«Tremila persone sono radunate ad udire la terza sinfonia di Brahms, che viene eseguita per la prima volta nel secondo concerto filarmonico. Il primo tempo, energico ed eroico, ha del Beethoven; i tempi di mezzo non reggono il confronto con gli altri due, ed il finale, dapprima pieno di fuoco e di vita, si calma inaspettatamente verso la fine e chiude piuttosto fiacco. Tutto ciò non toglie che questa sinfonia debba essere annoverata tra le più grandi creazioni moderne, per quanto che non ci possiamo astenere dall'asserire, che l'essere il più grande in un'epoca in cui tutti sono piccoli non è cosa difficile, e che scienza e profondità non bastano a mascherare povertà d'invenzione. Nutriamo per Brahms il più profondo rispetto, ma la sua musica non riesce a riscaldarci. [...]»
[11 gennaio 1884, BII, pp. 444-445]