Ferruccio Busoni

I GOTICI DI CHICAGO

 

New York, gennaio 1910
Mentre intorno a loro si erigono cubi di pietra di piú di venti piani a rappresentare il XX secolo di un nuovo mondo - il secolo delle «potenze supplementari» meccaniche nel mondo che si è conquistato l'indipendenza per mezzo del capitale -; mentre questi simboli disadorni di un pensiero livellatore crescono sempre piú veloci e piú fitti ad altezze a contemplar le quali le nostre vertebre cervicali non sono ancora esercitate, nella stessa Chicago risiedono due uomini seri e silenziosi i quali, lo sguardo rivolto dentro di sé, coltivano un'arte non mai «emigrata», il fiore piú eletto dello spirito umano, quell'arte in cui il piacere della leggiadria si sposa con la facoltà di creare architetture potenti, il sentimento con la fantasia, il calcolo rigoroso con la fede mistica: l'arte del gotico.
Questi due uomini risiedono nel centro materiale, positivo, nudo di ideali, nel cuore di un ingranaggio sociale divenuto quasi automatico, e portano il loro contributo all'arte delle antiche cattedrali cristiane. Nella penombra delle navate dalle alte volte lampeggiano le superfici allungate e ricurve di leggiadre canne d'organo; taglienti raggi di sole penetrano da variopinte finestre che guardano a oriente e formano aeree pareti nel grigio vuoto di ambulacri di pietra e colorano i pilastri marmorei.
Nell'oscurità misteriosa meraviglie di decorazioni si disegnano davanti allo sguardo che va scrutando. Tutto è ordinato secondo un senso, e il piú fitto intrico è nitidamente articolato. Un elemento sorregge l'altro, da quelli inferiori si ramificano organicamente quelli superiori; ogni singolo particolare è necessario all'insieme, trasparente come un pizzo, incrollabile nei suoi fondamenti, un ponte dalla terra al cielo. Cosí è il gotico, e due uomini coltivano questo fiore elettissimo dello spirito umano nell'americana Chicago, mentre intorno a loro cubi di pietra di venti e piú piani, goffi e disadorni, segnalano un nuovo secolo in un mondo nuovo.
E mentre l'americanismo penetra sempre piú invadente nelle nostre regioni di antica storia, mentre in Italia degli stranieri rizzano macchine cinematografiche in chiese venerabili senza togliersi il cappello, mentre il puerile «sport» e l'effimera politica seppelliscono il romanticismo come il martedí grasso il carnevale, a Chicago ci si dedica all'antica arte gotica nel silenzio e nella serietà, lo sguardo rivolto in se stessi.
Gli uomini che esercitano un mestiere cosí insolito e cosí poco redditizio con la massima serietà si chiamano Bernhard Ziehn e Wilhelm Middelschulte. Esiste anche un'arte gotica dei suoni e J.S. Bach è il costruttore di cattedrali in musica. È un'arte prevalentemente francogermanica questo gotico dei suoni e, sintomaticamente, si chiama Franck un tardo interprete dei suoi segni e delle sue forme.
È venuto il tempo in cui stili puri risorgono, e si attinge alla fonte. Il gotico di fantasia degli anni Sessanta, che creava a memoria per sentito dire e intagliava fori a sesto acuto nei muri delle stazioni, trova il suo riscontro nello stile degli oratori e delle musiche per organo di Mendelssohn. Le aspirazioni stilistiche monumentali dei venti anni successivi portano il segno del loro tempo privo di stile, come gli edifici monumentali di Vienna e i romanzi storici di Ebers e di Felix Dahn, il «corteggio» di Makart [L'egittologo Georg Moritz Ebers (1837-98) e il giurista Felix Dahn (1834-1912) furono entrambi autori di romanzi storici. Con ogni probabilità il «corteggio» del pittore salisburghese Hans Makart (1840-84) è «L'ingresso di Carlo V ad Anversa» della Kunsthalle di Amburgo] e - siamo onesti - tutto l'altogermanesimo di Wagner.
L'arte musicale gotica consiste forse in questo nocciolo: esprime un sentimento, uno stato d'animo e un'idea per mezzo di contrappunti, e Bach appunto non sapeva fare altrimenti; allo stesso modo come Beethoven non sapeva fare altro che esprimere il suo sentimento in forme sinfoniche e strumentali. Eppure Beethoven aveva inteso il giusto impiego della fuga, della fuga come forma di espressione, portatrice del pensiero: all'inizio del Quartetto in do diesis minore, nella Sonata in la bemolle maggiore op. 110, nel Finale della Hammerklavier-Sonate. Ma non era un «gotico».
I due piú giovani maestri di Chicago esercitano quest'arte elevata con la piú retta comprensione; ma saranno capaci di ridarle vita? È cosa fattibile questa? L'arte di un'altra epoca? - Tentano di farlo onestamente e sulle belle linee genuine, sulla «struttura» gotica stendono i colori giovanili di una grande armonia nuova, che si vale di una condotta logica e ardita degli intervalli delle singole voci e le rende indipendenti l'una dall'altra e che, soprattutto nei punti in cui si incontrano, dà origine anche ad accordi di struttura singolare.
Si pensi il tema BACH - non trasposto! - su un basso di passacaglia in fa diesis maggiore o sotto una figurazione in la minore; che incomincia con la sesta di re minore e finisce con una cadenza d'inganno in do maggiore; si pensi all'aggiunta di altri temi, portati per di piú in tutt'altre regioni di intervalli da risposte canoniche alla decima e nell'inversione; queste nuove regioni di intervalli concepite come tonalità indipendenti; si tengano presenti questi continui bassi, figurazioni, temi e ripercussioni, che si intersecano, si congiungono, si incrociano e formano cosí combinazioni di accordi che sorgono necessariamente e continuamente mutano - e avremo un'idea di questo gotico musicale rivivificato, che trova fine a se stesso nel suo proprio moto cangiante, e forse rimane senza vita solo perché non entra in azione quale mezzo per rappresentare un'idea poetica o uno stato d'animo.
La maestria con cui Middelschulte sa disegnare lo schema perspicuo di tali apparenti labirinti non è sufficientemente apprezzata. A quel che mi sembra, costruire e «acuire» gli riesce meno: quando ha finito le combinazioni conclude il pezzo. Ma è quasi inesauribile, soltanto il suo senso della misura segna un limite alle sue opere.
Bernhard Ziehn è un teorico. Ma non uno di quelli che estrinsecano il loro senso della misura in cifre e tracciano i limiti secondo antiche misurazioni. È un teorico che addita le possibilità di territori inesplorati e avvia i suoi allievi a diventare dei Colombo. Un profeta per mezzo di deduzioni logiche. È unico soprattutto per la sua invenzione armonica.
Ma, a quanto mi sembra, l'armonia di Ziehn non è pensabile senza la polifonia. Il primo a coltivare quest'arte è stato César Franck, un'arte in cui voci tematiche inesorabilmente conseguenti, combinandosi, creano accordi con nuovi intervalli. Perciò Ziehn deve essere anche un contrappuntista raro. Com'è noto, ha risolto teoricamente l'enigma della fuga incompiuta dell'«Arte della fuga» di Bach. Qùesti sono i maestri gotici di Chicago, che in silenzio e con serietà coltivano un'arte preziosa, grande e raffinata, seppure non del tutto viva. Possa quella tutta viva attingere da questa e arricchirsene.
FERRUCCIO BUSONI, LO SGUARDO LIETO, pp. 385-388: Die «Gotiker» von Chicago, Illinois. B. 132, H. 194. In «Signale für die musikalische Welt», Berlino, LXVIII, n. 5, 2 febbraio 1910.