Arthur Nikisch (1855-1922) [scheda in inglese]

Direttore d'orchestra di origine unghere. «Ebbe l'immensa ventura di formarsi musicalmente in modo perfetto, studiando pianoforte, violino e composizione e seguendo, dal leggio dell'orchestra della Hofoper di Vienna, le interpretazioni di Wagner, Liszt, Brahms, Verdi. A partire dal 1878 ebbe inizio la vera e propria carriera direttoriale di Nikisch, svoltasi con diversi e sempre piú importanti incarichi a Lipsia, Boston (direttore della locale Orchestra Sinfonica dal 1889 al 1893), Budapest, Berlino (direttore della Filarmonica dal 1895), Amburgo (direttore della Filarmonica dal 1897). Fino alla morte Nikisch fu un infaticabile macinatore di concerti, opere, spesso impegnato in tournées europee e in Russia, acclamato interprete del repertorio romantico: Berlioz, Liszt, Schumann, Brahms, Bruckner, Tchaikovsky, Mahler, Strauss, Verdi, Wagner e persino Debussy.
Uomo entusiasta e di poche parole, Nikisch era celebre per l'abitudine di concertare opere, sinfonie e operette senza l'ausilio della partitura: una memoria prodigiosa, certamente, ma anche la volontà di abbandonarsi all'istinto, all'espansione romantica, alla cosiddetta "creatività del gesto", non sottoposta ai rigori della scansione metronomica e delle indicazioni dinamiche. Le interpretazioni di Nikisch furono appunto contraddistinte da assoluta libertà e soggettività, spesso prodighe di licenze e arbitrii (improvvisi rallentando, frasi in pianissimo, alleggerimenti o raddoppi orchestrali non previsti) ma mai perseguendo fini edonistici: lo scopo ultimo era quello di esaltare il sentimento, lo spirito dell'autore.» [Enrico STINCHELLI, "I grandi direttori d'orchestra, Gremese editore, Roma, 1987, pp. 21 e 23]

«Le testimonianze concordano nel dire che era asistematico, che studiava poco e che era in grado di concertare partiture nuove senza averle mai viste prima. L'aneddotica comincia da qui, dall'esaltazione della memoria prodigiosa e della proverbiale intuizione. Che gli riuscisse difficile parlare di musica, descrivere le partiture alle orchestre, non sorprende (come non sorprende il caso opposto, di direttori che sono magnifici nell'illustrare le opere ma molto meno attraenti nel tradurre quelle conoscenze in esecuzioni attendibili). Era l'anti-Bülow. Istintivo, entusiasta, temperamentoso, Nikisch rivolse la sua attenzione, e in ciò fu meno istintivo di quanto non si dica, alle parti interne delle opere. Possiamo immaginare lo stupore di Brahms di fronte all'esecuzione nikischiana di una sua sinfonia: Brahms era proprio l'autore giusto per permettere di rilevare la densità interna di una partitura. Ma l'attenzione alle linee interne non gli impedì di cogliere esemplarmente le funzioni del fraseggio, attività nella quale diede probabilmente il meglio di sé, proponendo in libertà quasi rapsodica pagine come le sinfonie di Mozart e di Beethoven solitamente consegnate, specialmente in area germanica —e tuttora — a prudenze perfino eccessive e a eccessive quadrature. [...]

Con Nikisch la direzione afferma anche la misura del gesto, prima reso eloquente con esagerazioni di vario genere. Le testimonianze sono concordi nel rilevare, soprattutto di fronte all'inedita vitalità, la contenutissima gestualità. E di testimoni ne ebbe molti, soprattutto nel periodo berlinese. Morto Bulow nel 1894, infatti, i Berliner Philarmoniker nominarono Nikisch come loro direttore stabile, preferendolo a Muck, Mottl e Weingartner. Dal primo concerto (14 ottobre 1895) all'ultimo, nel 1922, la direzione di Nikisch sembrò non solo impostata sulla ricerca di un nuovo repertorio, ma tesa ad ampliare i confini dell'uditorio attraverso numerose tournées all'estero (Francia, Russia, Svizzera, Italia) e perfino intenzionata a cercare un nuovo pubblico attraverso concerti popolari. Chiamò a dirigere, testimoniando anche in questo un'apertura non comune, direttori come Walter, Erich Kleiber, e il giovanissimo Scherchen.» [Michelangelo ZURLETTI, "La direzione d'orchestra", Ricordi - Giunti Martello, Milano, 1985, pp. 148-151]

Arthur Nikisch studied violin under Joseph Hellmesberger, piano under Wilhelm Schenner and composition under Otto Dessoff at the Vienna Conservatory (1866-73) and won prizes for composition, piano and violin. In 1872, he participated in the performance of Ludwig van Beethoven's «Symphony No. 9» at Bayreuth as violinist with Richard Wagner conducting. He was a violinist in the Vienna Court Opera Orchestra from 1874 to 1877 and played under Johannes Brahms, Franz Liszt and Giuseppe Verdi. In 1877, he was engaged as choirmaster by the Leipzig Opera, became their deputy director of music a year later and senior director of music in 1882 (until 1887). He became the conductor of the Boston Symphony Orchestra in 1889, returning to Europe in 1893 to become music director at the Budapest Opera. There he remained until 1895 before becoming conductor of the Berlin Philharmonic and the Leipzig Gewandhaus Orchestra, posts he retained until his death. In 1871, he also conducted the philharmonic concerts in Hamburg. From 1902 to 1907, he was vice-principal at the Leipzig Conservatory, where he was also active from 1905 to 1906 as opera director. At the same time, he performed as guest conductor with many notable European orchestras, above all English ones. In 1912, he undertook the first concert tour of a European orchestra to the USA with the London Symphony Orchestra. In 1921, he conducted the Buenos Aires Symphony Concerts. Nikisch is often called the pioneer of modern orchestral conducting. He was the first to regularly accept guest conductorships for one or two evenings. This activity allowed him to contribute decisively to narrowing the gap between the various schools. In 1913, he recorded Ludwig van Beethoven's «Symphony No. 5» with the Berlin Philharmonic Orchestra, the first performance of such a long work to be recorded, and also one that proves the level the orchestra had achieved under his leadership. In 1884 he conducted the first performances of Anton Bruckner's «Symphony No. 7» and in 1905 that of Alexander N. Scriabin's «Le divin poème - Symphony No. 3».

Richard Jack 1866-1952: Rehearsal with Nikisch 1912 (Tate Gallery)