"Succede infatti che, mentre si compone, il testo subisca a tratti degli spostamenti; il poeta deve cedere al compositore, e questi, a sua volta, deve venir in aiuto di quello: è questa una delle ragioni per cui mi scrivo i libretti da me." [BUSONI I, p. 426]

"Che al centro della mia opera campeggiasse una figura eminente e proverbiale collegata con l'elemento magico ed enigmatico era per me un desiderio e una questione di principio. Da Zoroastro fino a Cagliostro, tali figure formano una fila di colonne lungo il corso dei tempi. Bisognava sceglierne una non tanto remota nella storia che la lontananza diminuisse la nostra partecipazione al suo destino, né tanto vicina che la 'distanza' indispensabile a conferirle efficacia risultasse troppo breve. Perciò mi decisi per quel Medioevo che l'alba del Rinascimento comincia a illuminare. [...] Urgeva in me il proponimento, anzi la brama, di provvedere di musica il 'Faust' di Goethe. Ma la riverenza di fronte al compito superiore alle mie forze mi aiutò a rinunciare. Questa confessione risulta chiara, così almeno mi pare, dal prologo in versi. Riconoscere i propri limiti e ammetterli con se stessi è ciò che avvicina di più ad impiegare a dovere le capacità innate. Ma ormai ero caduto sotto il fascino di questa idea faustiana e continuai a lasciarmene dominare. Da questo contrasto fra desiderio e rinuncia mi liberò la conoscenza, fatta nel frattempo, dell'antico spettacolo di marionette, del quale esaminai diverse versioni, decidendomi infine a farne il punto di partenza del mio libretto. [...]" [BUSONI II, p. 193]