Chaconne für Violine allein von Joh. Seb. Bach zum Concertvortrage für Pianoforte bearbeitet von F. B. Busoni.

Testi di Sablich e di Sitsky (in inglese)

«[Nel caso della "Ciaccona"] lo scarto tra la forma originale e la elaborazione concertistica per pianoforte assai più netto. [...] La Ciaccona (1897 [?]), che chiude il terzo volume della Bach-Busoni Ausgabe, incarna nel modo migliore l'idea di trascrizione secondo Busoni. Non è né una parafrasi del testo bachiano né una fantasia, ma l'ideale prolungamento delle virtualità stilistiche in esso latenti, amplificate e approfondite nel passaggio dal violino al pianoforte: non intende dunque annullare l'originale, ma ricomporlo su nuove, autonome basi. In altre parole Busoni, pur servendosi di tutte le risorse anche vir quando trascrive la "Ciaccona" compie un atto eminentemente creativo suo primo scopo è rendere evidenti e valorizzare l'armonia e la polifonia implicite nel testo originario, nella cui ricca fioritura melodica egli vede adombrato il modello di una melodia assoluta, portatrice dell'idea e generatrice dell'armonia e della polifonia universali . Lo sforzo di Busoni ricreatore mira così anzitutto a evidenziare le varianti armoniche, le possibili trasformazioni e alterazioni cromatiche del basso ostinato di "Ciaccona" pensato da Bach, e allo stesso tempo a sviluppare la polifonia dalla monodia; utilizzando a questo íine procedimenti contrappuntistici e modelli di elaborazione polifonica desunti dallo studio del modus componendi di Bach stesso e dall'analisi degli esempi da lui lasciati in questo campo:di qui la ferrea unità stilistica, di segno autenticamente bachiano, della composizione.
Non sorprende che Busoni faccia largo uso, con libertà insieme assoluta e vincolata allo stile, di elementi compositivi anche nuovi (non solo materiale di contorno e nuove voci che tornino utili nell'elaborazione contrappuntistica), non presenti nell'originale ma coerenti con il suo sviluppo sul pianoforte, e accentui così il carattere di variazione continua di tutti i parametri della composizione (melodia, armonia, polifonia, ritmo, timbro), in un senso molto vicino agli esempi supremi delle variazioni di Brahms. [...] Dal lato pianistico, lo sfruttamento di tutta l'estensione della tastiera mira a dare maggior varietà di colori e maggior evidenza alla struttura formale del pezzo. [...] Le minuziose indicazioni agogiche e dinamiche, le didascalie che suggeriscono l'esatta e appropriata scelta esecutiva, le relazioni timbriche e le sonorità orchestrali espressamente richieste, valgono non soltanto a interpretare ciò che in Bach è lasciato al gusto dell'esecutore (è noto che nel testo originale manca qualsivoglia indicazione sulla scelta dei tempi e delle intensità), ma anche a stabilire un itinerario di coerente equilibrio musicale, tanto ricco di sfumature e di contrasti quanto nella globalità unitario e logico rispetto alle masse delle forze in gioco. [SABLICH, pp. 105-107]

«There seems to be some doubt about the precise date of publication of the first edition. Dent gives 1897, which places the Chaconne in the middle of the period of the organ transcriptions. Busoni appears to have performed it as early as 1893, in Boston. [...]
It is clear [...] that the Chaconne is a type of double transcription. Busoni first mentally imagined it as an organ piece and then transcribed it for the piano in his particular style. There was never any intention to imitate the violin, so that, although faithful to the original, it maintains its own pianistic integrity as well. [...] A work about the interpretation of this piece. Busoni of course provided copious performing instructions and suggested many tempi changes; however, according to Petri, later in life Busoni used to play the "Chaconne" with a much more uniform overall tempo, minimizing the rather sudden shifts of speed indicated in this early publication. [SITSKY, pp. 306-308]