CIAJKOVSKIJ WEBSITE

TCHAIKOVSKY WEBSITE
______________________________________________________________________________

CLAUDIO CASINI

EUGEN ONEGIN

GENESI

Nel 1877, Tchaikovsky avvertì l'esigenza di comporre un'opera intimista, di carattere borghese, profondamente diversa dal repertorio corrente nei teatri russi, ancora fermi al grand-opéra, sul genere di Opricnik, l'opera che gli aveva procurato il grande successo ma che gli ispirava una giustificata insoddisfazione. D'altra parte, il grand-opéra francese esercitava ancora un notevole influsso sui teatri non soltanto russi, ma anche europei, tanto che in Italia ad esso si riferirono, nel periodo di silenzio di Verdi, compositori d'avanguardia come Boito e Faccio. Ma Tchaikovsky, che nel 1875 aveva visto, ascoltato ed apprezzato Carmen di Bizet a Parigi, e che conosceva molto bene i mutamenti intervenuti sulle scene liriche francesi col Faust di Gounod (soprattutto nella seconda versione del 1869), avvertiva l'esigenza di trasporre nella musica russa un genere d'opera «leggero» nella forma, di carattere intimista e lirico, con qualche punta di tragedia. Dopo tutto, nel 1853 con La traviata Verdi aveva compiuto già questo passo. Dai modelli di Verdi, Gounod e Bizet, inoltre, veniva l'esempio di prendere il soggetto da un capolavoro letterario ben noto al pubblico, pur senza farsi alcuno scrupolo nell'adattarlo alla sensibilità attuale.
Perciò, Tchaikovsky si rivolse ad Eugen Onegin di Puskin, un classico della letteratura nazionale, e isolò l'infelice storia dell'amore di Tatjana per Onegin: si tratta di un episodio marginale nella vita di Onegin, che è un dandy afflitto dalla noia e dal disgusto per la vita, modellato sull'eroe di un poema di Byron, Childe Harold. Inoltre, della storia d'amore Tchaikovsky prese soltanto alcuni momenti. Tralasciò ovviamente l'antefatto dell'amicizia tra Onegin e Lenskij, e alcuni nessi della vicenda esistenti invece nel poema. Si passa dal primo al secondo atto dell'opera, omettendo un particolare menzionato nel poema: Onegin dopo la prima visita in casa Larin, torna al ballo dei Larin su insistenza di Lenskij. Tra il primo e il secondo quadro del secondo atto, sono eliminati altri particolari: il duello tra Onegin e Lenskij viene confermato la mattina dopo e Lenskij, recandosi a far visita ad Olga, le tace del duello, torna a casa, scrive alcuni versi (Tchaikovsky tuttavia cita i versi di Lenskij nell'aria di questi prima del duello). Ancor più vistoso il salto di tempo e di avvenimenti tra secondo e terzo atto: dopo l'uccisione in duello di Lenskij, Olga si sposa con un altro e parte; Tatjana entra nella casa di campagna di Onegin e, curiosando nella sua biblioteca, trova libri ed annotazioni che la deludono sul carattere dell'uomo da lei amato; la Larina persuade Tatjana ad andare a Mosca e, una volta nella capitale, a sposare un generale di cui non è detto il nome; Onegin, dopo lunghi viaggi per dimenticare la morte di Lenskij, ritorna a Pietroburgo dove Tatjana è diventata una rinomata bellezza ricevuta nei migliori salotti. A questo punto inizia il terzo atto dell'opera, ma c'è ancora un'omissione rispetto al poema tra il primo e il secondo quadro: Onegin scrive infuocate lettere d'amore a Tatjana, senza riceverne risposta. Si passa invece direttamente all'ultimo incontro fra i due. In questa versione ellittica, Tchaikovsky conservò in alcuni momenti i versi del grande poeta: ad esempio nella lettera di Tatjana e nella risposta di Onegin, nell'aria di Lenskij e nell'ultimo duetto, non esitando tuttavia a mescolarli con più prosaici versi propri, ad esempio nell'aria di Gremin. In altre parole, il pubblico era sottoposto alla mozione di «affetti culturali» implicita nelle citazioni di Puskin, il che non aveva impedito la riduzione a dimensioni patetiche, se si vuole piccolo-borghesi, del tono aristocratico e tragico-ironico del grande poeta. Si trattava insomma di una volgarizzazione, analoga a quella subita dal Faust di Goethe nell'omonima opera di Gounod, con la stessa vocazione al lirismo più che alla tragedia. In prospettiva, Tchaikovsky anticipò nella cultura russa quanto avrebbe compiuto Massenet nella cultura francese con Manon Lescaut e con Werther.
Tchaikovsky era fermamente convinto della necessità di apportare un mutamento nel teatro musicale russo, quando descrisse a Karl Albrecht, ispettore della musica nei Teatri Imperiali, cosa serviva per mettere in scena Eugen Onegin: «1. Cantanti di media forza, ma ben preparati e sicuri del fatto loro. 2. Cantanti che sappiano recitare semplicemente, ma bene. 3. Mi serve una messa in scena senza lusso, ma che corrisponda rigorosamente all'epoca. I costumi devono obbligatoriamente appartenere all'epoca in cui si svolge l'azione (cioè agli anni intorno al 1820). 4. I cori non devono essere un gregge di pecore, come sulle scene imperiali, ma delle creature umane che prendono parte all'azione. 5. Il direttore non deve essere una macchina, né un musicista alla Nápravnik, la cui sola preoccupazione è che si esegua bene un do e non un do diesis ».
Nel corso di una serata in casa della cantante Elizaveta Lavrovskaja, quest'ultima suggeri a Tchaikovsky il celebre poema di Puskin come soggetto operistico. Lo stesso Tchaikovsky raccontò l'episodio ai fratelli Anatolij e Modest, in due diverse lettere del 18 maggio 1877, e raccontò anche di essere stato folgorato dalla rilettura del poema, la notte stessa. Nella lettera a Modest annotò anche il soggetto, così come venne quasi fedelmente realizzato nel libretto, redatto dallo stesso compositore e dall'amico Konstantin Stepanovi Siovskij. Nel giugno, ritiratosi a Glebovo, la proprietà di campagna di Silovskij, in compagnia del servitore Alësa, scrisse le prime due scene.
Il lavoro si interruppe a causa dell'infelice avventura matrimoniale di Tchaikovsky, nel corso dell'estate. Venne ripreso in ottobre, a Clarens, e nuovamente interrotto nel novembre (Tchaikovsky aveva strumentato la prima scena del secondo atto), per il completamento della Sinfonia n. 4. Nel frattempo, Tchaikovsky aveva sottoposto la parte già compiuta agli amici, tra cui Taneev, ricevendone approvazioni per la musica e critiche per la presunta mancanza di azione; rispose che non intendeva recedere dal progetto, sapendo benissimo che l'opera non poteva essere destinata alle consuete scene operistiche, data la sua eccezionalità; d'altro lato, cercò di far eseguire il primo atto e la prima scena del secondo atto in forma semi-privata, nel conservatorio, per constatare la riuscita di quanto aveva intrapreso. In attesa di questo saggio, andò avanti nella composizione del terzo atto (forse tralasciando la scena del duello al secondo atto) e lo finì il 25 gennaio 1878. Pochi giorni dopo, il 10 febbraio, a Sanremo, la partitura era completa e pronta. L'opera ebbe un sottotitolo significativo: «scene liriche».
Tchaikovsky restò fedele all'idea di far eseguire l'opera in forma semi-privata, invece di destinarla ai grandi teatri. Infatti, se ne ebbe una prima rappresentazione, col pianoforte in luogo dell'orchestra, a Pietroburgo, in casa della cantante Yuliya Abaza (Tchaikovsky era all'estero); ma la vera prima, con l'orchestra e allievi di canto del conservatorio, e con scene e costumi adattati da Karl Waltz, ebbe luogo al Teatro Malyj di Mosca il 29 marzo 1879. L'accoglienza del pubblico fu piuttosto fredda; più favorevole quella dei critici, fra cui Laroche e Osip Levenson che compresero immediatamente di aver ascoltato un capolavoro; i colleghi furono divisi, Taneev si rimangiò le critiche, Anton Rubinstein,

arrivato da Pietroburgo, non pronunciò parola in evidente segno di dissenso. In sala circolarono commenti scandalizzati per le alterazioni che Tchaikovsky aveva osato apportare al poema di Puskin, un classico che, in quell'occasione, apparve profanato. Tuttavia Eugen Onegin passò con successo al Bolsoj, il 23 gennaio 1881: Tchaikovsky aveva apportato qualche modifica al primo quadro del terzo atto.