Chiara Massarani

Classe V°A

Aprile 2001

Il futurismo…

…e le arti figurative (in particolare l'architettura)

"Avevamo vegliato tutta la notte - i miei amici ed io - sotto lampade di moschee dalle cupole di ottone traforato, stellate come le nostre anime, perché come queste irradiate dal chiuso fulgore di un cuore elettrico. Avevamo lungamente calpestata su opulenti tappeti orientali la nostra atavica accidia, […] annerendo molta carta di frenetiche scritture […] ci sentivamo soli […] di fronte all'esercito delle stelle nemiche […]. Soli coi fuochisti che s'agitano davanti ai forni infernali delle grandi navi, soli coi neri fantasmi che frugano nelle pance arroventate delle locomotive lanciate a pazza corsa […]. Sussultammo ad un tratto, all'udire il rumore formidabile degli enormi tramvai a due piani, che passano sobbalzando, risplendenti di luci multicolori, come i villaggi in festa che il Po straripato squassa e sràdica d'improvviso, per trascinarli fino al mare, sulle cascate e attraverso i gorghi di un diluvio. Poi il silenzio divenne più cupo. Ma mentre ascoltavamo l'estenuato borbottio di preghiere del vecchio canale e lo scricchiolar dell'ossa dei palazzi moribondi sulle loro barbe di umida verdura, noi udimmo subitamente ruggire sotto le finestre gli automobili famelici. "Andiamo, diss'io; andiamo, amici! Partiamo! Finalmente, la mitologia e l'ideale mistico sono superati. Noi stiamo per assistere alla nascita del Centauro e presto vedremo volare i primi Angeli!…

Bisognerà scuotere le porte della vita per provarne i cardini e i chiavistelli!... Partiamo! Ecco, sulla terra, la primissima aurora! Non v'è cosa che agguagli lo splendore della rossa spada dei sole che schermeggia per la prima volta nelle nostre tenebre milienarie!

Filippo Tommaso Marinetti

Le Futurisme, in "Le Figaro", 20 febbraio 1909

Con una cosi' altisonante retorica, il Futurismo italiano enunciò i suoi principi iconoclastici alla borghesia della Belle Epoque.

Questa introduzione era seguita dal resoconto di un'estemporanea corsa in automobile per la periferia di Milano, culminante in un incidente che, come osserva Reyner Banham, aveva tutta l'aria di essere "la parodia del battesimo a una nuova fede". Marinetti descriveva il ribaltamento della sua automobile nel fossato di un'officina:

"Oh! materno fossato, quasi pieno di un'acqua fangosa! Bel fossato d'officina! lo gustai avidamente la tua melma fortificante, che mi ricordò la santa mammella nera della mia nutrice sudanese... Quando mi sollevai - cencio sozzo e puzzolente - di sotto la macchina capovolta, io mi sentii attraversare il cuore, deliziosamente, dal ferro arroventato della gioia! [...] Allora, coi volto coperto dalla buona melma delle officine - impasto di scorie metalliche, di sudori inutili, di fuliggini celesti - noi, contusi e fasciate le braccia ma impavidi, dettammo le nostre palme volontà a tutti gli uomini vivi della terra."

Seguivano poi gli undici punti del Manifesto futurista. I primi quattro esaltavano le virtù della temerarietà, dell'energia e dell'audacia, mentre rivendicavano la suprema magnificenza della velocità meccanica, in quel passaggio ormai famoso che dichiarava che una macchina da corsa è più bella della Vittoria alata di Samotracia. I punti dal quinto al nono continuavano a idealizzare il conducente di un tale veicolo visto come parte integrante delle traiettorie dell'universo, e seguivano celebrando diverse altre virtù, come il patriottismo, ed esaltavano la guerra. Il decimo punto chiedeva la distruzione di ogni tipo di istituzione accademica, e l'undicesimo precisava il contesto ideale di un'architettura futurista:

"Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo le maree multicolori o polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne; canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano; le officine appese alle nuvole pei contorti fili dei loro fumi; i ponti simili a ginnasti giganti che scavalcano i fiumi, balenanti al sole con un luccichio di coltelli; i piroscafi avventurosi che fiutano l'orizzonte, le locomotive dall'ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d'acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante degli aeroplani, la cui elica garrisce al vento come una bandiera e sembra applaudire come una folla entusiasta."

Chiaramente questo passaggio era uno schietto omaggio al trionfo dell'industrializzazione, ai fenomeni tecnici e sociali del XIX secolo che spaziavano allora dall'aviazione all'energia elettrica. Di fronte ai valori classici e del passato dell'Italia, il Futurismo proclamava la supremazia culturale di quell'ambiente meccanizzato che, più tardi, influenzò allo stesso modo l'estetica architettonica del Futurismo italiano e del Costruttivísmo russo. Nel 1909, come ha sottolineato Joshua Taylor, il Futurismo era un impulso più che uno stile, così che, per la sua esplicita opposizione sia alla Secessione sia al successivo ritorno al classicismo, la forma che un'architettura futurista poteva assumere non era subito chiara. Dopo tutto, il Futurisrno si era proclamato fondamentalmente antitetico alla cultura, e questo atteggiamento polemicamente negativo difficilmente poteva escludere l'architettura.

Nel 1910, con il contributo determinante di Umberto Boccioni, il Futurismo iniziò ad estendere la sua polemica "anticulturale" al campo delle arti plastiche. In quell'anno Boccioni produsse due manifesti futuristi sulla pittura, che nell'aprile del 1912 furono seguiti dal suo Manifesto tecnico della scultura futurista. Quest'ultimo testo, come molti scritti futuristi dell'anteguerra, metteva in evidenza una sviluppata sensibilità architettonica. Boccioni aveva un inequivocabile interesse per l'estensione del campo dell'oggetto scultoreo fino all'architettoniche: lo dichiarò in forma negativa nella prefazione al catalogo della prima mostra di scultura futurista, tenutasi nel 1913: "La ricerca della forma sul così detto vero allontanava la scultura (come la pittura) dalla sua origine e perciò dalla meta verso la quale oggi s'incammina l'architettura".

Nel suo interesse per una espressione non naturalista, Boccioni sviluppò un'estetica plastica del tutto estranea agli interessi della Secessione del 1896. Scriveva nella prefazione al catalogo del 1913:

"Tutte queste convinzioni mi spingono a cercare, in scultura, non già la forma pura, ma il ritmo plastico puro, non la costruzione dei corpi, ma la costruzione Relazione dei corpi. Non già, quindi, come nel passato, un'architettura piramidale, ma un'architettura spiralica [...]. Inoltre, il mio genio ha incominciato a sviluppare [...] il concetto di fusione di ambiente e oggetto, con conseguente compenetrazíone di piani".

Per ottenere la simultaneità nella scultura Boccíoni aveva già raccomandato, nel suo manifesto del 1912, che da allora in poi gli scultori escludessero il nudo, i contenuti elevati e l'uso di materiali nobili come il marmo o il bronzo, in favore di mezzi eterogenei: "Così dei piani trasparenti, dei vetri, delle lastre di metallo, dei fili, delle luci elettriche esterne o interne potranno indicare i piani, le tendenze, i toni, i semitoni di una nuova realtà". Questa concezione di un oggetto spiraliforme, non monumentale, costituito di materiali diversi, e da prolungare nell'ambiente circostante, avrebbe avuto un'influenza maggiore piu' sul Costruttivismo della Russia postrivoluzionaria che sull'evoluzione dell'architettura futurista. Tuttavia il manifesto della scultura di Boccioni, del 1912, e La Splendeur Géométrique et Mécanique di Marinetti, del 1914, fornirono un riferimento intellettuale ed estetico entro cui poteva essere postulata un'architettura futurista. Scriveva Marinetti: "Nulla è più bello di una grande centrale elettrica ronzante che contiene la pressione idraulica di na catena di monti, e la forza elettrica di un vasto orizzonte, sintetizzata nei quadri marmorei di distribuzione, irti di contatori, di tastiere e di commutatori lucenti".

Questa pura visione di splendore meccanico trovava un parallelo adeguato nei contemporanei progetti di centrali elettriche del giovane architetto italiano Antonio Sant'Elia.

Prima del 1912, Sant'Elia era ancora relativamente lontano dai Futuristi, e coinvolto nel movimento secessionista italiano. Questo cosiddetto "Stile floreale", avrebbe goduto di una popolarità nazionale vasta, anche se breve, in seguito al successo clamoroso dell'elaborato padiglione progettato da Raimondo d'Aronco per l'Esposizione delle Arti decorative tenutasi a Torino nel 1902. D'Aronco in seguito continuò a seguire, a Udine, l'esempio di Olbrich, mentre gli architetti milanesi dello "Stile floreale" tentavano di integrare la loro predilezione per il neobarocco. Questa spinta trovò a Milano la sua sintesi più vigorosa nelle realizzazioni di Giuseppe Sommaruga, che sembra avere esercitato un'influenza particolare sulla formazione di Sant'Elía. Molti degli elementi caratteristici dei "dinamismo architettonico" di Sant'Elia furono senza dubbio anticipati nell'albergo di Sommaruga a Campo dei Fiori, mentre il Mausoleo Faccanoni, sempre di Sommaruga, eretto a Sarnico nel 1907, sembra essere un punto di partenza per il progetto elaborato nel 1912 da Sant'Elia per un cimitero a Monza. Nel 1905, all'età di diciassette anni, Sant'Elia ottenne il diploma di capomastro da una scuola tecnica di Corno. Si trasferì poi a Milano e iniziò a lavorare, prima per la Società del Canale Vifioresi, poi per il Comune di Milano. Nel 1911 seguì i corsi d'architettura all'Accademia di Brera, e nello stesso anno progettò un villino sopra Como per l'industriale Remo Longatti. Nel 1912, di nuovo a Milano, partecipò al concorso per la Stazione centrale, e nello stesso anno collaborò con gli amici Ugo Nebbia, Mario Chiattone e altri a formare il gruppo Nuove Tendenze. Alla prima esposizione dei gruppo, nel 1914, Sant'Elia espose i propri disegni per la futuristica Città Nuova. Rimane incerta la data in cui ebbe il primo contatto con Marinetti e con la cerchia futurista, ma era completamente sotto la loro influenza all'epoca in cui scrisse, con l'aiuto di Nebbia, il suo Messaggio, a prefazione della mostra del 1914. Il Messaggio, firmato solo da Sant'Elia, specifica, senza mai usare la parola futurista, la forma rigorosa che l'architettura avrebbe dovuto adottare nel futuro. Le parti più caratteristiche di questo testo, ormai categoricamente antisecessionista, affermano: "Il problema dell'architettura moderna non è un problema di rimaneggiamento lineare. Non si tratta di trovare nuove sagome, nuove marginature di finestre e di porte, di sostituire colonne, pilastri, mensole con cariatidi, mosconi, rane [...]: ma di creare di sana pianta la casa nuova, costruita tesoreggiando ogni risorsa della scienza e della tecnica [...], determinando nuove forme, nuove linee, una nuova armonia di profili e di volumi, una architettura che abbia la sua ragione d'essere solo nelle condizioni speciali della vita moderna, e la sua rispondenza come valore estetico nella nostra sensibilità". Il testo contempla poi il vasto paesaggio di un nuovo mondo industriale, parafrasando lo spirito della polemica di Marinetti contro Ruskin e contro l'intero movimento inglese Arts and Crafts, enunciata nel 1912 al Lyceum Club di Londra. Contro il passatismo, Marinetti affermava che "il viaggio cosmopolita, lo spirito della democrazia e il decadimento della religione hanno reso completamente inutili gli ampi edifici, permanenti e decorati, un tempo usati per esprimere autorità regale, teocrazia e misticismo […]. Il diritto allo sciopero, l'uguaglianza di fronte alla legge, l'autorità delle masse, la forza invadente della folla, le velocità nelle comunicazioni internazionali e le abitudini dell'igiene e dei benessere richiedono invece grandi case d'abitazione ben ventilate, ferrovie di assoluta affidabilità, gallerie, ponti di ferro, navi di linea grandi e veloci, immense sale per congressi e bagni progettati per la rapida cura quotidiana dei corpo". In breve egli riconosceva correttamente l'avvento inesorabile di un nuovo ambiente culturale destinato a una società di vaste dimensioni ed estremamente dinamica; una società con dei dettagli che Sant'Elia scriveva nel Messaggio: "Il calcolo sulla resistenza dei materiali, l'uso dei cemento armato e dei ferro escludono l'architettura intesa nel senso classico e tradizionale. I materiali moderni di costruzione e le nostre nozioni scientifiche, non si prestano assolutamente alla disciplina degli stili storici […] Sentiamo di non essere più gli uomini delle cattedrali e degli arengari; ma dei grandi alberghi,delle stazioni ferroviarie, delle strade immense, dei porti colossali, dei mercati coperti, delle gallerie luminose, dei rettifili, degli sventramenti salutari. Noi dobbiamo inventare e fabbricare ex novo la città moderna simile ad un immenso cantiere tumultuante, agile, mobile, dinamico in ogni sua parte, e la casa moderna simile ad una macchina gigantesca. Gli ascensori non debbono rincantucciarsi come vermi solitari nei vani delle scale; ma le scale - divenute inutili - debbono essere abolite, e gli ascensori debbono inerpicarsi come serpenti di ferro e di vetro lungo le facciate. La casa di cemento, di vetro, di ferro, senza pittura e senza scultura, ricca soltanto della bellezza congenita alle sue linee ed ai suoi rilievi; straordinariamente brutta nella sua meccanica semplice, alta e larga quanto più è necessario, e non quanto è prescritto dalla legge municipale, deve sorgere sull'orio di un abisso tumultuante: la strada, la quale non si stenderà più come un soppedaneo al livello delle portinerie, ma si sprofonderà nella terra per più piani che accoglieranno il traffico metropolitano e saranno congiunti, per i transiti necessari, da passerelle metalliche e da velocissimi tapis roulants". Queste prescrizioni, che precisano la forma dei progetti stesi da Sant'Elia nel 1914 per la casa a gradoni, sono come si vede di natura dinamica. Gli schizzi di Sant'Elia per la Città Nuova non sono completamente coerenti con i suoi principi. Mentre il Messaggio si pronunciava risolutamente contro tutta l'architettura commemorativa e, di conseguenza, contro tutte le forme statiche e piramidalí, i disegni di Sant'Elia sono pieni di immagini monumentali di questo genere. Non sembra esserci molta differenza dal Mausoleo Faccanoni di Sommaruga alle centrali elettriche e agli alti edifici, massicci e spesso simmetrici, che sorgono come miraggi nel paesaggio scenografico della Città Nuova. In questo contesto, è un fatto appropriato e ironico che la memoria di Sant'Elia sia stata onorata da un monumento ai morti nella prima guerra mondiale eretto sulle sponde del lago di Corno nel 1933, su un progetto di Giuseppe Terragni basato su uno degli schizzi di Sant'Elia.

Il Manifesto dell'architettura futurista ufficiale, pubblicato nel luglio dei 1914, sembra essersi proposto come scopo princípale il riconoscimento pubblico di Sant'Elia come futurista: esso equivaleva a una nuova versione del Messaggio, redatto, secondo tutte le apparenze, da Marinetti, e firmato dal solo Sant'Elia. A parte la ripetizione della parola "futurista" in ogni occasione possibile, questo testo aggiungeva poco all'originale, salvo, alla fine, un certo numero di affermazioni bellicose, compresa la contraddittoria opposizione a ogni genere di permanenza: "le case dureranno meno di noi" e che " ogni generazione dovrà fabbricarsi la sua città ". Ormai Sant'Elia era completamente coinvolto nel Futurismo, e nel 1915 firmò, con Boccioni, Marinetti, Piatti e Russolo, il manifesto politico, protofascista, del Futurismo, Orgoglio italiano. Nel luglio di quell'anno si arruolò, con altri futuristi, nel battaglione lombardo di volontari ciclisti, ed iniziò una carriera militare che si concluse nel 1916 con la morte al fronte. Con la perdita di Boccioni, avvenuta due mesi prima in un incidente a cavallo, ebbe terrnine bruscamente il periodo produttivo del Futurismo, privato dei suoi migliori talenti ad opera, almeno in parte, della prima guerra industrializzata. All'olocausto futurista soppravvisse Marinetti, che aveva il dovere di ricordare ai colleghi futuristi, come Carrà, Balla, Severini e Russolo, la loro missione di guidare la generazione postbellica verso la realizzazione finale del nazionalismo italiano, nel trionfo dello stato fascista. Proprio quando il Futurismo era al suo declino e Mussolini si riconciliava con il Vaticano, ci fu il Manifesto dell'arte sacra futurista, scritto da Marinetti nel 1931, in cui egli esortava a sostituire, nelle chiese, la luce delle candele con "potenti e luminose lampadine elettriche bianche o blu" e sosteneva che "per rappresentare l'inferno, i pittori futuristi devono basarsi sui loro ricordi dei campi di battaglia devastati dalle granate", e che "solo gli artisti futuristi [ ...1 possono dare forma alla compenetrazione di spazio e tempo, ai misteri sovrarazionali dei dogmi cattolici". Dopo il 1919 furono i Costruttivisti russi rivoluzionari, e non gli italiani, a raccogliere il modernismo di Marinetti, Boccioni e Sant'Elia. Dovette trascorrere qualche tempo prima che il movimento nazionalista italiano cominciasse a rispondere alle immagini della Cíttà Nuova, e anche allora lo avrebbe fatto solo in un clima di preoccupazione per integrare i valori moderni nella tradizione classica dell'architettura italiana.

 

Alcuni "grandi temi" del movimento futurista e loro documentazione da testi futuristi

La scena

La scena rappresenta la ricostruzione dell'ambiente pubblico futurista. La scena e' uno spazio artificioso, essa e' vista come ambiente plastico, come uno spazio attivo, implicante, provocatorio, irradiante e dominato dal dinamismo plastico e dal piu' acceso e teso cromatismo.Nel manifesto Scenografia e coreografia futurista del 1915 si puntualizza che "la scena non sara' piu' uno sfondo colorato, ma una architettura elettromeccanica incolore, vivificata potentemente da emanazioni cromatiche di fonte luminosa generate da riflettori elettrici dai vetri multicolori…".

"...E' necessario oggi un TEATRO FUTURISTA, cioè assolutamente opposto al teatro passatista, che prolunga i suoi cortei rnonotoni e deprirnenti sulle scene sonnoiente d'Italia. Noi creiamo un Teatro futurista. SINTETICO cioè brevissimo. Stringere in pochi minuti, in poche parole e in pochi gesti innumerevoli situazioni, sensibilità, idee, sensazioni, fatti, simboli. [...] Siamo convinti che meccanicamente, a forza di brevità, si possa giungere a un teatro assolutamente nuovo, in perfetta armonia con la velocissima e laconica nostra sensibilità futurista. 1 nostri atti potranno anche essere attimi, cioè durare pochi secondi. Con questa brevità essenziale e sintetica, il teatro potrà sostenere e anche vincere la concor- renza del Cinematografo. ATECNICO. Col nostro primo movimento sintetista nel teatro noi vogliamo distruggere la Tecnica, che dai Greci ad oggi, invece di semplificarsi, è divenuta sempre più dogmatica, stupidamente logica, meticolosa, pedante, strangolatrice, DINAMICO, SIMULTANEO cioè nato dall'improvvisazione, dalla fulminea intuizione, dall'attualità suggestionante e rivelatrice. Noi crediamo che una cosa valga in quanto sia stata improvvisata (ore, minuti, secondi), e non preparata lungamente (mesi, anni, secoli).

Noi abbiamo un'invincibile ripugnanza per il lavoro fatto a tavolino, a priori, senza tener conto dell'ambiente in cui dovrà essere rappresentato. LA MAGGIOR PARTE DEI NOSTRI LAVORI SONO STANNO SCRITTU IN TEATRO. L'ambiente teatrale è per noi un serbatoio inesauribile di ispirazioni [... ]. AUTONOMO, ALOGICO, IRREALE

La sintesi teatrale futurista non sarà sottomessa alla logica, non conterrà nulla di fotografico, sarà autonoma, non somiglierà che a se stessa, pur traendo dalla realtà elementi da combinarsi a capriccio... "

(F.T. Marinetti, E. Settimelli, B. Corra, Manifesto del teatro futurista sintetico, Milano,1 gennaio - 18 febbraio 1915.)

" ... Scena non equivale a un ingrandimento fotografico di un rettangolo di realtà né a una sintesi realistica, ma alla sostituzione di un sistema teoretico-materiale di secnografia soggettiva in contrapposizione alla presunta scenografia di oggi, oggettiva. Non si tratta di riformare solamente il concetto strutturale dell'allestimento scenico, ma di creare una entità astratta che si identifichi con l'azione scenica dell'opera teatrale. Il carattere assolutamente nuovo che assumerà la scena con questa mia innovazione è dato dall'abolizione della scena dipinta. La scena non sarà più uno sfondo colorato, ma una architettura elettromeccanica incolore, vivificata potentemente da emanazioni ero- matiche di fonte luminosa generata da riflettori elettrici dai vetri multicolori disposti, coordinati analogamente alla psiche che ogni azione scenica richiede..."

(E. Prarnpolini, in "La Balza", n. 3, Messina, 12 maggio 1915.)

La velocita'

Il mito della macchina., la bicicletta, la motocieletta, l'automobile, il treno, la nave, l'aereo, le comunicazioni ricorrono spessissimo nell'immaginario futurista. Ritroviamo l'incidenza della nuova velocizzante sollecitazione meccanica, che brucia le distanze, accelera le sensazioni: si ha un dinamismo umano e uno legato agli strumenti e agli idoli meccanici. Si ha inoltre la consapevolezza che la velocita' introduce una nuova nozione di tempo e di spazio, portando a quella che oggi viene indicata come globalizzazione degli eventi.

"Noi affermianio che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità. Un automobile da corsa..."."Cominciamo col dire che le misure stesse sulle quali si ordinano le sensazioni e i pensiero - lo spazio e il tempo - si trovano per noi consapevolmente alterate. Lo sviluppo formidabile della velocità negli spostamenti da un punto all'altro della terra e dell'aria ha prodotto un tale effetto; ed è un fatto che, per chi corre o vola fuimincamente in automobile o in aeroplano, la sua nozione delle distanze e della durata differisce molto da quella che potevano averne gli uomini del passato. Dal che deriva che le stesse dimensioni del globo, stabilite - psicologicamente - sulla lunghezza dello sforzo necessario a misurarne l'esten- sione, si trovano oggi ridotte in modo considerevole; e ciò non senza una correzione sensibile delle idee fondamentali relative al mondo, e persino dei concetti della metafisica" (in Archivi del futuhsmo).

Sono esemplificative immagini diverse di velocità meccanica o umana o animale in Balla (da Bambina che corre sul balcone, 1912, a Velocità di motocicletta), Boccioni, Sironi (11 ciclista, 1916-17 e.), Erba, Depero (Treno partoiito dal sole, 1924), e Dottori (La corsa per Ttíttico della velocità, 1926). Ricordiamo poi immagini "aeropittariche" e "aeroplastiche" di Tato, Bot, Delle Site.

"... Noi affermiamo che la magnificenza dei mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità. Una automobile da corsa coi suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall'alito esplosivo ... un automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia..."

(F.T. Marinetti, Fondazione e manifesto delfuturismo, in "Le Figaro", Parigi, 20 febbraio 1909.)

" ... Una delle nostre attitudini futuriste più sistematiche è quella di esprimere sensazioni di movimento. Infatti una delle ragioni scientifiche che ha trasformato la nostra sensibilità e che l'ha condotta verso la maggior parte delle nostre verità futuriste è appunto la velocità. velocità ci ha dato una nuova nozione dello spazio e del tempo e per conseguenza della vita stessa. Niente di più logico che le nostre opere futuriste caratterizzino tutta l'arte della nostra epoca con la stilizzazione del movimento che è una delle manifestazioni più immediate della vita. Il dinamismo plastico, vitalità assoluta della materia, non può essere espresso che da fortnecolore al massimo del rilievo, della profondità, dell'intensità e dell'irradiazione luminosa e cioè della pittura e scultura riunite in una sola creazione plastica..."

(G. Severini, Le analogie plastiche del dinamismo - Manifesto futurista, 1913, in M. Drudi Gambillo, T. Fiori, Archivi delfuturismo, Roma, 1958.)

La natura

La natura della poetica futurista viene completamente rinnovata: investita dalla velocita', coinvolta nella simultaneita', cosi' il nuovo paesaggio diventa una natura artificiale.Bisogna ricostruire non solo il paesaggio ma ogni particolare aspetto della natura: la ricostruzione della flora ad esempio viene realizzata da Balla con i plastici "fiori fuuristi".

" ... L'arte prima di noi, fu ricordo, d'animo. La valutazione lirica dell'universo, mediante le Parole in libertà di Marinetti, e l'Arte dei Rumori di Russolo, si fondono con dinamismo plastico per dare l'espressione dinamica, simultanea, plastica, rurnoristica della vibrazione universale. Noi futuristi, Balla e Depero, vogliamo realizzare questa fusione totale per ricostruire l'universo rallegrandolo, cioè ricreandolo integralmente. Daremo scheletro e carne all'invisibile, all'impalpabile, all'imponderabile, all'impercettibile. Troveremo degli equivalenti astratti di tutte le forme e di tutti gli elementi dell'universo, poi li combineremo insieme, secondo i capricci della nostra ispirazione, per formare dei complessi plastici che metteremo in moto.

IL PAESAGGIO ARTIFICIALE Sviluppando la prima sintesi deua velocità dell'autornobile, Balla è giunto al prúno complesso plastico. Questo ci ha rivelato un paesaggio astratto a coni, piramidi, poliedri, spirali di monti, fiunú, luci, ombre. Dunque un'analogia profonda esiste fra le linee-forze essenziali della velocità e le linee-forze essenziali d'un paesaggio. Siamo scesi nell'essenza profonda dell'universo, e padroneggiamo gli elementi. Giungeremo così a costruire l'ANIMALE METALLICO. Fusione di arte+scienza. Chimica, fisica, pirotecnica continua improvvisa, dell'essere nuovo automaticamente parlante, gridante, danzante. Noi futuristi, Balla e Depero, costruiremo milioni di animali metallici, per la più grande guerra..."

(G. Balla, F. Depero, Ricostruzione futurista dell'universo, Mlano, 1915.)

"Basta coifioti naturali. Dobbiamo ormai constatare la decadenza della flora naturale che non risponde più al nostro gusto. I fiori sono rimasti monotonamente immutabili attraverso i millenni della creazione a delizia dei multiformi romanticismi di tutte le epoche e come espressione dei cattivo gusto nei più banali decorativismi. Possiamo dunque affermare che, come a certi stili convengono fiore caratteristiche così i fiori in genere rappresentano una stonatura nella nostra modernità meccanica e sintetizzata. Creazione di una flora plastica futurista. Stabilito ormai che i fiori fornitici dalla natura non c'interessano più, noi futuristi per rallegrare, vivificare e decorare i nostri quadri ed i nostri ambienti abbiamo iniziato la creazione di una flora plastica originalissima assolutamente inventata coloratissima profumatissima e soprattutto per la infinita varietà degli esemplari..."

(F. Azari, La flora futurista ed equivalenti plastici di odori artificiali - Manifesto futurista, novembre 1924.)

Il cosmo

Legato al tema della natura, citiamo ora quello del cosmo, legato alla proiezione siderale, allo spazio cosmico, alla materia e all'energia. Un grosso passo avanti nello sviluppo di questo tema si ebbe con l'introduione dell'aeropittura.

"Io vedo nell'aeropittura il totale superamento dei confini della realtà terrestre, rnentre si sprigiona in noi, piloti inestinguibili di nuove realtà plastiche, il desiderio latente di vivere le forze occulte dell'idealismo cosmico." (E. Pranipolini, 1932.)

"Realismo astratto o Idealismo cosmico...Pittura di creazione assoluta, sia nella soggettistica come nella composizione architetturale del quadro e degli elementi formali costitutivi. Ogni contatto con la realtà contingente è escluso; l'ispirazione dell'artista si volge verso estreme latitudini dei mondo introspettivo. li soggetto è una continua variazione dei tema del divenire della materia', sia essa concepita attraverso entità geologiche, biologiche e biochiiche. li concetto di metamorfosi presiede alla creazione di elementi di composizione di queste mie opere, nelle quali il divenire di un mondo nuovo si manifesta con uno sviluppo che parte dall'interno e va verso l'esterno, in un processo concettuali- stico di trasfigurazione spirituale e di trasposizione formale. Questo viaggio ideale, intrapreso dalla mia immaginazione e fantasia attraverso i regni dei rnierocosmo e dei rnacrocosrno, ha indubbiamente rivelato alla plastica contemporanea nuovi schemi concettuali ed espressivi..."

L'individuo

Vi e' poi un individuo nuovo, futurista: ritroviamo uomo e donna singoli nel rapporto ambientale oramai trasformato, un'interiorità singola, un comportamento individuale, pur relativamente alla dimensione moderna di "uomo moltiplicato", di grande numero. Si possono cogliere i rapporti del singolo con gli altri, con il mondo, in una nuova antropologia globale fondata su un radicale rinnovamento gnoseologico e sensitivo. Si ha il ritratto, la configurazione individuale, ma anche il corpo, il vestito, e appunto la visibilità del comportamento, e l'erotisino, in particolare l'eros riletto in chiave meccanica. Si è configurato il tema dell'individuo sia in quanto fenomenologia della visibilità individualizzata dell'uomo futurista, nella sua condizione di dinamismo e simultaneità; sia tuttavia anche in quanto suggerimento di una indagine specifica nella sua interiorità. In quale modo insomma i futuristi rappresentassero l'individuo singolo in una prospettiva di dominante grande numero, appunto di "uomo moltiplicato".

Ma i futuristi negavano l'individualismo, in quanto esasperato soggettivismo, rispetto a una preminente oggettività di risposta emotiva al riscontro materiale della realtà. Infatti essi negavano la tradizionale centralità dell'uomo nell'universo. Sempre nel manifesto tecnico La pittura futurista è detto espressamente: "La nostra nuova coscienza non ci fa più considerare l'uomo come centro della vita universale." Riscattavano invece energicamente la dimensione dell'individuo quale nodo dinamico emotivo-immaginatívo di simultaneità di provocazioni materiali e corrispondenze psichiche. In proposito, polemizzando con i cubisti, Carrà parla infatti di "individuazione", cioè il mondo plastico reso attraverso l'individualità dell'artista.

"I più anziani fra noi hanno trent'anni: eppure, noi abbiamo già sperperati tesori, mille tesori di forza, di amore, d'audacia, d'astuzia e di rude volontà; li abbiamo gettati via impazientemente, in furia, senza contare, senza mai esitare, senza riposarci mai, a perdifiato ... Guardateci! Non siamo ancora spossati! 1 nostri cuori non sentono alcuna stanchezza, poiché sono nutriti di fuoco, di odio e di velocità! ... Ve ne stupite?... e' logico, perché voi non vi ricordate nemmeno di aver vissuto. Ritti sulla cima dei mondo, noi scagliamo, una volta ancora, la nostra sfida alle stelle!..."

(F.T. Marinetti, Fondazione e manifesto delfuturismo, in "Le Figaro", Parigi, 20 febbraio 1909.)

"...Compagni! Noi vi dichiariamo che il trionfante progresso delle scienze ha determinato nell'umanítà mutamenti tanto profondi, da scavare un abisso fra i docili schiavi dei passato e noi liberi, noi sicuri della radiosa magnificenza del futuro. Siano sepolti i morti nelle più profonde viscere della terra! Sia sgombra di mummie la soglia del futuro! Largo ai giovani, ai violenti, ai temerari!"

(U. Boccíoni, C. Carrà, L. Russolo, G. Balla, 0. Severini, Manifesto dei pittozifuturisti,1 febbraio 1910.)

"... Affermiamo ancora una volta che il ritratto, per essere un'opera d'arte, non può né deve assomigliare al suo modello, e che il pittore ha in sé i paesaggi che vuol produrre. Per dipingere una figura non bisogna farla: bisogna farne l'atmosfera. Voi ci credete pazzi. Noi siamo invece i Primitivi di una nuova sensibilità completamente trasformata..."

(U. Boccioni, C. Carrà, L. Russolo, G. Balla, G. Severini, La pittura futurista - Manifesto tecnico, 11 aprile 1910.)

"... Gli ingranaggi purificano i nostri occhi dalla nebbia dell'indeterminato. Tutto è tagliente, aristocratico, distinto. SENSO MECCANICO, NETTO, DECISO, che ci attrae irresistibilmente!

SENTIAMO MECCANICAMENTE. CI SENTIAMO COSTRUM IN ACCIAIO, ANCHE NOI MACCHINE, ANCHE NOI MECCANIZZATI!"

(I. Pannaggi, V. Paladini, L'arte meccanica - Manifesto futurista)

La similtaneita'

Un altro nodo consequenzialmente centrale dell'immaginario futurista e' la simultaneita': la percezione concomitante del vicino e del lontano, di percezione e di memoria, di componenti visive e componenti psicologiche, l'interferenza dei diversi piani sensitivi, il rapporto parola-suono-materia-immagine.

Boccioni nel 1914 dedica alla simultaneità il sedicesimo capitolo del suo Pittura scultura furturiste (Dinamismo plastico): sinonimo lirico della concezione della vita moderna. "La simultaneità è per noi l'esaltazione lirica, la plastica manifestazione di un nuovo assoluto: la velocità; di un nuovo e meraviglioso spettacolo."

Dinamismo e simultaneità infatti, per i futuristi, sono intimamente correlati. "Ormai nella nostra epoca di dinamismo e di simultaneità non si può separare una realtà qualunque dai ricordi, affinità o avversioni plastiche che la sua azione espansiva evoca simultaneamente in noi e che sono altrettante realtà astratte, points de repère, per raggiungere l'azione totale della realtà in questione", afferma Severini nel suo già ricordato manifesto composto nel 1913 (in Archivi delfutu?ismo, cit. vol. 1, pp. 77-78). E la simultaneità non si sviluppa naturalmente soltanto su un piano sensoriale ma implica una condizione tipicamente sinestesica, vale a dire di implicazione dei diversi livelli sensoriali.

Le esemplificazioni spaziano da Boccioni (in particolare Dinamismo di un corpo umano, 1913, e Sviluppo di una bottiglia nello spazio, 1912) a Balla, a Severini (pastelli, studi di danza), a Carrà (alcune scomposizioni d'oggetti), a Soffici (Scomposizione dipianiplastici, 1913), a Prampolini (l'intensissima quanto testualmente malnota Natura morta, 1915-16), a Marinetti, da Conti a Maino, a Tato. Negli anni Dieci si configurano simultaneità di situazioni, nei Venti simultaneità di presenze plastiche analogiche, in chiave di stile "meccanico", e nei Trenta ed esordio Quaranta simultaneità di mondi, cosmiche ("cosmo").

"Lo spazio non esiste più: una strada bagnata dalla pioggia e illuminata da globi elettrici s'inabissa fino al centro della terra. Il Sole dista da noi migliaia di chilometri; ma la casa che ci sta davanti non ci appare forse incastonata dal disco solare? Chi può credere ancora nell'opacità dei corpi, mentre la nostra acuita e moltiplicata sensibilità ci fa intuire le oscure manifestazioni dei fenomeni inedianici? Perché si deve continuare a creare senza tener conto della nostra potenza visiva che può dare analoghi risultati a quelli dei raggi X? Innumerevoli sono gli esempi che dànno una sanzione positiva alle nostre affennazioni. Le sedici persone che avete intorno a voi in un tram che corre sono una, dieci, quattro, tre; stanno ferme e si muovono; vanno e vengono; rimbalzano sulla strada, divorate da una zona di sole, indi tornano a sedersi, simboli persistenti della vibrazione universale. E, talvolta sulla guancia della persona con cui parliamo nella via noi vediamo il cavallo che passa lontano. I nostri corpi entrano nei divani su cui ci sediamo, e i divani entrano in noi, così come il tram che passa entra nelle case, le quali alla loro volta si scaraventano sul tram e con esso si amalgamano."

(U. Boccioni, C. Carrà, L. Russolo, G. Balla, G. Severini, La pittura futurista - Manifesto tecnico, Milano, 11 aprile 1910.)

"Ormai nella nostra epoca di dinamismo e di simultaneità non si può separare una realtà qualunque dai ricordi, affinità o avversioni plastiche che la sua azione espansiva evoca simultaneamente in noi e che sono altrettante realtà astratte, points de repère, per raggiungere l'azione totale della realtà in questione.

Inoltre le forme spiraliche e i bei contrasti di giallo e di blu scoperti dalla nostra intuizione una sera vivendo l'azione di una danzaoice, possono essere ritrovati più tardi, per affinità o per avversione plastica, o per le une o per le altre insieme, nei voli concentrici di un aeroplano o la corsa di un express. Per conseguenza certe forme e colori esprimenti le sensazioni di rumore, suono, odore, luce, calore, velocità, ecc. Relative, per esempio, alla realtà transatlantico, possono esprimere per analogia plastica le stesse sensazioni provocate in noi dalla realtà lontanissima: Galletie Lafayette. La realtà transatlantico è dunque riunita alla realtà Gallerie Lafayette (e ogni realtà alla sua differenza specifica) dalle sue continuità qualitative che percorrono l'Universo sulle onde elettriche della nostra sensività. Ecco un realismo complesso che distrugge totalmente l'integrità della materia ormai considerata da noi soltanto al massimo della sua vitalità e che si può esprimere cosi': Gallerie Lafayette = transatlantico. Le forme e i colori astratti che noi tracciamo appartengono all'Universo al di fuori del tempo e dello spazio..."

(G. Severini, Le analogie plastiche del dinamismo)

La metropoli

La metropoli rappresenta la nuova città del grande, numero, luogo privilegiato della modernità, luogo di scontro e di tensioni; dunque la folla, la strada, la vita sociale, la tensione politica sono i soggetti dell'arte futurista. La cittá moderna esaltata, nel suo dinamismo, i suoi rumori erano gia' presenti nel testo marinettiano Fondazione e manifésto del futurismo del 1909.La città moderna che è specificamente esaltata come luogo di sollecitazione nel Manifesto dei pittori futuristi: "possiamo noi rimanere insensibili alla frenetica attività delle grandi capitali, e alla psicologia nuovissima del nottambulismo, alle figure febbrili del viveur, della cocotte, dell'apache e dell'alcolizzato?" E' il traguardo verso il quale si muoveva l'utopia presente nelle proposte di Sant'Elia. Il paesaggio urbano della metropoli moderna, luogo appunto del grande numero, della comunicazione, del dinamismo. Mentre per quanto riguarda la pittura ricordiamo: Rissa in Galleria (1910) di Boccioni e la prima versione di Lampi (1909-10) di Russolo, La città che sale e l'automobile in corsa di Balla, dipinti di Sironi, di Funi, e poi di Depero. L'immaginazione metropolitana si sviluppa dagli studi di Sant'Elia per la "città nuova" (1913-14).

" ... Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla somrnossa: canteremo le marce multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne; canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano; le officine appese alle nuvole pei contorti fili dei loro fumi; i ponti simili a ginnasti giganti che scavalcano i fiumi, balenanti al sole con luccichio di coltelli; i piroscafi avventurosi che fiutano l'orizzonte, le locomotive dall'ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d'acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante degli aeroplani, la cui elica garrisce al vento come una bandiera e sembra applaudire come una folla entusiasta..."

" ... La Casa e la Città Futuríste. La casa e la città spiritualmente e materialmente nostre, nelle quali il nostro tumulto possa svolgersi senza parere un grottesco anacronismo. Il problema dell'architettura futurista non è un problema di rimaneggiamento lineare [... ]. Quest'architettura non può essere soggetta a nessuna legge di continuità storica. Deve essere nuova com'è nuovo il nostro stato d'animo [...].Noi dobbiamo inventare e rifabbricare la città futurista simile ad un immenso cantiere tumultuante, agile, mobile, dinamico in ogni sua parte, e la casa futurista simile ad una macchina gigantesca [...]. L'architettura futurista è l'architettura del calcolo, della audacia temeraria e della semplicità [...]. Per l'architettura si deve intendere lo sforzo di armonizzare con libertà e con grande audacia, l'ambiente con l'uomo, cioè rendere il mondo delle cose una proiezione diretta dei mondo dello spirito [...]. Da un'architettura cosi concepita non può nascere nessuna abitudine plastica e lineare, perché i caratteri fondamentali dell'architettura futurista saranno la caducità e la transitorietà. LE COSE DURERANNO MENO DI NOI. OGNI GENEPAZIONE DOVRA' FABBRICARSI LA SUA CITTA..."

(Sant'Elia, L'architettura futtirista, Milano, 1 1 luglio 1914.)

"Avremo un'architettura oltremodo suggestiva col suo centro estetico nel dramma delle proprie forze. Architettura drammatica. Intuizione costruttiva atto primo della creazione. Conciliazione del comodo pratico con la litica di un dramma energetico chiesto all'ingegneria pura..."

La casa e l'ambiente

Ritroviamo nei futuristi una ricostruzione dell'ambiente domestico, riguardo suppellettili, arredi, moda come con Balla, Depero, Prampolini, Frala oppure riguardo interventi plasticovisivi dell'ambiente, come dipinti murali o vetrate.

"... Attraverso i muscoli, le arterie e i nervi della penisola, l'energia dei venti lo.,itani e le ribellioni dei mare, trasformate dal genio dell'uorno in molti milioni di Kilowatts, si diffondono dovunque, senza fili conduttori con un'abbondanza fertilizzante regolata da tastiere che vibrano sotto le dita degli ingegneri. Essi vivono in camere d'alta tensione, in cui centomila Volts palpitano tra le grandi vetrate [... ]. Quegli uomini hanno finalmente la gioia di vivere fra pareti di ferro. Hanno mobili d'acciaio, venti volte più leggieri e meno costosi dei nostri. Sono finalmente liberati dall'esempio di fragilità e di mollezza debditante che ci danno il legno e le stoffe coi loro ornamenti agresti. Quegli uomini possono scrivere in libri di nickei, il cui spessore non supera i tre centimetri, non costa che otto franchi e contiene, nondimeno, centornila pagine..."

(F.T. Marinetti, La guerra elettrica - Visione ipotesi futurista, da Guerra sola igiene del mondo, Milano, 1915.)

"... l'abitazione futura e l'architettura futurista saranno una conseguenza astratta degli elementi atmosferici delle forme dello spazio, originate per evoluzioni di necessità intrinseche alla vita umana futurista. Varchitettura futurista deve avere una genesi atmosferica, poiché rispecchía la vita intensa in moto, luce, aria, di cui l'uomo futurista è nutrito..."

(E. Prampolini, L'atmosfera struttura - Basiper un'architettura futurista, in "Noi", febbraio 1918.)

"... I mobili finora sono stati tristi e funebri e accigliati (quelli in noce) glaciali (quelli in mogano inglese) inutili cafoneschi e goldoniani (i mobili dorati). Oltre a ciò il mobilio è stato tremendamente chiuso in un mutismo da sarcofago. Le vostre camere non vi parlano, e se vi parlano prendono aspetti assolutamente funebri poiché vi fanno dei discorsi di epoche e di cose morte o di ricordi passati. Quindi la vostra casa non è casa vostra; voi non siete in casa vostra. Ma voi ci state a disagio, e chi vi à allenati a questo disagio senza farvene accorrere è il vostro atavismo, che io distruggerò con i MOBILI DELL'ALFABETO A SORPRESA o con i MOBILI PAROLIBERI [... ]. I miei mobili saranno parlanti, allegri e non vi romperanno le scatole, anzi procureranno a voi il piacere e il lusso di lasciarsi rompere i tiretti. Saranno pratici, comodi, utili, eleganti, iridescenti, economici e soprattutto IGIENICI..."

(F. Cangiullo, I mobili a sorpresa parlanti e parolíberi, in "Roma Futurista", n. 71, 22 febbraio 1920.)

La spiritualita'

La spiritualita' deve essere letta nella sua evoluzione: negli anni Dieci esse e' vista come simbolizzazione lirica del reale, negli anni Venti rappresenta l'essenzialita' della macchina e negli anni Trenta viene vista come proiezione cosmica.

"Destato dal sogno perpetuo che avvolge la creazione, il quadrante dello spirito segnava l'ora delle rivelazioni, riflettendo come lo specchio le infinite dimensioni della realtà capovolta. Era l'alba di un nuovo mondo, battuto violentemente dal sole che spalancava i suoi orizzonti senza fine, animati da nuove individualità nel giuoco eterno delle possibilità creatrici. Rivelazione della perpetua funzione dell'energia spirituale verso l'evoluzione creatrice. Rivelazione dell'enigma eterno fra mondo interiore e mondo esteriore. Rivelazione attraverso la sintesi della percezione pura, della trascendenza della materia e l'ímmanenza dello spirito. Rivelazione di un nuovo mondo plastico, sintesi universale dei moti dello spirito nello spazio..."

(E. Prampolini, Architetture spirituali, in "L'Impero", 26 giugno 1924.)

"Arte sacra meccanica. Possiamo cosi', paradossalmente, fissare la necessità di un"Arte Sacra Meccanica". Le conquiste tecniche del Futurismo hanno prodotto i mezzi esatti di rappresentazione: le unioni e i rapporti degli oggetti tra di loro creano un tutto indivisibile di valori, un complesso plastico, un'altra estetica. [ ...]. Ecco dunque che, come un tempo l'arte era precisamente data nelle tre dimensioni conosciute, oggi questa quarta dù-nensione carat- terizza finalmente una nuova originalità. L'artista, per possedere una capacità espressiva, deve avere una tale sensibilità che gli permetta di dare tutti i lati emotivi di un soggetto vergine. Analizzando un soggetto di utilità collettiva, vediamo come nell'antico esso fosse religioso, storico o decorativo, ma sempre psicologicamente necessario. Oggi la 'religione della velocità' (superiore all'Uomo) forma una credenza spirituale che corrisponde alla vita sociale moderna, ed ha bisogno di una propria mistica..."

(Fillia, in "L'Impero", 19-20 luglio 1925.)

"Tutto il futurismo [ ... ] respira l'avvento di un superamento terrestre, non solo con l'azione delle macchine, ma come diversa interpretazione della natura." (Ffflia, Spiritualità aerea, 1930.)

"Una spiritualizzazione della natura e della dinamica vita d'oggi intesa come una specie di magia, per dare pensiero puro ed anima pura alle cose più terrestri." (Dottori, Manifesto futurista umbro dell'aeropittura, 1941.)

La guerra

La guerra puo' essere considerato un trema crucialedell'immaginario futurista, sia dal punto di vista contingente che ideologico.La guerra porta con se situazioni di estremo dinamismo, molto caro ai futuristi. Si arriva quindi ad affermazioni estreme come: "la guerra e' una legge divina" o " Non vi e' piu' bellezza se non la lotta".

"7. Non v'è piu' bellezza, se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro. La poesia deve essere concepita come un violento assalto contro le forze ignote, per ridurle a prostrarsi davanti all'uomo. 8. Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli! 9. Noi vogliamo glorificare la guerra - sola igiene dei mondo - il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna..."

(F.T. Marinetti, Fondazione e manifesto delfuturismo, in "Le Figaro", Parigi, 20 febbraio 1909.)

"Noi futuristi che da più anni glorifichiamo tra i fischi dei Podagrosi e dei Paralitici, l'amore del pericolo e della violenza, il patriottismo e la guerra, sola igiene del mondo, siamo felici di vivere, finalmente questa grande ora futurista d'Italia, mentre agonizza l'inunonda genia dei pacifisti, rintanata ormai nelle profonde cantine dei loro risibile palazzo dell'Aia..."

(F.T. Marinetti, Secondo manifesto politico, 1 ottobre 19 1 l.)

"... vivo in un rumore terribile. Sono stato al fuoco. Meraviglioso! Dieci giorni di marcia in alta montagna al freddo, fame, sete!.... Sul mio reparto sono caduti 240 shrapnel!... accolti da risate ironiche...caduti venivano trasportati carponi in un silenzio impressionante! La guerra è una cosa bella, meravigliosa, terribile! In montagna sembra poi una lotta con l'infinito. Grandiosità, immensità, vita e morte!..."

(U. Boccioni, Lettera alla contessa V Piccini, settembre-ottobre 1915, in M. Drudi Gambillo, T. Fiori, Archivi delfuturismo, Roma, 1958.)

Lo stato d'animo

All'interno dell'individualita' psichica si ritrova lo stato d'animo, ovvero un altro punto capitale della poetica futurista. Ritroviamo dunque un equivalente psichico della situazione e dell'oggetto. Inoltre bisogna ricordare che vi e' uno stretto rapporto tra simultaneita' e stato d'animo: la simultaneita' di eventi disparati e concomitanti si percepisce attraverso la partecipazione dello stato d'animo, in una stretta corrispondenza tra realta', materia e mondo da una parte e psicologia individuale dall'altra.

"Lo stato d'animo è la sintesi, anzi, l'archítettura ernotiva delle forze plastiche degli oggetti interpretate nella loro evoluzione architettoníca. Il principio stesso dell'ernozione pittorica è uno stato d'animo. Esso è l'organizzazione di elementi plastici della realtà interpretati nella emotività stessa della loro dinamica, non la trascrizione di immagini riflettenti idee letterarie e filosofiche. Esso è la valutazione lirica dei moti della materia, espressi attraverso la forma.

Occorre quindi che le sensazioni naturali suggeriscano al pittore degli stati di colore, degli stati di forma, in modo che le forme e i colori esprimano in sé, senza ricorrere alla rappresentazione formale degli oggetti né di parti di essi. 1 colori e le forme debbono perciò divenire concetti architettonici [...]. Occorre quindi che le forme e i colori rappresentino e comunichino un'emozione plastica, avvolgendo nel ritmo plastico colui che osserva, ricorrendo 'il meno possibile' alle forme concrete (oggetti) che lo hanno suscitato [ ... ]. Noi vogliamo, attraverso la nostra sensibilità trasformata, sviluppata e raffinata nel nuovo ibrido della vita moderna, portare nella pittura e nella scultura quegli elementi della realtà che fino ad oggi la paura di offendere il tradizionale e la nostra rozzezza ci avevano fatti considerare come piasticamente inesistenti e invisibili..."

(U. Boccioni, Pittura scultura futuriste - Dinamismo plastico, Milano, 1914.)