LI YÜ
IL TAPPETO DA PREGHIERA DI CARNE 2
TESTO INTEGRALE IN ITALIANO



 


CAPITOLO IV

Dopo aver preso commiato dal suo nuovo amico fraterno il Chierico della Prima Veglia si era messo alla ricerca di un'abitazione. La sua scelta cadde stranamente su un tempio, quello dedicato al dio dell'amore Chang Hsian, il «Dio Tendi l'arco», protettore delle giovani fanciulle spasimanti d'amore e delle giovani future madri. Esse sperano con la sua divina assistenza di essere fortunate nella scelta del marito e di essere benedette dalla nascita di figli. Il tempio aveva a disposizione dei forestieri di passaggio solo poche stanze per gli ospiti. Per questa ragione i monaci del tempio, sempre avidi di piccoli guadagni, avevano fissato per esse un prezzo alquanto alto: due monete d'argento al mese per una stanza. In un altro luogo il nostro giovane avrebbe potuto affittare, per la metà di questo prezzo, un appartamento di tre stanze. Perché mai il nostro giovane affrontò questa spesa evitabile e si ostinò a voler stabilire la sua residenza a caro prezzo nel tempio?
Fu per lui decisiva la circostanza che al tempio affluiva un imponente numero di donne venute da vicino e da lontano. Non per niente quel dio aveva la fama di esser particolarmente attivo nel far miracoli. Si diceva di lui che era solito esaudire davvero le pie preghiere e rispondere alle offerte sacrificali delle sue adoratrici. Il quotidiano concorso femminile al tempio offrì al nostro giovane, che proprio su questo contava, una magnifica ed impagabile occasione di veder sfilare, vicinissime, tutte le donne del paese e di sottoporle con tutta comodità a un esame critico.
Particolarmente favorevole al suo progetto si rivelò il fatto che tra le visitatrici del tempio prevalevano le giovani. In questo senso quel tempio si differenziava decisamente da tutti gli altri luoghi di pellegrinaggio, nei quali sono principalmente le donne di mezza età e quelle anziane che vengono per offrire sacrifici alla divinità e per pregare. Sono degne matrone che hanno superato già da molto l'età in cui si possono avere figli o che stanno superandola.
A quel tempio invece, nel quale alla divinità ivi venerata si chiedeva un felice accoppiamento o la benedizione di una figliolanza di sesso maschile, venivano soprattutto giovani donne; se talvolta si vedeva una donna matura, si trattava di una dama di compagnia.
Quando una donna si trova nell'età dai quattordici ai vent'anni non ha nemmeno bisogno di essere bella; le è proprio, a quest'età, quel certo non so che, quel fascino che ci incanta nel fiore di pesco. I calcoli del nostro giovane si dimostrarono del tutto esatti; su dieci giovani che entravano nel tempio due o almeno una erano ragguardevoli per bellezza, anche applicando il metro piuttosto severo che solitamente usava.
Egli procedeva metodicamente. Si alzava presto la mattina, faceva colazione e un'accurata toeletta. Poi si trasferiva nel suo posto d'osservazione davanti alla statua del dio dell'amore. Lì camminava su e giù non perdendo mai d'occhio l'ingresso del tempio. Appena vedeva avvicinarsi delle donne, si nascondeva dietro la larga schiena del dio del tempio. Di là, senza farsi vedere, attraverso una fessura che lo scultore aveva lasciato tra la manica e la veste del dio, osservava con ogni agio le devote che s'inginocchiavano, pregavano e bruciavano incenso davanti al simulacro. Poteva studiarle minuziosamente, osservare la figura, la pettinatura, l'abbigliamento, la mimica e il portamento di ciascuna. Al suo occhio critico non sfuggiva un solo dettaglio.
Nel bel mezzo del rito, mentre erano ancora inginocchiate e ascoltavano la solenne lettura che il monaco faceva della loro preghiera, usciva improvvisamente dal suo nascondiglio, passava lentamente accanto a loro pavoneggiandosi, e se ne andava attraverso il padiglione anteriore verso l'ingresso del tempio.
Naturalmente la sua improvvisa apparizione faceva colpo e generava nelle devote una notevole confusione. Qualcuna di loro si poteva chiedere con santa ingenuità se quel bellissimo giovane non fosse il dio stesso, che le sue ardenti preghiere avevano spinto a uscire dalla statua d'argilla del tempio, per gratificarla della sua vista e per soddisfare personalmente il suo desiderio di figli. L'illusione poteva durare finché non lo vedeva scendere tranquillamente i gradini del tempio e passeggiare su e giù davanti all'ingresso in modo del tutto umano. A questo punto doveva finalmente rendersi conto che non si trattava di un dio, ma di un normale essere umano.
Però fino al momento in cui doveva riconoscere il suo errore, aveva sentito fiorire il suo grembo e, in spirito, si era concessa al presunto dio dell'amore. Qualcuna, in dolce smarrimento e sconvolta fin nel più intimo tornava a casa, non senza aver gettato con la coda dell'occhio al giovane sconosciuto davanti all'ingresso del tempio un'occhiata maliziosa. Qualcuna lasciava scivolare a terra davanti a lui, con intenzionale distrazione il suo fazzoletto, perché egli lo prendesse e lo conservasse in ricordo di lei.
Questi successi gli davano prepotentemente alla testa e sembravano fatti apposta per dilatare quasi oltre ogni misura il suo amor proprio, che già non era piccolo. Era ora fermamente convinto della sua irresistibilità e trovava naturale aver ai suoi piedi le più altere e ritrose bellezze.
Per perfezionare ancora la sua sistematica ricerca scrisse una lista accurata e coscienziosa. La portava sempre con sé come un libretto di appunti nella tasca della manica. Vi registrava i nomi, e gli indirizzi e la descrizione dettagliata delle giovani donne che riteneva degne di nota tra quelle che vedeva nel tempio durante le devozioni. E in cima ad esso scrisse in grandi caratteri il titolo «Apparizioni primaverili da vicino e da lontano.» I dati personali particolareggiati delle donne in questione, il nome, l'età, se erano sposate o no, l'indirizzo, li desumeva dalla lettura del sacerdote che, durante la devozione, li recitava ad alta voce insieme al testo scritto della preghiera. Tutto ciò veniva annotato e inserito nella lista. Soleva inoltre contrassegnare, come fa un alto commissario d'esame quando dà i voti ai temi scritti dei candidati, i singoli nomi con piccoli cerchi rossi cinabro, il cui numero corrispondeva alla qualità: un cerchio rosso vicino al nome stava per il voto «buono»; due cerchi rossi significavano «molto buono», tre cerchi rossi significavano «straordinario». Il nome e i dati personali erano seguiti da una breve descrizione dei pregi delle candidate di volta in volta prese in esame.
Con l'andare del tempo la lista aveva raggiunto una notevole ampiezza. Ma, per quanti fossero i nomi che vi erano registrati, essi erano contrassegnati solo da un cerchio o da due. Come un duro ed esigente esaminatore, il giovane non aveva dato a nessuno il massimo voto di tre cerchietti. Pensava tra sé un po' deluso: «Da sempre ho desiderato una bellezza veramente straordinaria, della quale non sia facile trovare l'eguale. Credevo di averne trovata una in Nobile Profumo, e ora mi accorgo che come lei ce ne sono molte. Dunque non è niente di particolare, non è una che si possa considerare una bellezza straordinaria, incomparabile. Ma una bellezza insuperabile ci deve pur essere da qualche parte sotto la volta celeste!

Così come negli esami di stato c'è, oltre il terzo vincitore e al secondo, anche un vincitore assoluto, anche tra le donne ci dovrebbe essere una vincitrice assoluta della bellezza; questo dice ogni logica.
Dove può nascondersi la bella delle belle? Perché non riesco a trovarla? Io voglio e debbo trovarla! Le donne e le ragazze che ho visto qui nel tempio e che ho messo nella mia lista, mi serviranno da riserva d'emergenza nel caso che io non riesca a trovare la più bella di tutte. In questo caso mi accontenterò della più bella di loro. Ma, prima di far questo, aspetterò ancora qualche giorno continuando a cercare. Sarò ancora più severo di prima nell'esame, applicando un'unità di misura rigidissima.

Una mattina non si era svegliato presto come al solito. Si sentiva debole e stanco e rimase a letto fino a mattina inoltrata. Tutt'a un tratto il suo cameriere si precipitò nella camera e lo scosse allegramente.

«Hsiang Kung, giovane signore, in fretta, in piedi! La bella tra le belle che cercate da tanto tempo è qui! Anzi: ce ne sono due!» gli comunicò eccitato.
Con un salto il nostro giovane fu fuori dal letto e si infilò i vestiti. Vanitoso com'era, sprecò un sacco di tempo a farsi bello, a pettinarsi, a scegliere un nuovo allegro berretto e a guardarsi meticolosamente davanti e di dietro allo specchio.
Era già troppo tardi per prendere il suo posto d'osservazione dietro la statua del dio del tempio. Il cameriere lo informò che le belle avevano ormai finito le loro devozioni e che stavano per andarsene. Avrebbe quindi tagliato loro la via del ritorno, concluse. Attraverso una porta laterale scivolò all'aperto, aggirò di corsa il tempio dall'esterno e poi, misurando di nuovo il passo e assumendo un atteggiamento dignitoso, salì i gradini dell'ingresso. Arrivò giusto in tempo per tagliare alle dame la via del ritorno. Si trattava di due giovani donne, una con un abito a disegni rossi e argento, l'altra con una veste nella delicata sfumatura verde chiaro dei germogli del loto. Erano accompagnate da una bellezza d'età più matura. Tutt'e tre avevano appena gettato il mozzicone della candela profumata che avevano bruciato nel portaceneri di rame e stavano per andarsene.
Il nostro giovane alzò lo sguardo e gli parve di essere giunto, infine, dopo lungo peregrinare, alla meta sospirata; come anticamente era successo al principe Hsiang rapito in sogno sulla cima del monte incantato dove una meravigliosa fata lo aveva accolto a braccia amorosamente aperte. Le altre donne, quelle finora registrate nelle sua lista, non potevano nemmeno lontanamente essere paragonate a queste due magnifiche creature. Per un momento se ne stette come fulminato da un colpo completamente sbalordito ed esanime.
Poi l'incanto si dissolse, la sua chiara coscienza ritornò e gli suggerì una fulminea trovata. Le donne se ne stavano andando ed egli doveva impedirglielo, o per lo meno doveva trattenerle. Si lasciò cadere con presenza di spirito sulle ginocchia e fece rapidamente un profondo inchino; anzi non solo uno: ne fece una bella serie, prosternandosi fino a picchiare con la fronte il pavimento. Il suo folle contegno fece spalancar la bocca e gli occhi allibiti non solo ai suoi due camerieri, ma anche al monaco. Pensavano che fosse impazzito e sudavano freddo per la paura che le donne ne fossero spaventate e che ne potesse nascere una scena spiacevole. Uno scandalo nel tempio! Impensabile!
Naturalmente non supponevano che sotto l'apparente follia si celasse un calcolo diabolicamente astuto. Esso consisteva in questo: «O le dame sono capaci di delicate emozioni, e allora considereranno il fatto che sia caduto in ginocchio e che mi sia inchinato un omaggio reso a loro, un segno di adorazione e di venerazione appassionata e, clementi, non terranno conto della forma particolare del mio omaggio, quindi non faranno scene; oppure, nella loro severa rispettabilità, non accettano omaggi di questo tipo e faranno una scena d'indignazione. In questo caso mi scuserò dicendo che vengo da lontano per sacrificare al dio dell'amore che tende l'arco e implorare da lui la benedizione di aver figli. Dato che ho trovato che nel tempio c'erano già tre dame, non ho osato entrare per ragioni di convenienza e perciò ho fatto il mio omaggio al dio da una certa distanza, fuori dalla soglia della porta. Difficilmente le dame sapranno che in verità abito da molto nel tempio e scopriranno l'inganno.» Questi pensieri gli attraversarono la mente rapidi come il fulmine.
Questo era il calcolo tattico che guidava il suo comportamento strano e all'apparenza irragionevole. E il successo gli diede ragione. Le dame, lungi dallo smascherare la sua manovra, pensarono effettivamente che egli rendesse omaggio alla divinità da lontano e che le chiedesse la benedizione di una figliolanza. Perciò non lo vollero disturbare. Non fecero quindi alcuna scenata, anzi si trassero rispettosamente da parte e aspettando con pazienza che egli avesse finito con la sua pretesa devozione. Ma non si comportarono tutte allo stesso modo: le due più giovani gli gettavano sì qualche occhiata ogni tanto con la coda dell'occhio, ma lo facevano con un tal pudore virginale e con tanto riserbo che non era facile indovinare se egli era loro indifferente o meno. La più anziana invece mostrava francamente un vivace interesse, rivolgendogli un sorriso persistente e benevolo con lo sguardo fisso a lui e la bocca coperta da una mano. Anzi, quando finalmente le tre diressero i loro passi verso l'uscita e dovettero passare vicino a lui, non poté fare a meno di gettargli degli sguardi infuocati che significavano J qualcosa di più di una pura e semplice benevolenza.
Estasiato e completamente stordito, egli rimase immobile e continuò a fissarle dalla soglia del tempio mentre salivano sulle lettighe che le aspettavano fuori. Continuò afissare le portantine finché voltarono l'angolo a una distanza di circa un li, svanendo dal suo campo visivo. Solo allora si scosse dal suo irrigidimento e ritrovò la parola.
«Chi erano quelle tre dame che hanno appena sacrificato e pregato?» chiese, rivolgendosi a un monaco del tempio. Quegli però gli rifiutò, arcigno, qualsiasi informazione. Era profondamente irritato dal comportamento impossibile e folle del suo inquilino e si doveva dominare molto per non mettersi a gridare dalla rabbia. Ormai era tardi per provvedere. Il giovane non aveva ascoltato la lettura della preghiera a causa del suo stordimento, e così gli erano sfuggiti i dati che riguardavano la persona delle tre dame, il nome e l'indirizzo. Dal monaco non era possibile ricavare nulla. Che fare dunque? Si diede del pazzo. Perché non aveva seguito le tre lettighe? Perché non aveva incaricato i suoi servitori di farlo? A che scopo allora aveva dei servitori! Nella confusione dello stordimento aveva trascurato la prima cosa da farsi. Ora era troppo tardi. Le lettighe avevano guadagnato un vantaggio troppo grande per poterle raggiungere. Di cattivo umore e scontento di sé se ne tornò avvilito nella sua camera.

Questo è molto spiacevole – pensò tra sé. – «Di tutte le altre, che non soddisfacevano le mie esigenze, soil nome e l'indirizzo e ho un'intera lista di informazioni personali. E proprio di queste, le uniche che m'interessano perché soddisfano largamente le mie esigenze, non so nulla, proprio nulla. Le ho viste da vicino, faccia a faccia, quelle bellissime splendide creature. E ora le devo piangere come ombre svanite improvvisamente nel nulla e devo tendere le mani nel vuoto!

Tirò fuori meccanicamente il suo diario. Anche in questo caso voleva adempiere al suo dovere di cronista. Ma cosa doveva mai scrivere? Gli mancavano tutti i punti di riferimento precisi. Pensa e ripensa, si mise a scrivere e, scrivendo, le asciutte note del cronista si trasformarono fino a diventare lo sfogo lirico di uno spasimante estasiato:

Il giorno tale del mese tale: incontro con due autentiche straordinarie bellezze. Nome, origine, abitazione; sconosciuti. Alloro posto segue una più minuziosa descrizione dell'aspetto e dell'abbigliamento:
La prima, apparentemente diciassettenne o diciottenne, indossava un vestito di color rosso e argento. Sembra molto sensibile, ma ancora irresoluta sulla direzione da dare ai suoi sentimenti. La cascata dei desideri erotici in lei non è ancora aperta.
Glossa: come si può descrivere con parole la sua bellezza? È una gemma che però profuma, un fiore che però parla, la sua bocca è una ciliegia spaccata, il modo in cui posa i suoi piedini quando cammina ricorda l'elegante planare delle rondini e ricorda una bellezza di cui parla la storia dei tempi antichi, detta Hsi Shi "Rondine in Volo", che una volta durante un banchetto principesco, danzando graziosamente tra i piatti d'oro della tavola irretì totalmente l'anima del suo illuminato signore tanto da farne un burattino. Tiene le sopracciglia, simile anche in questo a Hsi Shi, sempre un po' aggrottate, però non solo quando è di cattivo umore, come faceva Hsi Shi, ma anche quando è allegra. Gli occhi li apre indolentemente, come una seconda Yang Kuei-fei e nasconde lo sguardo, non solo quando è stanca o assonnata, come Yang Kuei-fei, ma anche quando si sente fresca e vivace. Quando sta per andarsene, l'ultima impressione che ella lascia in chi resta, non è tanto il flebile tintinnio che piano si allontana dall'ornamento di giada della sua cintura, che risuona nelle orecchie, quanto uno strano sentimento di profonda commozione, che si agita ancora a lungo nel cuore specialmente quando a mò di saluto ella dona un ultimo sguardo, sia pure un minuscolo sguardo, umido come le lucide onde d'autunno. Chi le potrebbe negare allora, fra tutte le belle creature che crescono nell'isolamento delle loro stanze virginali, la segreta corona?
La seconda, anche lei una bellezza eccezionale, circa ventenne, indossa un abito del tenero verde chiaro dei germogli di loto, risveglia l'impressione di aver già tenuto testa da molto agli sguardi cupidi degli uomini, ma il bocciolo della femminilità non sembra essere stato schiuso.
Glossa: una bellezza dalle forme esuberanti e rigogliose, ma nello stesso tempo elastica e molto vivace nei movimenti. Le sopracciglia sono tanto finemente arcuate per natura, che un pittore di corte non potrebbe disegnarle meglio. La rosea freschezza naturale del suo incarnato non ha bisogno della cipria e del belletto. Le sue rotondità mantengono un ideale equilibrio tra grassezza e magrezza; infatti da una parte non è così snella che la sua linea faccia pensare con dispiacere alla magrezza e dall'altra non è così piena, da far desiderare che smaltisca un po' della sua abbondanza. E insomma una che può permettersi di aver pretese, che non deve accontentarsi del primo venuto. Nel suo modo di pettinarsi, di vestirsi e di ornarsi mantiene con coerenza un ideale equilibrio tra un'eleganza vistosa e una modestia esagerata. La sua pettinatura appare semplice, ma distinta e eletta. Poverina! I suoi sentimenti nascosti sembrano ancora confusi, come imprigionati in una fitta sterpaglia, senza aver trovato una direzione precisa. Un bocciolo di loto che ancora esita a schiudersi: così nasconde pudica le sue più intime emozioni, come una preziosa candela profumata che già brucia senza fiamma ed emana profumo prima che vi sia motivo di temere che continui a bruciare e che qualcuno corrisponda ai suoi sentimenti. Senza dubbio merita anche lei come la prima, di essere esaltata come una bellezza eccezionale e il raro profumo del suo fascino è altrettanto superiore alla massa degli odori mediocri. In un concorso di bellezza sarebbe senz'altro la prima assoluta!

Così aveva scritto. Depose ora il pennello e si mise a pensare:

Ce n'è una terza, la donna d'età più matura che per bellezza e fascino cede di poco alle due più giovani. A non voler parlare perora delle sue altre attrattive, anche solo lo sguardo seducente e pieno d'ardore del suoi occhi è già meritevole della più alta lode. E con me è stata ben prodiga di sguardi. Purtroppo non ho pensato a ricambiarglieli, tanto la mia attenzione era distratta dalle due più giovani. Se ci penso bene, non merita considerazione minore già solo come accompagnatrice di quelle bellezze. Probabilmente è la loro cognata, o comunque una parente prossima. Semi voglio avvicinare alle due più giovani, mi sembra saggio conquistare prima la più anziana corteggiandola un po'! Forse sarà disposta ad aiutarmi a portare a termine l'opera e farà in modo che le due giovani mi prestino benevola attenzione. Chissà? Sono forestiero, in questa città. Perché non dovrei riuscire, se pure le troverò, ad attirarle nella mia sfera e a coinvolgerle in un'avventura amorosa? Bisogna quindi mettere anche la terza nella mia lista e anche a lei dedicherò una bella glossa. In primo luogo per ringraziarla del fatto che mi ha degnato di sguardi d'amore così ardenti; in secondo luogo, per saggia e astuta previdenza: quando l'avrò trovata e avrò fatto la sua conoscenza, le farò leggere il mio diario, e il fatto che io l'abbia inclusa in esso con una così bella glossa la lusingherà. Forse si mostrerà cortese e verrà incontro ai miei desideri.

Detto fatto, riprese la sua lista, cambiò il titolo della registrazione di quel giorno, scrivendo «tre» al posto di «due» e scrisse:

La terza, la dama vestita nel colore profondo del cielo estivo di sera, avrà circa trentacinque anni, ma il suo aspetto e il suo portamento la fanno sembrare di dieci anni circa più giovane. I suoi lineamenti improntati a nobile passionalità promettono al conoscitore che ella sa dar fuoco a un'ampia scala di scelti piaceri amorosi. Ha un vivace temperamento. Nei momenti di umore traboccante il suo vivido spirito mette letteralmente le ali. Sebbene in lei corpo, cosce, braccia mostrino una maggiore turgida pienezza di quelle delle fanciulle giovani, i fini tratti del suo volto possono a pieno diritto concorrere per freschezza e per grazia con quelli di una giovane sposa. Le sue guance rosate non devono temere il confronto con la pesca, la sua pelle possiede la liscia pastosità del diaspro. Ma la cosa in lei più seducente, ciò che maggiormente colpisce l'intelletto di chi la osserva, sono i suoi occhi. La sua pupilla è capace, anche se l'occhio non si muove, di mandare scintille come una pietra focaia, di lanciare letteralmente fulmini. C'è ancora qualcos'altro di speciale in lei: è capace di voltarsi improvvisamente e, senza spostare di un passo i suoi piedi, di dare al suo corpo una torsione piena di grazia per cui il suo chiaro viso, del tutto inaspettatamente, splende contro l'oscuro sfondo dell'interno del tempio, così come la bianca nuvoletta che, spinta da un forte colpo di vento, spunta improvvisamente sull'oscura cima di un monte. Insomma è, come le due ragazze, una donna di grande qualità e di classe superiore, del tutto pari alle due più giovani. Perchè discutere ancora a chi spettai! primato?

Aveva finito di scrivere. Disegnò vicino a ciascuno spazio vuoto che aveva lasciato sulla sua lista e che doveva riempire coi nomi delle tre bellezze sconosciute, tre cerchietti rosso cinabro, poi ripiegò il suo diario e lo nascose, come al solito, nella tasca della manica.
Da quel momento il tempio del dio d'amore che tende l'arco gli divenne indifferente. Se ogni tanto si rimetteva nel suo posto d'osservazione dietro le statue del tempio, lo faceva senza convinzione e non aveva quasi occhi per le nuove venute che s'inginocchiavano per le loro devozioni. Il suo interesse era completamente assorbito dalle tre bellezze sconosciute, che lo avevano stregato. Col suo diario in tasca perlustrava instancabile le strade della città alla loro ricerca, sempre con la vaga speranza d'incontrarle per caso. Ma invano, perché non riuscì a trovare traccia di loro. Infine si ricordò del suo amico, il Rivale di Kun‑lun.

Quello conosce questa zona come le sue tasche. Perché non affidarmi a lui chiedendo il suo aiuto? A questo proposito però ho uno scrupolo: si era offerto di mettersi per conto suo alla ricerca di una bellezza per me, e forse ne ha già trovata una. Se io ora gli confido la mia scoperta può pensare che non ho più bisogno di lui. Abbandonerà, come se fosse una cosa inutile, il prezioso carico che aveva già approntato per me e mi tacerà la sua scoperta. Inoltre non potrei dargli nessuna indicazione precisa utile per riconoscere le tre sconosciute. Come potrebbe trovarle?
È meglio che io tenga celato in petto il mio segreto e attenda di vedere che novità mi porta lui. Non si è fatto vedere da diversi giorni e si dovrebbe far vivo fra breve.

Da quel momento il giovane passò i suoi giorni accoccolato nella sua stanza, sprofondato nei classici, sudando sui saggi letterari in ansiosa attesa dell'amico. Ma la sedentarietà e l'attesa demoralizzante si trasformarono, dopo un po' di tempo, in tormento. Un giorno si sentì spinto di nuovo ad uscire sulla strada e il caso volle che incontrasse l'amico.

Come vanno le cose, che ne è della tua promessa di amico? Perché non ti sei fatto vedere per tanto tempo? Non hai per caso dimenticato la promessa?

Assolutamente no! Ci ho ben pensato. Ma è stato difficile tenerle fede perché ho incontrato una quantità di donne mediocri e comuni e nessuna di classe eccelsa. Soltanto ieri ne ho scoperta una che potrebbe soddisfare le tue esigenze, e stavo venendo a comunicarti la scoperta. Che caso fortunato che ci siamo incontrati per strada!

Grandioso! Vieni nella mia modesta cella. Là saremo indisturbati.

Spalla a spalla si recarono nella camera del giovane. Questi allontanò i due camerieri e, per prudenza, chiuse la porta della stanza col chiavistello. Bisbigliando cominciarono a scambiarsi informazioni e consigli.
I pregiati lettori vorranno sapere qualcosa sulla provenienza e sulla dimora delle tre bellezze che un destino capriccioso ha fatto incontrare al nostro intraprendente avventuriero. Vorrà sapere se comparirà un povero marito tradito oppure un padre di famiglia, che si vendicherà trucemente contro il frivolo seduttore.
Adagio! Non avete bisogno di tirare a indovinare; su questo vi darà qualche schiarimento il prossimo capitolo.

 

CAPITOLO V

«Allora, il mio pregiato fratello minore ha avuto intanto qualche esperienza degna di nota?» cominciò il Rivale di Kun-lun, accoccolato su una stuoia stesa sul pavimento.
«No, nessuna» mentì il Chierico della Prima Veglia. Aveva paura che, se avesse rivelato l'esperienza avuta, l'altro avrebbe deposto il suo carico di novità e se lo sarebbe tenuto per sé. «Raccontami invece della tua scoperta alla quale hai accennato prima,» continuò. «Come si chiama? Dove abita? Quanti anni ha? Che aspetto ha? Su racconta! Muoio dall'impazienza.»
«La mia scoperta non è una sola, ma sono addirittura tre. Però te ne ho promessa una sola. Non esser dunque tanto avido da volerle avere tutt'e tre. Devi fare la tua scelta e accontentarti di una sola di loro.»

Il nostro Chierico si eccitò. Addirittura tre? Non ne aveva anch'egli tre in cuore, quelle tre che aveva recentemente incontrato nel tempio e che gli avevano fatto tanta impressione? Che fossero le stesse? Sarebbe stato magnifico! Egli avrebbe fatto il primo approccio con la più anziana, poi aiutato da questa, non sarebbe più stato un problema avvicinare le due più giovani. Esultava già, ma non lasciò trapelare nulla.

Hai ragione. Naturalmente me ne basta una. Sarei troppo ingordo se le volessi tutt'e tre.

Bene, su questo siamo dunque d'accordo. Ora la questione è: quale delle tre desideri? Belle sono tutt'e tre, ma ognuna ha i suoi pregi particolari e non so se noi due abbiamo gli stessi gusti. Potrebbe essere che a te non piaccia ciò che piace a me. Perciò ti faccio una domanda: preferisci le donne prosperose o quelle snelle?

Dipende. Ognuna ha i suoi pregi, sia la prosperosa che la snella. Ma la pienezza non deve degenerare in una pinguedine tale da far scoppiare addosso i vestiti, e la snellezza non deve degenerare nella magrezza che fa spuntare le ossa dagli indumenti. La mia preferenza dipende quindi dal fatto che rigoglio e magrezza rientrino o meno nella giusta misura.

Allora corrispondono tutt'e tre ai tuoi desideri. Un'altra domanda preliminare: preferisci le donne che hanno un temperamento vivace o quelle ubbidienti e ritrose?

Senza dubbio quelle con un temperamento vivace. Quelle ubbidienti e ritrose le trovo semplicemente insulse. Giacciono apatiche al tuo fianco senza prendere iniziativa alcuna. Come può crearsi in tal modo l'atmosfera adatta? Se è così, è meglio dormire per conto proprio da soli, almeno si sta in pace e non si viene infastiditi. No, una donna ubbidiente e ritrosa, mai! Le ho sempre considerate un orrore!

L'altro scosse pensieroso la testa: «Allora nessuna delle tre dovrebbe andar bene per te.

Ah sì? Ma come fai a saperlo con tanta precisione che non hanno un temperamento vivace?

Non c'è bisogno di tante spiegazioni. Basta che t'assicuri che tutt'e tre soddisfano al centoventi per cento qualsiasi pretesa in fatto di bellezza, ma non raggiungono il sessanta per cento in fatto di vivacità di temperamento.

Non importa. Correrò questo rischio. L'importante è che siano belle. Il temperamento in amore è una cosa che si può insegnare con l'educazione. Parlo per esperienza. La mia mogliettina, a casa, nei primi tempi del nostro matrimonio, si comportava in modo terribilmente educato e dignitoso. Non aveva la minima idea di cosa fossero le arti amatorie. Mi è costato un paio di giorni di duro lavoro di educatore, ma l'ho trasformata in modo così completo che non era quasi più possibile dominare il suo temperamento ed era sempre assetata di nuove variazioni erotiche.

Insomma, ciascuna delle tre mi va bene. Soprattutto vorrei averle tutt'e tre. Se manca loro un po' di vivacità e d'intraprendenza, non importa; so come eliminare l'affettazione e infondere loro un temperamento vivace.

Bene. Ma c'è un'altra domanda preliminare: vorresti possedere la donna che ti sta a cuore subito dopo averla conosciuta? Oppure saresti disposto ad attendere un paio di mesi, prima di farlo?

A dirla franca, ho una fretta dannata. Anche in condizioni normali il mio desiderio arde a calor bianco. Se devo rinunciare per tre o cinque giorni a fare l'amore, faccio sogni erotici e mi libero durante il sonno dell'eccesso di forza che ho accumulato. Figurati ora che sono in viaggio e lontano da casa da chissà quanto tempo, e che ho rifiutato qualsiasi prostituta durante il viaggio. Puoi ben immaginarti che sono in una situazione di assoluta emergenza. Finché non incontro niente di notevole posso anche dominarmi. Ma quando finalmente incontro la donna giusta e la mia inclinazione viene, anche solo di poco, ricambiata, allora, temo, non c'è più modo di tenermi. Più in fretta è, tanto meglio.

Allora ti devi togliere fin da ora due delle tre dalla testa. Appartengono a una casa molto distinta e ricca. Avvicinarle è molto difficile. Visto che tu hai tanta fretta conviene prendere in considerazione solo la terza. Con lei non dovrebbe esser difficile raggiungere lo scopo. E la moglie di un piccolo borghese, un mercante di seta. Come ti ho già detto, per principio nelle mie imprese risparmio il ceto medio e la piccola borghesia. Solo per amor tuo e perché te l'ho promesso, e ci penso notte e giorno, questa volta, eccezionalmente, ho derogato dai miei principi e ho preso in considerazione la moglie rispettabile di uno schietto e onesto mercante di seta. Come l'ho scoperta? Per caso. Un giorno poco fa, mentre me ne andavo a zonzo per le strade della città, sono passato davanti a una casa e ho visto la donna seduta nel negozio dietro una tenda di bambù. Sebbene la tenda impedisse di vedere chiaramente, il mio sguardo è riuscito a vedere in lei qualcosa di preciso: la rosea freschezza del suo volto straordinariamente chiaro. Da questo viso emanava, come da una pietra preziosa, o da una perla, un luminoso splendore che traspariva attraverso le fessure della tenda. Allora ho passato in rassegna tutta la sua figura, le sue forme, che erano forme perfette. Vedendola sedere così tranquilla e muoversi con misura mi parve di avere davanti appeso dietro la tenda un quadro, il ritratto di una donna meravigliosa, che di tanto in tanto un alito gentile facesse dondolare su e giù. Sono rimasto per un certo tempo come incantato a fissarla. Poi sono andato sull'altro lato della strada e di là ho continuato a guardare. Dopo non molto tempo ho visto un uomo spingere da parte la tenda e uscire. Era un uomo goffo e grossolano. Indossava un camice sporco e portava sulle spalle un fagotto di seta. Stava evidentemente andando al mercato a vendere la sua merce. Attesi finché non sparì, poi andai a sentire cosa dicevano di lui i suoi vicini. Seppi così che la casa in questione appartiene a un mercante di seta che si chiamava Ch'üan. Siccome è di carattere piuttosto riservato e comprensivo e non fa male a una mosca, viene generalmente chiamato Ch'üan lao-shi, "Ch'üan il Probo". La bella che ho visto nel negozio è sua moglie. Quel che avevo visto e appreso era già qualcosa. Ma non mi bastava ancora. La tenda mi aveva impedito di vedere perfettamente. Volevo andarmene del tutto sicuro.

Ho lasciato passare un paio di giorni, poi sono andato di nuovo davanti a quella casa. Di nuovo ho visto la donna seduta oltre la tenda del negozio. Allora ho preso una decisione ardita. Ho spinto da parte la tenda e sono entrato e ho chiesto del proprietario. Ho detto alla moglie che volevo comperare certe stoffe di seta. Suo marito era uscito, ma, se io desideravo comperare qualcosa, poteva mostrarmi lei delle stoffe; in negozio ce n'era una provvista sufficiente. Così mi disse restandosene ancora tranquillamente seduta. Ma io volevo vederla in movimento, per poter valutare tutta la sua persona. Finora avevo potuto intravedere soltanto le sue mani che spuntavano dalle maniche della veste. Che manine piccole e ben formate! Che dita tenere e sottili! Puri germogli di loto! Anche i suoi graziosi piedini ho potuto vederli di sfuggita, quando sono spuntati sotto l'orlo della gonna. Erano chiusi in semplici pantofoline di seta piatte, senza la solita grossa suola di feltro, sulle quali le nostre donne camminano tanto volentieri perché dà alloro incedere quella deliziosa oscillazione come di rami in fiore mossi dal vento. Anche per il resto non ho potuto notare in lei nessun artificio e nessun trucco. Tutto era genuinamente naturale, specialmente la rosea freschezza delle guance, che mi aveva tanto colpito al nostro primo incontro.
Non avevo ancora potuto osservare come fosse la sua pelle nelle altre parti del corpo, se era cioè chiara o scura. Per scoprirlo sono ricorso a un'altra astuzia: ho indicato una pezza di stoffa che stava proprio sullo scaffale più alto e ho chiesto di vedere proprio quella, dato che gli altri tipi di tessuto non mi erano piaciuti. Le ho chiesto se voleva essere così gentile da portarmi giù quella pezza per poter osservare meglio la stoffa. Ora non poteva fare altro che alzarsi del tutto e allungare le braccia verso l'alto. Devi sapere che quel giorno c'era un'afa opprimente e che la donna era adeguatamente vestita, cioè indossava una semplice veste di seta grezza leggera. In breve, mentre stende in alto le braccia verso il piano più elevato dello scaffale, le sue ampie maniche cascano giù scoprendo le braccia fino alle ascelle mostrandomele nella loro soda e piena rotondità e nella loro nudità bianca come neve. E non solo! Attraverso la veste leggera potevo intravedere i teneri contorni delle colline gemelle, i suoi seni, e notare chiaramente come si sollevavano e s'abbassavano. E ti posso ben dire: una curvatura perfetta! Poi una pelle lucida e liscia come uno specchio, fresca e chiara come la neve! Alla fine ho comprato, per educazione, quel taglio di seta. Le avevo dato un bel da fare, con la mia esigenza e con il mio continuo criticare, e volevo lasciare una buona impressione. Allora, cosa pensi della mia scelta? Ti piacerebbe quella donna? La vorresti?

Naturalmente. E perché no? Sembra proprio il mio tipo. Ma perché pensi che basti una breve conoscenza per possederla?

Nel suo caso la conquista non è in effetti difficile, cornporta semmai qualche spesa. E una cosa normale, quando si vuole avere un'avventura amorosa. Nella borsa della mia cintura ho già la scorta di un paio di lingotti d'argento. Possiamo metterci quindi subito all'opera. Andiamo davanti alla sua casa e approfittiamo del momento in cui il marito esce. Poi seguiamo la tattica che ho già sperimentato: entriamo in negozio e ci fingiamo innocenti compratori. Così puoi vederla e decidere. Se ti piace, è meglio che tu le faccia subito un po' di corte. Perché non le dovresti piacere? Tutto il tempo incatenata a quel tanghero di marito, chissà come s'annoia! L'improvviso apparire nel suo orizzonte di un giovane elegante come te, che le fa la corte, le sembrerà certamente una piacevole variante, un'autentica liberazione dalla sua monotona esistenza, e certamente le procurerai piacere. Se non respinge indignata i complimenti e le libertà che ti saprai prendere, ti puoi considerare già alla meta. Poi avrai solo bisogno che io faccia per te ancora per un po' il messaggero d'amore e puoi scommettere che di qui a tre giorni riuscirai ad andare a letto con lei. Cosa ne dici?

Se volessi fare questo per me, te ne sarei infinitamente grato. C'è però ancora un punto che non è ancora chiaro e sul quale ti prego di darmi chiarimenti. La tua capacità di escogitare astuzie e intrighi ha del miracoloso. Inoltre hai stupefacenti doti acrobatiche che ti permettono di saltare sui tetti e di scalare delle mura alte chissà quanto; sembra che tu abbia fatto amicizia con degli spiriti superiori, che niente ti sia impossibile. Allora, perché, mi domando, la tua cortese collaborazione si limita ad una delle tre? Perché volutamente eviti di accennare anche con una sola parola alle altre due, alle distinte ragazze di famiglia? Devo quindi presumere che tu ti senta a tuo agio e forte solo quando si tratta di gentuccia, e che invece tu eviti per paura di offendere i grandi?

Non è affatto così. Si tratta di un'eccezione alla regola. La regola dice che di solito è più rischioso e pericoloso provocare i ricchi che i meschini, eccetto un caso: sedurre le donne di grande famiglia è meno rischioso che sedurre le donne della gente dappoco.

E perché?

I ricconi di solito non si accontentano di una sola donna, ma si concedono tre mogli e quattro concubine. Ma l'uomo non può moltiplicarsi. Se va a letto con una di loro, le altre si sentono trascurate, messe da parte, e hanno a noia se stesse e i loro solitari cuscini. Un vecchio adagio dice:

Stomaco pieno, cuscino morbido,
fan sorgere pensieri lascivi e torbidi.


È dunque chiaro che queste donne di lusso insoddisfatte per la loro vita oziosa non hanno in mente altro che pensieri libidinosi e sono letteralmente avide di eccitanti avventure. Se un uomo abbastanza sfacciato ne avvicina una, non ha neppure bisogno di implorarne i favori: gli sono già stati anticipatamente concessi. Una donna come quelle non pensa affatto a difendersi. Ammesso che il padrone di casa colga i due in flagrante, si guarderà bene dal trascinarli davanti al giudice, perché ciò vorrebbe dire un pubblico scandalo e danneggerebbe onore e credito della sua casa. Arretrerà spaventato anche davanti all'idea di sopprimere subito la coppietta sorpresa sul fatto. Malvolentieri si separerà dalla bella concubina che gli è costata abbastanza cara. E, se risparmia lei, perché mai uccidere il seduttore, che non è più colpevole della sua complice? Lo lascerà quindi andare.
Diversamente si comporterà l'uomo di modesta condizione. Egli si può permettere una sola moglie che guarderà come le sue pupille, sorvegliandola notte e giorno. Una così non è affatto accessibile a velleità sessuali, grazie a una cucina casalinga più semplice e a condizioni familiari più modeste e povere. E se anche un estraneo riuscisse, caso altamente improbabile che si può verificare una volta su diecimila, ad accendere in lei emozioni sensuali e a sedurla, il marito ingannato non esiterebbe un istante, se sorprendesse i due sul fatto, ad ammazzarli sul posto o a trascinare il seduttore davanti al giudice. La gente modesta se n'infischia dello scandalo e della buona fama della casa. Come vedi è più rischioso attentare all'onore familiare di un uomo modesto che a quello di un riccone.

Certamente, ma permettimi di obiettare: non contraddice questa teoria il fatto che tu, in pratica, mi consigli di sedurre la moglie di un piccolo mercante di seta e di lasciar perdere le due distinte figlie di famiglia?

No, in questo caso si tratta di un'eccezione dell'eccezione. Per un caso straordinario le circostanze sono favorevoli nel caso della moglie del mercante di seta e sfavorevoli nel caso delle due giovani dame di grande famiglia. difficile che tu le possa avvicinare e comunque dovresti aspettare a lungo.

Per favore spiegati meglio. Voglio dire, naturalmente sono già deciso per la moglie del mercante di seta, ma mi piacerebbe sapere che possibilità avrei con le altre due. Se tu ti volessi pronunciare in modo più preciso su questo caso, mi convincerei ancora di più della serietà del tuo impegno per me.

E va bene. Dunque, ascolta: le due ragazze - una ha circa vent'anni e l'altra sedici - sono sorelle, figlie della moglie principale e legittima del loro defunto padre, un uomo molto ricco e distinto, che fu alto dignitario. Esse sono a loro volta sposate a due fratelli, la maggiore da quattro anni col fratello maggiore, la minore da appena tre mesi col fratello minore. Sono dunque anche cognate. I due fratelli vengono anch'essi da una distinta famiglia patrizia, da cui sono uscite generazioni di benemeriti dignitari. I mariti sono, come al solito, due degenerati senza alcuna alta ambizione. Sono arrivati a ottenere il Hsiu-ts'ai, il dottorato di primo grado, ma non hanno la minima ambizione di raggiungere i gradi superiori della carriera accademica, e di qualificarsi con uno studio serio per gli altri due esami di stato. Sono due eleganti bellimbusti molto raffinati, corrotti, donnaioli. Basta vedere gli pseudonimi pomposi e gonfi che si sono scelti: il maggiore si fa chiamare Wo-yun Sheng, "Chierico Quiete delle Nuvole" e il minore Yi-yun Sheng, "Chierico Riposo delle Nuvole"! Suonano molto oscuri. E evidente che si credono molto superiori agli altri uomini, sospesi tra le nubi, per così dire. Per quel che riguarda l'aspetto e la figura, le due giovani signore sono simili alla terza, la moglie del mercante di seta. Tutt'e tre sono di non comune bellezza, ma fredde. A tutt'e tre manca quel certo non so che, che tu chiami temperamento. Nell'amore coniugale non mostrano alcuna partecipazione, rimangono fredde, apatiche, e la loro bocca non emette alcun rumore che esprima piacere. Questo loro atteggiamento passivo porta a concludere che l'amore coniugale non procura loro alcuna gioia. E questo sarebbe in sé un elemento favorevole per te. È un vero peccato che i due bellimbusti, i loro mariti, al contrario degli altri ricchi, non abbiano tre mogli e quattro concubine, ma si contentino di una sola e se ne stiano con lei giorno e notte. Dovresti escogitare cento astuzie e mille intrighi solo per riuscire ad avvicinare due giovani donne così rigidamente guardate. Devi avere una grande pazienza se vuoi riuscire a trovarle una volta sole e senza sorveglianza. Potrebbero passare dei mesi. Come ho già detto le cose vanno meglio per te, più favorevoli a te per quel che riguarda la terza, la moglie del mercante di seta. Il marito è spesso fuori casa e tu potresti avvicinarla subito e senza difficoltà.

Il nostro giovane aveva ascoltato con una certa tensione. Come tutto quanto gli era stato detto si attagliava alle tre belle che aveva incontrato nel tempio! Dovevano essere proprio le stesse persone di cui gli aveva appena parlato il Rivale di Kun‑lun. E ancora una volta il suo interesse era rivolto principalmente alle due più giovani. Non riusciva semplicemente a liberarsi dell'ardente desiderio di loro.

La freddezza delle due giovani è forse da attribuire al fatto che i loro compagni non si comportano bene nelle battaglie d'amore?» si chiese pensieroso. Poi continuò: «Forse il loro capitale è troppo debole, le loro prestazioni troppo meschine. In tal caso non ci sarebbe da stupirsi se le due belle sono tristi e indifferenti. Se potessero provare me! Io sì, che le farei gioire! Vorrei infonderglielo io, un temperamento vivace!

Le tue congetture sono sbagliate. In base alle mie personali osservazioni posso solo affermare che essi dispongono di un capitale sufficiente, anche se non proprio straordinariamente abbondante, e possono dare prestazioni normali. A proposito era da tanto che ti volevo chiedere a quanto ammonta il tuo capitale e come sono le tue prestazioni? Ti vanti di essere un valente spadaccino. Ci dovrebbe essere quindi un solido punto d'appoggio sul quale fare affidamento. Dunque sii buono, e fammi vedere com'è fatto il tuo strumento; sai, solo per rassicurarmi. Desidero convincermi con i miei occhi della tua bravura, per poi mobilitarmi per te ancora di più, ma con la coscienza a posto.

Oh oh, su questo punto non ti devi preoccupare! » replicò il giovane sorridendo compiaciuto. «Non è affatto una vanteria se ti assicuro che il mio capitale è abbastanza forte da soddisfare ogni esigenza e che posso senz'altro contare sulla potenza delle mie prestazioni. Credimi: qualunque sia il calibro della donna in questione e per quanto alte siano le sue pretese, si alzerà pienamente soddisfatta dalla mensa che imbandirò per lei. Non succederà con me come col vino acidulo dello spilorcio, dalla cui mensa gli ospiti si alzano più affamati e assetati di com'erano prima, e rimangono con la bocca amara dal dispetto per aver accettato quell'invito.

Bene, tutto ciò sembra grandioso. Ma non potresti esprimerti in modo un po' più preciso? Durante una battaglia amorosa, quanti colpi assesti di solito?

Beh, non li ho ancora contati, e non ho neanche regole fisse, in amore. Adotto uno stile più sciolto. Certo è che una deve incassare innumerevoli colpi, prima che dia a lei e a me il tempo di riprender fiato.

Dunque non sei in grado di dare una cifra esatta. Almeno sai dire qualcosa di preciso per quanto riguarda la durata? Quanto resisti, contando in ore, in un duello con una donna?

In verità il nostro giovane riusciva a sostenere la battaglia amorosa al massimo per un'ora, poi la sua forza si esauriva. Ora però gli premeva impressionare l'altro, perché quello si desse seriamente da fare per lui quindi pensò bene di esagerare un po' e mentì allegramente e senza esitare:

Oh, normalmente resisto con energia per due ore. Ma se la donna in questione non è ancora sazia ed è ancora capace d'intendere, allora posso volentieri aggiungere uno o due quarti d'ora supplementari.

Bene, bene. Questa è la durata normale del rapporto tra due coniugi, e non vuol dire molto. Chi si mette ad insidiare le donne dei vicini o, addirittura, osa tentare di rapire e di sedurre una nobile signora strettamente sorvegliata e ben difesa dalle mura di un castello, dovrebbe poter fornire, naturalmente, prestazioni meno mediocri.

Non c'è da preoccuparsi. Per ogni evenienza ho con me un efficace rimedio. L'ho comprato da poco e lo tengo ben custodito nella mia valigia. Negli ultimi tempi non l'ho usato, non ne ho avuto bisogno. Ma quando, grazie al tuo amichevole interessamento, ne avrò bisogno, basterà che io tiri fuori la mia pomata "primavera" e che con essa spalmi e strofini il mio strumento, che esso, te lo assicuro, porterà senza fallo a termine ilsuo compito.

Ehm. Lo sai come vanno le cose con questi rimedi amatori. Servono al massimo a prolungare un po' la resistenza, ma certamente non a prolungare e a indurire il tuo strumento. Se uno ha uno strumento forte di natura e in più usa un afrodisiaco, succede come quando un candidato ben preparato e comunque dotato manda giù prima dell'esame un corroborante di ginseng. Certamente, entrando a sostenere l'esame, si sentirà doppiamente fresco e sveglio nello spirito e supererà in un battibaleno la sua prova d'esame. Ma sarebbe stato comunque promosso, anche senza l'aiuto di un preparato di ginseng. Al contrario chi ha per natura uno strumento debole e cerca aiuto dagli afrodisiaci, ne trarrà così poco giovamento come un povero diavolo di candidato ignorante e senza doti, che prima dell'esame ingoi chili e chili di corroboranti al ginseng. Nonostante questi non sarà capace di mettere insieme una prova sufficiente, anche se starà lì tre giorni e tre notti a sudare sul suo tema d'esame. Inoltre pullulano gli inganni intorno a questi afrodisiaci. Ci sono in commercio moltissime falsificazioni. Chi ti garantisce che il tuo asfrodisiaco sia efficace? Per ora è un aspetto che non prendo neanche in considerazione. Ciò che soprattutto mi preme sapere e constatare coi miei occhi è quant'è grande in realtà il tuo strumento e precisamente, quanti pollici misura.

Dunque. Proprio piccolo non è. Questo ti basti.

E invece non mi basta! Fa' vedere! » insistette l'altro e allungò senz'altro la mano verso i calzoni del giovane con l'intenzione di tirarli giù. Il giovane gli oppose resistenza e impedì più volte questi tentativi. Assolutamente non voleva spogliarsi.

Va bene, non voglio continuare a insistere per vederlo. Devo naturalmente dedurre che tu nascondi con tanta ansia il tuo strumento perché è troppo piccolo. Ma se è così, con mio gran dispiacere, non posso continuare a darmi da fare per te. Cerca di immaginarti che penose conseguenze ci sarebbero col tuo coso insufficiente, se tu trovassi una che ha delle pretese! Quella non proverebbe nemmeno una parvenza di piacere! Per la rabbia e la delusione del mancato piacere ti farebbe una bella scenata. Si metterebbe a gridare e ti accuserebbe di averla voluta violentare. Lo scandalo che tu provocheresti con questa sciocchezza non lo si può neanche immaginare. E io dovrei collaborare? La responsabilità di un così penoso fallimento dovrebbe pesare anche su di me? No, fa senza di me!

Costretto da argomenti tanto convincenti, il giovane finalmente cedette. Sorridendo imbarazzato mormorò scusandosi:

Non è affatto come sospetti. II mio strumento si può vedere benissimo. Solo che mostrano così, nella chiara luce del giorno e davanti a occhi estranei anche se amichevoli, mi pareva fastidioso e insolito. Ma visto che insisti tanto e per venire incontro ai tuoi eccessivi sospetti, ti voglio fare questo piacere. Prego.

Aprì la brachetta e scoprì il testimone della sua virilità fatto di tenerissima carne e sottilissima pellicina.
Lo posò sulla palma della mano destra e lo soppesò, quasi volesse valutarne il peso, davanti agli occhi dell'altro.


Ecco il mio povero capitale, il mio modestissimo strumento.

L'altro si avvicinò per osservare meglio. Cosa vide?

Un pallido gambo dal debole splendore,
il capino appuntito e roseo;
disotto, una peluria sottile di sparuti peluzzi,
venuzze e tendini a malapena visibili;
lunghezza neppure due pollici,
peso, al massimo tre once.
Una cannuccia...
Lo si poteva scambiare per quelle canne sottili
con cui il mongolo raccoglie il pelo del cammello.
Il capino con la fessura sottile,
assomigliava al fornello di una pipa
di quelle che fumano con fumo denso le donne delle steppe del nord.
Uno strumento adatto tutt'al più
a una verginella di tredici anni.
Un efebo di quattordici anni
avrebbe potuto trarne forse il suo piacere.
Prima di dar inizio alla battaglia si erige, una verghetta dura
che pare una conchiglia secca attaccata in cima a un palo,
ma poi si curva ad arco e si aggrinzisce
come una specie di granchi etto disseccato.


Dopo un minuzioso esame il maggiore dei due alzò lo sguardo e rimase muto a contemplare il giovane con tanto d'occhi. «E rimasto così ammirato del mio straordinario arnese che ha perso la favella» arguì il giovane in silenzio e poi disse compiaciuto:

Questo non è niente. Questo è l'aspetto che prende dopo, quando è prostrato dalla lotta. Ma prima, quando si getta nella battaglia, allora è da vedere, allora faresti tanto d'occhi!

Non serve. Mi basta e mi avanza d'averlo visto com'è ora. Ora so ciò che volevo sapere. Rimettilo dentro! – disse il più anziano e fece cenno di no, prima sogghignando e poi esplodendo in una sonora risata.

Mio caro, mi domando solo come si può essere così totalmente privi di giudizio e di senso delle proporzioni. Il tuo capitale misura solo un terzo di quello di un uomo normale! E con questo vorresti introdurti in case estranee e sedurre donne altrui? Ah ah! Non è pensabile che una che abbia la porta della misura di una scarpa e che non è soddisfatta della grandezza della forma da scarpe di suo marito, voglia supplirvi con il tuo stecchino. Dopo tutte le tue vanterie su come, dovunque tu vada, dai la caccia e fiuti le donne, pensavo che tu fossi dotato di chissà quale meraviglioso arnese, tale che tutte le donne, che tu incontri, dovrebbero restarne quasi atterrite. Per questo non ho osato pretendere fin dall'inizio di vederlo coi miei occhi. Come potevo supporre che tu fossi fornito soltanto di un così miserevole fuscello per grattare, e al massimo frugare nel muschio e tra i cespugli della tua compagna, ma mai per penetrare nei più reconditi recessi della sua grotta del piacere?

Beh, il mio armamentario non mi pare poi così inefficiente, e in pratica ha sempre dato buona prova di sé. Non so se tu disponi di un arnese così gigantesco, da poter disprezzare il mio. Ma ti posso assicurare che questo mio misero arnese ha già strappato a qualche bellezza un ho-tsai, un'esclamazione di compiaciuta meraviglia!

Non farmi ridere! Un ho-tsai? Lo hai rubato a una povera innocente, il cui melone non era ancora stato aperto, a una figlia di famiglia inesperta che vedeva quella cosa per la prima volta in vita sua. Può darsi che una così sia rimasta ammirata e conquistata. Temo però comunque che una che abbia conosciuto un arnese del mio calibro, non possa che apprezzare molto moderatamente il tuo spettabile utensile.

Con questo vuoi dire che il mio arnese non può paragonarsi per grandezza e per forma nemmeno con la media comune?

Proprio questo! E lo posso ben dire, a questo riguardo sono un esperto e ho potuto formulare il mio giudizio sulla base delle mie numerose esperienze: di arnesi di questo tipo ne ho potuto vedere, con l'andar del tempo, non qualche centinaio, ma addirittura quasi duemila e non ne ho trovato un altro che, detto con ogni rispetto, fosse così straordinariamente fine e grazioso come il tuo!

Lasciamo da parte gli altri uomini e parliamo di quei tre, dei mariti delle due nobili bellezze e del mercante di seta. Qua! è la loro potenza rispetto alla mia?

Non molto più forte, al massimo ce l'hanno una o due volte più lungo e più grosso.

Questa volta fu il giovane a sbottare in una risata.

Questo è troppo! Mi stai prendendo in giro. Per liberarti dello scomodo compito che ti ho assegnato, mi propini con molta serietà pure fandonie. Permettimi una domanda: escludendo i due giovani mariti che potresti aver visto di notte penetrando in casa loro, come puoi affermare che il mercante di seta possegga un arnese due volte più grosso del mio? Lo hai visto una sola volta e da lontano per la strada e in pieno giorno? E allora?

I due giovani mariti li ho potuti osservare proprio di notte. Del terzo, del mercante di seta, lo so per sentito dire. Nel giorno in cui ho conosciuto sua moglie sono andato in giro a raccogliere notizie sul conto loro, così ho saputo il suo nome e il suo mestiere. Ho anche domandato come mai una donna tanto bella potesse essere unita a uno sciocco insignificante e rozzo come quel marito e come fosse pensabile una convivenza tra coniugi tanto diversi. Così mi fu detto che il marito era sì, per l'aspetto, un uomo sciocco e rozzo, ma che disponeva di un arnese tanto battagliero e valoroso che, solo per questo, sua moglie chiudeva entrambi gli occhi su tutti i suoi altri difetti. Si è abituata a lui, la loro convivenza scorre più o meno pacificamente, senza litigi o magari scenate. Chiesi ancora quanto grosso fosse quel membro. Il vicino mi rispose che non lo aveva misurato, ma aveva osservato, in un giorno in cui, per il gran caldo, il mercante di seta si era tolto i vestiti, che ciò che pendeva sotto la sua pancia aveva la lunghezza e l'aspetto di un vero randello, di un nerbo di bue, di un pestello. Ho ricordato le parole esatte di cui si serviva per fare così drastiche similitudini. Vedi dunque che non ti ho propinato menzogne, e ora capisci anche perché ho insistito con tanta ostinazione per vedere coi miei occhi. Dovevo accertarmi che il tuo arnese non scomparisse troppo rispetto al potente strumento del mercante di seta. Questo era il motivo della mia pretesa, alquanto insolita e sfacciata.

Il giovane rimase per un po' in silenzio, depresso e pensieroso, prima di riaprir bocca.

È possibile che solo l'istinto sensuale attragga fra di loro i due sessi? Non posso pensarlo. Lo spirito e un aspetto attraente dovrebbero anch'essi essere attraenti e amabili per una donna. Certo che, se mancano entrambi, la donna si attaccherà solo al capitale sicuro. Io li posseggo entrambi, sia lo spirito che un bell'aspetto. Forse c'è una donna che sa apprezzare anche questo, e che per questo solo riesce a passar sopra, con indulgenza, alla mia carenza di quel certo capitale. Chissà! In ogni caso io ti vorrei caldamente pregare, per la nostra amicizia, di portare a buon termine il compito che tu hai intrapreso per me, e di non piantarmi in asso a metà strada solo per questa manchevolezza.

L'altro scosse gravemente la testa.

Lo ammetto, lo spirito e un bell'aspetto sono molto utili all'inizio di un'avventura amorosa. Sono in un certo senso ingredienti gustosi, che danno a una amara medicina il gusto piacevole dello zenzero o dei datteri e ne rendono più facile l'ingestione. Una volta ingerita la medicina, il paziente non aspetta altro che l'effetto, cioè la guarigione. E non pensa per questo di diventare appassionato di datteri o di zenzero, che per lui son del tutto accessori. Certo lo spirito e un bell'aspetto rendono più facile al corteggiatore avvicinarsi alla donna del suo cuore, gli danno accesso a lei. Ma dopo che egli ha potuto avvicinarla, ciò che importa è soltanto la potenza reale del suo personale capitale virile. Credi forse che, tra cuscini e coperte, le donne s'aspettino che il loro compagno faccia sprizzare dal suo ventre intelligenti saggi e bei versi? Se tu non ti mostri valoroso a letto e fai cilecca, la tua compagna se n'infischia dello spirito e dell'aspetto e ti dà subito il benservito.
Ti vorrei dare ancora un buon consiglio: se con sprezzo della morte hai felicemente conquistato una donna che ti piace, dovresti accontentarti solo di quella. Dovresti fare in modo che da questa relazione nascano un'autentica inclinazione e un'armonia reciproca; in breve dovresti fare di lei la compagna della tua vita. Se invece cerchi solo una breve ebbrezza, pochi momenti di piacere, perché tutto questo spreco di intelligenza e quei piani tattici? Uno come te, che la natura ha dotato di un così debole capitale, non può permettersi tanti sprechi. Prendi esempio da me: se a mio rischio faccio visita a una ricca casa, il bottino dev'essere di almeno mille monete. Questo è quanto io debbo al mio onore di ladro e alla mia fama. Non mi abbasso nemmeno a rubare quisquilie. Non sarebbe all'altezza della mia dignità.
Adesso mettiti nei panni della tua compagna. Tu sai quante difficoltà e quanti ostacoli la poveretta deve superare, che agitazione e che paura deve sopportare, per poter venire all'appuntamento con te all'insaputa del marito. Naturalmente si aspetta da te che in quell'ora la risarcisca davvero del sacrificio che ha affrontato per amor tuo e che per ringraziarla tu la soddisfi non dieci, ma cento volte. Se invece la deludi e fai cilecca, allora sì che tutto si riduce davvero al livello dei rapporti tra gallo e gallina. Il vostro rapporto perderebbe così ogni contenuto spirituale. E per un'avventura così una donna dovrebbe mettere in gioco la sua fama e il suo onore e magari rovinare la sua vita futura? Tu stesso non puoi in fondo al tuo cuore, volere una cosa simile.
Mio caro amico, non prendertela se ti dico apertamente che un capitale così modesto, prestazioni tanto meschine come quelle che sei in grado di fornire tu, bastano appena per l'uso domestico. Il poco che hai dovresti risparmiarlo per la tua mogliettina. Rinuncia a voler percorrere strade cattive e rischiose. Non fare il pazzo e non continuare a renderti ridicolo con le tue ambizioni troppo pretenziose. Smettila di cercare di sedurre le mogli e le figlie degli altri cercando di disonorarle a tutti i costi. Ti attireresti solo maledizioni e giuste vendette. Io comunque non posso collaborare.
Ancora una volta non prendertela col mio modo di parlare franco. Son retto per natura e dico chiaro e tondo quello che penso. Non credere che io voglia sottrarmi al mio dovere di amico e rendere più facile il mio compito orientandoti verso quel genere, a te sgradito, di donne di facili costumi che è molto facile ottenere senza fatica. Non sia mai detto! Io voglio il tuo bene e sono a tua disposizione per qualsiasi altro servizio. Se ti servono denaro o vestiti, prego, puoi avere da me tutto quello che vuoi. Ma in quell'altro affare, mi dispiace, non posso dar seguito ai tuoi ordini.

Il giovane rifletteva. Una chiara lezione, un rifiuto indiscutibile. Dunque ciò che gli stava a cuore non era possibile. Regali in denaro e in vestiti? Che gliene importava? Inoltre era roba rubata, quella che l'altro intendeva rifilargli. Accettarla poteva portare spiacevoli conseguenze.
Si schiarì la gola, e disse piuttosto freddamente:

Grazie, non c'è bisogno che tu faccia spese per me. La mia cassa da viaggio non è stracolma, ma neanche esaurita. E possiedo ancora un guardaroba da viaggio semplice ma sufficiente.

Il più anziano si alzò, disse ancora qualche parola per consolarlo e se ne andò. Il più giovane non lo trattenne. Non era nella disposizione d'animo di seguire le regole dell'ospitalità. Il suo stato d'animo era diventato cupo. I nostri pregiati lettori vorranno sapere se il giovane abbia preso in considerazione le serie parole del suo amico e se vorrà cambiare o no. Ma questo lo sapranno nel prossimo capitolo.

 

 

CAPITOLO VI

Le serie parole dell'amico esperto avevano spazzato via ogni buon umore dal Chierico. Definire il suo stato d'animo depressione o costernazione è poco. Si sentiva come se avesse chiuso con la vita, proprio come se fosse morto. Non aveva né voglia di parlare, né tantomeno di mangiare. Se ne stava del tutto apatico nella sua cella pensando e ragionando.

Ho vent'anni e la mia crescita è finita non posso contare su un ulteriore sviluppo. Per il resto son ben sviluppato; perché proprio questa parte del mio corpo è rimasta tanto gravemente indietro? Com'ero cieco, finora! Solo il mio amico mi ha aperto gli occhi. Io non me ne ero mai preoccupato. Mi sono istruito un p0' su tutto, mi sono interessato di tutto, ma non potevo mai pensare che dovevo fare anche degli studi anatomici comparati su ciò che i maschi nascondono con cura sotto i vestiti e che in genere non fanno vedere? E sì che mi sono anch'io divertito con qualche efebo e nel far questo abbiam potuto osservare reciprocamente i nostri genitali, ma in genere gli efebi erano molto più giovani di me ed avevano quindi genitali assai inferiori ai miei. Per questo ritenevo che i miei fossero grandi. A scuola mi sono divertito con i miei coetanei e i loro genitali erano uguali ai miei, per cui allora mi sono abituato a considerarli di grandezza normale. Ora arriva il mio amico esperto della vita, distrugge la mia illusione e mi insegna che nella sua lunga esperienza non gli è mai capitato di vedere un affare piccolo e meschino come il mio! Questa è dunque la verità! Com'è amaro e avvilente per me doverlo ammettere! A che mi serve ormai questo coso? È solo un'immondizia senza valore! Del resto la mia mogliettina a casa ne ha goduto, e, quando mi sono messo alla prova in qualche giardino fiorito o mi sono dato da fare con una cameriera, non è mai capitato che la donna si mostrasse delusa o insoddisfatta. Al contrario, mi è sempre parso che fosse eccitata a dovere. Dunque il mio coso ha già dato buona prova di sé, quindi non dev'essere così inutile come mi vuol far credere il mio esperto amico. E se non avesse fatto sul serio, ma solo per spaventarmi e sottrarsi all'incarico che gli avevo dato?

Questi dunque erano i pensieri che gli passavano per la testa e, tra i dubbi, le ipotesi e le idee contrastanti che si combattevano nella sua mente, non riusciva a chiarire nemmeno a se stesso la sua situazione. Ma la soluzione gli apparve all'improvviso quasi per ispirazione.

Ci sono! Non mi ha forse detto il mio amico esperto, che le donne, furbe come sono, son capaci di fingere anche nel dimostrare piacere e godimento? Forse quelle che io m'illudevo di aver soddisfatto e reso felici, simulavano per me soddisfazione e gioia per pura cortesia, per mostrare la loro riconoscenza per i ricchi regali che io facevo loro come un nobile cavaliere. Forse hanno solo finto e non provato, in realtà, il grande godimento che avrei loro dovuto procurare io? Chi le conosce, le donne? Ora devo cercare di recuperare tutto ciò che non ho studiato prima in questo particolare settore dell'anatomia comparata. D'ora in poi coglierò ogni occasione per constatare come quella parte del corpo è fatta negli altri giovani come me, per poter ricavare dalle mie osservazioni conclusioni e confronti. Vediamo dunque se la diagnosi, per me tanto penosa, del mio saggio amico, sarà allora confermata.

Da quel momento egli prese una strana abitudine: mentre sgobbava insieme con alcuni compagni di studio per il futuro esame, quando uno di loro doveva uscire per un bisogno, lo accompagnava durante l'operazione, sia che fosse la piccola sia che fosse la grande, e approfittava dell'occasione per esaminare minuziosamente l'arnese dell'altro paragonandolo al suo. L'indagine si estendeva anche a estranei. Infatti, quando vedeva qualcuno intento a fare i suoi bisogni all'aperto o in una latrina pubblica, non perdeva l'occasione di spiarlo. E in base a queste osservazioni, dovette tristemente riconoscere che il suo esperto amico non aveva esagerato: né tra i suoi amici e conoscenti, né tra gli sconosciuti poté trovare un membro piccolo e meschinello come il suo. Tutte le persone che aveva osservato erano meglio fornite dalla natura di lui! Allora non ebbe più dubbi: il suo amico aveva ragione e non aveva cercato di ingannarlo.
Inetto! La parola rimbombava come lo strepitio di un gong nelle sue orecchie, si trasmise attraverso il condotto auditivo al cervello, e il cervello l'accolse come una condanna inappellabile. Il suo concetto di sé, che prima torreggiava elevato, si ribaltò precipitosamente come un blocco di ghiaccio in via di fusione e si trasformò nel ghigno di uno straziante senso d'inferiorità.
Contrito, ma rassegnato e di nuovo alquanto composto, finì di tessere i fili delle sue osservazioni su di sé.

È una pillola amara, quella che mi ha fatto ingoiare il mio amico esperto! Amara è la parola giusta per definirla; ma è anche una pillola salutare! Meno male che l'amara verità l'ho saputa dalla sua bocca, dalla bocca di un uomo esperto, e non ho dovuto sorbirla da una donna. È già abbastanza grave che sia stato preso in giro da lui e che mi sia dovuto vergognare così profondamente davanti a lui. Non è neanche immaginabile la figuraccia che avrei fatto se ciò mi fosse capitato con una donna. Supponiamo che, con una donna dalle molte pretese, io mi fossi interrotto a metà strada e che per questo avessi dovuto incassare da lei commenti sarcastici. Cosa avrei potuto fare? Avrei dovuto abbandonare spontaneamente l'inutile lotta o avrei dovuto accanirmi a portarla avanti, finché lei non mi avesse respinto con disprezzo sputandomi addosso. È inconcepibile! In futuro non mi dovrà capitare una cosa simile. Da ora in poi, basta con le avventure extraconiugali e coi filibustieri! D'ora in avanti sarò buono, corretto ed educato. Indirizzerò tutti i miei pensieri e tutta la mia forza verso lo studio, in vista di un successo agli esami e della carriera. Solo quando sarò arrivato a coprire una carica prestigiosa mi concederò un paio di graziose concubine per riempire i miei appartamenti laterali. Ma dovranno essere molto giovani e inesperte dell'amore, io per loro dovrò essere il primo, per cui non dovrò temere di essere disprezzato da loro, che anzi mi rispetteranno e ammireranno. Basta chiedere l'aiuto di Buddha, sprecando il denaro in candele profumate e immagini costose nella ricerca di impossibili amori con donne insensibili e pretenziose.

Con questo aveva tracciato un nuovo piano di vita. Ci fu nel Chierico della Prima Veglia un grande cambiamento. Si sentì libero dall'inclinazione verso l'avventura galante che fino a quel momento aveva pesato tanto su di lui, lo aveva pungolato come una sferza e lo aveva reso incostante. Una gran pace scese su di lui. L'energico intrigante divenne un giovane signore educato, posato molto riservato e corretto.
Conservò la sua cella nel tempio, ma essa divenne per lui una vera, tranquilla cella di studio. Da allora in poi non fece più attenzione alle molte donne che quotidianamente venivano al tempio per sacrificare al dio dell'amore. Andava occasionalmente, per prendere una boccata d'aria e per fare un po' di moto, nel cortile del tempio e incontrava casualmente delle donne, ma le evitava di proposito e fuggiva vergognoso nella sua cella. Nel suo leggero abbigliamento estivo aveva vergogna degli sguardi curiosi delle donne, perché temeva che esse potessero, attraverso il tessuto reso trasparente dal sole, intravedere il suo difetto fisico e prenderlo segretamente in giro. Il diario, che di solito portava nella tasca della manica, l'aveva sepolto profondamente in fondo alla valigia. E se n'era da lungo tempo dimenticato. Se uscendo incontrava lungo la strada qualche persona di sesso femminile, abbassava lo sguardo o guardava da un'altra parte e le passava accanto camminando a grandi passi.
In questo modo si comportò per mezzo mese. Ma era pur sempre un giovane normale. In breve, dopo mezzo mese, tutte le volte che si avvicinava a qualche donna il suo membro si faceva così insolente e si comportava in modo così eccitato e irrequieto che fu costretto a stringerlo in una panciera, nonostante il caldo bruciante, per sottrarlo agli eventuali sguardi indiscreti delle donne. Un giorno, girellando per la strada, osservò da lontano, del tutto casualmente, una giovane donna che sollevava la tenda della porta, metteva fuori per metà la testa e cominciava a chiacchierare con una dirimpettaia. Involontariamente accelerò i suoi passi per poterlesi avvicinare in fretta in modo da sentirla e vederla meglio. Due cose di quella giovane lo avevano strappato precipitosamente dal suo letargo e lo attiravano con forza magica verso di lei: il viso e la voce. Quella voce! Era melodiosa e tenera e dolce come il suono di un flauto, a tratti sottile e saltellante, a tratti alta e scandita, ma sempre meravigliosamente chiara e pura, sempre con una piacevole cadenza. Le parole uscivano come perle dalla sua gola, e, quando aveva finito di parlare, sembrava all'ascoltatore di sentir risuonare ancora nelle orecchie la melodia di quella dolce voce, che pareva non volerlo lasciare. E il viso, poi! Avvicinandosi lo poté osservare meglio. Cosa c'era di straordinario in esso? Anche altre donne belle possedevano un ovale pieno, fine e ben proporzionato, avevano tratti del viso di parlante espressività. Ciò che conferiva a questo volto il suo incanto particolare era lo strano bagliore che si sprigionava dalla carnagione, notevolmente chiara. Splendore: non era questa la parola che aveva coniato il suo amico di solito così freddo, quando, nel descrivere quella certa bellezza, cadendo letteralmente in estasi, aveva detto con espressioni poetiche: «Da questo viso emanava come da perla o da pietra preziosa, un luminoso splendore che traspariva dalla tenda?» Proprio questo era ciò che ora lo colpiva particolarmente. Poteva anche constatare l'esattezza dell'altra descrizione in cui si era dilungato il suo amico: «Mi parve di avere davanti a me, appeso dietro la tenda, un quadro, il ritratto di una donna splendida, che, ogni tanto un alito gentile facesse dondolare su e giù.» Proprio questa era l'impressione che aveva anche il giovane. Si trattava dunque della stessa donna di cui parlava il suo amico? Sembrava quasi così. Se ne volle accertare. Così continuò a gironzolare e chiese ad un vicino:oi

Vorrei andare da un mercante di seta, un certo Ch'üan, soprannominato il Probo. Deve abitare qui vicino. Mi potete dire dove?

Siete appena passato davanti alla sua casa. Abita dove quella giovane donna parla con la vicina da dietro la tenda della porta, ed essa è sua moglie.

Questa fu la risposta.

«Allora è proprio lei!» pensò il giovane tra sé. Ritornò sulla sua strada, passeggiò di nuovo con tutta calma davanti a quella certa casa, esaminando ancora una volta minuziosamente la bella dietro la tenda. Poi ritornò nella sua cella al tempio.
Qui dovette riconoscere l'acutezza delle doti di osservazione del Rivale di Kun-lun.

Prima non gli ho creduto proprio del tutto. Consideravo esagerata la sua descrizione, non lo facevo così bravo nel giudicare la bellezza delle donne. Ora devo ammettere che ha degli occhi di un'acutezza infallibile. La sua descrizione è precisa al millimetro. Non c'è dubbio che quella è una donna capace di far vacillare un trono. E io ho sempre desiderato una donna così. L'uomo ardimentoso capace di aiutarmi a conquistarla è a mia disposizione, cioè lo era fino a poco fa. Ora tutt'a un tratto mi nega il suo aiuto per via del mio coso insufficiente. Com'è sciocco tutto ciò! Perdere in una volta tre occasioni magnifiche! C'è da morire di rabbia!

Così ragionava furibondo tra sé e sé.
Si chiuse nella sua camera, sciolse la cinghia dei pantaloni e tirò fuori la causa delle sue disgrazie. Lo guardò da destra e da sinistra e, più lo guardava, più aumentava la sua rabbia impotente. Gli pareva che la cosa migliore da fare fosse afferrare un coltello e tagliar via di netto quell'inutile protuberanza del suo corpo.
Ribollente d'ira rivolse una preghiera colma di rimproveri al cielo:

La colpa di tutto ciò è tua, o principe del cielo. Se mi volevi generosamente trattare come un privilegiato rispetto agli altri uomini, avresti dovuto farlo coerentemente fino all'ultimo. Perché mi hai voluto beneficiare con un difetto fisico come questo? Lo spirito e un bell'aspetto sono belli e buoni, ma sono doti esteriori, non hanno un valore decisivo. Per tutto il resto il tuo lavoro creativo con me ti è riuscito alla perfezione; perché hai lasciato passare proprio quell'imperfezione lì, perché sei stato spietato e tirchio proprio con la parte più importante del corpo? Ti sarebbe costato tanto farla un po' più grossa e lunga? Ad altri uomini ne hai dato in eccesso. Non potevi prendere un po' del loro troppo per completare il mio troppo poco? Ma se la quantità che tu assegni a ciascuno per il suo corpo è fissata una volta per tutte ed immutabile, perché non hai cercato di mantenere le giuste proporzioni risparmiando in altri punti del corpo un po' di pelle, di carne e di nervi, a vantaggio del pezzo anteriore? Così mi sarebbe anche servito. Purtroppo, invece, hai agito in modo opposto, riducendo e danneggiando il mio membro a vantaggio del resto del corpo e condannandomi all'inabilità. Perché, o dio del cielo, sei stato così ingiusto e crudele con me? Di fronte alla più splendida delle donne sono condannato all'inattività e devo miserevolmente rinunciare! Sentire i profumi prelibati di una scelta tavola, ma non potermici sedere morendo di fame e di sete: questo è il mio amaro destino!

Finita la sua lamentazione accompagnata da pianti e singhiozzi, rimise dentro il suo nanetto, si mise in ordine i vestiti e s'incamminò, per dare un altro corso ai suoi pensieri, verso un'altra uscita.
Mentre camminava davanti al tempio, il suo sguardo cadde casualmente su qualcosa che prima non aveva notato: un cartello murale. Era affisso al muro del tempio presso l'ingresso, ed evidentemente da poco tempo, perché i segni della scrittura splendevano ancora d'inchiostro fresco. Egli si fermò e lo guardò meglio. Era un cartello insolito tanto per la forma quanto per il contenuto. Quando mai un simile cartello assumeva la forma di una quartina?
Esso diceva:

Nel giusto tempo son stato inviato dal Cielo
a insegnar l'arte di far felici le donne.
Chi è oppresso dall'angoscia per difetti del suo strumento,
venga da me: io saprò abilmente ingrandire quel che è piccolo.


«Arriva proprio a proposito» fu il primo pensiero del giovane e si domandò se il principe del cielo non avesse sentito la sua lamentela di poco prima e non gli mostrasse clemente la sua pietà, mandandogli un buono spirito ad aiutarlo a uscire dalla sua sventura.
Dopo i versi c'era un testo di un paio di frasi in prosa, scritto in piccolo. Egli lo lesse:

Essendo di passaggio in questa regione, ho stabilito la mia residenza in questo e in quel tempio, in questa e in quella cella. Chi desidera informazioni più precise ed essere curato, voglia onorarmi della sua visita. Ma si deve attenere a quanto detto sopra, altrimenti rischia di non trovarmi perché nel frattempo sarò partito.

Il giovane lesse il testo in versi e quello in prosa alcune volte e, più leggeva, più si agitava.

No, come può essere vera una cosa del genere? Sembra un miracolo! Che questo taumaturgo viaggiante debba trovarsi qui proprio nel momento della mia più nera disperazione, in cui non so più cosa fare! E che affigga il suo cartello proprio nel mio tempio, davanti ai miei occhi! Se questo non è il superiore volere celeste, cos'altro è?

In un batter d'occhio corse nella sua cella di studio, si vestì da passeggio, aprì la valigia, ne tirò fuori alcuni lingotti d'argento che mise in una cassetta per i biglietti da visita che il suo giovane servitore si portava sempre dietro e s'incamminò verso la residenza del medico viaggiante.

Questi era una persona che incuteva rispetto. Nonostante l'età avanzata e i capelli grigi, per la freschezza dell'aspetto e per l'atteggiamento sostenuto ed elastico, sembrava un giovane; questa fu la prima impressione del visitatore. Si salutarono con un piccolo inchino e coi gesti del Kungshou, sollevando le mani strette una sull'altra prima all'altezza del petto e poi a quella della fronte.

Il mio distinto giovane amico vuole informazioni sulla fang-shu, la tecnica della camera da letto?

Proprio così.

L'informazione desiderata riguarda una persona di sesso femminile, o la vostra persona?

Che differenza fa, se mi è lecito domandare?

Se volete solo essere compiacente con la vostra compagna e aiutarla a raggiungere un più grande godimento e non desiderate un maggiore piacere per voi, in questo caso la "tecnica della camera da letto" prescrive una ricetta molto semplice: prendete un po' di essenza di li-chi che provoca un ritardo nell'eiaculazione; insieme prendete una pomata "primavera"; spalmatela sul glande e strofinate; essa attenua la sensibilità del vostro membro e lo fa diventare duro come il ferro e insensibile. In questo modo potrete ritardare a volontà l'eiaculazione. Il trattamento serve quindi solo ad aumentare e a prolungare il godimento della vostra compagna. Nel caso che invece vogliate partecipare anche voi, nella stessa misura della vostra compagna, all'aumentato godimento, e quindi sentire un brivido di piacere quando anche lei sente, e insieme a lei provare il pieno godimento e l'estasi se aspirate a quella condizione ideale a cui si allude quando si parla di "reciprocità nelle gioie del letto", in cui l'uomo teme che l'estasi possa arrivare troppo presto e la donna teme che essa possa cominciare un po' più tardi che per l'uomo, se è questo che volete, vi devo deludere: questo genere di "tecnica da camera" è molto difficile da imparare, comunque certo non la si impara dall'oggi al domani. Dovete esser disposto ad operare seriamente per la vostra purificazione e il vostro perfezionamento, dovete esser pronto a rinunciare temporaneamente al mondo e alla vita di tutti i giorni per vivere come un eremita lontano dagli uomini ed esercitare la concentrazione finché gradualmente l'illuminazione e il risveglio non verranno su di voi. Possono passare anche degli anni, prima che voi raggiungiate la necessaria maturità. Quando ci sarete arrivato, sarete pronto, con l'aiuto di un rimedio amatorio rinforzante, a gustare le più alte delizie di un rapporto amoroso. E questo che volete?

Non è possibile. Non potrei sostenere un così lungo periodo di prova. E non è nemmeno il caso di sprecare altre parole sull'altro tipo di tecnica da camera da letto, cioè sull'arte di eccitare soltanto la donna. Posseggo già per conto mio tutti i rimedi di cui avete parlato, non è per essi che vi ho disturbato. Mi serve qualcosa d'altro. Sul vostro pregiato cartello decantate la vostra arte di render grande ciò che è piccolo. Questa è la ragione che mi ha spinto a consultarvi. Come riuscite a compiere un simile mutamento anatomico, un simile ingrandimento del membro? Su questo punto vorrei pregarvi di illuminarmi.

È una questione di abilità medica. Ma prima della cura ci sono tre punti da chiarire: in primo luogo, com'è fatto il membro del paziente? Di questo mi debbo accertare coi miei occhi. In secondo luogo, qual è l'entità dell'ingrandimento desiderata? In terzo luogo, ha il soggetto sufficienti doti di pazienza e di tenacia, è disposto in certi casi a mettere in gioco la propria vita? Solo quando sono chianti questi tre punti, posso decidermi alla cura. Non posso prendermi la responsabilità di fare una cosa simile alla cieca.

Posso pregarvi di essere più chiaro sul modo in cui debbo interpretare le tre domande?

Se il vostro membro per natura non è piccolo in modo abnorme ed è necessario solo di un limitato ingrandimento, allora la seconda e terza domanda sono inutili. In questo caso il membro viene anestetizzato localmente con un decotto di canapa grazie al quale non può distinguere il caldo dal freddo e diventa insensibile a qualsiasi stimolo e dolore. Poi viene affumicato per un po' con un estratto dei fiori disinfettanti della pianta di hsün, poi sciacquato nell'acqua, quindi viene per un po' arrotolato tra le mani e massaggiato, infine vien tirato forte nel senso della lunghezza per un altro po'. L'affumicatura ha come effetto durezza, la sciacquatura rinforza, l'arrotolamento e il massaggio rendono il membro più grosso, il tirarlo lo fa più lungo. Dopo tre giorni e tre notti di questo trattamento il membro ha guadagnato in lunghezza e in larghezza un terzo del suo volume naturale. I pazienti si sottopongono molto volentieri a questa cura perché è del tutto priva di pericoli e dolori.
Passiamo a un altro caso, più difficile. Supponiamo che il vostro membro sia eccezionalmente piccolo e corto e desiderate un ingrandimento molto maggiore. Bisogna allora ricorrere a una tecnica operativa piuttosto dolorosa. Prima di tutto bisogna chiarire il terzo punto delle domande preliminari: dispone il paziente di sufficienti doti di pazienza e di tenacia? È disposto in certi casi a rischiare la sua propria vita? Se il paziente è ansioso e odia il rischio, l'operazione non può aver luogo e il caso è chiuso. Se invece ha coraggio, e il suo desiderio di godimento in amore è così forte che egli non arretra davanti a nessun rischio, nemmeno davanti al pericolo di morte, posso farmi coraggio anch'io e tentare un'operazione. In questo caso le cose vanno così: in primo luogo bisogna procurarsi un giovane mastino e una giovane cagna; dapprima bisogna tenerli per un certo tempo divisi l'uno dall'altra in un canile, nutrendoli bene, poi lasciarli liberi insieme; naturalmente finirà che si monteranno. Mentre sono intenti nel loro accoppiamento prima che abbiano finito, bisogna separarli con la forza. Dovete sapere che il membro di un mastino ha il sangue molto caldo. Se ha trovato accesso in una cagna, si allunga e si gonfia fino a diventare molte volte più grande e più lungo del normale. Dopo l'eiaculazione un mastino deve aspettare molto tempo, prima di poter tirar fuori il suo membro, figuratevi prima, tanto saldamente è penetrato. Bisogna approfittare di questo periodo che precede l'eiaculazione, per tagliargli il membro con un coltello affilato; poi lo si libera con cura dalla vagina della cagna e lo si taglia in quattro strisce nel senso della lunghezza. A questo punto si anestetizza localmente il membro del paziente con un decotto di canapa rendendolo insensibile al dolore, poi lo si seziona con quattro tagli profondi in senso longitudinale e in ciascuno di essi si inserisce la striscia corrispondente del membro ancor turgido del mastino, poi si spalmano le parti in cui sono state praticate le incisioni con un apposito unguento vulnerario, che produce una pronta cicatrizzazione delle ferite. Nel praticare le incisioni e nell'eseguire il trapianto si deve stare attenti a non ledere l'uretra interna: una lesione potrebbe provocare un'infezione e in certi casi aver come conseguenza l'impossibilità di erezione del membro. Se l'uretra rimane illesa, non c'è nulla da temere e, dopo un mese di riposo a letto, le parti del membro del mastino così trapiantate si saranno cicatrizzate e fuse col membro del paziente come l'acqua col latte, e sarà nato un nuovo membro unitario nel quale non sarà più possibile distinguere tra l'elemento umano e quello di origine animale. Ma il nuovo membro mostrerà nei futuri rapporti sessuali la natura e la forza del membro del mastino, si gonfierà raggiungendo proporzioni molte volte maggiori del membro del paziente. Non vi pare che con un membro così rafforzato potreste procurare alla vostra compagna chissà quali piaceri e soddisfazioni da quel momento in poi?

Mentre ascoltava il taumaturgo viaggiante descrivere l'operazione chirurgica il nostro giovane si sentiva come risvegliare dalla morte alla vita. Prima ancora ch'egli avesse pronunciato una parola, le sue ginocchia si erano piegate automaticamente in una genuflessione.

«Maestro, se potete compiere un'opera simile, sarebbe per me come se mi regalaste una nuova vita!» esclamò con enfasi.
Il maestro lo aiutò ad alzarsi.

A che scopo questo omaggio eccessivo? Se volete l'operazione, debbo naturalmente essere a vostra disposizione.

Oh maestro, dovete capire: le donne e le gioie dell'amore sono per me tutto, la mia vita! Così mi ha fatto la natura. Purtroppo però il principe dei cieli ha voluto che il mio membro insufficiente non possa corrispondere al bruciante desiderio che mi arde in petto. Ora mi capita la rara e insperata fortuna d'incontrare voi, un taumaturgo straniero, e non dovrei inchinarmi umilmente e rendervi omaggio in ginocchio, col viso volto verso il nord?

Fece entrare il suo giovane servitore e tolse dalla cassetta dei biglietti da visita i lingotti d'argento che aveva portato con sé e li consegnò con le sue mani al taumaturgo.

Prendete. È un piccolo anticipo del vostro onorario. Vedrete quel che vi darò dopo il successo dell'operazione! Non mi troverete né meschino né ingrato.

Non agite in modo così prematuro! Non posso accettare con tanta leggerezza questo onorario fin troppo abbondante. Non siamo ancora a questo punto. Non è ancora affatto sicuro che io possa fare l'operazione.

Perché tanti scrupoli? Da parte mia non ce ne sono neppure nel caso di un fallimento. Ammettiamo che vi scivoli il bisturi, che la vostra mano commetta un errore e che io debba prima del tempo partire per il regno delle nove sorgenti. Siate sicuro che non ve ne serberei rancore, che non sarei adirato con voi nell'aldilà. Lo accetterei serenamente come il destino assegnatomi dalla sorte. Anche voi, quindi, non fatevi altri scrupoli, fidatevi del cielo e mettetevi all'opera!

Piano. Non è che io non sia sicuro di me, della mia arte medica. Se non potessi contare su una sufficiente pratica e su una mano sicura, come potrei assumermi la responsabilità di una simile operazione? Vorrebbe dire giocare senza coscienza con la vita umana. No, i miei scrupoli riguardano qualcos'altro, altra è la ragione del mio esitare. La questione è se voi sarete pronto e deciso ad assumervi, dopo la riuscita dell'operazione, tre inconvenienti. Se ho capito bene la vostra natura e il vostro carattere, dovrete chiedere a voi stesso un grave sacrificio. Vi descriverò dettagliatamente questi inconvenienti. Se continuerete a insistere per l'operazione, mi adatterò al vostro desiderio. Se però non siete in condizione di accettare volentieri e lietamente i tre sacri fici che pretendo da voi, allora sono dispiacente di dirvi che l'operazione non deve aver luogo e che voi non dovete insistere.

Quali sono i tre sacrifici che esigete?

Per primo questo: per centoventi giorni dopo l'operazione, dovete rinunciare a qualsiasi rapporto sessuale. Avere rapporti sessuali durante quel quadrimestre comporterebbe inevitabili e gravi danni per la vostra salute: ne deriverebbe che gli elementi di origine animale del vostro membro si dividerebbero e si staccherebbero da quelli di origine umana. Le componenti animali non starebbero più unite e non crescerebbero più insieme e quelle originariamente umane deperirebbero e avvizzirebbero. Questa è la ragione per cui ho posto la mia terza domanda preliminare: il paziente dispone di sufficienti doti di pazienza e di tenacia? Con questo non alludevo alla pazienza del sopportare il dolore, ma piuttosto alla pazienza nell'astenersi dai rapporti sessuali. In secondo luogo: dopo aver sostenuto l'operazione potrete avere rapporti sessuali solo con persone al di sopra dei vent'anni. Le donne al di sotto dei vent'anni sono assolutamente proibite per voi, anche se il loro melone è già stato penetrato, e così pure tutte le altre, senza tener conto dell'età, che non abbiano ancora partorito e che non abbiano avuto rapporti sessuali. A tutte queste il vostro membro così rinforzato procurerebbe grandi dolori, addirittura tormenti, per non parlare delle giovinette ancora vergini, per le quali il vostro membro sarebbe troppo forte e significherebbe la morte. In questo senso il dominio di sé e la continenza sono una questione di decenza e di ragionevolezza. Avete pure anche voi una coscienza che non dovete caricare col peso di azioni ingiuste, e anch'io come vostro medico curante sarei colpevole se tollerassi che si abusi della mia arte medica.
Il terzo sacrificio è questo: nell'operazione è inevitabile una notevole perdita di sperma e la facoltà procreativa futura ne resta danneggiata. I figli che vengono generati dopo un'operazione del genere, muoiono spesso in giovane età. Siete disposto a rinunciare alla discendenza, se necessario? Questo è ciò cui alludevo con la mia terza domanda preliminare: il paziente è disposto in certi casi a rischiare la sua stessa vita? Con questo non intendevo chiedere se era disposto a perdere la vita con una morte precoce, ma a rinunciare spontaneamente alla sopravvivenza attraverso la figliolanza.
Se ora vi osservo bene, ho davanti a me un giovane energico, che ha in petto due istinti che mi preoccupano: in primo luogo la vostra sensualità che mi pare troppo forte e impetuosa per permettervi di sopportare quattro mesi senza fare l'amore; e poi il vostro desiderio di donne mi sembra troppo violento e avido per permettervi di dominarvi almeno in modo da risparmiare le ragazzine innocenti. E c'è un'altra cosa che mi fa pensare: considerando la vostra giovane età, temo che siate ancora senza figli e che non rinunciate volentieri a una discendenza. Capirete che in queste circostanze non so decidermi facilmente all'operazione che desiderate.

Oh, se non c'è altro! Questi tre inconvenienti li sopporterò volentieri. Per me non sono sacrifici. Su questo punto potete stare tranquillo, venerato maestro, e procedere tranquillamente all'operazione.

Perché non v'importa? Spiegatevi meglio.

Per quanto riguarda il primo punto: in questo periodo sono in viaggio e da tempo pratico l'astinenza. Dormire da solo, non dividere il letto con una donna, son cose alle quali sono abituato lo posso ben dire. Quindi continuare a praticare l'astinenza anche quattro mesi dopo l'operazione non mi fa nulla.
Per il secondo punto: sono comunque abituato a prendere in considerazione solo donne mature che portano i cape!li legati col nodo delle donne sposate. Non provo alcun desiderio per le ragazzine immature e non mi attira il piacere della deflorazione di giovinette. Ne ho abbastanza dell'esperienza con la mia mogliettina a casa. Queste ragazze giovani e inesperte non hanno la più pallida idea di qualsiasi arte erotica, non sanno come fare a ricambiare il tenero corteggiamento del loro compagno con tenerezza adeguata. Voler sedurre una fanciulla innocente non è altro che un desiderio stupido e presuntuoso. Le uniche che sanno dare un vero contenuto e la giusta dolcezza al rapporto amoroso sono le donne di una certa età, diciamo tra i venti e i trent'anni. Solo loro sanno dare e donare, e non solo prendere, e corrispondono con sentimento al sentimento. E come nei componimenti a botta e risposta in poesia: le ragazze giovani e inesperte somigliano a principianti sciocchi e maldestri che sono incapaci di ribattere adeguatamente ai versi del compagno. Quindi potete star tranquillo anche per la vostra seconda preoccupazione. Non farò certo fatica a compiere questo sacrificio.
Per quanto riguarda il terzo punto, lo ammetto: la gente dà grande importanza alla discendenza. Io personalmente sono del tutto indifferente all'idea di avere figli o no. In questo sono diverso dagli altri. In genere i padri non ricavano grandi gioie dai propri figli. Si può osservare infatti che molto spesso essi degenerano fino a diventare discoli disubbidienti, ostili e buoni a nulla, invece di svilupparsi diventando degni eredi ubbidienti e pietosi. Certo che, se uno ha la fortuna di avere un figlio educato, onesto e intelligente, di farlo sposare felicemente e con una donna degna di lui, per poi averlo come appoggio e sostegno della vecchiaia, la cosa cambia e ha un certo valore. Ma, anche in questo caso, non è niente di particolare. Si pensi invece a chi è punito dalla nascita di un figlio degenere, che copre di vergogna la casa del padre portandola alla rovina e che manda prematuramente alla sepoltura i genitori a forza di pene e sofferenze. In casi come questo ci si pente e si rimpiange, ahimè, troppo tardi, di aver sprecato energie nel letto coniugale per generare un rampollo tanto indegno. C'è da dire inoltre che almeno un decimo della popolazione maschile rimane senza figli maschi. Se quindi io non avessi figli maschi, dividerei questo destino con molti altri, e lo accetterei rassegnato come il volere del destino. Infine se io avrò o meno figli maschi, dipende dall'alto volere del fato. Difficilmente l'operazione potrà avere influenza su di esso. In breve, la mia decisione è irrevocabilmente presa: insisto per l'operazione.

Bene, dato che siete così fermamente deciso e avete eliminato tutte le mie preoccupazioni, rinuncio alla mia opposizione e collaboro. La prima cosa che bisogna fare è la scelta di un giorno propizio e del luogo dove operare. Nella vostra o nella mia abitazione? Naturalmente l'operazione deve avvenire in modo rigorosamente discreto, lontano dagli occhi di osservatori oziosi odi curiosi.

Per questo vorrei proporre che avvenisse nel vostro alloggio. Da me, al tempio, c'è poco spazio e troppa gente va e viene e ne saremmo disturbati.

D'accordo.

Solo allora il medico si degnò di accettare il generso anticipo dell'onorario. Annotò la data di nascita del paziente e scelse nel calendario un giorno fausto astrologicamente in accordo con la data di nascita. Così fu concluso il patto. Il giovane se ne andò tutto felice.

 

 

CAPITOLO VII

Quella notte il nostro giovane non riuscì ad addormentarsi presto. Gli tornava sempre in mente il suo colloquio con il taumaturgo viaggiante e immaginava con quanta energia sarebbe piombato sulle donne e come avrebbe imperversato tra loro dopo la riuscita dell'operazione e la successiva guarigione. E comprensibile quanto le immagini di un futuro pieno di lussuria, che l'agile fantasia gli faceva balenare davanti agli occhi, rendessero vispo il suo pisellino e lo facessero assetato d'azione prima del tempo.

Faccio la vita sconsolata di un luccio solitario – pensava tra sé. – Desideri insoddisfatti e nostalgie, col passare del tempo, si sono ammassati fino a diventare un intrico fitto e pieno di spine che pesa sul mio petto e quasi lo schiacciano. Tun tormento. Ora debbo affrontare l'operazione, e poi ancora attesa e rinuncia! Prima però dovrei andare un'altra volta con una donna e liberarmi di questa ansia. Allora starei meglio. Sarebbe come prendere un bel consommé prima di una radicale evacuazione.

Arrivato a questo punto, il Chierico si alzò perché voleva vestirsi per andare a far visita ad un «giardino fiorito» che conosceva. Ma si coricò di nuovo sospirando. Gli era venuto in mente che a quell'ora tarda avrebbe trovato le signorine già impegnate, nessuno gli avrebbe aperto la porta laccata di rosso e di giallo e la sua visita sarebbe stata inutile. Continuando a pensare ebbe un'altra idea: «Per quale ragione ho con me i miei aiutanti, i miei due giovani servitori? Perché sdegnare il passaggio a sud, se quello a nord mi è precluso?

Chiamò il più giovane e gli ordinò di venire a letto con lui e di recitare la parte della donna.
I nomi di fantasia con cui soleva chiamare i suoi aiutanti erano Shu-t'ung e Chien-shao. Il più giovane, un ragazzo sveglio di appena sedici anni, sapeva leggere un po', quindi il padrone gli affidava la cura dei suoi libri e dei suoi scritti; lo considerava una specie di vivente cassaforte per libri, da cui il nome di Shu-t'ung, «Cassa per libri». Il maggiore, un diciottenne, aveva l'incarico di custodire una spada da cavaliere a due tagli, un'eredità di famiglia, e di preservarla, come fosse stata una guaina, dalla ruggine, ecco quindi il sopprannome di Chien-shao, «Fodero di spada». Erano entrambi giovani di bell'aspetto ed eleganti. Con le guance lisce e fresche, potevano esser scambiati per ragazze, se i grandi piedi non avessero tradito il loro sesso. Di carattere però erano diversi. Il maggiore era di carattere schietto e un po' duro di comprendonio. Fingere o mettersi in posa non era affare per lui. Il nostro Chierico lo prendeva spesso in giro e se la godeva a vedere come egli fraintendesse tutti i suoi cenni e le sue allusioni offensive, ben diversamente dal più giovane, un ragazzetto scaltrito e astuto come una volpe. Questi capiva al volo i cenni del suo padrone e sapeva adattarsi ai suoi desideri particolari. Così aveva imparato a sollevare, quando ce n'era bisogno, la «sala delle udienze posteriore» proprio come una donna e di rendere l'ingresso più facile al pregiato visitatore con flessuosi ondeggiamenti del ventre. Era anche capace, proprio come una donna, di emettere suoni di piacere e gemiti deliziati, naturalmente simulati. Per questo il suo padrone gli voleva così bene e per questo quella notte aveva chiamato lui e non l'altro nel suo letto.
Durante una pausa per riprender fiato l'indiscreto birbantello non poté evitare di fargli una strana domanda.

Giovane signore, è molto tempo che mirate solo alle donne, noi ci avete sdegnati e messi da parte. Vi posso domandare come mai stanotte vi siate deciso e riscaldare una pietanza ormai fredda? – chiese con voce flautata e affettata di donna.

Per festeggiare l'addio.

Addio? Volete forse licenziarmi e vendermi a un altro signore?

Quando dico addio, non intendo che mi separerò da te, ma piuttosto che il mio "ambasciatore" è entrato oggi per l'udienza d'addio nella tua "sala di ricevimento posteriore".

Perché vuole accomiatarsi?

Come sai, ho appena deciso di renderlo, mediante un'operazione, un po' più cospicuo e imponente. L'operazione lo renderà tanto grande e grosso che non ci sarà porta d'udienza femminile, per spaziosa ch'essa sia, che sia abbastanza larga. Dovrà entrare con violenza. La porticina minuscola della tua "sala delle udienze posteriore", non potrà più essere assolutamente presa in considerazione. Non ho ragione dunque, di definire la visita odierna del mio ambasciatore una visita d'addio?

Può darsi che il vostro ambasciatore sia un po' piccolo e gracilino, ma per il resto è completamente a posto, perché dunque operare subito? – voleva sapere il ragazzo nella sua inesperienza.

Il suo signore gli chiarì in breve che in certi casi il gusto femminile è il contrario di quello maschile. Mentre gli uomini amano ciò che è piccolo, fine e tenero le donne vanno matte per un mostro il più possibile violento.

Quindi, dopo l'operazione, correrete solo dietro alle donne e dimenticherete quelli come me?

Proprio così.

Oh, allora potrete, quando ve la spasserete in mezzo a tante donne da non sapere da che parte voltarvi, intendo, potrete passarmene occasionalmente qualcuna? Qualche cameriera, naturalmente; le dame raffinate hanno pure le loro cameriere e, quando voi andrete a far visita a una di loro, portatemi con voi, per favore! Vorrei una volta tanto assaporare una donna, così il mio servizio presso un cavaliere galante, maestro nel "gioco del vento e della luna" non sarebbe stato inutile.

Così implorava il ragazzo.

Se non chiedi altro! Un autentico capitano non tollera che i suoi soldati muoiano di fame mentre lui si rimpinza. Io andrò dunque a letto con la dama e tu intanto potrai divertirti con la cameriera. E non una volta sola: questo piacere lo avrai una dozzina di volte, che dico mai, centinaia di volte.

Il ragazzo fu contento di questo e, pregustando le gioie future, si adoperò con impegno raddoppiato a celebrare con un'accoglienza il più calda possibile l'addio del suo signore.
Il giorno seguente il Chierico della Prima Veglia si procurò la coppia di cani necessari per l'operazione. Comperò un giovane mastino particolarmente forte e una cagna giovane e particolarmente energica, li sistemò, tenendoli divisi, nel cortile del tempio e diede loro da mangiare, fino al giorno dell'operazione, tutto ciò che un cane può desiderare.
Quando quel giorno venne, s'incamminò con i suoi due domestici verso la casa del taumaturgo. Cassa per Libri doveva condurre i cani al guinzaglio, Fodero di Spada trascinava una gerla colma di scatole piene di ogni sorta di appetitose vivande e una brocca di vino. L'operazione doveva aver luogo nella lieta cornice di un banchetto. Questo avrebbe conferito all'avvenimento un aspetto meno fosco e drammatico.
In considerazione del carattere segreto di questa sua pratica professionale, il medico viaggiante aveva prudentemente scelto un alloggio in un luogo molto solitario e lontano da qualsiasi attività umana: un vecchio tempio cadente e abbandonato in una zona disabitata dove si era stabilito, anzi sarebbe meglio dire rintanato. Siccome il posto in cui sorgeva il tempio era molto distante, non c'erano né visitatori né monaci. Viveva completamente solo e poteva esercitare la suo professione inosservato e indisturbato dietro porte sbarrate.
Dopo un breve saluto, il medico si mise all'opera senza perder tempo. Dapprima procedette a un'anestesia locale mediante unzione e frizione con una pomata appositamente preparata. Durante questa fase il paziente ebbe l'impressione che la parte del corpo in questione fosse percorsa da acqua gelida. Poi ebbe la sensazione che essa non esistesse proprio più. Poteva strofinarla e graffiarla, stringerla e premerla quanto voleva, non provava nulla. Ciò lo rese abbastanza tranquillo. Ora era sicuro che non avrebbe sentito neppure le incisioni che il medico gli avrebbe praticato con la lama affilata. Di buon umore si sedette alla tavola col maestro e gustò i piatti che aveva portato con sé.
Stando a tavola, mangiando e bevendo, osservò con interesse il proseguimento dell'azione. A un certo momento comparvero i due cani, portati al guinzaglio dai due servitori e lasciati liberi insieme. Erano venuti volentieri senza dare strappi al guinzaglio, senza guaiti né tentativi di resistenza. Forse credevano che il padrone voleva finalmente concedere loro una certa libertà di movimento e qualche piacere e che, se li aveva condotti in un luogo così fuori mano e deserto, lo aveva fatto con lo scopo di lasciarli scatenare a piacere al riparo delle irruzioni di altri cani gelosi. Povere bestie! Se avessero potuto sospettare ciò che intendeva fare il loro padrone, e cioè strappare al mastino ciò che a lui difettava!
Giovani e ben nutriti com'erano, i due si erano subito montati e «cuciti insieme». Mentre se la godevano, i guinzagli rimasero stretti intorno alloro collo sotto controllo dei domestici, che, ad un cenno del maestro, proprio nel punto culminante del piacere dei due animali, diedero all'improvviso un forte strappo al guinzaglio in direzione opposta, come per voler dividere la coppia. Questa, ovviamente, non ne voleva sapere di separarsi. Nella sua disperata resistenza al guinzaglio che la tirava, la coppia assomigliava a una radice di loto spaccata in due, le cui parti sono ancora tenute insieme da alcune fibre.
Il mastino abbaiava furioso aggrappandosi ancora più forte al posteriore della compagna. La cagna protestava con latrati altrettanto forti e premeva ancora più fortemente le sue natiche, stringendo il «messo» del compagno, che essa non voleva lasciarsi sfuggire prima del tempo.
Il maestro approfittò di un momento propizio, in cui il «messo» del mastino stava mezzo dentro e mezzo fuori, per troncarlo nettamente alla radice con un improvviso colpo di coltello e poi liberarlo completamente dal suo involucro con un agile movimento della mano. Lo tagliò quindi in quattro strisce longitudinali.
Adesso toccava al paziente. Si dovette sdraiare, il maestro afferrò il coltello e senza fargli alcun male gli praticò nel membro quattro profonde incisioni longitudinali. Nelle ampie ferite inserì le corrispondenti quattro strisce di carne, ancora calda e gonfia, che era appartenuta al mastino. Il membro così accresciuto fu spalmato con un unguento vulnerario cicatrizzante, e poi abbondantemente fasciato. Con questo era finita l'operazione. Medico e paziente ripresero posto alla mensa e continuarono tranquillamente a banchettare, come se non fosse accaduto nulla.
Il paziente passò quella notte nell'alloggio del medico, che voleva tenerlo ancora un po' sotto osservazione. Prima di dormire ci fu ancora un'animata conversazione a letto, nella quale l'esperto medico diede al giovane paziente alcuni utili consigli sulle tecniche amatorie da usarsi con le donne.
Il giorno seguente il giovane tornò nella sua residenza nel tempio, con l'intenzione di non lasciarlo per i quattro mesi che sarebbero venuti. La rigida clausura che con ferrea energia si era imposto per questo periodo di tempo non era soltanto di natura esteriore, ma anche di natura interiore. Egli si impose per tutto quel tempo di bandire dalla sua mente ogni pensiero di donna, ogni sentimento di passione e di astenersi da qualsiasi immaginazione lasciva per spaziare soltanto negli eterei campi dello spirito. Non si preoccupò neppure dello stato del suo membro, combatté virilmente la tentazione di sfasciare un po' le bende per vedere come stava, di tastano e sentirlo. Molto filosoficamente si seppellì per questi quattro mesi nei libri e sgobbò.
Finalmente i quattro mesi di attesa passarono. Egli sciolse le bende, lavò il «paziente» e lo osservò perbene. Non poté trattenersi dal ridere ad alta voce:

Ma guarda come si è sviluppato il piccolo! E diventato un vero gigante! Questa sì che è un'operazione! Con uno strumento come questo espugnerò ogni fortezza che prenderò d'assalto!

Così giubilava tra sé.

Lasciò passare ancora un giorno, poi si mise in cammino per andare a trovare il suo amico, il Rivale di Kun‑lun. Chissà come sarebbe rimasto vedendo quella trasformazione!
Non dovette fare molta strada. L'amico stava venendo per caso da lui e s'incontrarono davanti all'ingresso del tempio. Il Chierico gli ammiccò significativamente e lo tirò con sé per la manica nella sua cella.

Caro amico, non ti sei fatto vedere per lungo tempo e ti sei rintanato tra le tue quattro pareti. Suppongo che il lungo ritiro sia stato molto proficuo per i tuoi studi.

Ah, lo studio! Va così e così. Per me è molto più importante il progresso che in questo periodo ho fatto nella "tecnica della camera da letto". Questo sì che è considerevole.

L'altro fece un sornisetto sprezzante.

Parli di progresso! Non puoi averne fatto tanto, se manca la materia prima naturale. Io ti avevo espressamente consigliato di finirla con lo studio della "tecnica della camera da letto".

Non avrei, dunque, ottenuto nessun progresso in questi quattro mesi? Dovrei continuare a essere il bersaglio della tua derisione? Sarebbe da ridere! Non crederai ai tuoi occhi quando constaterai i miei progressi!

Che progressi puoi aver fatto! Forse nella teoria, ma certo non nella pratica. Fatica sprecata! E pensabile che un ometto senza forze possa, a furia d'esercizi assidui con bambole di paglia sulla piazza d'armi, arrivare a impadronirsi di una conoscenza teorica di tutte le diciotto tecniche di combattimento. Ma con questo non è affatto detto che saprà comportarsi da prode in un combattimento reale.

Tu dimentichi che dagli ometti vengon fuori uomini e che, in un corpo vivente, ogni parte cresce insieme al tutto.

Certo questo può valere per un ragazzo nell'età dello sviluppo, dai dodici ai tredici anni, ma tu hai superato i venti. Il tuo sviluppo si è concluso. E se anche quella parte del tuo corpo dovesse continuare a crescere, non sarà certo un gran che. Crescerà al massimo dello spessore di un capello.

Dello spessore di un capello? Non varrebbe la pena di parlarne. E non sprecherei il fiato neanche per un aumento della misura di un pollice. No, la parte in questione è cresciuta fino a diventare molte volte più grande di com'era prima.

Non dire sciocchezze! Un accrescimento così improvviso non è affatto possibile in natura! Ma, se le cose stanno come dici, perché continuare a parlarne? Mostra!

Per farmi prendere in giro da te come l'altra volta? Ho fatto allora un sacro giuramento, l'ho messo per iscritto e l'ho appeso alla parete: non mostrerò mai più la mia nudità a nessun estraneo.

Suvvia, non essere così suscettibile e fallo vedere! Se io dovessi veramente constatare una crescita, non mancherei di mostrarti con pacate parole la mia stima e di chiederti solennemente scusa per il comportamento scettico che ho tenuto la prima volta.

Le belle parole non servono a nulla. Diciamo invece che tu mi presterai la tua assistenza attiva nella cosa che sappiamo e mi darai prova della sincerità della tua amicizia offrendomi l'occasione di mettere alla prova il mio nuovo, strumento e di celebrare il trionfo con i tamburi della vittoria e con danze di gioia.

D'accordo. Puoi fidarti di me.

Solo ora il nostro Chierico fu disposto a mettere in mostra le sue nudità. Fu un'operazione piuttosto complessa.
Si era al principio dell'inverno ed egli indossava i suoi capi invernali più caldi: sia la giacca che i calzoni erano ben imbottiti. Temendo che gli abiti rigonfi potessero rendere difficoltosa l'apertura e impedire la vista, si legò intorno alla vita una sciarpa di seta, sollevò gli orli della giacca, li ripiegò ficcandoli nella sciarpa, poi sciolse la cinta dei pantaloni e li lasciò scivolare al suolo. Solo allora, scoprì il suo membro, e lo mostrò tenendolo sulle palme delle mani. Sembra. va un mercante ambulante persiano che mostra le sue merci sul vassoio che, appeso al collo, si appoggia al ventre.
L'altro, che dapprincipio guardava da una certa distanza, pensò tra sé:

S'è appiccicato al corpo una canna d'asino per ingannarmi; dove può aver scovato una cosa del genere?

Ma poi, quando si fu avvicinato per osservare meglio, ebbe la sorprendente certezza che quell'affare mostruoso non era affatto preso in prestito da un asino, ma apparteneva di diritto e per natura al suo amico. Ora dovette davvero stropicciarsi gli occhi per lo stupore.

Dimmi soltanto di che magia ti sei valso per trasformare il tuo meschino pisellino in un così forte campione.

Probabilmente non è riuscito a consolarsi dell'insulto che tu gli avevi fatto. Ferito nel suo onore, si è instancabilmente dato da fare per allungarsi e impennarsi come si deve senza che io l'abbia aiutato. Evidentemente è stata l'ira contro dite, a farlo gonfiare così prepotentemente – fu la risposta di tono ostentatamente serio.

Non scherzare! Vedo chiaramente quattro cicatrici in senso longitudinale, che sono evidentemente quattro tagli di lama. Qui c'è stato l'intervento di un medico, questo è chiaro. Dev'essere stata una mano dannatamente abile, la mano sapiente di un medico, a compiere un cambiamento tanto stupefacente. Ora non continuare a prendermi in giro e dimmi come sono andate in realtà le cose.

Dopo essersi preso per un po' di tempo gioco di lui, lasciandolo dibattersi nel dubbio, il nostro Chierico finalmente cedette all'insistenza dell'amico e raccontò ogni cosa dell'operazione. Per lo stupore l'amico rimase a bocca aperta, con la lingua penzoloni.

Dunque nel tuo indomabile desiderio di donne e di piacere amoroso, sei capace di simili sacrifici! Questa si chiama forza di volontà! I miei rispetti! Ora che ti vedo così ben armato, non posso più continuare a oppormi ai tuoi deside ri e sono pronto a prestarti la mia collaborazione per aiutarti a placare i tuoi ardori. Preparati, andremo subito all'attacco della fortezza!

Il nostro Chierico ascoltò con gioia queste parole. Si cambiò in fretta, si mise in capo il suo berretto invernale più nuovo e si mise in cammino con l'amico. Meta del viaggio era la casa di un mercante di seta. Il Rivale di Kun‑lun lasciò il Chierico ad aspettare nelle vicinanze e andò a cercare notizie nel vicinato. Dopo un po' ricomparve. Il sorriso compiaciuto che aveva sulla bocca prometteva buone nuove.

Congratulazioni! Sei fortunato. Il tuo desiderio si compirà già stanotte!

Cosa? Sei proprio sicuro. Ma se non la conosco nemmeno ancora?

Mi sono informato nel vicinato: suo marito si trova casualmente in viaggio, un viaggio d'affari piuttosto lungo: non tornerà prima di dieci giorni. Dunque ti potrai divertire con lei per dieci giorni, questo te l'assicuro io. Noi adesso entriamo semplicemente in negozio, poi devi solo mettere in azione il tuo fascino e la tua arte di seduttore per insediarti stabilmente nel suo cuore. Al resto ci penso io, e scommetto che già stanotte riuscirai ad avvicinarti a lei.

Allora va bene. Mi affido totalmente a te. » Ed entrarono, il più anziano davanti, aprendo la tenda.

E a casa il signor Ch'üan? – cominciò il Rivale.

No, è in viaggio d'affari – rispose la bella, rimanendo seduta al suo solito posto dietro il banco e senza alzare lo sguardo dal lavoro.

Peccato. Il vostro devoto servitore vorrebbe volentieri acquistare un paio di pezze di seta. Che può fare?

Ci sono anche altri negozi di seterie» lo informò pacificamente la bella. Non aveva ancora alzato gli occhi.

A questo punto intervenne il nostro Chierico:

Altri negozi ce ne sono, ma temo, non così buoni. Gli altri negozi non hanno merce così pulita e impeccabile. E poi il mio amico è un vecchio cliente della vostra rispettabile casa, e vorrebbe continuare a servirsi dalla fonte già collaudata. Da voi comprerebbe tranquillo.

Al suono della sua voce la giovane donna tese le orecchie e, alzando per la prima volta lo sguardo, osservò furtivamente colui che parlava.

Bene, visto che è un vecchio cliente del nostro modesto negozio, perché non dovrei fargli un piacere?

La voce era molto meno fredda e scostante di prima. Adesso era di nuovo il Rivale di Kun-lun a tenere alacremente il filo del discorso.

Nobile signora, l'ultima volta che venni a comprar della seta, è stata l'estate scorsa. Il nobile vostro marito, anche allora non era in casa. Siete stata voi a vendermi la merce con le vostre mani, tirando giù dallo scaffale più alto alcune pezze. Ve ne ricordate ancora?

È vero. Ora me ne ricordo.

Bene, e allora vi dovete anche rammentare che non ha parlato a vuoto e che non ha mercanteggiato a lungo, ma ha comprato subito e pagato in contanti» intervenne il Chierico. ((Perché questa volta volete passare l'affare alla concorrenza?

Pensavo che la mia merce mediocre non fosse abbastanza buona per un uomo così raffinato.

Tutt'altro! Anzi è troppo fine per uno studioso arido e musone come me!

Bene, devo pregare i signori di accomodarsi mentre io vado a prendere i campioni di tessuto.

Il rivale di Kun‑lun ebbe il tatto di lasciare al suo amico il posto migliore vicino alla bella venditrice, la comoda poltrona di legno nero imbottita messa davanti al banco. Egli invece prese posto su uno sgabello dietro di lui.
La donna mostrò al Chierico il primo campione di stoffa.
Lo fece con un gesto ancora del tutto indifferente, molto corretto e quasi severo, senza un solo sguardo con la coda dell'occhio né il minimo sorriso d'incoraggiamento.

Troppo gialla! – criticò il giovane, prim'ancora di aver preso in mano la stoffa, ma cambiò subito il suo giudizio non appena la prese in mano.

Che strano! – osservò, girandosi verso il compagno – finché la signora la teneva in mano mi era parsa troppo gialla; ora che la tengo in mano io, mi sembra proprio bianca. Da cosa può dipendere?

Poi, dopo una pausa di riflessione, continuò con vivacità:

Ho trovato! Dipende dallo spiccato biancore della pelle che è proprio della signora. In una così bella mano candida la stoffa deve per forza sembrare gialla, mentre nella mia brutta zampa nera sembra bianca.

La giovane donna aveva ascoltato attenta e non poté fare a meno di esaminare attentamente la mano del suo cliente più giovane.

Non mi sembra che la degna mano del giovane signore sia poi così nera – osservò; il suo atteggiamento rimaneva sempre bloccato in una corretta severità e non si ammorbidiva neppure in un piccolissimo sorriso.

In confronto alla mia zampa la sua può non sembrare scura, ma paragonata alla candida manina della nobile signora non la si può certo definire proprio chiara – giudicò diplomaticamente il Rivale di Kun-lun.
Visto che la seta resta comunque passabilmente bianca, perché i signori non la comperano?

Non è abbastanza chiara per me. Sembra chiara solo in mano vostra, ma non è ancora del giusto tono. La seta che vorrei acquistare io deve aver la stessa rilucente intonazione chiara che orna l'adorabile mano della nobile signora. Siate così gentile da procurarmi una stoffa di questo genere!

Una seta tanto bella e tanto chiara al mondo non c'è, ma una seta della sfumatura chiara del viso del mio amico, in fondo non sarebbe male e potrebbe senz'altro essere adatta» interloquì il Rivale di Kun-lun accennando al volto del Chierico.
Dopo l'osservazione ed il gesto dell'uomo, la bella alzò lo sguardo e, per la prima volta, guardò il giovane dritto in viso. Il suo esame minuzioso produsse nel suo atteggiamento un'espressione di piacevole sorpresa che rischiarò all'improvviso con un sorriso il suo volto fino ad allora serio.

Adesso sono io a temere per parte mia che in tutto il mondo non ci sia una seta di così perfetta chiarità – ribatté maliziosamente.

I pregiati lettori vorranno sapere perché solo ora la donna si sia lasciata andare a un sorriso di simpatia e a prestare un po' di attenzione alla persona del Chierico. La risposta è che ella era miope! All'inizio aveva considerato i suoi visitatori dei clienti qualsiasi e non aveva tributato loro alcuna attenzione. Quando il più giovane si era definito "Studioso musone", facendosi riconoscere come giovane accademico, dottore di primo grado, il suo interesse era stato leggermente risvegliato, ma non abbastanza per affaticare i suoi occhi. In un primo momento lo aveva scambiato per un uomo qualsiasi. I miopi devono sforzare molto i loro occhi per distinguere qualcosa a distanza e, se appena è possibile, cercano di risparmiarsi questa fatica.
D'altra parte le donne miopi - che sono in genere carine e intelligenti - hanno il loro buono: risparmiano i loro sentimenti per il momento decisivo nel letto coniugale e non li sperperano prematuramente per avventure fuggevoli e marginali. Dice giustamente il detto popolare:

Per miope che sia una donna
a letto col marito sarà sempre buona.

La natura femminile, come quella maschile, è di tanto in tanto soggetta alla cupa oppressione di «addensamenti nuvolosi» e anch'essa aspira a una «pioggia» liberatrice. E chiaro quindi che una che sia fornita di occhi acuti può sentirsi profondamente turbata di fronte al primo venuto di bell'aspetto ed è facile che alla prima occasione soggiaccia alla pesante oppressione dei sensi, perda il proprio autocontrollo e la virtù. Per questo, il fatto che altre donne siano miopi può essere addiritura considerato un benefico e saggio disegno della creazione, che così le protegge da simili tentazioni. Esse hanno occhi solo per il marito e non per estranei, anche se questi sembrano l'incarnazione all'ideale di bellezza maschile di un Pan An o di un Sung YÜ. E con questo si risparmiano una quantità di passi falsi e di scap patelle extra coniugali. Da tempo è dimostrato che i matrimoni con donne miopi sono in genere felici e senza scandali. Uno ha voglia di farle complimenti e corteggiarla: la donna miope si mantiene indifferente e riservata di fronte al libertino che non conosce, come se fosse avvolta in una nuvola. Ci vuole un notevole dispendio di diplomazia anche solo per portarla, ed è già una cosa eccezionale, fino al punto di accorgersi che egli esiste.
L'abile azione coordinata del nostro Chierico e del suo amico era riuscita a provocare una simile eccezione. Lo sguardo che ella aveva gettato alla sua mano e al suo viso risvegliarono i suoi sensi come un bocciolo a primavera. Tutt'a un tratto era pronta. Ma l'orgoglio femminile le vietava di fare il primo passo verso un rapporto. Questo compito lo lasciò a lui. Perciò, ricadendo in un tono puramente commerciale, gli chiese:

Allora, volete veramente comprare qualcosa o no? Se sì, vado di là a prendere una stoffa particolarmente fine.

Certo che voglio comperare. Altrimenti perché sarei venuto, se no?

La donna andò nel retrobottega e, dopo un po', ricomparve portando una pezza di stoffa. Insieme a lei entrò anche una giovane domestica con due tazze piene di tè su un vassoio. Entrambi i visitatori lo accettarono.
Il nostro Chierico ne bevve solo mezza tazza e, con uno sguardo invitante, offrì il resto alla bella padrona del negozio. Ella accolse quel gesto, a un tempo educato e confidenziale, con un leggero sorriso. Con questo era stata aperta la porta di una relazione; ora poteva acconsentire alla corte senza perderci nulla del suo orgoglio femminile. Egli si fece capire ancora più chiaramente toccando e premendo lievemente la mano della donna mentre esaminava la stoffa. Ella si finse indifferente, ma gli diede come pegno di segreta intesa un leggero graffio con l'unghia sul dorso della mano.

La stoffa è eccellente, la compriamo» disse il Rivale di Kun-lun mettendo fine a quell'esame cerimonioso e al segreto amoreggiare della coppia. Nello stesso tempo prese dalla tasca della manica un lingotto d'argento e lo diede all'amico. Il Chierico si dichiarò contento del prezzo richiesto e senza neppure mercanteggiare mise il lingotto sulla bilancia per verificare il peso.

Argento massiccio. Prego la signora di volersene sincerare coi propri occhi – osservò ammiccando, con un'allusione nascosta anche alla sua persona.

Ehm, così sembra dall'esterno. Resta da vedere se anche l'interno è puro e valido – ribatté la donna, rispondendo a sua volta all'allusione.

Se la signora ha dei dubbi propongo di lasciare qui per il momento sia la merce che il lingotto. Questa sera poi torneremo con una tenaglia e apriremo il lingotto, così sarà chiaro se il suo interno è puro e quanto sia puro in realtà!

Non è necessario. Se il vostro metallo è veramente senza pecca, riguadagnerete quanto avete pagato al prossimo acquisto. In caso contrario sarete stato mio cliente solo per questa volta. Tutto è in regola.

Il Rivale di Kun-lun prese la partita di seta sotto il braccio e fece capire al Chierico, tirandolo per la manica, che era ora di andarsene. Prima di voltarsi per uscire, il giovane guardò ancora una volta a lungo e profondamente negli occhi la nobile donna. Nonostante la sua miopia, ella riuscì ad interpretare più o meno giustamente il languido sguardo d'addio e lo contraccambiò a suo modo, stringendo le palpebre fino a ridurre gli occhi a una sottile fessura, e ciò conferì al suo aspetto un'espressione che si poteva definire sia ironica sia benevola e piena di promesse.
Ritornato nella sua cella al tempio, il giovane disse all'amico:

L'impresa mi sembra riuscita all'ottanta o novanta per cento. Ma come? Come fare a introdurmi da lei questa notte?

Non ti preoccupare. Stando a quanto ho saputo dalle mie perlustrazioni, abita da sola in casa sua, se non consideriamo la piccola domestica, che non devi considerare perché, essendo una bambina di appena dodici anni, casca dal sonno già a prima sera e dorme il suo sano e duro sonno infantile. Non vedrà né udrà niente.

Ma i vicini? E se ci scoprono mentre stiamo per introdurci? Faranno rumore e grideranno al ladro. Cosa faremo allora?

Nessuna paura! Finché avrai me al tuo fianco non ti succederà nulla. Ti prenderò in spalla e con te supererò il muro e mi arrampicherò sul tetto. Di lì ci lasceremo calare dolcemente nel cortile. Se dovesse staccarsi un'assicella del tetto - non sarà certo una trave - e dovesse cadere, bene, il rumore che fanno queste assicelle nel cader giù non fa impressione, è una cosa che succede spesso, le orecchie dei vicini ci sono abituate. No, è un'altra cosa che mi preoccupa. Hai fatto attenzione alle sue parole? Nella discussione a proposito della genuinità del lingotto, ha chiaramente alluso ai suoi dubbi sulla tua efficienza. Va bene, tu hai un bell'aspetto, ma l'interno, il nocciolo, la tua forza è pari all'aspetto? Se non è così, tu sarai suo cliente una sola volta. Questo intendeva col suo allusivo linguaggio. Pensa ai miei recenti avvertimenti! Soddisferai le sue esigenze? Questa è la notte decisiva e dovrai comportarti da prode! Ti senti prepararto alla prova? Cerca di non fallire miseramente! Sii intelligente e limitati a un solo assalto! Non lasciarti andare a farne un secondo o addirittura un terzo!

Non preoccupartene. Di un fallimento non se ne parla neppure! Fidati di me. Puoi rimanere nelle vicinanze e aguzzare le orecchie. Per me, va bene.

Così il Chierico ridendo allegramente placò le preoccupazioni dell'amico e lo contagiò con una sonora risata.
Quasi non riusciva ad aspettare che venisse la sera, che l'uccello d'oro tramontasse a occidente e la lepre d'argento sorgesse a oriente. Si sentiva proprio come un candidato prima di un grande esame di stato. Quale metodo avrebbe adottato l'alta commissaria d'esame nel fargli l'esame? Quale sarebbe stato il tema che gli avrebbe proposto?
Questo lo saprete nel prossimo capitolo.