"Momento di grande teatralità, essenzialmente drammatico (basti pensare alla potente suggestione del finale, con i suoi violenti contrasti, anche musicali, fra il canto del coro fuori scena e ciò che in essa si va compiendo), questo Prologo ha due culmini distinti. Il primo è nella scena della evocazione degli spiriti, costruita, con tecnica compositiva tipicissima di Busoni, nella forma della variazione:

'Nel secondo Prologo ho riunito le sei voci dei demoni in una serie di variazioni basata sul motivo " domanda e risposta ". Al tempo stesso mi sono proposto di condurre gradatamente queste voci - ascendenti l'una dopo l'altra - dal registro basso all'acuto, da una trascinata lentezza a un moto crescente, così che l'ultima voce dove riuscire la più acuta e quindi la parte di Mefistofele una parte spiccatamente tenorile.'

Dal sol basso della prima voce al do sovracuto dell'ultima - Mefistofele -, la tensione che va progressivamente accumulandosi nel canto e rafforzata dalle risposte di un coro di spiriti che ora Busoni vuole disposto sotto terra, e dal movimento sempre più incalzante dell'orchestra, cui spetta caratterizzare musicalmente ogni variazione. L'arco dinamico e formale, nella sua parabola ascendente, e assolutamente perfetto. Questa straordinaria capacità di utilizzate schemi di forme strumentali antiche riplasmandole ai fini dell'azione in cui debbono intervenire con funzioni eminentemente drammatiche, si ritrova anche nel dialogo tra Mefistofele e Faust: l'astuzia diabolica di Mefistofele nell'irretire Faust nelle sue trame si svolge in un brillantissimo "Scherzo" basato sul tema della "Clavis Astartis Magica", che poi si scioglie in un fugato al quale Faust partecipa come voce libera che contrappunta la rigorosa polifonia, in un pulsare di frenetica animazione. Mefistofele canta nella tessitura di tenore acuto [...] ed è un canto sferzante, ironico e tagliente: l'intervalIo che lo distingue e la settima diminuita, spesso in un clima armonico contorto cromaticamente e livido, intriso di suggestioni "diaboliche".
Secondo culmine di questo quadro è il finale, di cui in parte si è già detto. Qui l'edificio sonoro eretto da Busoni tocca dimensioni colossali. Alla costruzione polifonica in libero stile barocco dei cori, si uniscono la calibrata scelta dei ripieni orchestrali (Busoni prescrive anche l'uso di tre reali campane da chiesa "che tripudiando annunciano chiaramente, alla fine del Prologo, la Resurrezione"), lo studio accurato dei timbri, ora massicci ora cameristici, assottigliati (si ascolti per esempio l'immateriale chiusa di soprani, contralti e tenori sulla parola "Alleluja " e la rarefatta purezza delle sonorità sull'eco lontana dei rintocchi delle campane, quando la scena si trasfigura in un accecante fulgore di luce bianca); massima è la cura nella disposizione delle fonti sonore, che tende a colmare tutto lo spazio scenico ed extrascenico al fine di creare - geniale e profetica intuizione - "un orizzonte sonoro, una prospettiva acustica, facendo cantare e suonare 'dietro la scena', in modo che ciò che non si vede sia svelato da ciò che si ode". Effetto anche scenicamente qui efficacissimo se si pensa al contrasto che ne nasce fra ciò che realmente si vede e si ode in spazi così dilatati." [SABLICH, pp. 235-236]

"[...] Il testo letterario è serbato deliberatamente lacunoso, apparentemente frammentario. E mentre così lascia lo spazio che la musica dovrà riempire, colloca la situazione e le "parole chiave" in modo da offrire una base sufficiente. L'atto dell'evocazione è invece riuscito un po' troppo circostanziato, infatti voler comandare ai demoni non è facile.
Spero che la paura di Faust risulti evidente, quella che da ultimo lo fa stramazzare svenuto. Del resto traccerà il cerchio magico di protezione con una spada (in contrasto con la formula consueta, che fa impiegare la cintura dell'evocatore) e la terrà nella destra.
E' questo un simbolo del fatto che l'evocatore resta munito contro il pericolo. Tutto il procedimento è considerato estremamente pericoloso nella magia. Si osservi che Faust deluso, dopo aver udito la quinta voce, esce dal cerchio e con ciò cessa di essere invulnerabile.
Subito dopo si annuncia la sesta voce, non chiamata, e Faust non è più in grado di opporsi. Ho eliminato il primo monologo dello spettacolo di marionette (che Goethe riprende quasi testualmente) per buone ragioni; tale inizio del lavoro avrebbe ricordato troppo palesemente il tradizionale inizio del "Faust" e avrebbe indotto lo spettatore ad attendersi altre scene altrettanto familiari. Inoltre il senso del monologo è contenuto nella successiva minaccia di Mefistofele, che espone a Faust la sua situazione disperata. Per conseguenza la mia azione scenica comincia con la presentazione degli studenti che nello spettacolo di marionette sono solo nominati: qui compaiono invece in persona e in azione e sono stati portati da due, che erano in origine, a tre, numero mistico." [BUSONI II, p. 195]