CIAJKOVSKIJ WEBSITE
TCHAIKOVSKY WEBSITE
__________________________________________________________________________________________

BIOGRAFIA, PENSIERI, FILOSOFIA DI

PETR ILJIC CIAJKOVSKIJ

ATTRAVERSO


LETTERE, RICORDI E TESTIMONIANZE


SCETTICISMO E RELIGIONE

LA «LITURGIA DI SAN GIOVANNI CRISOSTOMO»

La signora Nadezda vorrebbe conoscere le idee di Petr in materia di religione. Da Clarens egli risponde:

La tragedia dell'uomo che si abbandona allo scetticismo consiste nel fatto che egli ha perduto i legami con la fede ricevuta e che, alla ricerca di un surrogato, si butta ora su questa, ora su quella dottrina filosofica nella speranza di conquistare così, nella lotta per la vita, quel supremo distacco che dà tanta forza a coloro che credono... Malgrado quel che lei ne possa dire, riuscire a credere resta la più grande delle fortune, ma credere non per abitudine o per difetto d'intelletto, bensì consapevolmente, dopo esser riusciti a metter a tacere tutte le contraddizioni e tutti i dubbi mossi dalla ragione critica.
Un uomo intelligente e credente ad un tempo è, per così dire, protetto da una corazza contro la quale battono senza ferire tutti gli innumerevoli colpi del destino...
E sa che cosa voglio dirle? Mi sembra che ella provi una tale attrazione per la mia musica proprio perché anch'io come lei, sono continuamente assillato dalla nostalgia dell'ideale. Le nostre sofferenze sono le stesse; i suoi dubbi altrettanto forti dei miei. Entrambi nuotiamo sul mare sconfinato dello scetticismo, senza trovare il porto della salvezza. Non è forse per questo che lei sente così intimamente e tanto ama la mia musica?
Nei confronti della Chiesa ho però un atteggiamento radicalmente diverso dal suo. Per me la Chiesa ha conservato molto del suo incanto poetico. Vado molto spesso a messa. La liturgia di San Giovanni Crisostomo mi sembra un'opera d'arte fra le più belle. Se si segue attentamente la liturgia del servizio divino secondo il rito greco-ortodosso e si cerca di penetrare il significato di ogni gesto, si resta profondamente commossi. Mi piacciono molto anche le funzioni vespertine. Entrare il sabato sera in una vecchia chiesa, sostare nella penombra, avvolti nel profumo dell'incenso, calare profondamente in se stessi, e cercare risposta agli eterni problemi: perché, quando, dove, a qual fine; poi, risvegliarsi dalla propria meditazione mentre il coro comincia a cantare; lasciarsi andare intieramente alla suggestione della musica, essere compresi da un'estasi arcana, quando la porta d'oro del tabernacolo si spalanca e si innalza il Te Deum... oh come amo tutto ciò! E uno dei piaceri più grandi che possa provare!
Vede dunque che sono ancora legato alla Chiesa da forti vincoli, ma d'altra parte ho, come lei, perso da gran tempo la fede nei dogmi... In me c'è dunque una grande contraddizione, e ci sarebbe da perderne la ragione se non esistesse la musica, questa preziosa consolatrice. La musica è il più bel dono del cielo, la più alta benedizione elargita all'umanità errante nelle tenebre. Essa sola illumina, riconcilia, placa. Non è fuscello di paglia cui sia vano aggrapparsi. Là musica è un caro amico, un protettore, un consolatore; per amor suo vale la pena di vivere. Forse non c'è musica in cielo. Viviamo dunque sulla terra finché è concesso.

È ovvio che da un tale scetticismo non possa scaturire una musica espressamente religiosa. Fra le opere di Tchaikovsky non si trovano che poche composizioni o singole parti di carattere sacro come, per esempio, il principio dell'Ouverture 1812, dove si avvertono reminiscenze dello stile corale proprio della Chiesa russa. Su ordinazione del suo editore egli ripubblicò con non poca fatica la Liturgia di San Giovanni Crisostomo (come op. 41). Di questo lavoro diede notizia alcuni anni più tardi all'amica Nadezda:

La mia Liturgia aveva destato l'interesse dei direttori della «Associazione musicale di Mosca» e uno di loro la fece studiare al miglior coro di qui, naturalmente dietro un buon compenso. Il risultato fu un'esecuzione nella sala del Conservatorio. Il coro cantò in modo splendido ed io vissi uno dei momenti più felici della mia carriera d'artista. Tutti i presenti si mostravano non meno soddisfatti di me, sicché fu deciso, seduta stante, di ripetere questa Liturgia in un concerto pubblico.

L'esecuzione ebbe luogo a Mosca ii 18 dicembre 1880. L'opera incontrò il favore generale: fu giudicata esemplare come musica sacra moderna, caratteristica per la plasticità dei temi e pervasa di devozione religiosa. Tuttavia il vescovo di Mosca, Ambrogio, prese posizione contro di essa in un articolo comparso sul diffusissimo giornale «Russ». In detto articolo si affermò che la musica sacra sta bene in chiesa e non nelle sale da concerto, che manifestazioni di plauso (tanto più in forma così fragorosa) sono sconvenienti e oltraggiose, che Tchaikovsky si era servito della liturgia di San Giovanni Crisostomo per farne il libretto di un dramma sacro. Comunque il vescovo concluse l'articolo con queste parole:

Credenti, potete esser soddisfatti perché questa volta la liturgia è capitata nelle mani di un musicista di talento ed è stata accolta con unanime consenso. Anche a un musicista di minor levatura sarebbe potuta infatti venir l'idea di musicare un tal testo. Forse la prossima volta avremo una messa sacra di un qualche signor Rosental o Rosenblum e potremo vederla accogliere con zittii e fischi.

Simili giudizi offesero Petr. Tuttavia oggi possiamo anche non dar torto al vescovo Ambrogio. È vero che la musica sacra sta bene in chiesa e non dovrebbe venir trapiantata nell'arida atmosfera di una sala da concerto dove gli applausi le tolgon ogni solennità religiosa.
L'anno dopo Tchaikovsky, in un periodo di fervore religioso, cercò di penetrare a fondo la musica sacra russa.

Mi occupo adesso dei nostri antichi canti sacri, - scrisse, - e sono intento a trascriverli per coro misto (appariranno più tardi come op. 52). È un lavoro che mi appassiona, ma non è facile. Si tratta di conservare a questi antichi canti tutta la loro originalità. Ma poiché alla loro base stanno scale musicali diverse dalle attuali, non è semplice adattarvi le armonie dei nostri giorni. Se però dovessi riuscire ad aver ragione di tali difficoltà, proverei l'orgoglio di avere per primo contribuito alla rinascita del carattere e dello stile originale della nostra musica sacra.

Ripetutamente, nel corso degli anni, il nostro musicista attraversò periodi di fervore religioso. Tuttavia i dogmi della chiesa gli rimasero estranei, al contrario di quanto avvenne per il suo contemporaneo Anton Bruckner, che, animato da un severo sentimento religioso, componeva la sua musica esclusivamente «ad majorem Dei gloriam».

VIAGGIO IN ITALIA

LENTA GUARIGIONE