi scene: la prima comprende l'assolo iniziale della Bojarynja (n. 7), tra la rassegnazione, l'orgoglio e l'amore materno, e il duetto con Andrei (n. 8). La musica alterna, in questa ampia scena, lunghi periodi un po' convenzionali a rari momenti più ricercati e originali, specie nella varietà della dinamica e nel ben congegnato alternarsi di recitativi e frasi cantabili. L'altra scena rilevante di marcato stampo realistico, con il potere che avvinghia tra le sue spire l'idealismo dello sprovveduto Andrei, scatena le doti di Caikovskii sinfonista, il suo impiego magistrale della scrittura corale, la mobilità e la raffinatezza degli atteggiamenti liederistici, nella continuità di un'arcata espressiva di notevole mole (n. 9).
L'Interludio al terzo atto riporta, con l'impostazione armonica e melodica insistente su scale esatonali e con incisi ripetuti, al carattere nazionale russo dell'opera e sottolinea la epicità della vicenda che si colora di un livido senso fatale. La scena della folla sulla piazza di Mosca (n. 10) si lega al clima dell'interludio e termina con un suggestivo «Andante religioso» su un corale a cappella di stampo liturgico. Nell'episodio della Boiarynia (n. 11), inquieto e turbato, un conciso bozzetto di colore («Allegro») dei monelli svolge un ruolo puramente strumentale per preparare l'entrata in scena di Natalja («Allegro giusto»). La differenza dei due affetti, della madre e della giovane, è tratteggiata dall'autore con magistrale abilità, sino a sfociare nel tema popolare del «Meno mosso» sulla tonalità di si bemolle maggiore. L'arioso di Natalja (n. 12) sulla toccante confessione pubblica della figlia al padre («Allegro tranquillo») ha il suo momento più suggestivo all'inizio, in un certo carattere stilistico arcaico. Conclude il terzo atto un grandioso concertato (n. 13) ove le posizioni dei vari personaggi appaiono bloccate, destinate a subire il fato irrimediabile («Andante non tanto») nel conflitto tra le leggi disumane dei giuramenti e gli affetti privati. E l'«Allegro vivo» della conclusione cristallizza il dominante senso di orrore e di spavento di ognuno per il destino di Andrei.
L'influenza del «grand-opéra» alla Meyerbeer si manifesta ancor più chiaramente nel quarto atto, in particolare nella scena corale di nozze (n. 14) e nelle danze degli Opricnik e delle donne (n. 15), ove la scrittura strumentale è d'impressionante rilievo sonoro. Dopo un bel recitativo, Andrej melodizza nell'«Andante» (n. 16) sui modi caratteristici del «Canto dei battellieri del Volga» con l'ampia sua frase ripetuta dal coro. Poi riprende il recitativo e al «Poco più mosso» l'amico Basmanov cerca di moderare gli accenti accesi e trionfanti di Andrej, dell'orchestra e del coro che conducono al duetto tra Natal'ja e Andrej («Allegro giusto»). E qui Ciajkovskij prende di peso il bellissimo tema cantabile dell'Ouverture Fatum e vi costruisce sopra la pagina più ispirata dell'intera opera. Dopo un altro coro d'ascendenza popolare (n. 17) il dramma si rimette in moto e la musica (n. 18) procede con maggior decisione sintattica e con più spiccata unitarietà. Di conseguenza l'«Andante», nella simultaneità concertata tra il coro e i solisti, dà inizio ad una scena di ampiezza e di respiro, diremmo, verdiani, ove l'inaspettata, assurda soluzione si realizza in una magistrale condotta musicale, con le voci che si uniscono ai colori dell'orchestra (n. 19): Natalja è preda dello Zar, Andrei è arrestato e la Bojarynja è costretta ad assistere all'esecuzione dell'amato figlio mentre gli Opricnik esultano.