Arrigo Boito (Padova 1842 - Milano 1918), compositore, scrittore e librettista italiano Compiuti gli studi al Conservatorio di Milano, nel 1861 si recò a Parigi con una borsa di studio. Dopo aver viaggiato in altri paesi europei si stabilì a Milano, dove collaborò come critico musiale a diversi giornali e si inserì (come già il fratello Camillo, scrittore e architetto) nell'ambiene della Scapigliatura, mettendosi in luce con alcuni lavori letterari. Nel 1868 andò in scena alla Scala il Mefistofele, la sua prima opera musicale di grande impegno: Boito ne aveva scritto anche il libretto, ispirandosi al Faust di Goethe. Dopo il clamoroso insuccesso dell'opera, si dedicò a un lungo lavoro di rielaborazione: una nuova versione del Mefistofele ottenne grande successo a Bologna nel 1876, ma prima di trovare, nel 1881, la forma definitiva, l'opera subì altri ritocchi. Non meno complessa e tormentosa fu la gestazione del Nerone. L'opera rimasta incompiuta per la parte musicale (il testo poetico era stato pubblicato nel 1901), fu completata da Antonio Smareglia e Vincenzo Tommasini ed eseguita postuma nel 1924. Oltre ai libretti delle proprie opere, Boito ne sorisse per F. Faggio, A. Catalani (La falce), A. Ponchielli (La Gioconda, 1876, con lo pseudonimo di Tobia Gorrio) ecc. Nel 1881 ebbe inizio la sua collaborazione con Verdi (per il quale aveva già scritto il testo dell'«lnno delle Nazioni») con il rifacimento del Simon Boccanegra; seguirono Otello (1887) e Falstaff (1893). Il contributo di Boito alle creazioni dell'ultimo Verdi fu di grande rilrevo: nel nuovo librettista Verdi trovò un collaboratore capace di soddisfare le sue ultime e più complesse esigenze drammatiche: e fu appunto nell'ultimo Verdi che si realizzarono compiutamente quella fusione tra musica e dramma e quel superamento delle forme chiuse tradizionali che Boito aveva persegnito nelle proprie opere con esiti tanto meno persuasivi
Nella poetica di Boito, significativa più per le intenzioni che per i risultati, la musica si configura romanticamente come momento supremo dell'arte, cui la poesia tende come a una sorta d' inverarnento assoluto. [ENCICLOPEDIA DELLA MUSICA GARZANTI]
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