I dizionari Baldini&Castoldi

Brandeburghesi in Boemia, I di Bedrich Smetana (1824-1884)
libretto di Karel Sabina

[Branibori v Cechách] Opera storica in tre atti

Prima:
Praga, Teatro Provvisorio, 5 gennaio 1866

Personaggi:
Volfram Olbramovic, sindaco di Praga (B); Ludiše (S), Vlcenka (S), Decana (A), figlie di Volfram; Oldrich Rokycanský, un cavaliere (Bar); Junoš (T); Jan Tausendmark (Bar); Varneman, un capitano brandeburghese (T); Jíra, un nomade (T); un maggiore (B); un conestabile (B); cavalieri e scudieri, seguito di Volfram, paesani, esercito brandeburghese, disertori, mendicanti, magistrati



Questo primo lavoro teatrale di Smetana ottenne al suo esordio un grande successo, e rappresenta la realizzazione di quell’idea di opera nazionale boema cui il compositore anelava già da tempo. L’occasione di realizzare I Brandeburghesi in Boemia nacque dalla partecipazione di Smetana al concorso operistico indetto dal conte Jan Harrach, con l’intento di ampliare il repertorio delle opere nazionali da rappresentarsi nell’allora erigendo Teatro Provvisorio di Praga; la partitura venne consegnata nel 1863, ma vinse il primo premio solo nel ’66, poiché i giurati in commissione impiegarono ben tre anni per prendere la loro decisione!

I Brandeburghesi in Boemia , come si può intuire dal titolo, è un’opera storica, ambientata nella Praga del 1279; l’antefatto consiste nel rapimento di Václav II (il figlioletto del re boemo Premysl Otakar II, morto nel 1278) a opera del suo tutore, Otto von Brandenburg, che mirava a ottenere il controllo del regno ceco. L’opera si svolge durante l’interregno che va dall’invasione brandeburghese della Boemia alla cacciata dei Brandeburghesi da parte del popolo ceco. L’azione inizia dopo sole trenta battute di introduzione orchestrale, e quasi subito viene annunciato a Volfram, sindaco di Praga, il rapimento del re e di sua madre. La rivalità tra Brandeburghesi e Boemi si scatena, incarnata rispettivamente dalle figure di Tausendmark (si noti l’ironia del nome: ‘Millemarchi’) e del capo carismatico del popolo, Jíra. Le vicende private dei protagonisti si intrecciano con quelle pubbliche e politiche: Tausendmark tenta con ogni mezzo di conquistare – ma invano – l’amore di Ludiše (una delle tre figlie di Volfram), arrivando persino a farla rapire insieme con le sue sorelle. Il punto di svolta dell’opera è dato dall’arrivo di un conestabile, il quale annuncia un decreto di Otto di Brandeburgo che impone alle forze militari straniere in Boemia di lasciare entro tre giorni i territori occupati: il popolo esulta, e il lieto fine giunge con la liberazione delle figlie di Volfram e il ricongiungimento di Ludiše all’amato Junoš.

Come il popolo cèco ottiene la libertà dall’occupazione tedesca, così la musica boema si libera dal proprio assoggettamento ai modelli musicali occidentali. Questa la chiave di lettura dell’opera, o perlomeno tale era l’intenzione di Smetana; in realtà, il lavoro presenta diversi tratti italianeggianti: vi ritroviamo molte arie cantabili, cabalette, duetti e concertati finali, mentre il coro ‘rivoluzionario’ e il balletto nella seconda scena del primo atto (elementi la cui introduzione è dovuta più al librettista che non allo stesso Smetana) portano a ricordare La Muette de Portici di Auber, e comunque rappresentano un riferimento alle formule tipiche del grand-opéra . La canzone strofica di Ludiše (II,3) ben esemplifica il modo in cui Smetana intese accostarsi alle musiche popolari boeme: in ogni sua opera egli volle introdurre i ritmi, le armonie e le strutture strofiche tipici delle canzoni ceche, con melodie ‘similpopolari’ inventate ex novo , offrendo così il proprio contributo alla ‘sua patria’.

m.c.p.

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