Per esempio James Joyce — i cui volumi Ulisse e Finnegans
Wake sono stati considerati dei prototipi della scuola psicoanalitica
dello scrivere — nella sua esplorazione dei vari stati di coscienza, nel
suo uso di sogni e di simbolismo associato col sogno e nell'’uso di un
linguaggio simile a quello proprio della « associazione libera »
psicanalitica, è stato guidato non meno efficacemente dalle sue tendenze
personali che da una certa conoscenza della psicanalisi. È vero che
Joyce si trovò in contatto col movimento psicanalitico, prima, per
caso a Trieste, e poi più profondamente a Zurigo, dove visse, negli anni
più feraci della sua attività, in contatto col famoso psicanalista Carl
Gustav Jung. A Zurigo, che in quel periodo era — si potrebbe dire — la
capitale della psicanalisi, ben difficilmente egli avrebbe potuto
tenersene in disparte. Intorno al 1922 Joyce aveva letto la più gran parte
dell'’opera di Freud e una notevole porzione di quella di Jung. Come
mostrano rUlisse e Pinne gans Wa\e, la sua conoscenza delle teorie
psicanalitiche era tutt'’altro che superficiale. Tale conoscenza lo aiutò
nella profonda esplorazione del subcosciente dei suoi personaggi. Joyce
utilizzò l'’idea analitica nello stesso modo in cui utilizzò altri stimoli
emotivi e intellettuali che facevano parte della sua esperienza. In altre
parole, le verità psicoanalitiche, nei romanzi di Joyce, non sono — come
avviene in scrittori meno profondi — nudi fatti clinici raccontati al
pubblico senza elaborazione e trasfigurazione artistica. In Joyce essi
rappresentano un prodotto completo di un'’immaginazione che li ha
trapiantati dal gelo della scienza nel calore e nella ricchezza
dell'’arte. Insomma Joyce non è uno scrittore « freudiano », è invece un
artista che indubbiamente appartiene all'’« epoca freudiana ». Sarebbe
interessante, in questa sede, dire qualche parola di altri romanzieri e
scrittori i cui rapporti con la psicanalisi sono del tipo di quelli
riscontrati in Joyce: per esempio si potrebbe parlare del Lawrence, autore
del famoso Figli e Amanti, pubblicato nel 1913 — prima che il suo autore
avesse acquisito una buona conoscenza della psicanalisi — o di Franz Kafka
che non fu influenzato direttamente da Freud, ma che visse in un analogo
clima spirituale e dette vita artistica al messaggio di Freud,
contribuendo a introdurne lo spirito nella letteratura. Thomas Mann è,
forse, fra gli scrittori moderni, quello che ha riconosciuto più
esplicitamente il suo debito verso Freud. Basti ricordare che, secondo una
dichiarazione dello stesso Mann, egli scrisse Giuseppe in Egitto su
ispirazione della psicanalisi. Inoltre, egli chiama il libro « una
combinazione narrativa di psicologia e di mito, e nello stesso tempo un
incontro festoso fra la poesia e la psicanalisi. Che dire, poi, di tutta
quella letteratura sperimentale — se volete « irrazionale » —, quasi
incomprensibile, a volte chiamata « surrealistica », sprigionatasi dal
problema linguistico presentato dalla scoperta freudiana dell’inconscio» ?
Dapprima gli scrittori si contentavano di scriver secondo il cosiddetto «
stream of consciousness » o « monologo interiore»>che tentava riprodurre
il confuso linguaggio del subcosciente. Ma successivamente scrittori come
Virginia Wolflf, Dorothy Ri-chardson e William Faulkner hanno cominciato
ad espander le frontiere del « monologo intcriore », nel tentativo di
giunger a una rappresentazione anche più viva del suono e della furia del
subcosciente. Da questa tendenza è sorto, non solo in letteratura ma anche
in pittura, il culto del « surrealismo » ; il quale sospende le leggi
ordinarie della comunicazione fra gli uomini a un livello cosciente, per
obbedire ai dettami dell'’inconscio quale è « sentito » dall'’artista. La
pittura, la danza, il teatro e la musica sono stati influenzati dalle
teorie di Freud altrettanto quanto lo è stata la letteratura. Al di là
delle arti, l'’influenza indiretta di Freud è stata egualmente profonda.
Basta pensare alla « medicina psicosomatica », che studia l'’influenza dei
fattori psichici nel produrre il male fisico; basta pensare all'’influenza
delle dottrine psicoanalitiche su sociologi del calibro di Eric Fromm e
John Dollard; basta pensare che in antropologia la applicazione del metodo
psicoanalitico ha fornito una pronta interpretazione di materiale fino a
oggi oscuro; e che influenze simili si riscontrano nella giurisprudenza,
nella criminologia, e nei metodi educativi. Si può quindi concludere che,
in seguito a influenza diretta o per altre vie, come portato dai tempi, il
pensiero di Freud sia giunto a permeare di sé tutta la cultura moderna.
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