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«II fabbro Vakula» (Kuznec Vakula)

L'occasione alla nuova opera si legò ad un concorso commemorativo di Aleksandr N. Serov, bandito dalla Società di Musica Russa di San Pietroburgo sulla base del libretto di Jakov P. Polonskij, tratto dalla novella «La notte prima di Natale» di Gogol. Leggendone il testo, ajkovskij si accese d'interesse per la

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prevalente presenza di caratteri popolari dell'autentico folclore ucraino e, in particolare, fu stimolato dal rapporto di certe situazioni e di alcuni personaggi con la natura. E poi dall'incidenza del fantastico e del soprannaturale, secondo la caratterizzazione, tipicamente gogoliana, per la quale le streghe o i diavoli sono delle persone come le altre, con le passioni, ma anche con i vizi e le piccole miserie di tutti. La composizione si svolse nell'estate del 1874 e il 21 agosto (2 settembre) la nuova opera fu praticamente portata a termine nel rigoglio di una spontanea, impetuosa fertilità inventiva. Vinto il primo premio, ajkovskij cominciò a preoccuparsi dell'allestimento a San Pietroburgo, secondo i termini originari del concorso.

Nel Fabbro Vakula la partitura s'avvale di questi personaggi nei rispettivi registri vocali: Vakula (tenore), Solocha, madre di Vakula (mezzosoprano), Cub (1° basso), Oksana, figlia di Cub (soprano), ërt, il diavolo (1° basso), Maestro di scuola (tenore), Golova (2° basso), Panas (2° tenore), Principe Chiarissimo (2° basso), il Cerimoniere (2° basso), un guardiano (2° basso), un vecchio cosacco (2° basso), voce del dio silvano (2° basso). Contadini, cortigiani, cosacchi, diavoletti, spiriti delle foreste e ondine.

La prima rappresentazione del Fabbro Vakula (Kuznec Va-

ku/a) si svolse al teatro Mariinskij il 24 novembre (6 dicembre) 1876. Sotto la Direzione di Eduard Napravnik, cantarono: Fedor Komissarevskij (Vakula), Ivan Ma1inskij (tub), Osip Petrov (Golova), Ivan Mel'nikov (ért), Vasilij Vasil'ev (Panas), Anna Biurina (Solocha), Wilhelnìine Raab (Oksana), Nikolai Dervi (Maestro di scuola), Fëdor Stravinskij (Principe Chiarissimo), Pavel Djuikov (il Cerimoniere).

Questo è l'ordine dei brani strumentali e dei 20 pezzi vocali dell'opera. Ouverture. Atto primo. Quadro primo. 1 - Solocha, «Come splende la luna chiara»; ert, coro degli spiriti, «Il bianco è diventato più nero», tub. Quadro secondo. 2- Oksana, «Ma che furiosa tormenta»; aria di Oksana, «Fioriva il melo». 3 Vakula, «Non si stanca di ammirarsi»; Oksana, tub. Atto secondo. Quadro primo. Interludio. 4 - Solocha, «La bufera ha portato via la mia scopa»; ërt, «Non ti arrabbiare». 5 - Gobva, «Che neve!»; Solocha, «Forse la bufera si è calmata». 6 Maestro di scuola, «Non c'è nessuno?»; Solocha, «Perché sei venuto?». 7 -tub, «Salve!»; Sobocha, «Mio caro, mio adorato»; Vakula, «Non ti spaventare». 8 - Arioso di Vakula, «Un altro anno è passato». Quadro secondo. 9 - Giovani ragazze e
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coro misto, «Accanto allo steccato è cresciuto il viburno rosso». 10 - Vakula, «Non ti crucciare»; coro, «Perché ritardi?»; Oksana, «Sapete chi ha suonato il violino sotto le mie finestre?». 11 - Oksana, «Di nuovo sei qua»; Vakula, coro e altri. Atto terzo. Quadro primo. Interludio. 12- Coro delle ondine, «E troppo buio per noi»; voce del dio silvano, «Perché ululate?». Quadro secondo. 13 - ert, «Siamo arrivati»; Vakula, «Dove sono, non è un sogno?»; vecchio cosacco, cerinioniere, cortigiani. Quadro terzo. Interludio. 14 - Vakula, «Mi sembra di essere in paradiso»; cerimoniere, cosacchi, Principe Chiarissimo, cortigiani. 15 - Menuet. Principe Chiarissimo, «E andato bene il vostro viaggio?». 16-Danza russa. 17- Danza dei cosacchi di Zaporo-

'e. 18 - Scena, cerimoniere, «E ora sta per iniziarsi una commedia»; Vakula, Cert. Quadro quarto. 19 - Solocha, «C'è chi dice che lui si sarebbe affogato!»; Oksana, «Una buona giornata non mi allieta». 20 - Danze. Finale. Coro, «Siate i benvenuti da noi».

Ilfabbro Vakula rimase in cartellone al Mariinskij per tre stagioni successive con accoglienze, nel complesso, buone ma Jurgenson pubblicò nel 1876 soltanto lo spartito. L'opera, che esige la presenza del consueto, vasto organico orchestrale e corale, nonché di cantanti provetti anche come attori, dura due ore e tre quarti.

Nell'ouverture iniziale si ascolta una selezione del principale materiale motivico dell'opera, a cominciare dal felice movimento introduttivo («Andante con moto») nella contrapposizione tra legni e archi. L'«Andante» successivo accentua il carattere folcloric di ballata con un simpatico tema affidato al corno. Nell'«Allegro giusto» la scrittura si fa piti serrata, per esaurirsi dopo il «Poco meno mosso». Il primo quadro dell'atto primo risulta unitario, sciolto nel linguaggio, ben congegnato nel suo ritmo teatrale. Dopo una breve sezione orchestrale s'afferma il carattere russo della canzone di Solocha (n. 1), quindi, all'entrata in scena di ért, accattivante è uno scherzoso duetto che arriva agli accenti briosi dell'«Allegro vivo» (batt. 166) su un ritmo di 2/4. Quando poi, ért rimane solo («Allegretto») e progetta l'incantesimo di rubare la luna e di scatenare una tempesta di neve («Andante»), il gusto ironico e modernamente satirico di Cajkovskij ha modo di stagliarsi con brillantezza di scrittura vocale e strumentale. Il passaggio orchestrale («Andante non troppo») che porta al secondo quadro impiega con rara eleganza i famosi cromatismi tristaniani, quasi ad accompagnare al suc-

cessivo clima amoroso della vicenda. Nell'atmosfera agitata e siderea della tormenta li neve (n. 2) il personaggio di Oksana e la sua psicologia si rivelano con chiarezza nel recitativo e nell'«Aria del melo» («Andante») dal procedere malinconico. Con l'apparire di Vakula la musica riprende il suo atteggiamento distaccato e la caratterizzazione appassionata e tormentata passa al canto del fabbro (n. 3) che approda all'arioso, con un'idea già anticipata nell'ouverture. Di segno nettamente gogoliano è l'arrivo di tub, il padre di Oksana, in una sottolineatura strumentale efficacissima. Riprende poi il duetto d'amore a bisticcio, tra l'atteggiamento provocatorio di Oksana e il comportamento appassionato, ma ingenuo, di Vakula. Alla fine la donna, rimasta sola, sembra pentirsi; e la musica evidenzia la sua ambiguità.

L'atto secondo inizia con un preludio di modeste proporzioni ma ben presto, nel divertimento di Solocha con Cért (n. 4), poi nel breve scambio con Golova (n. 5) e infine nell'articolato corteggiamento con tutti gli spasimanti (n. 6 e n. 7), si afferma, nel gustosissimo succedersi di occasioni e atteggiamenti comici, la qualità del linguaggio ironico, satirico e graffiante: la cura della sintassi armonica, la strumentazione mai approssimativa, la varietà della tematica che s'intreccia all'elegante melodizzare

ajkovskijano conferiscono a questo primo quadro una spiccata simultaneità di fantastico e di realistico, interrotta dalla sospensione lirica dell'arioso di Vakula (n. 8). II secondo quadro si apre con un lungo e complesso brano del coro, di impronta popolare (n. 9), il cui ritmo, all'arrivo di Oksana, si fa più vivace (n. 10). II carattere capriccioso della giovane donna non rifiuta più la corte dell'innamorato ma lo mette alla prova con la richiesta degli stivaletti della Zanna. Il massimo vigore della pagina è rinvenibile nell'«Andante sostenuto» col bel tema di Vakula (n. 11), contrappuntato dagli interventi di Oksana e del coro sullo sfondo. Alle ultime battute il clima espressivo muta improvvisamente di segno («Più mosso») nel commento strumentale, molto teatrale, dell'episodio comico che si verifica sulla scena quando la gente del paese ritrova i sacchi da cui escono, fra l'ilarità generale, tutti gli spasimanti di Solocha.

Sul pedale del richiamo insistente del corno e sulla lamentosa risposta dei legni, inizia il raffinato Interludio che, con leggerezza di tratto, introduce il terzo atto nel clima fantastico del quadro primo, attraversato da morbide movenze di danza. La scena si apre sul coro delle ondine (n. 12) su cui si sovrappone
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la voce nel registro basso del dio silvano. Dopo un breve recitativo di Vakula, dal sacco di quest'ultimo salta fuori ërt: la concitazione del dialogo tra il fabbro e il demonio è sottolineata dall'orchestra con un denso spessore sinfonico, specie nel frenetico «gopak» di Cert. Ancora l'organico strumentale («Allegro giusto») è in primo piano nella raffigurazione sonora del viaggio nello spazio sino al quadro secondo che si apre con l'arrivo di Vakula e del diavolo al Palazzo della Zanna a San Pietroburgo («Allegro moderato». «Tempo di Polacca»): un brano di musica assai esteso (n. 13), timbricamente ben delineato. Nell'Interludio che inizia il quadro terzo il «Tempo di Polacca» si fa «Molto maestoso» e introduce la scena di corte (n. 14) con gli interventi del coro dei cosacchi e dei cortigiani di stampo piuttosto convenzionale. Il clima generale si fa un po' impettito con il Menuet (n. 15), poi subentrano le danze: una danza russa («Allegro commodo») di tipo cavalleresco (n. 16), con una pregevole seconda idea in fa minore mentre, al «Pid mosso», un accelerando conduce al vorticoso «Vivace» finale; segue la danza dei cosacchi di Zaporod'e (n. 17), dai ritmi fortemente scanditi. Sulle parole del Cerimoniere si apre la scena della sala della Zanna (n. 18) e ert, nel suo colloquio con Vakula, muta 1'«Andante non troppo» in un «Pii mosso» e poi in un incisivo «Allegro vivo». Il quadro quarto ripropone l'atmosfera paesana del villaggio (n. 19) sull'andamento di un canto popolare con il duetto delle due donne, Oksana e Solocha, turbate per la scomparsa di Vakula, mentre il coro (n. 20) fa sentire il clima espressivo di tutta una comunità coinvolta nella vicenda sentimentale del fabbro e della sua bella. Un improvviso «Allegro giusto» preannuncia l'arrivo di Vakula che s'inchina al cospetto di Cub e gli chiede la mano di Oksana con un intervento appassionato: porge regali a tutti e, naturalmente, gli stivaletti ad Oksana. L'«Allegro non troppo e molto maestoso» che conclude l'opera, con lo spunto dei cantastorie della tradizione contadina russa, è un colpo d'ala notevolissimo.