1883
Il 22 marzo venne eseguita a Bologna la cantata Il Sabato del Villaggio, composta su suggerimento di Arrigo Boito, conosciuto un anno prima in occasione della rappresentazione di un Mefistofele ad Arezzo:

«Conobbi personalmente Boito ad Arezzo, dove gli fui presentato da Mancinelli. Fu, mi pare, nell'anno 1882, quando ad Arezzo si organizzò un'esposizione di musica insieme con un festival musicale. Fu per l'inaugurazione del monumento a Guido Monaco d'Arezzo. In quella circostanza come opera celebrativa si dette il 'Mefistofele'; e io ottenni un posto di presentatore dei pianoforti all'Esposizione. Boito aveva quarant'anni, io sedici. Ebbi il permesso di assistere alle prove, imparai a memoria l'opera, mi entusiasmai per essa e per il compositore. Colto, seducente, semplice, Boito si occupò di me nel modo più amabile. Dovetti a lui se Mancinelli, l'inverno seguente, fece eseguire a Bologna una mia cantata di vaste proporzioni (per soli, coro e orchestra). Non dimentichero mai che Boito, molto più tardi, si mostrò indignato che io avessi dedicato tanto tempo al pianoforte, e tanto poco alla composizione. Egli fu quasi il solo a intendere il mio dovere artistico in questo modo, e io accolsi questo rimprovero come la più meravigliosa delle lodi: essa mi servì di spinta e incitamento. Se non altro per questo tratto gli serbo grata e onorata memoria.» [Arrigo Boito in memoriam, BII, pp. 400-401]

Ferrrucio torna poi a Trieste, dove è accolto come un artista di cui la città si sente orgogliosa. Le difficoltà finanziarie della famiglia a causa della sconsiderata amministrazione paterna risultano da molte lettere di questo priodo. Scrive per esempio ad Antonio Zampieri, musicista triestino (1850 - 1919) nel luglio del 1883, durante un periodo di villeggiatura a Bad-Mark-Tüffer:

«Da molti giorni (è duro per me il doverlo dire) non abbiamo potuto pagare il mangiare, ed il padrone vuole avere per sabato libere le camere. Io non so dove dare il capo, e ti assicuro che nessuno di noi ha colpa alcuna in questo affare. Non voglio farti altre spiegazioni sulla durissima posizione in cui ci troviamo, e che avrei voluto tenerti celata.»

In questo periodo compone la Suite sinfonica op. 25, KiV 201.
Fa ritorno a Vienna. Munito di una raccomandazione di Hanslick, che ha grande stima di lui, riesce a ottenere un’udienza da Hans Richter, il famoso direttore d’orchestra, che gli promette di eseguire la "Suite". Ma Richter non manterrà questa promessa. Ferruccio intanto riallaccia relazioni con musicisti e critici, e ascolta opere e concerti, su cui farà recensioni, che saranno pubblicate in corrispondenze sul giornale triestino "L'indipendente" con lo pseudonimo di Bruno Fioresucci a partire dal gennaio1884 [cfr. APPENDICE]. Resta molto colpito dal "Don Giovanni" e dal "Ratto dal serraglio": «Ambedue le opere mi hanno sbalordito: l'una per la potenza, l'altra per la grazia inimitabile: e per la forza d'espressione con mezzi armonici ed instrumentali semplicissimi. Altro che Richard Wagner!» [Lettera alla madre del 17 novembre 1883]. Dalla baronessa Todesco ottiene una sovvenzione di 100 fiorini il mese, così che tutto sembra procedere con serenità.
Il 30 novembre tenne il suo primo recital a Vienna, che gli fruttò 400 fiorini. Con esso Busoni iniziò l’uso, in seguito mai più abbandonato, dei programmi sterminati. Vi aveva incluso l'op. 111 di Beethoven, il Concerto Italiano di Bach, gli Studi Sinfonici di Schumann, l'Andante spianato e Polonnaise brillante di Chopin, la trascrizione dal Sogno di una notte di mezza estate di Mendelssohn, oltre a tre sue composizioni: Variazioni e scherzo, per pianoforte, violino e violoncello; Serenata per violoncello e pianoforte e due Studi per pianoforte solo. Scrisse alla madre il giorno dopo:

«Il concerto ebbe esito felicissimo: già al primo pezzo (che eseguii specialmente nella seconda parte assai accuratamente) il pubblico applaudì con certa energia; energia che accrebbe al concerto italiano di Bach (che riusci a meraviglia) e che raggiunse l'apice dopo il mio studio-fuga, di cui volle il bis. Come esecutore poi piacqui in tutto ed eseguii bene tutto, meravigliandomi io stesso di possedere la forza per resistere a quel lungo programma. Così fui interrotto due volte dagli applausi nel 'Sogno di una notte d'estate' e chiamato più volte alla fine di ogni pezzo. Molto piacque il Trio (che fu male eseguito) e non dispiacque la Serenata, che a mio parere (ma non a quello di Papà) non armonizzava col resto del programma. Infine il successo non si poteva avere né migliore né più spontaneo, calcolando lo scarso numero d'amici e il numero abbastanza forte di invidiosi che riempivano la sala; ed il meglio di tutto è che io oggi mi sento benissimo, non stanco, non abbattuto e libero di tosse. - Dopo il concerto riuscii ad accertarmi dell'utilità degli utensili culinari in merito dei quali ebbi la gioia di sorbirmi un eccellente tè cinese-russo-olandese che mi ristorò completamente dalle fatiche della serata. E con ciò si chiude la memoranda giornata alla fine della quale ebbi la vigliaccheria (la mera vigliaccheria) di nascondermi sotto le coperte, quasi avessi commesso un delitto!» [Cit. in SABLICH, pp. 24-25]

Compone Zwei Lieder für eine Singstimme mit Pianoforte Begleitung, su testo di Byron ('Ich sah die Thräne'; 'An Babylons Wassern') op. 15, KiV202: Sechs Etüden für Pianoforte op. 20, KiV 203 e la trascrizione per pianoforte del Sigfrieds Trauermarsch aus der 'Götterdämmerung' von R. Wagner", KiV B 111, dedicata alla memoria di Luigi Cimoso.
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