1877

«Il mio cuore è gonfio.
Aspetta di sfogarsi nella musica»

Con mio grande piacere Toija è stato mio ospite; è venuto proprio per poter stare con me e, allo stesso tempo, per ascoltare la musica del mio balletto, che è stato finalmente eseguito. E davvero adesso ho inondato con la mia musica la povera Mosca. Non passa giorno senza che sia eseguito qualcosa e recentemente ho perfino deciso di comparire in qualità di direttore d'orchestra. Sebbene in modo molto impacciato timido e insicuro, ho diretto poco tempo fa la mia Marcia slava con grande successo al Teatro Bol'soj. [VI - Sasa]

La prima esecuzione del balletto Il lago dei cigni ebbe luogo il 20 febraio 1877 al Teatro Bol'soj; la prima esecuzione di Francesca da Rimini venne programmata per il concerto sinfonico della Società Musicale Russa il 25 febbraio sotto la direzione di Nikolaj Rubinstejn.

Se Voi [von Meck] sapeste quanto è piacevole e consolante per un musicista essere certo che esiste un'altra anima che ha provato in modo forte e profondo ciò che egli stesso ha sentito quando concepiva e realizzava il suo lavoro! Che Vi piaccia la mia musica ma non vogliate conoscere il compositore, è un fatto che non mi sorprende. [VI - von Meck]

Nei miei rapporti con Voi c'è un aspetto delicato: ogni volta che ci scriviamo, in scena appare il denaro. Ammettiamo pure che un artista non riceva mai in modo umiliante la ricompensa per il suo lavoro ma, a parte il lavoro, una composizione come quella che Voi adesso desiderate richiede quello stato d'animo conosciuto come ispirazione; e questa non è sempre presente. Artisticamente parlando, sarei disonesto se utilizzassi le mie capacità tecniche per migliorare la mia condizione economica e Vi spacciassi moneta falsa per vera. La composizione richiede una certa disposizione, un insieme di determinate condizioni non sempre possibili. Adesso, per esempio, in primo luogo, sono immerso in una sinfonia che ho cominciato già quest'inverno e che tengo molto a dedicarVi, perché mi pare che Vi troverete l'eco dei Vostri pensieri e sentimenti più intimi. In secondo luogo, adesso mi trovo costantemente in uno stato di irritazione nervosa e di irriquietezza inadatto al comporre: esso si riflette svantaggiosamente sulla sinfonia che procede a stento.

È necessario avere grande tatto e profonda delicatezza, facendo tali immensi favori materiali, quali quelli che Voi mi avete dispensato, per evitare di imporre un giogo al beneficiario. La nostra corrispondenza non può essere che piacevole per me, se non altro perché parlare di musica è sempre gradevole.
[VI - von Meck]

In questo periodo sono cambiato molto, sia fisicamente sia, soprattutto, moralmente. Non ho nessuna allegria o desiderio di divertirmi. Non resta nulla della mia giovinezza. La mia vita è diventata spaventosamente vuota, monotona e volgare. Sto seriamente pensando al matrimonio o a un'altra sorta di legame permanente. L'unica cosa rimasta come prima è il mio desiderio di comporre. Se le circostanze fossero state diverse, se nel mio tentativo di creare non avessi incontrato ostacoli ad ogni passo, come, per esempio, l'insegnamento al Conservatorio, che di giorno in giorno mi diventa sempre più intollerabile, avrei potuto scrivere una volta o l'altra qualcosa di veramente valido. Ma purtroppo sono inchiodato al Conservatorio.
[VI - Klimenko]

Tchaikovsky cominciò veramente a comporre la Quarta Sinfonia in marzo e la terminò il 27 maggio 1877.
Nell'inverno del 1876-77 ebbe l'idea di scrivere una nuova opera, ma non riuscì a trovare un argomento adatto. Cercò tra diversi soggetti, ma nessuno si rivelò soddisfacente. Forse non sapeva nemmeno lui quel che voleva realmente. Una cosa risultò chiara: l'opera avrebbe dovuto trattare di gente comune, essere facilmente comprensibile e l'azione avrebbe dovuto svolgersi in Russia.
Tchaikovsky trascorse la serata del 13 maggio del 1877 a casa della famosa cantante Elizaveta Andreevna Lavrovskaja.

La conversazione verteva sui soggetti d'opera. Il suo stupido marito ciarlava di inimmaginabili assurdità e proponeva i soggetti più impossibili. Lizaveta Andreevna taceva e sorrideva bonariamente, poi d'un tratto ha detto: «Perché non prendere Eugen Onegin?». Questa idea era così assurda che non ho proferito verbo. Più tardi, pranzando da solo in trattoria, mi sono ricordato di Onegin, ci ho riflettuto, ho incominciato a trovare l'idea della Lavrovskaja possibile, poi mi sono entusiasmato e alla fine del pranzo mi sono deciso. Sono corso subito a cercare il libro di Pukjn. Con difficoltà ne ho scovato uno, sono andato a casa, l'ho riletto con entusiasmo e ho passato una notte completamente insonne, il risultato della quale è stato un libretto per un'opera incantevole con il testo di Puskin. Il giorno dopo sono andato a far visita a Silovskij. [15 maggio]. [VI - Modest]

Ho trascorso due giorni da Konstantin Silovskij. Sono andato da lui per affidargli il compito di occuparsi del libretto per la futura opera. Scriverò un'opera incantevole che si adegui perfettamente alla mia personalità musicale. Tutti quelli a cui l'ho comunicato sono rimasti dapprima attoniti e poi si sono mostrati entusiasti. E tu sai Anatolij, chi mi ha dato l'idea? Lavrovskaja. L'opera sarà Eugen Onegin! Il libretto è fatto in modo incantevole, [VI - Anatolij] vi ho lavorato non seguendo un freddo procedimento razionale, ma mettendovi un'emozione grande e calda, molto dolce. Ho passeggiato in un tale stato d'animo ispirato, come se da un momento all'altro avessi potuto librarmi in volo. Ma ho pagato per questo e dopo sono quasi arrivato al collasso. [VI - von Meck]

Tchaikovsky cominciò a comporre l'opera partendo dalla scena della lettera di Tatjana.

Non puoi credere fino a che punto mi sia gettato su questo soggetto. Come sia contento di essermi liberato delle principesse etiopi, dei faraoni, degli avvelenamenti e di ogni genere di volgarità. Che fioritura di poesia c'è in Onegin! Non mi inganno; so che ci sarà poca teatralità o poca azione in quest'opera. Ma la poesia generale, l'umanità, la semplicità del soggetto, unitamente al testo geniale, suppliscono abbondantemente a queste lacune. [VI - Anatolij]

A volte mi pare che la Provvidenza, così cieca e ingiusta nella scelta dei suoi protégés, si degni di occuparsi di me. A dire il vero, comincio a credere che certe coincidenze non siano frutto di un caso fortuito. Chi lo sa, forse questo è l'inizio di una religiosità che se mai si impadronirà di me, mi conquisterà interamente il cuore, cioè con l'olio e la bambagia [della Chiesa] della Vergine Maria Iverskaja [
C'è un po' di ironia qui, nel fatto che Tchaikovsky, uomo colto, potesse accettare gli usi e le credenze dei semplici contadini. L'icona ritrae la Vergine Maria nella Chiesa della Vergine Maria Iverskaja non lontano dal Cremlino - che si riteneva avesse dei poteri taumaturgici. La chiesa è stata demolita. N.d.T. all'edizione americana.] ecc. [VI - Modest]

La storia di Tchaikovsky secondo la versione di Nikolaj Kafkin:

In aprile o ai primi di maggio del 1877 ho ricevuto una dichiarazione d'amore sotto forma di una lettera abbastanza lunga: veniva da Antonina Miljukova che diceva di essersi innamorata di me per la prima volta alcuni anni fa, quando era studentessa al Conservatorio. Sebbene andassi in Conservatorio quasi ogni giorno e conoscessi la maggior parte degli studenti, la mia memoria non mi diceva niente della signorina Miljukova. Nella sua lettera raccontava di essere stata nella classe di pianoforte di Eduard Langer, così quando l'ho incontrato in Conservatorio gli ho chiesto della sua vecchia allieva, la Miljukova, della quale, come risultò, si ricordava; mi ha fatto un suo breve ritratto (e anche mio) usando un singolo epiteto, poco lusinghiero, senza dare alcuna spiegazione. Non ho chiesto altro della signorina Miljukova. Ero sinceramente preoccupato in quel periodo dal pensiero di Eugen Onegin, cioè di Tatjana, la cui lettera mi aveva indotto a comporre l'opera. In assenza di qualsiasi libretto, ma persino di qualsiasi schema generale, ho cominciato a scrivere l'aria della lettera, spinto al lavoro da un irresistibile bisogno emotivo, al culmine del quale non soltanto ho dimenticato Antonina Miljukova, ma ho perfino perso la lettera, o l'ho nascosta così bene che non sono riuscito a ritrovarla. Me ne sono ricordato soltanto quando, un po' di tempo dopo, ne ho ricevuta una seconda. Ero completamente assorbito dalla mia composizione e mi ero avvicinato così bene al personaggio di Tatjana che lei e tutto ciò che la circondava avevano cominciato a sembrarmi reali. Amavo Tatjana ed ero terribilmente arrabbiato con Onegin che vedevo come un bellimbusto freddo e privo di cuore. Quando ho ricevuto la seconda lettera, mi sono vergognato e sono arrivato persino ad odiarmi per il mio atteggiamento verso la signorina Miljukova. In questa seconda lettera ella si lamentava amaramente di non aver ricevuto una risposta e aggiungeva che se anche questa seconda missiva avesse incontrato lo stesso destino della prima, l'unica soluzione che le si presentava era quella del suicidio. Tutto questo nella mia mente si è associato alla mia immagine di Tatjana e mi è parso di comportarmi molto peggio di Onegin; ero veramente arrabbiato con me stesso per il trattamento crudele riservato a una fanciulla che si era innamorata di me. Dato che la signorina Miljukova aveva fornito il suo indirizzo nella seconda lettera, ho approfittato subito dell'indicazione e così è cominciata la nostra conoscenza. Ho trovato una giovane donna modesta e dall'aspetto dolce, che in linea di massima mi ha fatto una buona impressione. Durante il nostro primo incontro le ho detto che non avrei potuto ricambiare il suo amore, ma che mi ispirava una genuina simpatia. Ella ha risposto che ogni manifestazione di simpatia che veniva da me le era preziosa e che si sarebbe potuta accontentare di questa o di qualcosa di simile. Le ho promesso di farmi vivo spesso e ho mantenuto la parola.
Tu, Kakin, probabilmente ricordi che prima che succedesse questo avevo discusso con te, più di una volta, della mia intenzione di sposare una persona non giovane, ma in possesso di qualità particolari che avrebbero potuto renderla una buona amica e una buona compagna per me e per la mia vita. Antonina Miljukova non risponde a questi requisiti perché è giovane, ma ha dimostrato una tale devozione, una tale disponibilità a fare tutto ciò che voglio, che mi ha, in un certo senso, imposto l'obbligo di risponderle nello stesso modo, nonostante la mia mancanza di sentimenti affettuosi nei suoi riguardi. Inoltre ero ancora sotto l'influenza della mia autentica collera verso Onegin per il suo comportamento frivolo e noncurante verso Tatjana. Mi è sembrato che comportarmi come Onegin sarebbe stato crudele e del tutto inammissibile. Deliravo. La mia mente era interamente concentrata sull'opera ed ero quasi incosciente o semi-incosciente di tutto il resto. Però, ricordo perfettamente, di essere stato fermamente convinto che non dovevo dire niente, a voi in Conservatorio, della mia relazione con Antonina Ivanovna e delle mie intenzioni, maturate da questa relazione.
[R]

In modo inatteso anche per me stesso mi sono fidanzato verso lo fine di maggio. È successo così. Qualche tempo prima avevo ricevuto una lettera da una ragazza che conoscevo e che avevo incontrato precedentemente. Con questa lettera ero venuto a sapere che ella già da tempo mi aveva onorato del suo amore. La lettera era scritta così sinceramente, così affettuosamente, che ho deciso di rispondere, anche se prima, in casi simili, avevo sempre evitato accuratamente di farlo. Sebbene la mia risposta non avesse offerto alla scrivente nessuna speranza di essere ricambiata, abbiamo avviato una corrispondenza. Ho acconsentito alla preghiera di farle visita. A che scopo ho fatto questo? Adesso mi pare che ci fosse una forza superiore a spingermi verso quella ragazza. Al momento del commiato, le ho spiegato nuovamente che non provavo per lei niente oltre la simpatia e la riconoscenza per il suo amore. Ma lasciandola mi sono messo a pensare alla totale leggerezza della mia condotta. Se non l'amavo, se non volevo incoraggiare i suoi sentimenti, perché mi ero recato da lei e come sarebbe finito tutto questo? Con la lettera successiva sono arrivato alla conclusione che se, essendomi spinto così lontano, avessi improvvisamente voltato le spalle a questa giovane, le avrei sicuramente fatto del male e l'avrei portata verso una fine tragica. Così una bella sera mi sono recato dalla mia futura consorte e le ho detto francamente che non l'amavo, ma che sarei stato per lei, in tutti i casi, un amico devoto e fedele: le ho descritto il mio carattere dettagliatamente, la mia irascibilità, il mio temperamento umorale, la mia asocialità. Quindi le ho chiesto se desiderasse diventare mia moglie. La risposta è stata, beninteso, affermativa. Non ho parole per descrivere i sentimenti terribili in preda ai quali ho trascorso i primi giorni dopo quella sera. Ho deciso di non sfuggire al mio destino e che il mio incontro con questa ragazza è stato in qualche modo voluto dal destino. Sarà quel che sarà. Dio vede che sono mosso dalle migliori intenzioni verso l'amica della mia vita e che se insieme saremo infelici non ne sarò colpevole. Se mi sposo senza amore è perché si sono venute a creare circostanze tali da non poter agire altrimenti. Non ho mentito, né l'ho ingannata. [VI - von Meck]

A sessanta verste da Mosca vive il maggiore dei fratelli Silovskij, un uomo gentile e di grande talento. Dietro mia richiesta, adesso scrive il libretto dell'opera. Appena finirò gli esami andrò da lui e comincerò subito a comporre l'opera. È necessario per me scrivere l'opera, dato che adesso sento un trasporto irresistibile e non bisogna perdere tempo. [VI - Leva]

Sarà certamente senza forti effetti drammatici, ma tuttavia interessante sotto l'aspetto del costume; e poi quanta poesia è racchiusa in essa! La sola scena di Tatjana con la njanja [nutrice] come si erge su tutto! [VI - von Meck]

Forse la mia opera sarà inadatta alla scena, forse in essa vi è poca azione, ma mi sono innamorato del personaggio di Tatjana, sono incantato dai versi di Puskin e scrivo la musica perché ciò mi attira. Sono completamente immerso nella composizione dell'opera. [VI -Modest]

Qui [a Glebovo] mi trovo nelle condizioni più favorevoli per lavorare. Occupo un'intera ala della casa, ho al mio servizio Alesa [Aleksej Sofronov, domestico di Tchaikovsky], nel mio salotto ho un pianoforte. In altre parole, non posso immaginare maggiori comodità. Ho diviso la giornata nel modo più regolare, lavoro sistematicamente alle ore previste e dato che proprio niente mi impedisce di lavorare, l'opera fa progressi; scrivo la musica con grande gioia e sono sicuro che la poesia del soggetto e l'incomparabile bellezza del testo faranno il loro effetto. [VI - Anatolij]

Il ricordo del mese a Glebovo, mi appare letteralmente in sogno e, per di più, in un sogno molto dolce. Oh, cento volte meraviglioso, dolce, quieto angolino del mondo, non ti dimenticherò mai!!! [VI - K.Silovskij]

Durante il mese di giugno ho scritto una parte significativa dell'opera e ne avrei scritta certamente molta di più se non mi trovassi in uno stato d'animo inquieto. Non sono affatto pentito della scelta del soggetto. Non riesco a capire, Nadeda Filaretovna, come mai, amando la musica in modo forte e vivo, possiate misconoscere Puskin, che affonda con vigore le radici del suo talento geniale al di fuori della semplice sfera delle composizioni in versi, nel campo illimitato della musica. Non è una frase vuota. Indipendentemente dalla natura di ciò che egli espone nella forma del verso, nel verso stesso, nella sua successione sonora c'è qualcosa che penetra nella profondità dell'anima stessa. Questo qualcosa è musica. [VI - von Meck]

Ho terminato la mia sinfonia, come era in programma. Alla fine dell'estate la strumenterò. Se non Vi [von Meck] fa piacere che il Vostro nome appaia sul frontespizio della sinfonia, allora, se lo desiderate, possiamo farne a meno. Soltanto noi sapremo a chi è dedicata. [VI - von Meck]

Mi preparo al matrimonio non senza ansia e agitazione, sebbene sia persuaso che è necessario. Alle mie nozze saranno presenti soltanto due testimoni: mio fratello Toija e Kotek. [VI - V. Silovskij] [pp. 64-69]

[...]
La tristezza del distacco da mio fratello [Anatolij] è molto più facile da sopportare dopo le notizie della resa di Plevna [In quegli anni (1877-1878) era in corso la guerra russo-turca. Per potersi dirigere a Costantinopoli i russi dovevano prendere Plevna, dove il generale turco Osman Pascià, che minacciava il fianco destro e i rinforzi russi, si era fortificato. 143.000 difensori di Plevna resistettero quattro mesi, fino all'esaurimento di viveri e munizioni]. Per poco non mi sono gettato al collo del cameriere, quando ieri mattina portandomi il caffè ha detto «Plevna ist gefallen». Secondo i giornali locali l'Austria si sente offesa da questa vittoria e ce l'ha con noi perché la migliore armata turca è stata catturata. [VI - von Meck]

Sapevo che avrei avuto nostalgia di mio fratello, ma non credevo che sarebbe stata così forte. Venezia, che mi sembrava così bella quando ero con lui, oggi mi ha suscitato l'impressione di qualcosa di tetro, deserto, triste come una tomba. Sto lavorando alla sinfonia e mi ci applico assiduamente. Spero che questo impegno, a poco a poco, scacci dal mio cuore la nostalgia per il mio caro fratello. Ho ricevuto la bella notizia che il primo atto di Onegin ha mandato in visibilio i miei colleghi, a cominciare da Rubinstejn. Ero molto preoccupato del loro verdetto. Sono molto, molto contento. [VI - von Meck]

Allo stesso tempo, sorse il timore che gli studenti del Conservatorio non sarebbero stati in grado di far fronte all'allestimento dell'opera. Difatti Albrecht scrisse a Tchaikovsky a questo proposito.

Ma ecco che cosa replico. Se devo aspettare la vera Tatjana, il vero Onegin, il Lenskij ideale e così via, allora è evidente che la mia opera non andrà mai in scena. Per me la Klimentova, comunque sia, è meglio della Raab, della Velinskaja, della Menikova e così via, [dell'Opera Imperiale] perché sarà preparata da Galvani, da te [Albrecht], da Samarin e da Rubintejn. Anche Gilev per me è meglio di Mel'nikov, e Silbertejn di Dodonov, perché sono allievi e sono giovani; loro non si faranno prendere dalla routine volgare e ripugnante che più di tutto temo per la mia opera. Non darò mai quest'opera alla direzione dei Teatri, prima della sua esecuzione in Conservatorio. L'ho scritta per il Conservatorio, perché qui non mi serve un grande teatro con la sua routine, la sua convenzionalità, i suoi registi mediocri, l'allestimento senza senso, sebbene opulento, le sue macchine che si agitano al posto dei direttori d'orchestra e così via. Ecco che cosa mi serve per Onegin: 1) cantanti di media forza, ma ben preparati e comprensibili; 2) cantanti che oltre a questo, recitino con semplicità, ma bene; 3) un allestimento non opulento, ma che aderisca strettamente all'epoca; i costumi devono essere esattamente del periodo in cui si svolge l'azione dell'opera (gli anni Venti); 4) i cori non devono essere un branco di pecore, come nell'Opera Imperiale, ma persone che partecipano all'azione dell'opera; 5) il direttore d'orchestra non deve essere una macchina, e nemmeno un musicista à la Napravnik che si preoccupa soltanto che dove c'è il do diesis non si suoni il do, ma un'autentica guida dell'orchestra. In altre parole, per questo allestimento non ho bisogno né di Kister, né di Kavelin, né di Napravnik, né di Merten, né di Kondrat'ev, né di Dmitrev, ma mi servono Hubert, Al'brecht, Samarin e Rubintejn, cioè veri artisti e, inoltre, miei amici. Non darò per niente al mondo Onegin né alla direzione di Pietroburgo, né di Mosca, e se non è destinato alla scena del Conservatorio, allora non sarà messo in scena da nessuna parte. Sono pronto ad attendere quanto è necessario. Riguardo al fatto che la Klimentova non è adatta, sii certo che non si troverà mai una cantante del tutto adatta. E se aspettiamo questa Tatjana ideale, allora dovremo attendere un secolo. [VI - Karl Albrecht]

Ho cominciato adesso l'orchestrazione della sinfonia. Viene fuori con grande difficoltà. Scrivo dal mattino fino all'ora di pranzo e la sera sono così stanco da non poterne più. L'opera e la sinfonia ti minacciano ancora [Jurgenson] per poco! Certo, so perfettamente che le mie opere arricchiscono i tuoi scaffali, ma non le tue tasche. Tuttavia speriamo che quando Boris arriverà ai cinquant'anni, qualcuna tra le mie composizioni costituisca per lui un'entrata almeno un po' redditizia. [VI - Jurgenson]

Le composizioni di Tchaikovsky cominciarono a diventare fonte di profitto per il suo editore prima del previsto. Boris, il figlio di Jurgenson aveva, all'epoca, nove anni.

Mi piace il Vostro [von Meck] atteggiamento altero nei confronti dell'opinione pubblica. Quando ero in uno stato normale, quando ancora non ero scosso, come adesso, il mio disprezzo verso qu 'en dira-t-on era non meno forte del Vostro. Adesso ammetto di essere diventato in un certo qual modo più sensibile a questo proposito. Inoltre, ho sempre odiato la pubblicità e mi ha sempre amareggiato vedere gli altri occuparsi troppo di me. Purtroppo, la mia attività di artista è legata alla pubblicità e il ruolo di osservatore esterno, che è trascurabile, per me non è possibile. [VI - von Meck]

Che cos'è la bellezza umana? Questo concetto è, certo, puramente relativo e non ha niente a che vedere con la bellezza assoluta che si manifesta nell'arte. Un viso non bello può tuttavia piacere. Dirò di più. I volti che possiedono la bellezza, intesa in senso classico, raramente piacciono. Nel viso di una persona, nella sua andatura, nei suoi modi, nei suoi movimenti, nel suo sguardo ci piace quel che d'inafferrabile che non si piega ad alcuna definizione. Questo qualcosa è, in definitiva, il riflesso della bellezza spirituale. In questo senso cado certo facilmente preda dell'apparenza seducente di una persona. Per bellezza dell'uomo si intende il riflesso esterno delle sue qualità interiori.[VI - von Meck]
[pp. 88-89]

[...]
È possibilissimo che Voi abbiate ragione, dicendo che la mia opera non è adatta alla scena. Ma a questo risponderò che me ne infischio. È risaputo da tempo che non ho senso teatrale e ora mi tormento poco per questo. Se non è teatrale, allora non rappresentatela e non eseguitela. Ho scritto quest'opera perché, un bel giorno, con forza indicibile, ho voluto mettere in musica tutto ciò che in Onegin chiede di essere musicato. Così ho fatto, meglio che ho potuto. Ho lavorato con entusiasmo e piacere indescrivibili, badando poco alla presenza d'azione o effetti scenici. Se questo è ciò che Voi trovate in una qualche Aida, Vi assicuro che, per nessuna ricchezza al mondo, potrei adesso scrivere un'opera su un soggetto simile: ho bisogno di persone, non di marionette. Mi impegnerò con entusiasmo in qualunque opera in cui, pur senza forti effetti sorprendenti, ci siano esseri umani a me vicini che provino delle sensazioni provate e comprese anche da me. Non conosco e non capisco le sensazioni di una principessa egiziana, di un faraone, di un qualunque pazzo nubiano. Un istinto mi dice che queste persone si devono muovere, parlare, sentire e conseguentemente esprimere le proprie sensazioni, in modo del tutto particolare, non come noi. Perciò la mia musica, impregnata contro la mia volontà di schumannismo, wagnerismo, chopinismo, glinkismo, berliozismo e di tutti gli altri moderni 'ismi', ha in comune con i personaggi di Aida tanto quanto ha in comune la conversazione galante degli eroi di Racine - che si parlano l'un l'altro dandosi del Voi - con quanto immaginiamo del vero Oreste, della vera Andromaca e così via. Sarebbe una menzogna. E questa menzogna mi ripugna. D'altronde, sto cogliendo i frutti delle mie insufficienti letture. Se conoscessi più generi di letteratura, avrei senz'altro trovato qualcosa di aderente ai miei gusti e allo stesso tempo teatrale. Sfortunatamente non sono capace di trovare niente da solo e non ho incontrato gente che potesse suggerirmi un soggetto come, per esempio, Carmen di Bizet, una delle opere più incantevoli del nostro tempo. Mi chiederete che cosa voglio. Va bene, lo dirò. Non voglio imperatori o imperatrici o rivolte popolari o battaglie o marce: in breve, niente di ciò che costituisce gli attributi del grand-opéra. Cerco un dramma intimo, ma potente, basato su un conflitto di situazioni che ho provato o visto, capaci di toccarmi sul vivo. Non sono contano nemmeno a un elemento di fantasia, perché essa non impedisce niente e non ci sono confini alla sua libertà. Così, in breve, Aida mi è tanto distante, sono così poco toccato dal suo infelice amore per Radames - che non riesco neppure a immaginare - che la mia musica non ne sarebbe coinvolta, come invece ogni buona musica dovrebbe essere. A Genova, recentemente, ho visto L'Africaine [Meyerbeer]. Che donna sfortunata! Le tocca subire la schiavitù, la prigionia, la morte sotto un albero venefico, la vittoria della sua rivale negli ultimi istanti di vita, e ciò nonostante non mi è dispiaciuto per lei neanche un po'. Inoltre ci sono effetti scenici: una nave, i combattimenti e ogni genere di trucchi. Ebbene, al diavolo questi effetti! Onegin non riscuoterà mai successo, questo lo so in partenza. [VI - Taneev]

Non troverò mai artisti capaci di soddisfare, anche approssimativamente, le mie esigenze. La routine, il formalismo dei nostri grandi teatri, gli allestimenti senza senso, l'abitudine di sostenere le vecchie guardie, senza offrire sbocco ai giovani, tutto ciò rende la mia opera quasi impossibile a rappresentarsi. Non la chiamerò nemmeno opera, ma scene liriche o qualcosa del genere. Sì, quest'opera non ha futuro; lo sapevo mentre la scrivevo, e ciò nonostante l'ho scritta; la finirò e la porterò alla luce se Jurgenson acconsentirà a pubblicarla. Non soltanto non farò alcuno sforzo perché sia rappresentata al Mariinskij, ma farò tutto il possibile per impedirlo. L'ho scritta ubbidendo a un insopprimibile impulso interiore. Vi assicuro che unicamente a queste condizioni vale la pena di scrivere opere. Bisogna pensare agli effetti e preoccuparsi della teatralità soltanto fino a un certo punto. Altrimenti l'opera sarà d'effetto e avvincente, perfino bella e interessante, ma sarà priva di vita e di fascino. Se la mia infatuazione per il soggetto di Onegin testimonia i miei limiti, la mia incompetenza e la mia ignoranza dei requisiti scenici, mi dispiace, ma almeno ciò che ho scritto è letteralmente sgorgato da me; non almanaccato o sforzato. [VI - Taneev]

Potrei osservare che Voi non avete del tutto ragione quando assente che i caratteri di Tatjana e di Olga si esprimono non attraverso l'azione, ma attraverso i loro monologhi e dialoghi. È vero che le loro azioni sono molto semplici, non teatrali, comuni, ciò nonostante ognuna di loro agisce nel modo in cui è capace. Olga è una fanciulla incolore perciò non ha molta parte nell'opera. Tatjana ha più carattere, pertanto agisce di più. Del resto, Vi ho già detto che se Voi assente che opera è azione e non ce n'è in Onegin, allora sono pronto a chiamarla non opera, ma come volete: scene, rappresentazione scenica, poema, come Vi fa comodo. Ho voluto scrivere un'illustrazione musicale di Onegin; per far ciò, inevitabilmente, ho dovuto ricorrere a una forma drammatica e sono pronto a subire tutte le conseguenze della mia cosiddetta mancanza di senso teatrale e della mia incapacità di scegliere i soggetti. Mi sembra che tutte le difficoltà sceniche siano compensate dall'incanto dei versi di Puskin. Ma a questo riguardo ho un timore: mi riferisco all'audacia sacrilega con la quale ho dovuto, contro la mia volontà, aggiungere o sostituire molti versi miei o di Silovskij a quelli di Puskin. Ecco ciò che temo, ciò che mi turba! Della musica Vi dirò che se mai c'è stata musica scritta con sincero entusiasmo, con amore per il soggetto e i personaggi, questa è la musica di Onegin. Mi sono intenerito e ho palpitato d'ineffabile delizia mentre scrivevo. E se sull'ascoltatore si rifletterà anche soltanto la minima parte di ciò che ho provato scrivendo quest'opera, allora sarò molto soddisfatto e non mi servirà niente di più. Anche se Onegin sarà uno spettacolo molto noioso, la sua musica è scritta con tanta passione, che è tutto ciò che desidero. [VI - Taneev]

1879-1881

«Basta poco per soddisfarmi: progressi ragionevoli nel mio lavoro, la possibilità di passeggiare nel bosco ogni giorno, il piccolo mondo del ristretto circolo familiare; è tutto»

Non entrerò nel merito delle mie impressioni pietroburghesi. Dirò soltanto che nonostante la presenza di mio padre e dei miei fratelli, sono una persona infelice quando vivo in una città repellente. Qui tutto mi ripugna, a cominciare dal clima per finire con la vita caotica. Ma ciò che più mi infastidisce e non sopporto è la mia totale impotenza, la mia incapacità nell'evitare di vedere e di incontrare una massa di gente che non mi interessa, che non mi è simpatica o che mi è, tutt'al più, indifferente, ma con cui bisogna parlare, conversare, sforzandosi di nascondere il proprio fastidio e il proprio malcontento. [VI - - von Meck]

In seguito Tchaikovsky si recò a Mosca per la prima di Eugen Onegin il 17 marzo, nell'esecuzione degli studenti del Conservatorio.

Sono arrivato a Mosca poco prima dell'inizio della prova. Si è svolta in costume, in scena l'illuminazione era completa, ma non c'erano luci in sala. Ciò mi ha dato la possibilità di sedere in un angolo buio e di ascoltare la mia opera indisturbato. Ho provato un grande piacere. L'esecuzione è stata nel complesso molto soddisfacente. Il coro e l'orchestra hanno assolto il loro compito in modo eccellente. I cantanti, invece, lasciavano molto a desiderare. Gilev ha cantato il ruolo di Onegin molto accuratamente, ma la sua voce è così debole, secca e priva di incanto! La Klimentova come Tatjana si avvicina di più al mio ideale, soprattutto perché, nonostante la sua incapacità a tenere la scena, possiede calore e sincerità. Un certo Medvedev, ebreo, ha cantato Lenskij con una voce niente male, ma è ancora proprio un novellino e ha una cattiva dizione russa. Tra i ruoli secondari sono stati ben interpretati quelli di Triquet e del principe Gremin. L'allestimento era molto buono e a mio avviso alcuni quadri (soprattutto quello del ballo in campagna) erano perfetti in quel contesto. Lo stesso si può dire dei costumi. Queste ore, trascorse in un angolo buio del teatro, sono state le uniche gradevoli di tutto il mio soggiorno moscovita. Durante gli intervalli ho incontrato tutti quelli che erano stati i miei colleghi. Mi ha fatto molto piacere constatare che tutti, senza eccezione alcuna, si sono commossi fortemente alla musica del mio Onegin. Nikolaj Grigor'evic, di solito tanto avaro di lodi, mi ha confessato di essersi innamorato di questa musica. Dopo il primo atto Taneev voleva spiegarmi le sue sensazioni, ma è stato interrotto dai singhiozzi. Non posso esprimere fino a che punto tutto ciò mi abbia commosso. In generale, tutti, senza esclusione, mi hanno mostrato il loro apprezzamento per Onegin con tale forza e sincerità che ne sono stato sorpreso e gratificato. [VI - von Meck]

Sabato mattina (il giorno della prima) sono arrivati i miei fratelli e alcune altre personalità, tra cui Anton Rubinstein e l'oggetto dell'amore di Anatolij, Aleksandra Panaeva. Ho trascorso tutta questa giornata in uno stato di grande agitazione, soprattutto perché, dietro richiesta insistente di Nikolaj Grigor'evic, ho dovuto acconsentire a uscire sul palcoscenico, in caso di chiamate. Durante l'esecuzione questa tensione ha raggiunto l'apice ed è arrivata al punto del tormento doloroso. Prima dell'inizio, Nikolaj Grigor'evic mi ha chiamato sul palcoscenico. Appena salito, mi sono accorto con terrore che si era radunato tutto il Conservatorio e a nome dei professori Nikolaj Rubintejn mi ha offerto una corona sotto gli applausi scroscianti di tutti i presenti. Ho dovuto pronunciare alcune parole in risposta al suo discorso. Quanto mi è costato! Dio solo lo sa. A ogni calata di sipario sono stato chiamato ripetutamente alla ribalta. Però non ho notato un pari entusiasmo negli spettatori. Ne ho concluso che il pubblico chiamava me e non gli artisti; gli interpreti sono stati interrotti da forti applausi soltanto due volte: dopo il couplet di Triquet e dopo l'aria di Gremin. Era evidente che Onegin e Lenskij non erano piaciuti. Alla Klimentova hanno riservato un'accoglienza cordiale. Ci sono stati inoltre calorosi applausi per il coro dopo i due numeri corali del primo atto. Dopo l'esecuzione c'è stata una cena all'Ermitage, a cui è intervenuto anche Anton Rubinstejn. Non ho capito affatto se Onegin gli sia o non gli sia piaciuto. Ad ogni modo non mi ha rivolto la parola. Ci sono stati brindisi e, per parte mia, ho dovuto alzarmi e pronunciare alcune parole. Fare discorsi ai pranzi e alle cene è una delle cose più sgradevoli per me. Verso la fine tutti sono diventati allegri e Rubinstejn ha parlato alcune volte. [VI - von Meck]

Voglio raccontarVi [von Meck], caro amico, della scenata che inaspettatamente mi ha fatto questa mattina quella certa persona. Il Vostro messo era appena uscito, quando ha suonato e chiesto di me una certa dama. Era la stessa signora che, a detta del portiere, era venuta alcune volte ieri e camminava vicino al portone in mia attesa: ho intuito che forse non era nient'altri che quella certa persona. Perciò, entrando nello studio di mio fratello dove ella mi stava aspettando, in un certo senso ero preparato a questo abboccamento ed ero perfino sicuro che tutto sarebbe andato così come è andato. Ero appena entrato che mi si è gettata al collo e ha cominciato subito a ripetere che amava soltanto me al mondo, che non poteva vivere senza di me, che accettava qualsiasi condizione purché io vivessi con lei e così via. In breve, forse voleva intenerirmi e ottenere con dolci effusioni ciò che non ha potuto ottenere con il suo rifiuto di divorzio. È impossibile raccontare in modo circostanziato l'intera serie di scene successive con cui mi ha tormentato per non meno di due ore. Questa scenata mi ha fortemente sconvolto. Mi ha dimostrato che soltanto all'estero e in campagna sono protetto dalle molestie di quella certa persona. Per ciò che riguarda il divorzio è inutile pensarci. Evidentemente niente al mondo può sradicarle l'illusione che in realtà sono innamorato di lei e che prima o poi ritornerò al suo fianco. [VIII - von Meck]

Sono finalmente a Kamenka. Gli usignoli e le allodole cantano, in

giardino ci sono molte violette, il sole scalda piacevolmente; tutti i miei cari stanno bene.5 Sebbene a volte mi venga da lamentarmi che Kamenka non abbia un aspetto particolarmente bello, e non possa definirsi campagna, tuttavia mi sento come rinato. Di tanto in tanto vengo colto da momenti d'estasi stupenda che soltanto la natura può suscitare.6 Mi hanno preparato qui un appartamentino che è sempre a mia disposizione: hanno ricavato da una lavanderia tre piccole camere molto graziose che diventeranno il mio pied-à-terre permanente fino a che la famiglia di mia sorella vivrà a Kamenka. La mia abitazione è formata da un piccolo studio, una cameretta per Aleksej e la mia camera da letto. Ieri sera sono arrivate tutte le mie cose: libri, musica, ritratti, e in questo momento il mio nuovo appartamento ha assunto un aspetto abbastanza civettuolo. Sto molto bene, sono tranquillo e ho una sensazione di felicità calma e pacifica. Ho cominciato a lavorare due giorni dopo il mio arrivo e la mia suite famigerata e tanto sofferta sta arrivando alla fine.7

Il tempo trascorre nel modo seguente: mi alzo alle otto. Dopo il tè lavoro nel mio grazioso studio. Alle dodici faccio colazione. Poi lavoro di nuovo. Alle tre vado a passeggiare. Alle cinque pranzo. Dopo, gironzolo intorno a casa e mi godo il tramonto meraviglioso, la mia ora del giorno preferita. Alle otto S beve il tè e poi ci si siede in salotto, si chiacchiera, si gioca a carte e infine a mezzanotte si va a dormire. Adesso dormo meravigliosamente bene. Ieri sono arrivate qui tutte le mie cose, vale a dire i libri, la musica, i quadri e così via. Ora ogni cosa è al suo posto. Tanja è eccezionalmente dolce. Non ricordo che mi abbia mai fatto un'impressione così buona. Mi preoccupa un po' Saga. Sembra stanca e affaticata. Ad ogni modo non è niente di grave.8

Lavorerò alla suite ancora due settimane. A Braiov voglio dedicarmi ininterrottamente al mio amore per la natura, che cresce di continuo. Non esiste posto al mondo che sarebbe in grado di offrirmi in questo senso così tanto spazio. Essere completamente libero e solo, avere ogni

i -7c
tuerò mai alla sua assenza; ogni momento mi capita di ricordano e di sentire quale amico insostituibile abbia perso in lui. Conosceva così bene le mie abitudini, era capace di essermi necessario ed utile in ogni istante della mia vita, così che nessun altro cameriere, anche il più diligente, può sostituirlo. Quando Alea era qui sapevo che ogni carta occorrente, ogni oggetto necessario durante il lavoro era meticolosamente sistemato al suo posto. Essendo tremendamente sbadato e sempre assorbito nelle mie occupazioni musicali, ho bisogno che ci sia qualcuno vicino che si occupi di me e di tutte le mie cose. Adesso sono completamente perso. Dei vestiti e della biancheria portata un mese e mezzo fa da Kamenka, ora ne trovo soltanto la metà. Bisognerebbe fare uno sforzo su se stessi per prestare attenzione a tutto questo, ma purtroppo per me è più semplice scrivere quaranta sinfonie che tenere in ordine le mie piccole cose.15'

[21 dicembrel E stata eseguita la "Fantasia italiana" con grande successo. 152

Il comporre reca i momenti migliori di felicità- terrena, ma a prezzo

di grandi spiacevolezze e notevoli sofferenze. Parlo per esperienza.153

Ha avütòkiogo la prima rappresentazione di Onegin. Ho sopportato una forte tensione dovuta alle emozioni più diverse, sia durante tutte le prove precedenti, sia nel corso di questa serata. Dapprima il pubblico è stato molto freddo verso l'opera, ma più si procedeva, più il successo aumentava ed è finita in modo più che favorevole. Certamente, il successo di un'opera non si misura la prima sera, ma in seguito, quando è possibile definire quanta forza di attrazione possieda. Ma, ad ogni modo, ho tutte le ragioni per ritenermi completamente soddisfatto dai segni di benevolenza con cui sono stato accolto ieri. Sono molto contentosia dell'esecuzione, sia dell'allestimento. Sono stati bravi soprattutto Chochby (Onegin) e Verni (Tatjana). Bevignani ha diretto con molta abilità e devo a lui più che agli altri il successo dell'opera. 154 La stampa ha avuto una reazione molto strana. Ci sono state più critiche che elogi: ciò non avrebbe importanza, ma è triste il fatto che quelli che lodano in realtà dicono cose insultanti. Un giornale ha scritto che la cosa migliore nell'opera è il couplet di Triquet e che la parte di Tatjana è inespressiva e arida. Un altro ha trovato che non ho ispirazione, ma molta erudizione, e così via. I giornali di Pietroburgo bestemmiano in coro contro Capriccio italiano. Dicono che sia una volgarità intollerabile e il signor Kjui prevede che La pulzella d'Orléans si dimostrerà di una banalità integrale. Mi sorprende come fatto incomprensibile che la maggioranza degli organi di stampa preposti a far riflettere l'opinione pubblica si comporti nei miei confronti in modo irritante e ostile. Da che cosa dipende? Che cosa ho fatto per meritarmelo? Ad ogni modo, la cosa più pesante da sopportare non è il fatto che mi biasimino unanimamente, ma che si occupino di me, che mi segnino a dito e che proprio adesso io sia esposto all'attenzione generale.
uv.)T/

La prima rappresentazione di Eugen Onegin al Teatro Bol'ì'oj di Mosca ebbe

luogo l'li gennaio 1881. La diresse Enrico Bevignani. La prima de La pulzella

d'Orléans era imminente a Pietroburgo.

Il viaggio, come sempre, ha avuto su di me un'influenza benefica; ho dormito per tutto il tempo e sono arrivato qui [a Pietroburgo] in uno stato mentale e fisico molto buono. Non sono ancora andato da nessuna parte; mi sono recato soltanto a vedere il quadro di Kuindi, di cui adesso si dice e si scrive molto. In effetti è un'opera sorprendentemente geniale nel campo della pittura paesaggistica; senza dubbio la rappresentazione realistica della natura non potrebbe spingersi oltre!156

Il quadro di Archip Ivanovi Kuindi Un boschetto di betulle venne esposto il 15 gennaio 1881 nei locali della Società per l'Incoraggiamento degli Artisti.

Sono stato alle prove dell'opera ogni giorno. Bisogna render giustizia a Napravnik: la mia musica è stata studiata in modo eccellente e posso essere certo che sotto questo profilo è stato fatto tutto il possibile. La messa in scena, al contrario, è una miseria; la direzione dei Teatri, avendo speso in questo periodo decine di migliaia di rubli per l'allestimento di un nuovo balletto [Zoraja, di Minkus], si è rifiutata di spendere anche un solo copeco per la nuova opera. E stato ordinato di prendere tutte le scene e i costumi da vecchie produzioni. Che cosa si deve fare? Non resta che sperare in una buona esecuzione musicale che sostenga l'opera. Ciò che mi rallegra molto è che gli artisti l'hanno amata e lavorano non soltanto per dovere, ma con amore e sincero entusiasmo. Il successo dell'opera adesso dipenderà anche dalla seguente circostanza: il ruolo di Giovanna è stato affidato a due artiste; le signore Kamenskaja e Makarova. La prima, per voce, portamento e interpretazione è più vicina al mio ideale rispetto alla Makarova, che ha talento ma non ha né voce, né potenza. Io, Napravnik e il regista vogliamo che alla prima canti la Kamenskaja; ma la direzione, nella persona del signor Lukasevi, per via di certi suoi rapporti personali vuole che canti la Makarova. Non è difficile prevedere come andrà a finire la nostra divergenza. Il desiderio del signor Lukasevi verrà esaudito perché, purtroppo, una volta data la mia opera alla direzione, non ho nessun diritto legale per avanzare su di essa alcuna pretesa. Ah, Signore, che schifo! Come sarò felice di scappare da questo mondo di bisticci, piccolezze meschine e ottusità burocratiche!157 Fino a che punto arriveranno questi cavilli è difficile immaginare. Ieri [6 febbraio] alle prove, avendo saputo per caso che in un punto dell'opera, per motivi scenici e vocali, avevo trasferito una melodia della parte di Giovanna in quella di Agnes, il signore in questione mi ha avvisato che non avevo alcun diritto di far questo e che avrei dovuto chiedere il permesso a qualcuno!!! C'è stato un momento in cui volevo riprendermi la partitura e andarmene dal teatro. Napravnik mi ha per-
che molte bellezze musicali di primo piano appartengono al genere drammatico e i loro autori sono stati ispirati proprio da motivi drammatici. Se non fossero mai esistite opere allora non ci sarebbero stati Don Giovanni, Le nozze di Figaro, Ruslan ecc. Certamente, dal punto di vista del semplice buon senso è assurdo e stupido obbligare gli interpreti a cantare e non a parlare in scena, dato che quest'ultima si suppone rappresenti la realtà. Ma la gente è abituata a questa assurdità e ascoltando il sestetto di Don Giovanni non penso che succeda qualcosa che non rispetta le esigenze della verità artistica, ma semplicemente mi godo la bellezza della musica e mi meraviglio dell'arte sorprendente con cui Mbzart ha saputo dare a ognuna delle sei parti del sestetto il proprio carattere, ombreggiare di colori contrastanti ogni personaggio, cosicché dimentico l'assenza di ogni verità fondamentale e sono stupefatto della prodfondità della verità convenzionale e l'incanto fa tacere la mia ragione.72 Nonostante abbia scritto sei opere, mi fa molto piacere che Voi [von Meck] consideriate l'opera come un genere d'arte inferiore sia alla musica sinfonica, sia alla musica cameristica. In realtà ne sono sempre stato consapevole e probabilmente adesso ho abbandonato per sempre la musica per la scena, sebbene non si possa negare che l'opera abbia il vantaggio di poter influenzare la sensibilità musicale delle masse, mentre il compositore sinfonico ha a che fare con un pubblico più ristretto e d'élite. Dite che in Eugen Onegin i miei disegni musicali sono migliori dei canovacci sui quali sono ricamati. Vi dirò allora che se la mia musica per l'Eugen Onegin possiede pregi di calore e poesia, ciò è dovuto al fatto che il mio sentimento era riscaldato dall'incanto del soggetto. In generale, mi pare che siate ingiusta considerando nel testo di Pukin soltanto la bellezza dei versi. Tatjana non è soltanto una signorina di provincia innamoratasi di uno zerbinotto della capitale. E colma di limpida bellezza femminile, un'anima di fanciulla ancora indenne dal contatto con la realtà della vita; è una natura sognatrice che ricerca confusamente il suo ideale, perseguendolo appassionatamente. Non vedendo

niente che si avvicini a esso resta insoddisfatta, ma tranquilla. Ma basta

che appaia una persona apparentemente lontana dall'ambiente volgare e provinciale perché si immagini che è l'ideale e la passione si impadronisca di lei fino a sopraffarla. Pukin ha descritto divinamente e con genio la potenza di questo amore verginale e io fin dalla mia giovinezza sono sempre stato toccato nel profondo dell'anima dall'intensa poeticità di Tatjana dopo la comparsa di Onegin. Così, se bruciavo del fuoco dell'ispirazione quando ho composto la scena della lettera, è stato Pus-kin ad accenderlo, e Vi dirò apertamente, senza falsa modestia e del tutto consapevolmente, che se la mia musica racchiude anche una sola particella di quella bellezza che si trova nel soggetto, allora ne sono molto orgoglioso e compiaciuto. Anche nella scena del duello vedo molto di più di quanto Voi scrivete. Davvero la morte di un giovane riccamente

dotato per un fatale conflitto con le regole dettate dall'opinione che il mondo ha dell'onore non è profondamente drammatica e commovente? Davvero non è una situazione drammatica il fatto che un annoiato leone della capitale, per noia, per un'irritazione meschina, suo malgrado, per una coincidenza fatale, tolga la vita a un giovane che, in definitiva, ama? Tutto ciò, se volete, è molto semplice, perfino ordinario, ma la semplicità e la normalità non escludono né la poesia, né il dramma.73

Mi godo questi bei giorni in modo speciale. Forse è perché ho quasi terminato il mio lavoro [sulla suite] e, di conseguenza, essendo del tutto tranquffio e non ancora assorbito da nuove imprese compositive, sono in grado di sentire più vivamente il piacere di questi stupendi giorni autunnali. Sono complessivamente molto, molto soddisfatto di questa composizione, ma ad ogni modo è sempre la stessa storia: amo con molta tenerezza ognuna delle mie creature subito dopo la nascita, quando mi appartiene ancora completamente e nessuno la conosce, ma appena diventa di dominio pubblico, mi diventa indifferente.74

Probabilmente, a proposito della suite che ho terminato, Vi ho scritto che adesso mi sono meritato il diritto al riposo e che intendo esercitare ampiamente questo diritto. Dico questo ogni volta che mi libero di una lavoro impegnativo e con piacere penso a una temporanea inattività. Ma ogni volta si rivelano parole vuote; appena comincio a riposarmi l'ozio mi pesa, escogito un nuovo lavoro, mi appassiono e ricomincio ad affannarmi, con una precipitazione eccessiva e inutile, per terminare la nuova fatica. Presumibilmente, sono destinato per tutta la vita ad affrettarmi per terminare qualcosa; so che ciò si rivela dannoso sia per i miei nervi sia per le mie stesse composizioni, ma non posso vincermi. Soltanto viaggiando mi riposo davvero, io lo voglia o no, e per questa ragione non avrò mai una dimora fissa da nessuna parte e sarò un nomade fino alla fine dei miei giorni. Adesso sto scrivendo una raccolta di canzoni infantili a cui avevo pensato già da tempo. Sono molto assorbito dal lavoro e mi pare che queste canzoncine stiano riuscendo bene.75

Il tempo è sempre così divinamente stupendo che non mi ricordo niente di simile, a Kamenka: chiari giorni assolati senza vento, con una leggera brina mattutina. Sento di avere il diritto di riposare come si deve dopo due anni di lavoro ininterrotto e ne faccio un largo uso, ma dato che non posso stare del tutto senza lavorare, ho cominciato a studiare seriamente l'inglese e faccio buoni progressi; a parte questo, scrivo canzoncine infantili con la frequenza di una al giorno. E facile e piacevole, ma che ne sarà del povero Jurgenson se per tutto l'anno ne scriverò una al giorno e il prossimo novembre gli spedirò 365 canzoni da pubblicare?6

A Kamenka, negli ultimi giorni, il tempo è stato davvero estivo e il mio piacere è stato ancora maggiore perché è spuntata una gran quantità di funghi prataioli che amo tanto raccogliere, così come i porcini, le russole e via dicendo. Ogni giorno ne porto cesti pieni sia in casa no-
e sogno ogni volta di più di stabilirmi in campagna per sempre. Il tempo si è guastato; già da due giorni cade una pioggia ininterrotta. Ammetto che ciò non mi infastidisce particolarmente; finora, per quel che ricordo, ho sempre avuto un amore morboso per il tempo nuvoloso e autunnale, per gli alberi ingialliti e spogli, per le delizie tipiche del paesaggio autunnale. Ho letto una gran quantità di libri, e in particolare ho riletto molti dei vecchi narratori russi e ho notato che è aumentata la mia inclinazione verso Lev Tolstoj, tanto quanto ho notato di essermi raffreddato nei confronti di Turgenev. Perché questo? Non riesco a spiegarlo.56

Ho ricevuto una lettera da Napravnik, in cui mi dice che Onegin presumibilmente sarà eseguito intorno al 20 ottobre.57

Dopo un mese di completo isolamento non è così facile trovarsi nel gorgo della vita pietroburghese. Quanto spesso a Pietroburgo rivolgerò il mio pensiero a quella casa graziosa e tranquilla!58

Tchaikovsky non sapeva che a Pietroburgo lo aspettava la notorietà... La prima rappresentazione pietroburghese di Eugen Onegin ebbe luogo al Teatro Bol'soj di quella città il 19 ottobre.

Sono molto soddisfatto dell'impegno mostrato da tutti gli artisti verso la mia opera; in generale adesso godo nell'ambiente teatrale locale di una considerazione molto maggiore che in passato, di quando, per esempio, si allestiva la rappresentazione de La pulzella d'Orléans.59

Eugen Onegin è stato eseguito con successo. Mi hanno chiamato in scena molte volte, mi hanno tributato un'ovazione e offerto una ghirlanda. Sono molto compiaciuto degli esecutori, della direzione e degli artisti. La migliore è stata la Pavlovskaja [Tatjana] e Prjaninikov [Onegin] 60

Ovgenij Onegin ha avuto successo: incassi eccellenti. Domani ci sarà lo zar ed è necessario che io mi fermi finché avrà visto Onegin perché sento dire da tutte le parti quanto sia ben disposto verso di me.61

Eugen Onegin suscita qui se non entusiasmo, almeno un grande interesse. I biglietti dello spettacolo odierno che erano in vendita lunedì, all'una erano già tutti esauriti. Oggi annunceranno la vendita dei biglietti per la terza e la quarta replica.62

Tra le mie opere è Eugen Onegin che ha riscosso maggior successo a Pietroburgo; per sette anni si è creduto che, dato lo scarso interesse drammatico, quest'opera non potesse essere rappresentata su un grande palcoscenico. [In quest'occasione Pietroburgo mi ha dato momenti felici e una dolce impressione di vero successo}.*63 Non so che cosa sarà in seguito, ma a giudicare dalle prime quattro rappresentazioni il mio

* La lettera, indirizzata a Mackar, è in francese. La frase tra parentesi quadre non si trova nell'originale citato in nota.
Onegin piace al pubblico di Pietroburgo e riscuote un vero successo che, a dire la verità, non mi aspettavo.M

Ho saputo che Kotek ha davvero la tisi e che mi aspetta con impazienza febbrile. Finché non lo vedrò e non saprò quale destino lo aspetta, non riuscirò a calmarmi. Perciò ho deciso di andarmene dritto all'estero, in Svizzera, a Davos, dove adesso si trova. E completamente solo e pare che debba morire presto. Non si può non andare.65

Oggi mi recherò in un negozio di libri e mi comprerò Manfred. Proprio ora devo recarmi tra le cime delle Alpi e le circostanze sarebbero molto favorevoli alla ri-creazione musicale di Manfred se non stdssi andando a trovare un morente. In ogni caso Vi prometto [Balakirev] di esaudire il Vostro desiderio ad ogni costo.66

Che significato ha, nondimeno, la consapevolezza del successo di One-

gin! (Completo e durevole?) Mi sento molto sollevato come non ero da tempo, e da molto non mi godevo la solitudine come adesso.67

Il tempo a Berlino è trascorso piacevolmente: sono stato all'opera a sentire Oberon [di Weber]. Mi era sempre stato detto che era tremendamente noioso e mi ero preparato a soffrire, invece mi sono inaspettatamente divertito. Ci sono punti in cui la musica è incantevole; il soggetto è insulso, sul tipo de liflauto magico, ma è divertente da guardare e in un punto ho perfino riso come un matto, quando tutto il corpo di ballo si contorce in convulsioni sotto l'influsso del corno. Dal punto di vista musicale è sorprendentemente affascinante lo stesso Oberon; dovunque appaia, la musica è ispirata e poetica. Sono stato a un concerto di Bilse e ho ascoltato l'Andante di un mio quartetto. Hanno eseguito soltanto l'Andante, nessuno voleva ascoltare altro! Il giorno della mia partenza era annunciato sul manifesto di un altro concerto lo stesso Andante.68

Mi sono fermato così a lungo a Berlino perché volevo assolutamente comporre al più presto l'Inno dei cherubini per lo zar e l'Intermezzo per lo spettacolo di Samarmn. II secondo l'ho finito e spedito. Ho anche composto l'Inno dei cherubini, anzi due inni, ma non li ho ancora copiati.69

Finalmente ho raggiunto Ugyps. E situata molto in alto, in mezzo a un tetro paesaggio montano.7° Mi trovo in uno stato d'animo abbastanza triste; vivo in una località estremamente lugubre e deprimente e, a parte ciò, sento da mane a sera la tosse tubercolotica del mio malato. Ho letto Manfred e ci ho pensato a lungo, ma non ho ancora cominciato a progettare un tema o la forma. Non voglio affrettarmi, ma Vi faccio [Balakirev] la ferma promessa che se resterò in vita, entro l'estate la sinfonia sarà composta.7' Il soggiorno a Davos per me è stato abbastanza doloroso. Il paesaggio stesso mi ha depresso e anche la vita d'albergo, grazie a cui mi è capitato di fare una gran quantità di conoscenze.., e poi il mio malato, che non smetteva mai di tossire dalla mattina alla sera: tutto ciò non è certamente allegro. Alla vigilia della partenza

1884

mi sono recato dal medico. Adesso la condizione della gola è peggiore di quella dei polmoni; si teme maggiormente la consunzione della gola che quella del petto.72

In ogni caso questa visita a Davos è stata un gran favore per Kotek e sono contento di saperlo. Sulla via di ritorno ho viaggiato per metà strada sulla slitta e per l'altra metà in un'eccellente diligenza, in uno scompartimento da solo, e mi sono goduto la bellezza del paesaggio invernale svizzero .

Kotek morì dopo il ritorno di tTchaikovsky in Russia.

Da Davos Tchaikovsky si recò a Parigi.

Sono già alcuni giorni che sono a Parigi nel mio grazioso Hotel Richepanse. Non vedo nessuno, non vado da nessuna parte, tolto il teatro, e devo dire che sono molto contento della solitudine che non godevo più dalla partenza da Pleëeevo. Lavoro un poco al mattino e penso alle modifiche che intendo apportare alla mia opera Il fabbro Vakula. E una delle mie creature preferite, ma non sono così cieco da non vedere i difetti capitali di cui soffre e che le hanno impedito di entrare in repertorio. Ecco, voglio dedicarmi per alcuni mesi alla rimozione di questi difetti. 74 Non ho ancora incominciato a occuparmi seriamente di Manfred, ma ci penso molto.75 In questi ultimi giorni ho nostalgia e sono depresso. E probabile che sia il desiderio di essere a casa, che non può realizzarsi partendo domani per la Russia, perché anche là non ho casa. In generale l'estero mi ha nauseato, Parigi ha smesso di attrarmi. Tra l'altro, non si può dire che mi annoi perché non ho niente da fare. Ho fatto in tempo a progettare tutti i principali cambiamenti in Vakula, a scrivere tre nuove romanze e un pezzo religioso. Ma devo avere in un modo o nell'altro una casa; è diventato bestiale e strano vivere come un pianeta in orbita. Dove sarà la mia casa?76

ÈTchaikovsky scrisse tre romanze dell'op. 57 a Parigi: Dormi, Morte e Solo tu. Il pezzo religioso era Cantiamo a te [Inno di S. Cena].

Pensando a una casa sua, Tchaikovsky tornò in Russia. Gli anni di vagabondaggio erano terminati. La sua vita stava entrando in una nuova fase.