«[...] ebbi nuovamente occasione d'udire un lavoro classico italiano, avendosi eseguito nella cappella di Corte una messa di Palestrina [...] Chi non si può immaginare - conoscendo uno spartito di quel principe della musica -l'impressione che produce uno dei suoi lavori udito nella penombra d'una chiesa gotica, fra i canti liturgici dei sacerdoti e le nuvole olezzanti d'incenso? Palestrina fe' risorgere la musica da chiesa ed i suoi successori nuovamente la distrussero. Si scrissero ancora molti capolavori sui testi ecclesiastici ed anco se ne scriveranno, ma non furono e non saranno che della bella musica, mentre che quella di Palestrina era il sentimento religioso cattolico tradotto in suoni. La musica di Palestrina esisterà ancora, quando non esisteranno più sacerdoti, né incensi...» [25 marzo 1884, BII, pp. 463-464]