A CARLA COLOGNATTI

in italiano

 

 

Berlino, 18.5. 1909

 

Cara Carla, anzitutto devo e voglio ringraziare Te per le tante cure, i fastidii e gli aiuti che portasti e sopportasti nel corso degli ultimi mesi; per il buon cuore ed il buon senso e l'abnegazione che accompagnarono le tue opere samaritane.
La morte - anche attesa - ci sorprende sempre all'improvviso e rimane: l'incomprensibile. Qualità e difetti che si manifestarono in vita spariscono e con essi tutto il significato che noi loro attribuivamo. Allora ci accorgiamo del gran fatto della vita - (e non come si pretende della sua nullità) - poiché ogni briciolo di esistenza e di personalità è - a nostri sensi - più necessario ed importante che i milioni di secoli del vuoto. E per me fu padre. Senza di lui non sarei, non godrei, né soffrirei: che anche il soffrire vale meglio del 'nulla'. - Devo a Lui tutto quello che sono e che sento ed è terribilmente misterioso di vedere così sparire la traccia della propria provenienza .
Non provo, né esprimo punto del sentimentale: ma il 'momento' evoca pensieri e sentimenti, che tessono il filo verso l'origine. - In questo stato d'animo e di mente, (il di cui accasciamento s'accentua per la circostanza ch'io rivengo appena dall'ultima di una sessantina di spedizioni artistiche) - in questo stato la tua 'energica' lettera mi impressionò stranieramente. Per dimostrarti che so del resto seguire i tuoi argomenti, Ti pregherò di presentarmi una lista delle spese che tu stimi indispensabili. Mi permetterai di formarmi poi il proprio giudizio e di metterlo d'accordo coi mezzi che ho disponibili. Le cento visite 'tonde' del medico, che hanno condotto il Papà là dove sarebbe arrivato anche senza la scorta scientifica, non mi pare meritino un riguardo altissimo.
Ma non nego i diritti 'legali' dell'uomo medicinale. Ho riflettuto sul 'posto per dieci anni' (pare che la morte sia anche più breve della vita) e mi sono deciso di acquistarlo, visto le condizioni miti e la gran tranquillità che vi si gode. - Senza ironia, desidero di ritrovare il Papà, quando ritorno a Trieste e che sia rispettato in faccia a tanti malevoli, a tante anime fungose e fangose, che lo hanno importunato in vita; egli valeva sempre altrettanto e di più.
Non mi hai scritto se abbi ritirato il mio deposito dallo Schmidl; o se il 'ricorrere a Schmidl' significa avergli domandato un imprestito a parte. - Anche vorrei sapere qualcosa di più sullo stato di Mamma: e come progettate per l'inverno prossimo.
1) Quali sono i Suoi desideri.
2) Quali le possibilità pratiche.'
Mi preme più questo, che non mi premono 'le cento visite tonde' e i 'passi della Francesca', tutta roba che (con un po' di buona volontà e di astuzia) Mamma non ha più bisogno di saperne né di accorgersene.
Hai compreso? Dunque son io, che attendo lettera. Bene, e arrivederci per iscritto. Bacia Mamma ed abbraccia Ersilia. Una volta in tanto potresti anche notarmi il tuo indirizzo.
Tanti affettuosi saluti.

Tuo
Ferruccio