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BIOGRAFIA, PENSIERI, FILOSOFIA DI

PETR ILJIC CIAJKOVSKIJ

ATTRAVERSO


LETTERE, RICORDI E TESTIMONIANZE


IDILLIO A SIMAKI
MOSCA - PIETROBURGO - KAMENKA
AGOSTO - NOVEMBRE 1879

Il 7 agosto, finalmente, arrivò a Simaki, adagiato in un paesaggio idilliaco, a soli quattro chilometri dalla dimora di Nadezda.

Siedo sulla veranda, assaporo la splendida serata e col pensiero sono accanto a lei, mia cara dispensatrice di felicità. Voglio ora descriverle la mia prima giornata. Dopo una notte tranquilla, ho fatto colazione, quindi mi son messo al lavoro e non mi sono accorto del tempo che volava fino all'ora del pranzo. Dopo aver sbrigato con molta soddisfazione quest'immancabile rito, ho ripreso a lavorare fino alle quattro. Poi, essendo migliorato il tempo, ho fatto una lunga passeggiata. Son sceso giù per il pendio, son salito, attraverso l'orto, fino al boschetto di betulle, ho varcato un fossato, raggiunto il campo ed infine, dopo avere attraversato un prato, mi son trovato nel bosco. Per strada non ho incontrato anima viva, cosa che ha aggiunto incanto particolare alla mia passeggiata. Dopo due ore e un quarto di intensa marcia, sono rientrato nel mio incantevole nido. Ho scritto molte lettere, ho portato il tavolino sulla veranda ed ora sto stendendo per lei queste righe all'aperto, respirando un'aria di campagna meravigliosamente pura, un'aria che a Kamenka mi mancava. Non posso dirle come mi senta bene, sereno e fiducioso. Sian rese grazie a lei, amica cara. A domani.

Di nuovo, come a Firenze, il violinista Pakhulski prendeva lezioni di composizione da Petr e quasi ogni giorno come cortese «postillon d'amour» recava lettere da Brailov e riportava indietro le risposte di Petr. Nadezda aveva messo a disposizione dell'amico un servitore, un cuoco, un cocchiere, oltre una carrozza e relativi cavalli. Dalle lettere che seguono vediamo come piccoli innocui incidenti ravvivassero la relazione, tuttavia misteriosa, dei due innamorati. Fra l'altro non era cosa semplice appagare la curiosità della graziosa figlioletta della signora von Meck, una fanciulla di sette anni a nome Miloska, la quale si stupiva assai che il «Grande Sconosciuto» di Simaki, sempre citato e ricordato, non comparisse mai in carne ed ossa.

Petr a Nadezda:

Simaki, 11 agosto 1879

Pakhulski mi ha detto che nella prossima visita vuoi portare con sé Miloska. Lei sa quanto io ami questa piccina e come non mi stanchi mai di contemplare ii suo incantevole visino nelle fotografie: è una bambina deliziosa, cara, simpatica. I bambini mi piacciono sempre molto. Alla proposta di Pakhulski ho risposto affermativamente poiché non potevo dire a lui quello che ora confido a lei. Non sia in collera con me, amica cara, e non rida di me per la mia stravaganza, ma non posso invitare Miloska a venire da me per le ragioni che ora le esporrò. I miei rapporti con lei, nella forma attuale, formano la mia più grande felicità e la premessa necessaria per ii mio benessere. Non desidererei che in qualche modo dovessero cambiare. Mi sono abituato a vedere in lei il mio spirito buono, ma invisibile. La magia singolare, tutta la poesia della nostra amicizia sta nel fatto che ella mi è così vicina e così infinitamente cara, anche se noi non ci conosciamo per nulla nel significato comune della parola. Ora, una tal forma di conoscenza dovrebbe valere anche per le persone che le sono più vicine. Vorrei amare anche Miloska così come finora ho amato lei. Se la piccola venisse da me, tutto l'incanto svanirebbe. Tutte le persone che compongono la sua famiglia mi sono care e Miloska in modo particolare. Ma che tutto resti, per amor di Dio, così com'è ora.
E che cosa potrei rispondere a Miloska se mi domdadasse perché non vado mai a far visita alla mamma? La nostra conoscenza dovrebbe cominciare con una bugia (molto innocente è vero, ma pur sempre una bugia) e questo mi riesce molesto. Mi perdoni una tale franchezza, mia cara, mia grande amica.

Nadezda risponde:

Come sono felice, mio caro, impareggiabile amico, quando la mattina, alzandomi, penso che lei è così vicino, che abita la casetta a me così nota e così cara e che forse, proprio in questo stesso momento, sta godendo dalla veranda quella vista che mi piace tanto o forse sta passeggiando per quel largo, ombroso viale da me preferito. Come godo che lei sia mio ospite, che je vous possède, come dicono i Francesi.
A proposito di Miloska ho già espresso il mio parere nella lettera di questa mattina. Sento i nostri rapporti esattamente come lei e non vorrei che nulla cambiasse. Fra me e me dovetti ridere dell'ingenuità di Pakhulski e della sua idea che Miloska potesse venire davvero a farle visita. È stata la bambina a sussurrargli nell'orecchio di portarla una volta in carrozza con lui. Lei ha indovinato giusto: il genere della nostra conoscenza, questo nostro non vederci mai, hanno risvegliato la curiosità della piccina. Alcuni giorni fa mi domandò: «È vero che tu non conosci affatto Petr Iljic?» Le risposi: «Al contrario, lo conosco benissimo e soprattutto gli voglio molto bene.» Questa risposta l'ha pienamente soddisfatta. Così, amico mio, righe in questo le nostre opinioni concordano perfettamente.

Ma ancora, durante questa coesistenza in due località separate da sì breve distanza, non mancò, come quell'altra volta a Firenze, un incontro inaspettato, che Petr raccontò poi come segue in una lettera ad Anatol:

Ieri accadde un incidente spiacevole. Verso le quattro andai nel bosco, persuaso di non incontrar certo Nadezda Filaretovna poiché a quell'ora è solita pranzare. Avvenne dunque ch'io uscissi un po' più presto e che ella fosse in ritardo, così ci incontrammo inaspettatamente. Sebbene ci guardassimo soltanto per un attimo, io rimasi estremamente confuso, riuscii però a salutare cortesemente, togliendomi il cappello. Lei invece sembrò perder completamente il controllo e non sapere come comportarsi. Stava seduta con Miloska nella prima carrozza, seguita da altre due con tutta la famiglia.

Nadezda, invece, trovò l'incontro delizioso. Sia in causa della miopia, sia in causa della velocità della carrozza, non riconobbe subito l'amico. Del resto lei, la gran dama, non era tipo da perder facilmente il controllo, così come sembra aver supposto Petr:

Sono veramente felice del nostro incontro, - gli scrisse il giorno stesso, - e non posso descriverle il calore che sentii affluirmi al cuore quando ebbi compreso che era lei quegli che stavamo incontrando. Non desidero rapporti personali fra noi, provo però un piacere enorme a sapermi silenziosa e passiva vicino a lei, a esser con lei sotto un medesimo tetto, come quella volta a teatro a Firenze, o incontrarla come poc'anzi; non sentirla, insomma, come un mito, ma come un essere vivente che mi è caro e che mi rende bella la vita.

Lo spirito volubile e intraprendente di Nadezda era sempre alla ricerca di qualche nuova attività. Adesso stava per votarsi ad un nuovo progetto. Grande avversaria del matrimonio, almeno in teoria, volle, tutt'ad un tratto, farsi mediatrice di nozze e sposare il figlio sedicenne Kolja con Natascia Davidov, una figlia di Alexandra, sorella di Petr, che aveva allora dodici anni. Com'è ovvio, le nozze non avrebbero dovuto effettuarsi subito: ma poiché in vita sua, aveva visto che i matrimoni sono inevitabili, la signora pensò di provvedere per tempo ad avviare sulla giusta strada la sorte dei suoi undici figli.
Ciajkovskij le aveva spesso dipinto a tinte luminose i membri della famiglia Davidov; sicché, entusiasta dei particolari che ha appreso, Nadezda cercò ora, con allusioni e con caute domande, di scandagliare l'opinione dell'amico.

Credo di aver indovinato il suo pensiero, - egli le scrive -. Lei vorrebbe sapere se Natascia potrebbe convenire, quanto a età, per diventar compagna del suo Kolja. Non è così? Oh se ciò potesse realizzarsi un giorno, come sarebbe bello!

E ad Anatol scrive da Simaki:

Ho molte cose da raccontarti a proposito di Natascia. Essa non sospetta certo, di esser al centro di un vasto carteggio fra me e Nadezda Filaretovna. Si tratta di ciò: questa strana, meravigliosa donna si è infiammata all'idea di dare Natascia in moglie a suo figlio Kolja, naturalmente non ora, ma fra cinque o sei anni. Non puoi immaginare che lettere incantevoli mi abbia scritto a questo proposito. seriamente infatuata di questo progetto. Non parlarne, ti prego, a nostra sorella. Gliene farò cenno io stesso più tardi, quando se ne presenterà l'occasione. Altrimenti potrebbe, non conoscendo le lettere di Nadezda Filaretovna, trovare per lo meno buffo che venga tramato un progetto di matrimonio fra un ragazzo di sedici anni e una fanciulla di undici.

La signora Nadezda a Petr:

Brailov, 21 agosto 1879

Com'è perspicace, amico mio; lei ha indovinato immediatamente quello che io sto meditando per Natascia. Se lei ricorda quanto io, avversaria giurata d'ogni matrimonio, ebbi occasione di scriverle una volta, non potrà far a meno di accusarmi di incoerenza. Le mie opinioni circa il matrimonio non sono menomamente cambiate. Ciò nonostante, dopo che i miei quattro figlioli più grandi si sono sposati, ho fatto sufficiente esperienza per convincermi che neppure i miei figli minori sfuggiranno a codesto malanno. Vorrei dunque preservarli almeno da una disgrazia ancor maggiore e fare io per loro una scelta ragionevole. È questa la causa, mio caro, per cui faccio fin d'ora tali progetti e nutro il desiderio di unire i nostri figlioli: la sua Natascia e il mio Kolja. Sono convinta che una donna di tale valore e una madre esemplare come sua sorella Alexandra deve avere figlie dello stesso genere. E il mio Kolja è figlio di un padre eccellente.

Sia qui accennato di sfuggita che la signora von Meck ebbe una buona ispirazione. Il progettato matrimonio diverrà infatti realtà, alcuni anni dopo, non però fra Kolja e Natascia, ma fra Kolja e Anna, sorella minore di Natascia, e fu quello che può dirsi un matrimonio felice. Tipico più che mai della sua misantropia, fu il fatto che la signora Nadezda non soltanto non intervenne a tali nozze, ma neppure, in seguito, volle mai conoscere la famiglia Davidov. Con quegli stretti parenti del suo grande amico intrattenne rapporti unicamente epistolari.
Il 1º settembre Petr si decise a lasciare Simaki. Cedendo alle insistenze di Nadezda, che lo desiderava ardentemente, prima della partenza fece una visita al suo caro Brailov. Fu allora concordato che la signora, con tutti i suoi, sarebbe stata lontana per una gita di molte ore, per tal maniera ch'egli potesse godere di quella sosta nella bellissima casa godendo di una tranquillità assoluta.
Petr restò estasiato per quella visita, così come, del resto, lo aveva estasiato tutto il romantico soggiorno a Simaki.
Un secondo idillio, dopo le splendide giornate fiorentine, era stato dunque possibile?

Ho passato in casa sua due ore, amica cara. Come amo questa casa, soprattutto le stanze del pianterreno e cioè le sue camere e la mia! Ho trascorso la più gran parte del tempo nella sua camera. È difficile dire come mi sentii felice in quelle stanze dove lei era stata fino a pochi istanti prima che io arrivassi, quelle stanze che custodivano ancora la sua presenza. Ho suonato il suo pianoforte a coda, ho provato il suo verticale, mi sono seduto in ogni cantuccio della sua camera, ho bevuto il tè, ho passeggiato per il parco e sono ritornato a casa di ottimo umore. Nel salotto ho scoperto nell'album, fra i ritratti dei suoi cari, due mie fotografie. Ne provai un'emozione indicibile ed un'immensa gioia. Come gliene sono grato, mia cara! Mi ha particolarmente commosso vedere che sono l'unica persona, non appartenente alla sua famiglia, che abbia posto nel suo album.

In quel periodo Petr lavorava con ardore; sentiva che il suo talento diventava sempre più fervido e avrebbe voluto viver molti anni ancora per attingere alla vetta della sua evoluzione e della sua forza creativa. Tuttavia lo riempiva di orrore il pensiero di poter un giorno sopravvivere all'amica:

Bisogna che le dica, amico carissimo, che una frase della sua lettera ha suscitato in me un sentimento ineffabile di gratitudine. «Il pensiero di poter sopravvivere a lei, mi è assolutamente insopportabile.» Mio Dio, non so dire come queste parole mi siano care, preziose! Lei non sa come io l'amo! E non è amore soltanto, ma venerazione, adorazione, idolatria! Per quanto mi possa trovare in momenti difficili, dolorosi, amari, non appena ricevo una parola da lei, dimentico ogni cosa...

Queste frasi così fervide diedero a Petr «una gioia infinita».
Ma allora incominciarono a delinearsi nuovi progetti. La partenza fissata per il 1° settembre è ormai imminente. Con una deviazione per Mosca e Pietroburgo, Ciajkovskij volle recarsi ancora a Kamenka, dai suoi cari, e di là, verso la metà di novembre, partire direttamente per Napoli, dove la signora von Meck sarebbe stata ad attenderlo.
A Brailov, da quando Petr è partito, regnava una grande tristezza.

Che vuoto, che tristezza da quando ella non è più qui, mio caro, mio impareggiabile amico! Sono infelice e angosciata. Mi sembra che mi debba accader qualcosa di terribile mentre lei è lontano; ho l'impressione che nessuno mi possa più proteggere. Come mi sento abbandonata! Ieri, con un tempo splendido, abbiamo visitato le rupi e il bosco di Vladimir. Rimasi a lungo seduta sotto un albero in quel posto incantevole; mi lasciai andare al fascino della natura e pensai, pensai sempre e unicamente a lei. Quanto più sento la sua mancanza, tanto più ardentemente anelo a Napoli, a quel luogo magico dove per me tornerà a splendere il sole...