OPERNHAUS ZÜRICH - ZURICH - ZURIGO

Nikolaij Rimskij-Korsakov (IN ENGLISH) - Nicolai Rimsky-Korsakov (IN ITALIANO) - OPERE (IN ENGLISH)
LA FIDANZATA (SPOSA) DELLO ZAR
Libretto di Il’ija Tijumenev, dal dramma di Lev Meij [Tsarskaija nevesta] - Opera in quattro atti - Prima: Mosca, Teatro Solodovnikov, 22 ottobre 1899
Direzione musicale: Vladimir Fedoseyev - Regia: Johannes Schaaf - Scene: Erich Wonder - Costumi: Andrea Schmidt-Futterer - Luci: Martin Gebhardt - Direzione del del coro: Jürg Hämmerli

Marfa: Maya Dashuk - Ljubascha: Liliana Nikiteanu - Domna Saburowa: Margaret Chalker - Dunjascha: Katharina Peetz - Petrowna: Kismara Pressatti - Stubenmädchen: Eugenia Enquita - Sobakin: Alfred Muff - Maljuta: Pavel Daniluk - Grjasnoj: Vladimir Stoyanov - Bojar Lykow: Alexey Kosarev - Bomelius: Martin Zysset - Ofenheizer: Morgan Moody - Junger Bursche: Jeffery Krueger
Coro e orchestra dell'Opernhaus Zürich

DO 29.05.2005 - ME 01.06.2005 - SA 04.06.2005 - GIO 09.06.2005 - SA 11.06.2005 - VE 17.06.2005 - DO 19.06.2005 - VE 01.07.2005 - ME 06.07.2005
RIASSUNTO E BRANI SCELTI
Traduzione di Laureto Rodoni
PERSONAGGI: Vasilij Sobakin, mercante di Novgorod (basso); Marfa, sua figlia (soprano); Grigorij Grijaznoij (baritono) e Grigorij Malijuta-Skuratov (basso), cavalieri al servizio dello zar; Ivan Lïkov, nobiluomo (tenore); Lijubasha (mezzosoprano); Elisa Bomelius, alchimista dello zar (tenore); Domna Saburova, moglie di un mercante (soprano); Dunijasha, sua figlia, amica di Marfa (contralto); Petrovna, governante di Sobakin (mezzosoprano); un dispensiere reale (basso); una fanciulla (mezzosoprano); un giovane stalliere (tenore); Ivan il Terribile, sotto le spoglie di un nobile in incognito (ruolo muto); cavalieri, cantanti e danzatori, nobili, fanciulle, servi, folla

ATTO PRIMO
La Festa


Marfa, una bellissima fanciulla, è fidanzata con Lïkov, ma anche un altro uomo la desidera ardentemente: si tratta di Grijaznoij, membro delle guardie del corpo di Ivan il Terribile, un debosciato che convive con Lijubasha senza più amarla:

GRIJAZNOIJ
La bella ragazza non mi dà tregua! Vorrei dimenticarla, ma ciò è al di sopra delle mie forze. Invano ho creduto di poter concludere l’affare degnamente; invano ho inviato messaggeri a suo padre Sobakin. La risposta del mercante è stata lancinante: «ringraziamo il gentile boiardo; quanto a mia figlia, l’ho promessa a un altro, a Ivan Lïkov, che è appena rientrato dalle terre d’oltremare». Ardimento dei tempi passati; giorni di selvagge avventure dove siete fuggiti? Non sono più lo stesso, tutto è finito […] Non è più un semplice capriccio. Un vero amore tormenta la nia anima. Come finirà tutto ciò; non ho idea di che cosa mi aspetti. So solo che Lïkov non sposerà mai Marfa. Aspetto degli invitati. Voglio dimenticare tutto con loro. Ma Bomelius verrà? È di lui che ho bisogno, soprattutto.

Marfa aveva in precedenza respinto la proposta di matrimonio di Grijaznoij, che si sforza di dimenticare questa disfatta amorosa nel mezzo di una festa da lui stesso allestita.
CORO
Gloria al sole […] Sulla terra, gloria al gran Signore [lo zar Ivan il Terribile], gloria, gloria, gloria! […] I suoi boiardi e i suoi servitori non invecchiano, gloria, gloria! Gloria!

MALIJUTA
E come invecchiare; non possiamo che restar giovani, con un tale zar; come non ringiovanire?

I CAVALIERI
(A Lïkov) Sicuramente, anche i musulmani lo applaudono.

LÏKOV
Non ovunque. […] Si dice che il nostro zar sia terribile come una tempesta.

MALIJUTA
Egli è terribile! Come una tempesta! Oh! La tempesta è misericordia divina; la tempesta annienta l’abete marcio e risana tutta la foresta.

I CAVALIERI
Che discorso, boiardo! Veramente! Non per nulla tu indossi il mantello dello zar.

MALIJUTA
E voi, boiardi, non è senza senso che voi portiate attaccate alla sella delle scope. Noi spazzeremo tutto il pattume della Santa Russia Ortodossa. […]

I CAVALIERI
Viva nei secoli il nostro sovrano!

La festa continua con la Danza e il coro “Il lùppolo selvaggio”. Malijuta chiede perché non è presente Lijubasha, la sua fidanzata, “una ragazza magnifica, che canta come un uccello”. Grijaznoij non sa spiegare la sua assenza. Finalmente giunge ed è costretta dagli astanti a cantare una canzone. La festa si conclude e tutti ringraziano Grijaznoij per l’ospitalità. Grijaznoij non riesce a rassegnarsi: la passione ha il sopravvento. Decide così di rivolgersi al diabolico alchimista Bomelius, invitato alla grande festa di Grijaznoij.

GRIJAZNOIJ
Bomelius! Devo discutere qualcosa di importante con te. Conosci forse una ricetta Per far innamorare una ragazza?

BOMELIUS
Certamente!

GRIJAZNOIJ
Scherzi?

BOMELIUS
No!

GRIJAZNOIJ
Una graziosa fanciulla ha infiammato il cuore di un mio compagno. È possibile aiutarlo?

BOMELIUS
Sì. Gli darò un potente filtro; la ragazza lo berrà e poi l’amerà di certo.

GRIJAZNOIJ
Questo filtro è una bevanda?

BOMELIUS
No, una polvere, da versare nel suo vino. Deve versarla egli stesso, altrimenti ella non se ne innamorerà.

Nel Terzetto seguente Grijaznoij esprime la propria gioiosa incredulità: «Non posso credere che […] una rondine possa venire nel nido di un falco. Non posso credere che un giorno ella sarà mia moglie.»
Lijubasha è afflitta perché sente che Grijaznoij le sfugge: «Non è di certo oggi che ho capito che I bei giorni son finiti. Il mio cuore è addolorato, geme, mi predice grande sventura. Con me non è più lo stesso; non mi ama più.»

Bomelius dà garanzie sull’efficacia del suo filtro e fuga ogni dubbio di Grijaznoij: «Ci sono nel mondo molti misteri, molte forze oscure inesplicabili; la scienza possiede la chiave di questi misteri; questa chiave è data dalla luce della conoscenza. […] Non ti mento. Ella ti amerà.» Successivamente, partito Bomelius, Lijubasha affronta Grijaznoij:

LIJUBASHA
Dimmi, perché sei irritato? […]

GRIJAZNOIJ
Lasciami in pace!

LIJUBASHA
Non sono un’importuna! […] Sono stata ingannata; c’è un’altra ora, più bella, più amabile…

GRIJAZNOIJ
Vattene a letto!

LIJUBASHA
Sembra che tu non mi ami più [...]. I tuoi baci ardenti non si sono ancora raffreddati sulle mie guance e già tu hai cessato di amarmi; non sai nemmeno più aprire le porte della mia camera. […] Ora ti attendo invano tutta la notte, invano, e tutta la notte io piango, fino all’alba.

GRIJAZNOIJ
Mi pesa sentire queste parole; mi pesa vedere queste lacrime amare. Non so che risponderti. È colpa mia se ho incontrato Marfa? Se la sua bellezza ha infiammato il mio sangue, conquistato il mio cuore? […] L’amore passato non tornerà più […].

LIJUBASHA
No, è impossibile! Tu non mi abbandonerai! […] È per dispetto che ti sei innamorato di un’altra. Lasciala. Non ti ama! Io sola, ti amo! […] Tutto, ho fatto per te. E vuoi abbandonarmi! (Si inginocchia, piangendo). Non essere la causa della perdita della mia anima, Grijaznoij! […] Non andartene! Rassicurami, dimmi che sto delirando, che tu mi ami… […] (Grijaznoij parte) […] È partito senza nemmeno guardarmi…

Allora anche Lijubasha, accecata dalla gelosia, decide di andare da Bomelius per farsi dare una pozione da far bere a Marfa: una pozione che cancelli ogni tratto della sua bellezza.

ATTO SECONDO
Il filtro d'amore


Il popolo, uscendo dai vespri, indietreggia con terrore dinanzi alla ferocia della guardia personale dello Zar. Due ragazzi che hanno appena acquistato dei medicinali da Bomelius sono aspramente rimproverati poiché il medico (un Tedesco) è un miscredente che pratica la magia nera: «D’ora in poi, non andate più dal Tedesco, altrimenti il Maligno vi irretirà!»
Marfa è felice delle sue nozze e racconta alla sua amica Dunijasha il suo amore per Lïkov, che ha condiviso con lei i giochi dell’infanzia:
MARFA
A Novgorod eravamo vicini di casa di Vania (Lïkov). I suoi genitori possedevano un vasto giardino ombreggiato […] dove noi giocavamo spesso. […] In questo giardino vivevamo e respiravamo liberamente, ci divertivamo follemente. […] Quanti giorni luminosi abbiamo trascorso insieme... […] Purtroppo il vecchio Lïkov morì e Vania fu condotto da suo zio, il voivoda di Narva. Per molto tempo non ci siamo più rivisti. In seguito corse voce che lo zar lo avesse inviato all’estero. Quanta amarezza a questa notizia! Ho pianto molto. […] Ma ora Dio ha voluto che ci riunissimo di nuovo.

Giungono Lïkov e il padre di Marfa, Sobakin.

SOBAKIN
Aspetta, mia cara, mia cara figlia: presto, molto presto egli sarà tuo per sempre. […] Vivrai in amore e armonia.

LÏKOV
[…] Il mio cuore sogna questi giorni, giorni di giubilo; non vuole attendere, non vuole rinviare. […]

MARFA
Mio amico, Vanushka, luce che non si può fare a meno di contemplare! Mio adorato fidanzato! Ti amerò, ti carezzerò […].
Ivan il Terribile in incognito passa dinanzi a lei, che ne è terrorizzata:

MARFA
Che mi sta accadendo? Sono raggelata!

DUNIJASHA
Come la squadra! Come è truce il suo sguardo!

MARFA
Il suo sguardo torvo e severo pesa come un macigno sulla mia anima. Chiunque esso sia, ho paura di lui, temo il suo sguardo fosco.

DUNIJASHA
Quegli occhi mi conturbano, il peccato non è lontano; è capace di stregare con quegli occhi!

Appare Lijubasha e comprende che non ha alcuna speranza, che Marfa è troppo bella. Gelosa si rivolge dunque a Bomelius:

BOMELIUS
Entriamo. Fuori fa freddo.

LIJUBASHA
No, a casa tua non voglio entrarci.

BOMELIUS
Perché sei venuta? Sarei ben felice di farti un favore. Per una bella ragazza sono pronto a tutto, a tutto!

LIJUBASHA
Si dice che tu sia un abile alchimista […]. Dimmi, tra I tuoi terribili sortilegi ve n’è uno che possa deteriorare la bellezza di una persona, non di colpo… a poco a poco… Mi hai capita?

BOMELIUS
Certo!

LIJUBASHA
Un filtro che spenga la luce dei suoi occhi…, che tolga I bei colori dal suo viso, che faccia cadere i capelli, che rammollisca il petto…

BOMELIUS
Un tale filtro esiste… ma è molto caro. Inoltre mi è molto pericoloso venderlo. Se si scoprisse un tale commercio, sarei impiccato.

LIJUBASHA
Nemmeno sotto tortura direi da dove proviene…

BOMELIUS
Ne hai veramente bisogno? […] La mia polvere non è in vendita […].

LIJUBASHA
Che vuoi dunque?

BOMELIUS
Che cosa voglio? Da te? Da te, non molto… semplicemente un bacio (le prende la mano)

LIJUBASHA
(ritirando bruscamente la mano) Che cosa, Tedesco? Sei diventato pazzo? Addio, se rifiuti, ne troverò un altro, più accondiscendente. (Attraversa la strada. Bomelius la segue correndo) Non toccarmi, altrimenti mi metto a gridare.

Bomelius, con fare lubrico, minaccia Lijubasha di riferire la sua richiesta a Grijaznoij, e deciderà di non farlo solo dopo che la donna avrà accettato le sue condizioni.

LIJUBASHA
[…] È il Diavolo in persona che parla in tua vece, dannato! […] Dimmi qual è il prezzo e io l’accetterò. Ti sono sottomessa. Allora, parla!

BOMELIUS
Amami, amami, amami Lijubasha! Amami, amami, quanto sei bella, non aver paura.

Lijubasha è incantata dalla bellezza di Marfa:
Com’è bella! O si tratta di un’illusione? No, non è un’illusione. Com’è bella! Che occhi! Non la lascerà. Quanto a me… alcuna pietà. Ho mal di testa! Dov’è quel miscredente?
Le risa sguaiate di Marfa che Lijubasha sente provenire da una casa vicina, la riempiono di odio e le fanno accettare il prezzo proposto da Bomelius:

LIJUBASHA
Ride… Me la pagherai (a Bomelius) Va a preparare il filtro. Lo compero. Mi ascolti? Sono d’accordo. E cercherò di amarti. (Bomelius a gambe levate si precipita verso il suo laboratorio) Ecco come mi sono ridotta, Grijaznoij; il Signore ti giudicherà e ti condannerà. […] Lo ama veramente? Lo ama come lo amo io? Poco fa rideva con un altro… Non lo ama, no, non lo ama!

Intanto arriva Bomelius con il filtro:

LIJUBASHA
[…] Ho acquistato la tua bellezza, Marfa, ma l’ho pagata col mio onore. Portami nel tuo tugurio, Bomelius. (Bomelius la trascina con forza verso la sua abitazione.)

ATTO TERZO
Il Testimone


Marfa sfila con altre ragazze a Mosca davanti allo Zar.
Intanto Lïkov è tornato da una lunga campagna in Occidente, e vorrebbe sposarla, ma teme per le proprie nozze:

LÏCOV
Se mi sposerò o no, Dio solo lo sa.

SOBAKIN
Potrei mancare alla parola data?

LÏCOV
Il mio cuore presagisce sventura.

SOBAKIN
Io stesso, sarei ben contento di concludere l’affare.

LÏKOV
La amo più della mia vita.

SOBAKIN
Dobbiamo aspettare un po’…

LÏKOV
Senza di lei, non vivrei a lungo, mi consumerei in poco tempo. Ma che pensare e, soprattutto, che fare? Io servo lo zar, mio sovrano!

GRIJAZNOIJ
(tra sé) Mi si gela il sangue… E se… accadesse… Ma no, è impossibile. Non è sola, sono ben dodici. Possa Dio risparmiarmi questa sventura!

SOBAKIN
(a Lïkov) Non angustiarti. Ce ne saranno certamente di più belle di Marfa… Quando il sovrano avrà fatto la sua scelta, celebreremo le nozze.

Grijaznoij finge di voler consolare e si propone come testimone per dimostrare che non ha serbato rancore per il rifiuto della sua domanda di matrimonio.

GRIJAZNOIJ
[…] Mi fa piacere la tenerezza che nutri per Marfa. Che il Signore vi conceda armonia e amore.

Donna Saburova, la madre di Dunijasha, annuncia trionfante che la scelta dello zar è caduta su sua figlia.

LÏKOV
Le nubi tempestose ci hanno risparmiati; il sole torna a brillare di nuovo. Mi sei stata restituita, mia adorata; ora un destino felice ci attende […]

Grijaznoij finge di condividere la felicità di Lïkov. Inizia la festa di fidanzamento tra Lïkov e Marfa. Grijaznoij offre il tradizionale vino alla sposa, nel quale ha versato il presunto filtro d’amore. Marfa ne beve un sorso. La festa impazza, ma improvvisamente...

PETROVNA
(entra correndo) I boiardi stanno venendo da te con un ordine dello zar.

SOBAKIN
Da me? Ma tu sei pazza!

PETROVNA
Non sono per nulla pazza! Esci loro incontro. Ascolta! Sono già all’entrata.

(Entra Malijuta accompagnato dai boiardi; Sobakin e gli altri fanno un profondo inchino)

MALIJUTA
Vassili! Sua Maestà, il sovrano, zar e principe di tutte le Russie ti ha reso un grande onore e ha ordinato di comunicarti: (Sobakin si inginocchia) "Per la volontà di Dio, per le preghiere dei miei genitori, Dio ha voluto ora che io sposi tua figlia Marfa.

Gli astanti sono sgomenti. Sobakin s’inchina di nuovo in segno di assenso.

ATTO QUARTO
La Fidanzata


Marfa, obbedendo a malincuore al volere dello zar Ivan, si trasferisce alla corte imperiale, manifestando però i sintomi di uno sconosciuto malessere: è l’effetto della pozione magica. Il padre Sobakin ne è molto addolorato e Donna Saborova lo consola, confidando nella bontà di Dio. Per allontanare da sé ogni sospetto, racconta allo zar che è stato Lïkov ad avvelenare Marfa. Lïkov, torturato a morte, è costretto a confessare e viene giustiziato dallo stesso Grijaznoij.
Gli astanti sono increduli, non potendo nemmeno immaginare che Lïkov possa essere artefice di un tale misfatto. Marfa, appresa la notizia, sviene; quindi, incomincia a manifestare i segni della follia che la ha colpita, vinta dal dolore:

MARFA
Ah, che cosa mi succede? Sei Vivo, Ivan? Ah Vania, Vania! Che strani sogni! Mi sono improvvisamente addormentata sorseggiando una bevanda, e ho sognato che ero zarina.

GRIJAZNOIJ
Riprenditi, zarina, nostra sovrana!

SOBAKINE
Taci, taci!

MARFA
…che lo zar mi aveva scelta come fidanzata, che ero separata da te. […] Che mi avevano chiamata “zarina”! Il tuo precedente fidanzato era un manigoldo. È giudicato ora perché voleva la tua rovina. Che cosa mi è capitato dunque, il mio seno bruciava, sentivo un terribile battito nella testa! Perché non sono morta nel sogno!

Grijaznoij è convinto che la malattia di Marfa sia dovuta alla pozione – evidentemente sbagliata – preparata da Bomelius:

GRIJAZNOIJ
[…] Mi hai ingannato, infido! Te la farò pagare!

MARFA
In seguito, sognavo… Oh, questo sogno! Grijaznoij entra nella camera e dice che l’ha sgozzato. Che buon testimone di nozze! Oh, Grijaznoij! Ha trovato il modo di rallegrare la sovrana. […] Tu dici che non bisogna credere ai sogni. Ma non era un semplice sogno…

GRIJAZNOIJ
Boiardi! Io, io sono il maledetto peccatore! Ho calunniato Lïkov. Sono stato io a causare la rovina della fidanzata dello zar. […] Da tempo sono pazzo d’amore per lei. […] Ho chiesto un filtro d’amore, volevo sedurre la zarina perché l’amavo, l’amo, l’amo come il vento impetuoso ama la libertà.

GLI ASTANTI
Taci, criminale! […]

La zarina continua nel suo delirio, immaginando di trovarsi insieme a Lïcov. Grijaznoij, di fronte a Marfa che delira, non riesce a trattenersi dal confessare le sue malefatte:

GRIJAZNOIJ
No, non posso sopportare ciò. Conducimi, Malijuta, conducimi al giudizio supremo!
Ma prima permettimi di rallegrarmi, permettimi di vendicarmi del Tedesco.


Improvvisamente – colpo di scena – entra Lijubasha, ammettendo di aver sostituito la prima pozione di Bomelius con la seconda, e di essere quindi la vera colpevole.

LIJUBASHA
Vendicati di me! Tu mi avevi dimeticata, mio carissimo! Ho ascoltato la conversazione con il Tedesco. Io stessa ho richiesto un filtro. Per il tuo hai pagato un’ingente somma, Il mio l’ho avuto a prezzo più vile. Ma il mio filtro era un po’ più perfido del tuo: fa solo deperire. […] Chi lo beve deperisce poi muore. Ho scambiato I filtri: sei stato tu a versarlo nella coppa della mia rivale… […] Sù, uccidimi dunque! Sei ben conscio che hai portato alla rovina la mia anima. Tu non hai avuto pietà né delle mie lacrime, né delle mie suppliche. Uccidimi nel tuo modo prediletto! Sgozzami, bandito!

Grijaznoij, sorpreso e furente, si scaglia contro di lei, uccidendola (ma prima di morire lo ringrazia…). Anche la sua sorte è segnata: verrà anch’egli condannato a morte. Ma prima:

GRIJAZNOIJ
Non toccatemi, lasciatemi, lasciatemi dirle addio. Martire innocente, perdonami, perdonami! Per ogni lacrima, per ogni lamento, per ogni tuo sospiro. Marfa, pagherò molto caro ciò che ho fatto. Io stesso, solleciterò lo zar Ivan perché mi sottoponga alle torture più atroci; torture che neppure I condannati all’inferno hanno mai subito. Addio, addio.

MARFA
Vieni dunque domani, Vania!

GLI ASTANTI
Oh, signore!

FINE DELL’OPERA

Rimskij-Korsakov non era certamente compositore gradito al Teatro Imperiale dove, anzi, l’eventualità di produrre una sua opera non veniva più nemmeno presa in considerazione; mentre Cajkovskij, agli occhi dei funzionari del Teatro Imperiale, era il compositore nazionale che aveva elevato la cultura russa, resa in un linguaggio musicale internazionale. Rimskij, invece, partito dall’esempio di Glinka e formando le proprie idee nel circolo di Balakirev, non poteva essere un compositore ‘ufficiale’. Tuttavia La fidanzata dello zar sembra avvicinarsi al tipo di opere rappresentate al Teatro Imperiale, piuttosto che a quelle di Musorgskij o di Glinka; forse ciò è dovuto alla sua stesura in un periodo di ‘crisi d’identità’ del compositore: lungo l’arco dell’intera sua vita, Rimskij-Korsakov fu tormentato dal dubbio di non riuscire a comporre con originalità senza sacrificare la correttezza formale. In un’epoca in cui la ricerca stilistica stava diventando l’ossessione della nuova generazione di compositori, il cinquantacinquenne Rimskij ritornò – ancora una volta controcorrente – a uno stile ormai storicizzato come quello romantico, scegliendo di mettere in risalto la propria maestria compositiva in un’opera nella quale quintetti, sestetti e altri vari momenti d’insieme si susseguono incessantemente, per non parlare del virtuosismo delle parti vocali (specialmente quella del personaggio di Marfa). Una certa critica occidentale, sempre pronta a inquadrare la produzione di un compositore in un dato genere o stile, di fronte alla Fidanzata dello zar è rimasta piuttosto perplessa, non riuscendo a definirla come opera tipicamente ‘russa’, né come totalmente romantica; invece, in patria fu ed è a tutt’oggi celebrata dai critici come la migliore di Rimskij-Korsakov, poiché la si ritiene rappresentativa della cultura nazionale, soprattutto grazie al testo di Meij, un dramma pseudostorico che esaltava le tradizioni russe ai tempi di Ivan il Terribile e che ben si prestava a essere musicato. [DIZIONARIO DELL'OPERA BALDINI E CASTOLDI]

La trama è quella di un dramma a tinte fosche, connotato da momenti tragici che Rimskij sottolineò con frequenti progressioni sugli intervalli di terza maggiore e minore, già sistematicamente impiegate in altre sue opere per caratterizzare personaggi irreali e fantastici. La mano di Rimskij-Korsakov è riconoscibile anche dall’utilizzo di Leitmotive – altro elemento che distingue la sua produzione – come quello che annuncia le entrate in scena di Lijubasha, o quello di Ivan il Terribile, che in quest’opera compare – silente – solo una volta, e viene riconosciuto proprio grazie al suo tema musicale, lo stesso che lo aveva caratterizzato da protagonista nella Fanciulla di Pskov . Ma al di là dell’analisi delle singole tecniche compositive impiegate dal compositore, ciò che colpisce innanzitutto è l’atmosfera romantica della Fidanzata dello zar , che si percepisce già nell’ouverture (che avrà in seguito vita autonoma); la ricchezza di temi turbolenti e passionali, ma anche seri e solenni, caratterizza l’opera di un compositore che volle accostarsi all’estetica romantica senza per questo dimenticare la tradizione culturale russa, né sopprimere la propria particolare originalità, superiore a ogni tentativo di schematizzazione stilistica. [DIZIONARIO DELL'OPERA BALDINI E CASTOLDI]

La sposa dello zar segna l'inizio di un filone «negativo» che accompagna l'attività operistica della piena maturità di Rimskij-Korsakov accanto a quello «positivo» avviato con Sadko. Ridotta all'osso la storia di La sposa dello zar è un topos convenzionale della letteratura ottocentesca, un puro e tenero amore di due giovani distrutto da un'insana passione senile e da una cieca gelosia: l'improvviso e imprevisto intervento dello zar Ivan il Terribile che sceglie la fanciulla per sua sposa (donde il titolo) serve soltanto da catalizzatore per il disastroso e funereo scioglimento della vicenda (la morte di tutti e quattro i protagonisti, narrata quella del giovane fidanzato già avvenuta fra il penultimo e l'ultimo atto, in scena quella della gelosa, le altre due, quella della giovane fidanzata e quella dell'anziano innamorato, previste a breve scadenza dopo il calar del sipario). Né l'incalzare precipitoso degli eventi, in un drammatico e magari angoscioso contrastare di alternative e succedersi di avvenimenti, né l'approfondimento psicologico dei caratteri e dei sentimenti dei singoli personaggi, la loro costruzione e definizione a grado a grado nel diverso misurarsi di ciascuno di loro agli eventi, erano nelle corde, vorrei dire negli interessi di Rimskij-Korsakov. La sposa dello zar è un mirabile centone di pezzi operistici, in cui l'ingegno e la bravura di Rimskij-Korsakov si manifestano al massimo grado. È un magnifico campionario artigianale: e si comprende che l'autore ne fosse particolarmente fiero. È il suo capo d'opera. Ma non è il suo capolavoro. Si potrebbe dire, parafrasando, che dal punto di vista musicale - la 'fabula' non riesce a farsi 'intreccio'. E ciò indipendentemente dalla felicità di alcune pagine, in particolare quelle destinate a Marfa, la giovane 'oggetto' di un 'destino' che condensa sul suo capo tutte le sventure. Ma anche Maria è più una 'figura' che un personaggio, non è fanciulla che matura in donna, è fanciulla che non resiste ai colpi della sorte e si spegne in un soffio: non per nulla le sue due grandi scene, nel secondo e nel quarto atto, hanno in comune il motivo musicale di fondo, che la fissa nell'unicità del suo momento di tenerezza e di ingenuità, figura di cui varia l'angolazione, la prospettiva, ma non la sostanza, che è quella di un tipo femminile (la fanciulla semplice, fiduciosa, pura e fedele fino alla morte), abbastanza consueto nell'operistica russa dell'Ottocento e nello stesso Rimskij-Korsakov. La musica scritta per Marfa è comunque tra la più bella che RimskijKorsakov abbia mai scritto. Accenti di notevole intensità, soprattutto nel primo atto, conosce anche il personaggio di Ljubasa, la donna che per gelosia conduce a morte Marfa. Pallidi e generici risultano i personaggi maschili, e l'anziano Grjaznoj ancor più del giovane Lykov, il primo verboso e pomposo più che violento e aggressivo come dovrebbe essere, mentre il secondo riesce a trovare una sua pur piccola misura nella flebile discrezione della sua timidezza. Una certa vivacità episodica tratteggia il mondo casalingo che contorna la povera Maria, il padre Sobakin, l'amica Dunjaa, le anziane Saburova e Petrovna.
La composizione di La sposa dello zar fu condotta a termine abbastanza rapidamente e il 22 ottobre (3 novembre) 1899 la nuova opera di Rimskij-Korsakov andava in scena al Teatro Solodovnikov di Mosca, con notevole successo.
[CARLO MARINELLI]

DIE ZARENBRAUT
Den Bojaren Grjasnoj hat da schon eine Art von Liebes- und Lebensüberdruss angeflogen, der ihn letztlich in eine fatale Dreiecksstory verwickeln wird. Denn seine - und die war noch geraubt - Gespielin Ljubascha hätte er gerne durch die Tochter eines Kaufmanns, Marfa, ersetzt. Marfa ist aber Iwan Lykow versprochen und liebt ihn auch. Grjasnoj möchte sich von einem als "Hexenmeister" verrufenen deutschen (!) Arzt einen Liebestrank brauen lassen, um ihn Marja einzuflößen, aber seine frühere Geliebte, Ljubascha, bekommt das mit und organisiert sich von eben demselben Arzt ein Mittel, dass Zug um Zug die Schönheit eines Menschen zerstören kann. Sie vertauscht eifersüchtig das Liebespulver mit dem Destruktionspulver; und - wie es des Schicksal so will - Marfa trinkt das Zeug auch wirklich. Inzwischen war der Zar aber schon auf Brautschau, und hat sich Marfa erwählt, zum ewigen Gram von Lykow. Kaum verheiratet wird Marfa krank und verfällt in eine Art Wahnsinn, als sie erfährt, dass Grjasnoj Lykow beschuldigt hat, sie verhext zu haben - und sicherheitshalber hat er ihn dann auch gleich umgebracht. Da deckt aber Ljubascha auf, dass sie an Marfas Krankheit schuld ist. Grjasnoj ersticht sie und begibt sich als Gefangener zum Zaren, um sich selbst anzuklagen. Das Libretto regte jedenfalls das anwesende Publikum immer wieder zum Schmunzeln an, die emotionale Tiefe der russischen Seele lässt sich in deutscher Sprache wohl nicht so ganz glaubwürdig ausdrücken. Eine gewisse Erheiterung bis Irritation hat auch der Satz ausgelöst, den Ljubascha ausruft, ehe sie Bomelius, dem Arzt, in sein Haus folgt, um dort den Kaufpreis (eine Liebesnacht) für das böse Pulver abzuzahlen: "Schlepp mich in deine Hundehütte, Deutscher!" Von kaum zu übertreffender Direktheit ist auch der Tod Ljubascha's im vierten Akt: Ljubascha: "Nun töte mich auch ganz! Stich zu, Mörder!" - Grasnoj: "Da hast du's!" Er sticht zu. Ljubascha: "Danke!" Sie sinkt zu Boden. "Direkt ins Herz!"

THE TSAR'S BRIDE
The nobleman Gryaznoy, a member of Tsar Ivan's special retinue, the oprichniki, wants to marry Marfa, daughter of the Novgorod merchant Vasily Stepanovich Sobakin, who is already promised to Ivan Sergeyevich Lïkov, a young nobleman. Gryaznoy seeks a love potion from his mistress, Lyubasha, who determines on revenge, providing a potion that will destroy her rival's beauty. The Tsar Ivan seeks a bride and chooses Marfa, who is now ill. Gryaznoy blames Lïkov, whom he kills, but eventually admits what he has done. Lyubasha now confesses how she has provided a different potion, and Gryaznoy kills her. Marfa is now out of her mind, and identifies Gryaznoy with her beloved Lïkov.
The Tsar's Bride is a thoroughly Russian work, both in its pseudo-historical setting and in its occasional recourse to folk-melodies. The overture has provided an item of occasional concert repertoire, while Lyubasha's aria Haste thee, mother mine is known also in instrumental arrangements.


LA FIANCÉE DU TSAR
Griaznoï, membre des gardes du corps d’Ivan le Terrible a demandé, en vain, la main de Marfa, fille du commerçant Sobakin ; elle est promise à son ami d’enfance Ivan Lykov. C’est faire peu de cas de l’amour que lui voue Lioubiacha, bien décidée à le reconquérir. De son côté, Griaznoï ne désespère pas gagner l’amour de Marfa. S’ensuit alors une sombre histoire de philtre d’amour et de poison, négociée par l’une et l’autre partie auprès de l’apothicaire Bomelius (soupçonné de magie noire). Entre temps, on apprend que le Tsar Ivan a, lui aussi, jeté son dévolu sur la belle Marfa, alors même qu’elle s’apprête à convoler avec Lykov. On s’achemine alors inexorablement vers le drame de l’acte IV : à la suite d’un (prévisible) échange des philtres, Marfa sombre dans la folie et les coupables, dans le remords : Griaznoï poignarde Lioubiacha et demande pour lui-même un juste châtiment.
Considérant, avec raison, que cet opéra (dont on ne connaît, le plus souvent, que l’ouverture) se trouve, dans l’esprit des lyricomanes, « alourdi par bien des clichés de mise en scène qui en accompagnent pratiquement toutes les versions », le metteur en scène Dmitri Bertman tient à en renouveler la perception. « Une traîne poursuit l’œuvre », dit-il : « un genre de spectacle folklorique sans fin, avec danses et costumes de couleurs vives. Le cruel et féroce « oprichnik » d’Ivan le Terrible, Grigori Griaznoï, s’est transformé en un mécène tourmenté qui entretient chez lui un chœur polyphonique mixte, un ensemble de danses et de chants folkloriques et l’orchestre d’instruments traditionnels russes ». Aussi a-t-il choisi d’offrir une vision quasi shakespearienne de cette pièce, avec la volonté affirmée de « capter le chemin qui révèle l’âme de l’homme russe…/…dont la passion et l’amour planent au-dessus de l’obscurité de la Russie boisée du terrible Tsar ». Dans cette optique, sombres sont les décors (sobres et astucieusement modulables) et sombres les costumes : à dominante noire à parements d’or ou d’argent, et parmi lesquels contrasteront la robe et le voile (de la mariée) rouges de Marfa, devenus camisole de force dans les scènes finales. La musique de Rimsky-Korsakov, sans aucune mièvrerie, prend ainsi toute sa vigueur et son pouvoir d’évocation. La table des Boyards ou les mouvements de foule, très réalistes, renforcés par des effets de fumigènes (les vapeurs de l’ivresse ? les brumes de la passion ?) n’ont rien de folklorique. L’œuvre ainsi « dynamisée » nous entraîne loin des clichés édulcorés de la « vieille Russie », vers une imagerie à la Eisenstein ou, pour rester dans le domaine de l’opéra, dans un univers proche du Verdi de Macbeth.