Sulla stesura del libretto, cfr. Sablich, pp. 193-194
Busoni scrisse in poche settimane il libretto che è abbastanza fedele al racconto di Hoffmann. Lo concluse verso la fine del giugno 1906. Fu tradotto in italiano da Bruno Bruni, pseudonimo di Vito Levi, e pubblicato a Trieste nel 1941. Scrive Sablich sulla composizione del libretto (pp. 193-194):
A quella che sarebbe stata la sua prima vera opera teatrale, la commedia musicale-fantastica in tre atti e un epilogo «Die Brautwahl» (La sposa sorteggiata), ispirata al racconto omonimo di Hoffmann, Busoni cominciò a pensare verso la fine del 1905. La scelta di un racconto di Hoffmann come base del suo nuovo lavoro non era altro che la naturale conseguenza di un'ammirazione per lo scrittore tedesco coltivata fin dall'infanzia e rafforzata in età adulta dalla scoperta di sotterranee affinità, di ideali artistici comuni.
Ad attrarre e influenzare Busoni non era soltanto l'inimitabile efficacia rappresentativa di Hoffmann, l'equilibrio miracoloso fra realtà e invenzione costellato di elementi simbolici e metafisici, magici e grotteschi, senza che in esso venissero mai meno i legami spirituali con i «princìpi del bene e del male»; ancora di più, le sue geniali visioni fantastiche gli sembravano nate per trovare espressione nella «sognante e trascendentale arte dei suoni», evocavano la musica come naturale completamento della poesia e dell'azione, al di fuori del comune stile operistico ottocentesco: proprio per questo tanto più gli doleva che Hoffmann, pur vagheggiando un ideale di musica così diverso, come musicista fosse rimasto un filisteo.
Busoni ne voleva interpretare la lezione in tutt'altro senso, come in parte aveva già fatto Offenhach. E proprio il racconto intitolato «Die Brautwahl», una delle più straordinarie creazioni della raccoIta «I fratelli di San Serapione», con la sua vicenda irreale e insieme simbolica, con la sua atmosfera baluginante e crepuscolare e l'ambientazione nella Berlino «Biedermeier» del 1820, a Busoni promettentemente congeniale, infine con la presenza di figure ben distinte e caratterizzate, avrebbe potuto fornirgli il materiale adatto non per un'opera tradizionale, ma per un dramma che assommasse in sé spettacolo e magia, satira e commedia, verità e finzione, sotto l'egida unificatrice della musica: una «commedia musicale-fantastica» appunto.
Busoni stese il libretto in poche settimane, attenendosi all'originale hoffmanniano con qualche licenza e poche ma determinanti aggiunte. Lo ultimò verso la fìne del giugno 1906, con una rapidità che lasciava già presagire la musica. Il 14 giugno aveva scritto alla moglie:
Il libretto è finito, a parte l'ultima scena con i tre scrigni - vi ho lavorato con impegno, in parte in treno, in parte qui, ieri. Vi saranno certo ancora molte modificazioni, ma intanto mi si presentano vari spunti musicali (ancora allo stato di visione), cosI per esempio, ho abbozzato con buona riuscita l'introduzione al III atto. Ma finché non sono alla mia scrivania e non vedo le note, non mi riesce di dar vera forma a nulla. Ho grandi speranze per questo lavoro - che mi darà solo una continua gioia creativa e nessuna preoccupazione.