First monograph on Busoni published in Italy since 1947. Divided into five chapters: biography, Busoni as pianist and transcriber, Busoni as thinker, works other than operas, operas. A lengthy appendix contains translations of «Futuristengefahr» by Hans Pfitzner (pp. 279-302) and of «In memoriam Ferruccio Busoni» by Jakob Wassermann (pp. 308-20) as well as a reprint of the article «Busoni pianista» by Alfredo Casella (pp. 303-7). Concludes with a detailed list of works (including juvenilia), prepared independently of Kindermarm's thematic catalog, and a bibliography.



DAI RISVOLTI DI COPERTINA

Sommo pianista, trascrittore geniale, straordinario didatta, pensatore acutissímo, compositore versatile e fecondo, Busoni appare oggi il capofila di quella schiera di inattuali che in vita ottennero un riconoscimento soltanto parziale, ma che pure ebbero un grandissimo peso nella musica e nella cultura del loro tempo. Uomo e artista di frontiera, italiano di nascita e tedesco di adozione, esecutore e creatore, cultore appassionato della tradizione e tenace assertore del nuovo, Busoni sembrò già in vita figura inafferrabile e problematica, senza una ben definita identità. Questa immagine si perpetuò ancor più netta dopo la sua morte, ed è ancora oggi la sua immagine.
E tuttavia la sua presenza storica è imprescindibile per chi voglia rendersi conto, per cosiddire dall'interno di una carriera esemplare e sotto alcuni aspetti quasi tragica, dei problemi e delle tensioni che hanno caratterizzato la musica occidentale a cavallo tra Ottocento e Novecento. Gíacché l'ombra di Busoni ha continuato ad esercitare la sua influenza, paradossalmente, in misura inversamente proporzionale al riconoscimento e all'acquisizione fattiva della sua figura reale di creatore.
Questo volume vuole anzitutto proporre una riflessione sul problema Busoní nella sua totalità, cercando di mettere a fuoco la sua figura e le sue opere in un quadro organico e il più possibile documentato. Articolando il lavoro in cinque capitoli, ognuno dei quali esaurisce in sé un nodo particolare dell'attività di Busoni, più un epilogo, al quale spetta avviare un'interpretazione finale della sua personalità nella musica del Novecento, l'Autore ha proceduto con criteri ad un tempo analitici e sintetici, nell'intento di ricomporre, dopo averla suddivisa e scandagliata, quell'unítà ínscindibile ed eterna dell'agire umano ed artistico che della polivalente e poliedrica opera di Busoni fu sempre credo assoluto.
Completano il volume un ampio apparato di appendici, tra le quali l'opuscolo di Hans Pfitzner,
Pericolo futurista, per la prima volta in traduzione italiana, e il catalogo riveduto e completo (che, anche alla luce di recenti fondamentali ricerche, può dirsi ad oggi definitivo) delle opere edite ed inedite, nonché delle revisioni, trascrizioni, cadenze ed elaborazioni su e da musiche altrui.
Sergio Sablich è nato a Bolzano nel 1951. Si è laureato in Lettere presso l'Uffiversità di Firenze nel 1976 con una tesi di Storia della Musica sul teatro di Ferruccio Busoni e ha contemporaneamente frequentato il Conservatorio «L. Cherubini» di Firenze studiando Armonia e Contrappunto con Gaetano Giani Luporini, Lettura della partitura e Analisi con Romano Pezzati, Musica Corale e Direzione di Coro con Paolo Fragapane. Collabora con importanti teatri, istìtuzioni e riviste italiane e straniere; è stato coordinatore del Comitato scientifico del «Centro Studi Musicali F. Busoni» di Empoli; ha curato fra l'altro l'edizione italiana del Dizionario dell'opera lirica di Harold Rosenthal (Vallecchi, 1974) e la traduzione dello Schubert di Bernhard Paumgartner (Mondadori, 1981). È docente al Conservatorio di Firenze. All'attività di studioso ha alternato quella di organizzatore musicale, come direttore artistico dell'Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, Sovrintendente dell'Opera di Roma e, ora, direttore artistico dell'Orchestra della Toscana.