«Die Brautwahl» non venne mai rappresentata in Italia. Invece Busoni, dopo il tiepido successo delle rappresentazioni amburghesi, accolse la proposta dell’amico direttore d’orchestra Bodansky di rimaneggiarla e accorciarla per delle rappresentazioni a Mannheim nel 1913. La prima ebbe luogo il 24 maggio. Una settimana dopoo venne pubblicata questa recensione sulla «Kölnische Zeitung»:
[...] L'opera possiede un'«attrattiva artistica». Negli ultimi tempi si è abusato della parola artistico quanto del suo opposto, kitsch: ciò che non si può definire è considerato artistico [...] Lasciando da parte l'aggettivo 'artistico', diremo che «Die Brautwahl» mostra una personalità di grande fascino, la quale, però, si rivolge soprattutto all'intelletto e alla cultura dell'ascoltatore, non ai suoi sentimenti, e si basa difatti sulla sorprendente maestria di Busom nel manipolare gli elementi dell'arte: se si vuole, quindi su una grande abilità artistica [...] Alla domanda se quest'opera sia dotata di vitalità bisogna rispondere negativamente, anche dopo questa rappresentazione: perché essa eccede nel misconoscere il desiderio di bellezza e di calore del pubblico in favore di un'interessante bruttezza. Ma costituisce un prezioso contributo all'arricchimento dei moderni mezzi di espressione, e la si può considerare senza timore un manuale degno di essere sfruttato a tale scopo».
E Busoni qualche giorno dopo da Berlino (a Egon Petri, 4 giugno 1913):
Le recensioni della «Sposa sorteggiata» sono state indecenti a Mannheim, ma in parte eccellenti su giornali di altre città. Ancora qualche ripulitura - già a M[annheim] faceva un effetto molto spigliato, è quasi troppo ricca di episodi brevi. No, non è noiosa e questa volta sono uscito dall'esame perfettamente convinto [...]. Wolf-Ferrari, Caruso, Leoncavallo, queste sono celebrità: que-st'idea suggestiona il pubblico. Poiché conosco personalmente il successo, come anche l'insuccesso, non ho alcun rispetto per il primo, e non sono deluso dal secondo. Ma divento più serio e sperabilmente avrò il tempo di raggiungere l'ultima e superiore serenità.
Di nuovo il 9 giugno Busoni torna sull'argomento:
Caro E[gon], in questi giorni - dopo le esperienze della rappresentazione di Mannheim e mentre l'impressione è ancora fresca - ho fatto una edizione per il teatro dello spartito per canto e pianoforte della «Sposa sorteggiata», edizione il cui scopo è stabilire definitivamente il testo per le prossime rappresentazioni. (Prossime rappresentazioni? Nous verrons) [... ] Ora ho messo definitivamente in chiaro tutto quello che concerne quest'opera e posso seguire il tuo consiglio di iniziarne una nuova. Quel che mi piacerebbe di più sarebbe scrivere un'opera in un atto unico, che potrebbe essere «a punto» per l'autunno. Ma il testo? Vollmoeller me ne ha pasticciato uno, ma forse si potrà anco-ra salvarlo, cosa che prenderò subito in esame. Le opere in un atto sono più difficili di quelle in tre atti e le commedie sono rara-mente migliori delle tragedie [...] Dopo l'atto unico verrà qualcosa di grandi proporzioni.
Sono tornato da Mannheim con due convinzioni: quella della va-lidità della «Sposa sorteggiata» e quella che in questo momento non posso pensare che a musica per il teatro. (Passerà) [...]
Dal volume delle Lettere, pp. 246-248]