Dalla lettera nº 234 a Egon Petri, Zurigo il 6 dicembre 1915 (pp. 247-248):

[...] In questi giorni soffia qui il Föhn (= favonio), un vento meridionale che ha fatto salire la temperatura decembrina ai 15 gradi sopra lo zero: tantoche i vestiti invernali pesano addosso. Il giorno prima che cominciasse eravamo già arrivati agli 11 sotto zero.
Questi estremi si adattano male al carattere svizzero così come le loro alte montagne; di cui Spitteler dice che, se le avessero fatte gli Svizzeri, sarebbero riuscite molto più piatte.
Proprio durante il cambiamento di temperatura (l'unico cambiamento a cui si assista qui), ho studiato ancora una volta a fondo la partitura del 'Flauto Magico'. Delizioso com'è, è tuttavia inferiore - nel complesso - ad altri lavori dello stesso Mozart.
In tre punti è superiore alle opere precedenti: nell'Ouverture, nella sonorità della prima entrata dei tre fanciulli e nell'atmosfera mistica dei due uomini armati; per il resto la melodia è più generica e meno nobile di quanto siamo abituati con lui, e tutto l'insieme è quasi 'allo stato d'abbozzo. La tragica Regina della notte che si mette improvvisamente a gracchiare mi ricorda il 'System of Prof. Tarr and Dr. Fether' di E. A. Poe; ma la suprema semplicità con cui sono risolti tanti problemi è, come sempre, sorprendente.
A me, personalmente, fa bene al cuore quella qualità latina che fa trattare l'arte con distaccata serenità, dando la preferenza alla forma esterna. La verità è che soltanto per opera di Beethoven la musica è andata a finire in queste acque tempestose, ha adottato quell'espressione da fronte aggrottata che è naturale in lui ma che forse dovrebbe rimanere la 'sua' scelta solitaria. - Perché così arrabbiato?, verrebbe spesso fatto di domandare, soprattutto nel secondo periodo!
Dopo queste considerazioni, la contentezza per la progettata esecuzione dell'Indiana [= 'Fantasia indiana', la sua composizione per pianoforte e oirchestra] appare meschina e quasi presuntuosa. Ma, in fondo, niente è perfetto (ad eccezione del Figaro!) e anche il mio pezzullo ha la sua giustificazione, in quanto rappresenta qualcosa che non si trova altrove. -
- La seconda parte dei "Troiani"! Lo spartito per canto e pianoforte è un deserto e per reperire le oasi occorre un cannocchiale. Ecco un lavoro notevole che — svestito della sua partitura - mostra davvero solo mende.
Può darsi che queste impressioni dipendano in parte dal mio stato d'animo .
Ma sono arrivato a un punto in cui non riesco quasi a dominare la mia preoccupazione e la mia impazienza per questa vita che si esaurisce invano. - Troppo spesso nella vita sono comparsi questi periodi morti e sempre, fatalmente, ad età decisive.
Purtroppo la Svizzera non è dissimile dall'America; certo più colta, ma in compenso più angusta. [...]

Traduzione di Laura Dallapiccola in F. BUSONI, "Lettere con il carteggio Busoni-Schönberg, scelta e note di Antony Beaumont [Titolo originale: "Ferruccio Busoni Selected Letters", London 1987], edizione italiana a cura di Sergio Sablich [il carteggio Busoni-Schönberg è curato da Jutta Theurich], Milano 1988, n. 211, pp. 308-309.