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Atto I - Atar, un soldato di umile origine che si è guadagnato il posto di comandante grazie al suo coraggio e al suo eroismo, torna dall'amata sposa Aspasia dopo una guerra vittoriosa. Solo le frequenti separazioni da lei turbano la sua felicità, ma, fedele al suo re (al quale una volta ha anche salvato la vita), suddito devoto e venerato dal popolo come un eroe, è spinto dal senso del dovere e non riesce ad abbandonare il proprio servizio, sebbene Aspasia lo spinga a farlo. Un giorno, mentre i due si trovano in giardino, vedono lingue di fuoco levarsi all'improvviso dalla loro casa. Mentre Atar accorre per spegnere l'incendio, un soldato si impossessa di Aspasia e quando Atar torna per portarla in salvo dalle fiamme, fa appena in tempo a vederla trascinare via con la forza su una nave.

Atto II - L'azione si svolge nel palazzo del
re Axur. Biscroma, custode del Serraglio, sa che Axur ha dato ordine di rapire Aspasia e implora pietà per Atar, al quale anch'egli deve la vita.
Ma Axur, già da tempo inquieto per la stima che Atar gode presso il popolo, e soprattutto invidioso della sua felicità, una felicità che a lui, un re, è negata nonostante le centinaia di donne che ha a disposizione, vuole rovinargli la vita.
Altamoro, figlio del Grande Sacerdote e fedele servitore di Axur, annuncia la buona riuscita del rapimento. Axur ordina allora a Biscroma di provvedere ad organizzare una festa adeguata per il giorno seguente. Anche Atar, disperato, si trova a Palazzo per chiedere aiuto ad Axur. Questo gioisce in segreto del suo dolore e ironizza sulle sue lacrime, le lacrime di un eroico soldato per una donna, ma finge compassione e promette di mettergli a disposizione una nave per le sue ricerche.

Atto III - Il Grande Sacerdote Arteneo riferisce ad Axur di nuovi nemici che minacciano il regno. È necessario nominare un condottiero per l'esercito e, al fine di rafforzare lo spirito guerresco del popolo, sarebbe utile fargli credere che sia il cielo stesso a sceglierlo. Arteneo vuoi sapere da Axur quale nome gli sia gradito per poterlo suggerire all'indovino. Axur fa il nome di Altamoro, figlio di
Arteneo. Nel frattempo Biscroma ha trovato Atar a Palazzo e gli svela la verità, cioè che Aspasia è tenuta prigioniera nel Serraglio di Axur sotto il falso nome di Irza. Egli intende calare una scala in un punto del Serraglio raggiungibile dal mare per fare in modo che Axur possa introdursi di notte nei giardini. Nel frattempo il popolo si è raccolto davanti al tempio e giura fedeltà e obbedienza al condottiero scelto dal cielo il cui nome è stato annunciato dalla bocca innocente del fanciullo Elamir. Nonostante i suggerimenti di Arteneo, Elamir pronuncia il nome di Atar; il popolo gioisce entusiasta e Atar si dichiara pronto a prendere il comando dell'esercito. Altamoro cerca di mettere in discussione la scelta e lo offende; Atar lo sfida a duello.

Atto IV - Contrariamente a quanto ordinato in un primo momento, Axur pretende che la festa prevista nel Serraglio per il giorno successivo sia approntata immediatamente. Biscroma cerca di fargli cambiare idea perché quella è la notte in cui Atar intende introdursi furtivamente nel Serraglio. Ma Axur rimane fermo nel suo proposito. Biscroma è deciso a far terminare prima del tempo la festa con un'astuzia. Alcune schiave fanno entrare Aspasia e la festa comincia. Si esegue un'arlecchinata che incontra l'approvazione di Axur. Egli loda Biscroma che intona una canzoncina in cui si racconta del suo salvataggio per mano di Atar. Appena egli ne pronuncia il nome, Axur si avventa su di lui in preda all'ira; tutti fuggono. Un grido di
Fiammetta, che teme per la vita di Aspasia, la quale, nel sentir nominare Atar è svenuta, fa tornare indietro Axur che si precipita nelle stanze di lei. Atar si è intanto introdotto nel Serraglio e incontra Biscroma che lo traveste da negro per far sì che Axur non lo riconosca. In quello stesso momento Axur lascia irato la stanza di Aspasia che lo ha fermamente respinto. Alla vista del negro gli viene in mente una nuova infamità. Come punizione per l'umiliazione inflittagli, intende dare Aspasia in sposa al negro. Disperata per la sorte che l'attende e convinta che Axur abbia fatto uccidere suo marito, Aspasia invoca la morte. Quando Biscroma le annuncia il negro quale suo futuro marito, ella prega piangendo Fiammetta di lasciarsi condurre da lui al suo posto con un travestimento. Atar scopre deluso che Irza non è la sua Aspasia. In quello stesso momento le guardie di Axur irrompono nel Serraglio; egli ha dato ordine di uccidere il negro; vuole infatti tentare ancora una volta di ottenere il favore di Aspasia. Biscroma trattiene i soldati rivelando infine loro che il negro è Atar. Tutti si fanno indietro inorriditi, sapendo che ormai per lui non c'è più scampo.

Atto V - Axur si fa condurre Atar per infliggergli la sua pena, la morte.
Ma Atar stesso invoca la morte, maledisce Axur e lo mette in guardia sulle conseguenze delle sue cattive azioni. Gli rivela inoltre che non è Aspasia colei che egli crede in suo potere con il nome di Irza. Il re indignato si fa condurre Aspasia; i due innamorati, felici, cadono l'uno nelle braccia dell'altro. Fiammetta confessa ad Axur del travestimento e per questo deve anch'essa essere punita con la morte.
Il re ordina che si separi Aspasia da Atar e che quest'ultimo venga ucciso. Ma Aspasia estrae un pugnale e minaccia di uccidersi se le guardie si avvicineranno ad Atar.
Schiavi e schiave si precipitano ai piedi di Axur e lo scongiurano di avere pietà.
Il popolo in tumulto ha invaso il Serraglio ed esige che Atar sia liberato. Biscroma si mette a capo di una schiera di soldati che vogliono liberare Atar. Ma quest'ultimo li prega di fermarsi e li incita al rispetto verso il loro re. Axur deve riconoscere che il potere di Atar sul popolo è intatto e molto superiore al suo. Maledicendo lui e il popolo si trafigge.
La folla acclama Atar come nuovo re. Questi dapprima rifiuta, ma infine accondiscende ai loro desideri, ma non si lascia togliere le catene; esse devono stare ad indicare che egli userà il suo potere solo per il bene del popolo.