I dizionari Baldini&Castoldi

Fanciulla di Pskov, La di Nikolaij Rimskij-Korsakov (1844-1908)
libretto proprio, dal dramma di Lev Meij

[Pskovitijanka] Opera in un prologo e tre atti

Prima:
Pietroburgo, Teatro Mariinskij, 1º gennaio 1873 (seconda versione: Pietroburgo, Teatro Panaijev, 6 a

Personaggi:
lo zar Ivan Vasil’ijevich, detto il Terribile (B); il principe Ijurij Ivanovich Tokmakov, viceré e balivo di Pskov (B); il boiaro Nikita Matuta (T); il principe Afanasij Vijazemskij (B); Bomelius, alchimista dello zar (B); Mikhail Andreijevich Tucha, figlio di un balivo (T); Ijushko Velebin, messo (B); la principessa Olga Ijur’ijevna Tokmakova, figlia del vicerè (S); Boijarïnija Stepanida Matuta (Stijosha), amica del cuore di Olga (A); Vlas’ijevna (A) e Perfil’ijevna (Ms), balie; la voce di un guardiano (T); comandanti, giudici, boiari di Pskov, figli di balivi, forze armate reali e guardie del corpo, moschettieri moscoviti, fanciulle, monelli, popolo, cacciatori reali



Se si eccettuano le piccole aggiunte introdotte da Krestovskij, Musorgskij e dallo stesso Rimskij-Korsakov, il libretto dell’opera corrisponde esattamente al testo del dramma di Meij; tale lavoro esalta i valori liberali e repubblicani sostenuti dalla cultura russa degli anni 1860-70, che Meij ritrova nella storia della città di Pskov e della sua lotta per l’autonomia e l’indipendenza dal famoso zar Ivan il Terribile, vissuto tre secoli prima. La fanciulla di Pskov è dunque un dramma storico, del qual genere Rimskij ripropose tutti i principali ingredienti: il sovrano, il popolo in rivolta, i tumultuosi sentimenti dei protagonisti, l’amore e la morte; ma ciò che distingue quest’opera è la genialità creativa di un compositore che fece sentire la propria voce per la prima volta: La fanciulla di Pskov , infatti, è la prima opera di Rimskij-Korsakov, e in questa egli espresse con la più grande energia e vitalità il proprio modo di intendere l’opera lirica. Il lavoro venne accolto con serietà e senso di identificazione dal pubblico russo, che sorvolò su alcuni dettagli imprecisi del testo, come alcuni anacronismi (ad esempio, all’epoca in cui si svolge la vicenda l’istituzione del Consiglio cittadino era già stata soppressa da un secolo) e il fatto che l’argomento fosse incentrato su una vicenda storicamente non provata, bensì tramandata con la scarsa attendibilità filologica che può avere un pettegolezzo popolare. Da ricordare infine che il prologo venne aggiunto dal compositore solo nella terza e definitiva versione dell’opera.

Nel prologo si racconta che, secondo una leggenda popolare, Ivan il Terribile, in visita a Pskov, si era innamorato della nobildonna Vera Sheloga e dalla loro relazione era nata una bambina, Olga. Nel giardino del palazzo del principe Ijurij Tokmakov, lo sposo della sorella di Vera, che ha cresciuto Olga come propria figlia, all’insaputa di orecchi indiscreti ma anche della stessa Olga. La fanciulla è ora promessa in matrimonio all’anziano Matuta, ma ella ama Tucha, un giovane che sarà poi il protagonista della rivolta cittadina contro lo zar Ivan. In seguito, per puro caso, Olga apprende la verità sulle circostanze della propria nascita, ma rimane all’oscuro circa l’identità di suo padre. Intanto si susseguono le imprese militari dello zar, che avanza sottomettendo le città russe al proprio rigido dominio; quando anche la vicina città di Novgorod cade sconfitta, a Pskov si riunisce un’assemblea cittadina per decidere se sottomettersi pacificamente o tentare una resistenza armata: mentre i più anziani, fra cui Tokmakov, opterebbero per la prima soluzione, Tucha organizza i giovani di Pskov a una probabile lotta per difendere l’indipendenza della città. Quando Ivan entra a Pskov, viene accolto in casa di Tokmakov, dove riconosce Olga; sorprendendo tutti i presenti, cambia idea e decide di non infierire sulla città. Frattanto Ivan promette a Olga di portarla con sé a Mosca ma, proprio in quel momento, la banda di Tucha attacca l’esercito (non essendo stata avvisata delle mutate intenzioni dello zar); le forze militari rispondono al fuoco e, presente allo scontro, Olga viene mortalmente ferita, e l’esercito di Ivan il Terribile conquista anche la città di Pskov.

Ivan il Terribile, il despota, qui è anche Ivan il padre, e così diventa improvvisamente buono per amore della figlia, salvo poi tornare più tremendo di prima quando la figlia ritrovata viene uccisa sotto i suoi occhi. La critica collega spesso La fanciulla di Pskov al Boris Godunov di Musorgskij, notando varie affinità, fra cui, appunto, l’approfondimento psicologico delle figure dei due zar, anche se Boris risulta un personaggio più inquieto e fosco rispetto a Ivan. La somiglianza tra le due opere non riguarda solo la scelta dell’argomento, ma anche una scrittura musicale innovatrice, che rimane comunque la principale manifestazione dell’identità del Gruppo dei Cinque, cui appartenevano sia Rimskij che Musorgskij, i quali composero questi lavori teatrali contemporaneamente, nello stesso appartamento in cui convivevano all’epoca. In ogni caso, al di là di paragoni più o meno accettabili, le due opere sono in qualche modo ‘gemelle’, e comunque entrambe esprimono al meglio gli ideali di realismo drammatico propri del circolo di Balakirev. In particolare, nella Fanciulla di Pskov , la scena dell’assemblea del Consiglio cittadino è resa mirabilmente: il caos della folla viene evidenziato musicalmente dalla sovrapposizione simultanea di cinque gruppi di coristi, che intonano melodie diverse su testi diversi, in crescendo, sino a un fortissimo urlato, mentre si alternano gli oratori sul podio esprimendosi in stile recitativo. Poi il capo della fazione di giovani ribelli incita i suoi con una canzone che Rimskij-Korsakov aveva preso dall’antologia di melodie popolari compilata da Balakirev, facendola eseguire secondo la tecnica responsoriale, come da antica prassi; contemporaneamente si elevano le voci di dissenso degli anziani, in stile recitativo, diffusi mormorii del resto del coro mentre la campana della piazza continua imperterrita a suonare. Questa scena rappresenta un vertice del realismo operistico russo; sicuramente la si può annoverare fra le più grandi scene di massa della storia dell’opera, superando per intensità drammatica persino la scena dell’Incoronazione nel Boris di Musorgskij. Conoscendo il percorso formativo e creativo di Rimskij-Korsakov, che partì da autodidatta anticonformista e terminò come insegnante di Conservatorio, con continui quando non eccessivi scrupoli riguardo all’osservanza non abbastanza rigida di norme compositive tradizionali e accademiche, non stupisce la serie di successive modifiche apportate all’opera, sino alla revisione finale (1901) che tornava sostanzialmente alla prima versione, quella datata 1873 (in un impeto di ben riposta autostima, dopo anni di dubbi e ripensamenti), ritoccata in qualche particolare e fatta precedere da un prologo incentrato sull’antefatto della vicenda (che l’autore intitolò Boijarïnija Vera Sheloga , con l’intenzione di dargli un’eventuale vita autonoma). Capita molto spesso che un autodidatta, anche quando ha raggiunto le medesime conoscenze di altri studenti che abbiano frequentato regolari corsi accademici, si senta sempre in dovere di dimostrare di esserne in possesso, senza farsi mai cogliere in fallo; questo problema fu grandemente sentito da Rimskij, ma per nostra fortuna fu ancor più grande il suo genio, dal quale nacquero autentiche gemme di originalità quale la Fanciulla di Pskov .

m.c.p.

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