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Armida e Rinaldo, su libretto di Marco Coltellini, venne rappresentata per la prima volta la sera del 15 gennaio 1786 a San Pietroburgo come titolo inaugurale del nuovo fastoso Teatro dell’Hermitage. Nel ruolo di Armida trionfò la mezzosoprano portoghese Luigia Rosa Todi, mentre in quello di Rinaldo troneggiò il castrato Marchesini, al secolo Luigi Marchesi. Il successo fu strepitoso con apprezzamenti lusinghieri da parte della stessa zarina Caterina II. Il capolavoro sartiano prende spunto dal poema di Torquato Tasso e si allinea ad una produzione omonima che aveva trovato precedenti punte di eccellenza nel Rinaldo di Haendel (1711, Londra), nell’Armida di Traetta (1761, Vienna), nell’Armida abbandonata di Jommelli (1770, Napoli), nell’ Armide di Gluck (1777, Parigi) o nell’ Armida di Haydn (1784, Esterhàza). La versione poetica di Coltellini è qui particolarmente felice per gli spunti espressivi forniti, su cui il duttile Sarti procede esibendo sorprendenti varietà di soluzioni, sia nelle forme canore che nelle relazioni timbriche in orchestra. Tale fiducia nell’incalzante verosimiglianza degli affetti portò il compositore faentino a risultati quasi profetici. Ne fanno fede, dell’ Armida e Rinaldo, le complesse strutture armoniche, la ricerca di strumentazioni inusuali, l’ampliamento del concetto stesso di recitativo e la sua relazione con l’orchestra, la concezione libera e complessa delle arie, non sempre gradite dagli interpreti proprio per la loro originalità (non a caso, si ipotizza che alla fonte del distacco fra Sarti e Caterina II fosse proprio il contrasto creatosi tra il compositore e la Todi, protagonista dell’ Armida).
http://www.biblio-net.com/musica/avvenimenti/faenza_sarti.htm