Non è l’ultima, ma la n. 80: «L’artista... sembra ancora nutrire, di fronte all’avvenire, un barlume di speranza. Quella libertà che è stata sotterrata dall’ipocrisia e dalla barbarie, forse un giorno risusciterà» (A. DE PAZ, «Goya. Arte e condizione umana», Liguori Editore, Napoli, 1990, pp. 236-237). Queste inesattezze di Busoni sono dovute al fatto che cita le acqueforti a memoria. «È interessante notare - scrive Dallapiccola - come a Busoni non fosse sfuggito [...] che Goya, dopo aver fatto sfilare sotto i nostri occhi tanti e cosí crudeli orrori, aveva ancora fiducia nell'esistenza della verità. Ed ecco, infatti, l'incisione n. 82, Esto es lo verdadero, che rappresenta un contadino con la vanga a metà affondata nella terra, una mano dolcemente posata sulla spalla della sua compagna, un bambino in una cesta, un agnello che sembra proteggere il bambino. Un albero e, nello sfondo il sole. Forse una tale soluzione non era atta a soddisfare il Kulturmensch Busoni. E, se nella di lui memoria rimase l'impressione di una conclusione «ottimistica» nell'opera di Goya questa, col tempo subì uno spostamento e una deformazione. Credette cosí che il titolo dell'incisione n. 80 fosse per davvero Ma essa risusciterà. Il titolo adottato da Goya, invece è «Risusciterà?», l'angoscioso interrogativo che Goya artista si è posto mille volte all'epoca dell'occupazione francese della Spagna e che l'umanità intera si pone ancora oggi» (commento pubblicato nelle due edizioni degli «Scritti e pensieri sulla musica» e ripreso in BUSONI, «Lo sguardo...», p. 435).