Su questo e su altri aspetti menzionati nel paragrafo dell'intervista, cfr. Sablich, p.194:
Busoni lavorò alla musica della sua prima opera teatrale per quasi cinque anni e ne completò la partitura soltanto l'8 ottobre 1911. Non tanto perché nel frattempo fosse venuta meno la «gioia creativa», quanto per obiettive carenze di tempo e per il sovrapporsi di altre composizioni di grande impegno. Forse, è lecito aggiungere, in parte anche per qualche delusione che aveva raffreddato i suoi entusiasmi.
Nel marzo 1909 infatti si era incontrato a Milano con Boito per discutere con lui la possibilità di tradurre l'opera in italianol4 e di rappresentarla, com'era sua intenzione, in Italia. Boito assicurò il suo interessamento presso Ricordi, ma Ricordi nel novembre dello stesso anno rifiutò l'opera. Lo stesso fece Richter a Londra, adducendo il motivo che non si poteva mettere in scena quel soggetto strampalato.
Svanite queste speranze, Busoni cedette i diritti della prima rappresentazione all'Opera di Amburgo, dove «Die Brautwahl» andò in scena il 12 aprile 1913: direttore Gustav Brecher (cui è dedicata), scene e costumi di Jelenko, cantanti molto buoni anche se non famosi. Il successo fu discreto, ma non eccezionale: si dettero in tutto sei rappresentazioni.
Cfr. anche la lettera di Busoni a Robert Freund del 22 aprile 1912 (Lettere, pp. 215-216):
Lo stile della messa in scena era stato impostato in partenza in modo errato. Avrebbe dovuto essere più raffinato, meno realistico, più nel carattere di un libro illustrato, di uno spettacolo di marionette. I mezzi tecnici del vecchio teatro di Amburgo non erano sufficienti per realizzare la scena della magia. Leonhard lo immagino una figura del tipo di Liszt cinquantenne. Signorile, bonariamente ironico, superiore. L'orchestra è stata un mezzo disastro: (la partitura in realtà è pulita, personale e senza suture; costruita solidamente).
Ho lavorato a quest'opera ben sei estati; la prima metà della composizione è stata scritta ancor prima delle Elegie, e tutto il resto prima della Berceuse élégiaque. Da allora ho imparato molto e ho subìto una trasformazione. Ho insistito sulla dizione e sull'inflessione della voce; non solo ogni personaggio ha il suo proprio modo di parlare, ma esso viene modificato a seconda dello stato d'animo e ell'umore del momento, mentre è conservato sempre un senso melodico. -
Non credo che dopo Wagner e Verdi sia mai stata raggiunta una così perfetta interazione di carattere, timbro, forma e canto, senza che manchi una relativa originalità: confesso tuttavia che ne ho tratto io stesso una lezione, di cui, spero, un prossimo lavoro mostrerà i frutti - e ammetto che non esiste nulla di perfetto.