«Quest'opera [Carmen], che tratta d'un fatto terribilmente tragico, [...] consta di 5 atti ed esige una sfarzosa mise-en-scène [...]
Nella Carmen la purezza della forma musicale e la verità drammatica si accoppiano più perfettamente che nol si fece nelle opere antecedenti. Considerandola in questo punto, essa assume una importanza storica più accentuata di quella che le si suole attribuire. Bizet coglie sempre la giusta misura nell'estensione della forma; la sua musica ha bellezza architettonica, essa non è solamente drammatica, ma pur anche assoluta. Prova ne sia il fatto, che ne riceviamo la stessa impressione di bellezza nell'udirla anche fuori della scena. Non per questo neglige il Bizet la caratteristica: egli ci sa tradurre musicalmente il capriccio ed il dolore, come raramente lo udimmo. Lo stile del Bizet nella Carmen, per quanto influenzato sensibilmente da Meyerbeer e Gounod e svisato un po' dall'abuso musicale di nazionalità spagnuola, conserva però sempre una particolare originalità. [...] Un altro dei principali pregi del Bizet è la sua istrumentazione. Anche in questa conserva sempre chiarezza e moderatezza artistica ed accoppia a queste originalità, piccanteria, caratteristica, varietà. Con pochi e semplici mezzi - ed in questo si dimostra veramente artista - egli raggiunge effetti non comuni. [...] Il duetto tra Carmen e Josè è forse la composizione più importante di tutta l'opera e non esito a dire, che il brano della danza di Carmen, durante il quale s'odono in lontananza i suoni della ritirata, è la cosa più ingegnosa che il Bizet abbia mai scritta, d'un'ingegnosità che non trova riscontro, che nelle partiture di Mozart. Consideriamo infatti la difficile situazione. Carmen danza accompagnandosi col canto di un'elegante e soave melodia. Il libretto vuole che ad un tratto risuoni al di fuori la fanfara della ritirata, una prescrizione che - musicalmente - porta con sè un grande distacco. Esige poi il testo, che Josè inquieto interrompa Carmen onde poter accertarsi di ciò che gli parve udire. Carmen resta attonita, ma nell'udire la fanfara prorompe in fanciullesca gioia: 'Bravo! bravo! et vive la musique qui nous tombe du ciel!'
Carmen riprende la sua danza, Josè nuovamente la interrompe, le spiega il dovere che gl'impone d'abbandonarla; pausa di stupefazione, durante la quale non s'ode che la fanfara che s'allontana. In questa breve scena quanti diversi momenti, quale mancanza di unità di carattere, quante spezzature, danza, fanfara, dialogo, inquietudine, gioia fanciullesca, interruzioni, riprese! Non era da temersi che il filo della condotta musicale lacerasse, la mancanza di unità di concetto non era essa indubitatamente da prevedere? Lo si crederebbe. Ma l'ingegno sereno del Bizet ha saputo interpretare musicalmente questa scena senza interrompere una sol volta il filo melodico, né periodico, ha saputo sormontare e vincere le difficoltà della situazione con una facilità ammirabile, che c'impone, che ci commuove. [...] Giunti all'ultimo calar della tela non possiamo che ripetere con Don Josè - ma con ben altro accento: 'Ah! Carmen! - ma Carmen adorée!'»
[14 e 15 maggio 1884, BII, pp. 471-476]