"Il mio dramma comincia con la scena alla Corte di Parma e passa così dal mistico al mondano. Istintivamente Faust aspira ad unirsi con la Duchessa, senza essere ancora cosciente della mèta che gli è predestinata. Un avvertimento di quale sia questa mèta è il bambino morto, portatogli da Mefistofele sotto le spoglie di un corriere. Faust non capisce ancora il significato dell'avvertimento e Mefistofele continua ad ingannarlo, dandogli a credere che dal bambino morto risorgerà vivo l' 'ideale'. Ma questa è un'impostura insostenibile e Faust rinuncia a raggiungere l'ideale, come aveva già rinunciato ai mezzi della magia (il che risulta dal dialogo susseguente con gli studenti - ombre)." [BUSONI II, p. 194]

"Scena alla corte di Parma, nucleo allo stesso tempo generativo e centrale dell'opera. Faust, per oblio divenuto puro istinto e sensazione priva di coscienza, abbandona la sfera mistica per entrare in quella delle esperienze mondane. [...]Vario e fastoso, pieno di momenti fantastici e intriso di un profondo palpito lirico, questo quadro è musicalmente quasi un compendio del magistero compositivo di Busoni, soprattutto dal punto di vista del virtuosismo strumentale e della ricchezza inventiva. All'affresco della prima parte, una specie di pantomima danzata dove compaiono, oltre alle pagine orchestrali del Cortège e del Tanzwalzer, diversi movimenti di danza (dalla popolare furlana al nobile minuetto) e caratteristici ritmi di marcia (all'entrata solenne e misteriosa di Faust), si sostituisce verso la fine un più libero gesto drammatico. La voce di soprano della Duchessa (l'unica voce femminile solista dell'opera) guida con ampie frasi la sezione centrale dei sortilegi e delle evocazioni, che ricalcano abbastanza fedelmente il modello del teatro delle marionette e sono trattati come numeri chiusi aventi ognuno una specifica caratterizzazione soprattutto timbrica, come ben si addice alla situazione scenica irreale e soprannaturale. Il canto della Duchessa si distende poi nelle sinuose volute di un 'Arioso' ora indugiante in delicati arabeschi, fra sognanti arpeggi e il lontano contrappunto di un violino solo fuori scena, ora nostalgico e appassionato, che porta infine alla decisione di fuggire con Faust. Breve e scabra la conclusione della scena, tutta dominata dai diabolici raggiri di Mefistofele in un clima sonoro di violenza quasi espressionista." [SABLICH, pp. 231-232.]

"Segue all'Intermezzo scenico l'Azione principale, vertice della piramide inscritta nella struttura circolare dell'opera. E come l'Intermezzo scenico fa da ponte fra i due Prologhi e l'Azione principale, così il primo quadro dell'Azione principale è separato dai due quadri finali da un Intermezzo non già scenico, ma musicale, evidenziando in tal modo ancor più chiaramente un rapporto fra antecedenti e conseguenti quasi magico e senza dubbio simbolico." [SABLICH, pp. 238]