«La critica, che, per esser sinceri, si comporta sempre poco bene, questa volta si comportò malissimo e superò sé stessa nell'arroganza e nell'impertinenza. Non è dunque da condannare Bülow se diede prova di conoscerla a fondo, e le impartì una lezione, colla quale pagò per molti. Anni ed anni opera l'artista; si affatica e si sacrifica, lavorando con coscienza e con scrupolo. Giunge finalmente il giorno che - dopo innumerevoli difficoltà, intrighi, impedimenti e sudori - il suo lavoro viene alla luce. Il critico, il cui giudizio decide del valore della composizione, viene, sta a udire, tentenna il capo e ritornato a casa, in un momento di malumore, butta giù due righe colle quali distrugge in un attimo il lavoro di lunghi e penosi anni. E chi non s'opporrebbe energicamente contro un tal procedere? Bülow ha ragione.» [27 dicembre 1884, BII, p. 506]