Se fosse possibile rappresentare l'Arcangelo Gabriele con sottili baffi biondi si avrebbe il ritratto di Ludwig Rubiner.

Come Gabriele aveva una missione celestiale (seguire Tolstoj),

come Gabriele rappresentava la giustizia ultima,

come Gabriele aveva una spada fiammeggiante per distruggere i suoi nemici.

Con la sua rivista Zeit-Echo 1917-1919, a Zurigo, era diventato un vero «Che-Rubiner», nello stesso periodo, nella stessa città in cui Dada stava crescendo nel nome dell'anti-arte.

Portando a spasso il suo grande corpo fra i suoi vari alloggi dava fiato alla sua furia, alla sua sofferenza, al suo orrore per la follia della guerra e della sofferenza umana.

Deve aver sentito profondamente il tragico paradosso della sua missione d'attaccare, di odiare, di distruggere in nome dell'amore.

E più lo sentiva e lo viveva, più furente dìventava la sua voce, più estreme le richieste che imponeva a se stesso.

Morì giovane, nel 1920, ma prima di morire scrisse una commedia, Die Gewaltlosen (Uomini senza violenza). Vi compì l'ultimo passo, il tentativo di risolvere il paradosso dell'attacco, dell'odio e della distruzione in nome dell'amore.

[Hans Richter] [inglese]

Rubiner fu un interlocutore preziosissimo di Busoni a Zurigo. Nel 1919 ebbe il privilegio di poter abitare nell'appartamento di Busoni, in Victoria-Luise-Platz, 11. Cfr. il mio saggio Die gerade Linie ist unterbrochen sull'esilio di Busoni a Zurigo.