All'inizio di gennaio tiene due concerti a Trieste e a Graz. Ecco il programma eseguito il 12 gennaio in quest'ultima città:

Bach-Liszt, Fantasia e Fuga in sol minore; op. 111 di Beethoven; le sue Variazioni e Fuga su un Preludio di Chopin; la Toccata di Schumann, il Rondò in la minore e la Giga di Mozart; il Moto perpetuo di Weber; "Man lebt nur einmal" di Strauss-Tausig; un'Improvvisazione su tema dato; la Tarantella di bravura (da La muta di Portici) di Auber-Liszt. «Come si vede» - scrive Guerrini [p. 50] riprendendo Dent [p. 72] «non più solo virtuosismo, ma già quel carattere di solidità e di tecnica che, epurato dagli anni e dalla cultura, diverrà una peculiarità busoniana.» Melanie Mayer, che si trovava tra il pubblico, scrisse le sue impressioni sull'evoluzione artistica dell'amico:

«Egli sta per iniziare un nuovo capitolo della sua evoluzione. La sua individualità ha dato rari e precoci segni di maturità e di chiaroveggenza; mi è sembrato che egli voglia scrollarsi di dosso quei precoci frutti, per metter fuori nuove gemme. Egli ha ammesso francamente di aver lasciato, fino ad ora, alla ragione un'eccessiva influenza sul suo lavoro. Tutta la sua personalità sembra ora velarsi di gentilezza, la sua precedente iperseverità e rudezza sono ammorbidite ciò mi ha fatto pensare alla misteriosa luce di quell'ora in cui le steile già cominciano a impallidire e il sole non è ancora sorto.» [Cit. in GUERRINI, pp. 50-51]

Sempre nel corso del mese di gennaio Busoni suona a Lipsia, a Dresda e ad Halle.

La composizione di "Sigune"* procede con soddisfazione dell’autore.
Il suo nuovo Quartetto viene eseguito il 28 gennaio dal complesso di Henri Petri, con gran successo di pubblico, ma acerbe critiche della stampa.
Il 23 febbraio è in programma l'esecuzione della sua "Suite", ma la sfortuna continua a perseguitare questa composizione: all'ultimo momento Re Alberto di Sassonia annuncia che presenzierà al concerto: gli organizzatori del concerto si credono in obbligo di cambiare il programma, togliendo, come prima cosa, la composizione moderna. Ferruccio, profondamente ferito, scrive una lettera al Re, facendogli presente il danno che da questa nuova esclusione gli deriva e pregandolo di volere intervenire. Ma il re non si degna nemmeno di rispondergli.

Grazie alla generosità di Theodore Steinway, il costruttore tedesco-americano dei pianoforti omonimi, può inviare a suo padre una cospicua somma di denaro:

«L'uomo, che, mi procurò la gioia di aiutarvi e che me stesso aiutò in modo splendido, è nulla meno, che il fabbricante Americano Steinway; un uomo di gran cuore e di fini sentimenti; che verso di me si condusse più da padre che da mercante.» [Lettera al padre, Lipsia giugno 1888]

Stenway, impressionato dalle straordinarie doti di Busoni, gli propone un contratto per una tournée in America, che lo lancerebbe finalmente nella grande carriera concertistica:

«Egli conta (in seguito) di farmi viaggiare un inverno in America e rni pagherebbe per la prima volta, per 4 mesi, 25 mila franchi. Ma non mi sono legato, ne [sic] egli esigette contratto alcuno, come già dissi. Rischiai il viaggio a Amburgo per domandargli una gran somma ed egli, trovandosi dimorante a Braunschweig, di là mi telegrafò onde a lui mi recassi instantaneamente [sic]. Così feci e passai 3 bellissimi giorni nella sua splendida villa.» [Ibidem]

Per molte ragioni il viaggio è rimandato e l'anno seguente Steinway muore, cosicché viene a mancare a Busoni un grande estimatore e mecenate.
In aprile, grazie a una raccomandatzione di Hugo Riemann, viene proposto a Busoni un posto di insegnante di pianoforte nel Conservatorio di Helsinki. Lo stipendio è buono e gli si concede un anno di prova, con inizio dal 15 settembre.
Benché non conosca il finnico o lo svedese, felice di poter finalmente avere un impiego fisso che lo soddisfi, accetta:

«Da Helsingfors [nome svedese di Helsinki] (Russia, Finlandia) mi si offre un posto di professore di pianoforte al conservatorio per il quale (9 soli mesi dell'anno, 3 mesi di vacanze) mi si propongono quattro mila franchi al cominciare dal 15 Settembre in fino al prossimo glugno. Helsingfors è citta d'Università, porto di mare, in diretta e celere communicazione [sic] con Pietroburgo. Pei quattro mila franchi (tengo gia il contratto in mano) non sono calcolati gl'incerti. - Fu [sic] il celebre Prof. Riemann che mi sorprese un bel giorno con una lettera che trattava di ciò. Fino al 15 Settembre ho di chè [sic] vivere e tempo di fare la partitura dell'opera. Inutile dire, che ho accetato [sic]. [...] La posizione la calcolo per me provvisoria e tengo per utile di accettarla onde poter poi con quel titolo guadagnarmi un diritto a un posto più splendido. Giovane e ancora sconosciuto come sono, un grande istituto nella Germania (sia conservatorio, sia teatro o società di concerti filarmonici) non mi accetterebbe; la cosa cambia d'aspetto quando si è già stato professore ad un Conservatorio.» [Ibidem]

Vuole scrivere alla madre affinché si prepari a seguirlo nella sua nuova sede:

«Ho sempre pensato alla promessa, che feci a Mamma, di prenderla con rne appena le potessi offrire una certa esistenza, e non voglio mancare in questa occasione di tentare la parola data. Sicché le propongo di unirsi a me il Settembre e puoi imaginare [sic] quanto saprei estimare la sua compagnia, specie in una città straniera e di conoscenze e di lingua e di costumi. D'altra parte le faccio osservare, che si tratterebbe di un completo cambiamento d'abitudine e di clima, di un lungo viaggio, di un breve tragitto di mare. Sarà ella poi contenta?» [Ibidem]

Ma la madre, sorpresa, tentenna:

«Anna was completely taken by surprise and replied with a letter so incoherent that Ferruccio could hardly make out what she wanted. Naturally quite incapable of seeing the situation from her son's point of view, she proposed that Ferdinando should go to Helsingfors instead of herself. She could only think of Ferruccio as a child, who needed a parent to take care of him; she apparently could not grasp the idea of his taking care of her.» [DENT, p. 75]

Nel frattempo (durante il mese di maggio) conclude l'abbozzo di "Sigune" (KiV 231); solo il Preludio al I atto verrà orchestrato nella primavera del 1889.

«È un lavoro grandissimo ed assai ricco e profondo, che senza dubbio segna fino a qui l'apice del mio sviluppo artistico. Mi è cresciuto, come si suol dire, sotto le mani, cresciuto contro le mie aspettative e, di mio saggio, che voleva dare da bel principio, ne divenne un operone il quale - ciò che piu vale - ha anche una certa importanza quasi direi riformatoria in ciò che concerne lo stile ed anche la forma. - Questa notizia certo già varrà a rallegrarvi.» [Lettera al padre, giugno 1888]

Durante l'estate partecipa al Festival di Bayreuth ospite di Steinway.
Poco prima di partire la madre gli fa sapere che non lo accompagnerà in Finlandia. Un bilancio del suo soggiorno a Lipsia:

«Anche Lipsia mi è diventata tanto cara. Da ultimo ero in ottimi rapporti con tutti. Gli affari e l'attività delle case editrici e la mia partecipazione a tutto questo mi attiravano tantissimo. I Breitkopf mi trattavano già come il loro collaboratore più anziano e più esperto - venivo immediatamente a conoscenza di quello che c'era di nuovo.» [Lettera a Henri e Kathi Petri, 25 settembre 1888]

Ai primi di settembre Ferruccio parte per Helsinki con la sola compagnia del suo cane Lesko. Giunto a destinazione dopo tre giorni di viaggio, il 12 scrive subito una lettera a Henri e Kathi Petri:

«Carissimi, forse non immaginate quanto il distacco da voi mi sia stato doloroso! Per la prima volta ho avuto l'impressione di lasciare casa mia; mai mi ero sentito a casa mia come presso di voi e così mai come questa volta mi è parso di essere realmente partito per un paese straniero. Gia Lubecca mi sembro tanto remota ed estranea e quando salii a bordo della nave che prese a navigare per giorni e giorni per lo spazio sconfinato, mi parve che sarei sbarcato soltanto per tornar subito di nuovo a casa.» [Helsinki, 12 settembre]

Buona impressione gli fa il Direttore, Martin Wegelius:

«Il direttore Wegelius è ad aspettarci; dopo un’accoglienza cortese e convenzionale andammo a cena; finalmente mi infilai a letto e mi addormentai soltanto dopo riflessioni molto malinconiche.» [Ibidem]

Sente il bisogno di comunicare agli amici di Lipsia il suo stato d'animo:

«Lontano da voi (Henri e Kathi Petri), dai miei genitori, per la prima volta tra gente totalmente estranea che - a giudicare dalla prima impressione - non sarà mai all’altezza delle mie aspettative, mi sentii per la prima volta in vita mia sperduto e abbandonato, e proprio nel momento in cui stavo per assumere un incarico indipendente e sicuro. Credo, e non me ne vergogno, di aver pianto. Qui impareranno a rispettarmi, come voi mi rispettate; mai però mi si amerà come mi amate voi, e mi si capirà mai, almeno in parte, come mi capite tu Henri e tu Kathi? Credo che non appena avrò raggiunto la certezza di rimanere incompreso, eviterò qualsiasi tentativo di farmi capire e mi limiterò ad essere giudicato da questa gente come un loro pari. Oh, come il mondo è stolto e insensibile al bello e al buono! - Detesto la stoltezza, e verso la stoltezza posso esser duro e senza pietà.» [Ibidem]

La città gli fa però un'ottima impressione:

«Oggi ho fatto un giro per Helsingfors. La città è deliziosa, pulita, vi abbondano begli edifici e la costa, con le sue innumerevoli isole, scogli, piccole insenature, e una delle cose più belle che abbia mai visto.» [Ibidem]

Subito Ferruccio si deve confrontare con problemi di tipo linguistico:

«L'ignoranza della 'lingua del paese' mi procura grandi difficoltà. Mi posso intendere a mala pena con un cameriere o con un vetturino. Qui si parla svedese, russo e finlandese (una lingua magiara), ma in società si parla tedesco e anche francese - testimonianza della dipendenza spirituale della nazione.» [Lettera a H. e K. Petri, metà settembre]

Bassissimo gli pare infatti il livello musicale e culturale della città, del culturale del Conservatorio, della scuola di pianoforte in particolare:

«Qui, nella musica, si può solo dare, non ricevere; si puo insegnare, non imparare, introdurre il nuovo, forse, gradatamente ma con grande difficoltà; apprendere del nuovo, no. Nei centri della cultura musicale il compito che ci spetta e che vale la pena di assumersi (e che dà soddisfazione) è quello di contribuire alla crescita con l'apporto del nostro sentire, della nostra creazione, del nostro pensiero. Qui bisogna esser contenti se si riesce a riprodurre o a imitare una parte di ciò che è stato raggiunto altrove. Qui non c'è un teatro d'opera! [...] Ho parlato col mio 'superiore', il direttore Wegelius, sul metodo di insegnamento. Ho domandato se si segue un programma, una direttiva specifica, una data scelta della materia di insegnamento. - 'Veramente non c'è nulla di simile - be' - (dopo aver riflettuto a lungo) le Invenzioni di Bach dovrebbero venir prese come punto di partenza.' Molto Bach, molto Bach, anche Mozart e BeethovenLiszt... !!!!"
II mio collega, il secondo insegnante di pianoforte, è un imbecille e, inoltre, un mestierante; da lezioni su lezioni per potersi divertire piacevolmente col denaro che guadagna. E' inutile domandarsi se abbia un lavoro suo personale o se faccia uno sforzo per elevarsi. Se l'avesse, come potrebbe restare fermo in questo posto per quattro anni, un uomo in giovane eta!» [Ibidem]

«Il nostro Istituto musicale (questo ne è il nome ufficiale) non possiede un vero quartetto d'archi [...] Come in tutte le piccole città, anche qui regnano le rivalità e le invidie più meschine, Soprattutto un'intera istituzione, la così detta "Orchestra", è contro di noi. Primo violino di tale corporazione è un fratello di Hans Sitt; non ho ancora fatto la sua conoscenza. Un giovane, un "talento" finlandese [Kajanus], dirige i concerti orchestrali, in cui con ogni probabilità apparirò presto quale solista di pianoforte.» [Lettera a Henri e Kathi Petri, 25 settembre 1888]

Nella citata lettera di metà settembre, altre interessanti e curiose osservazioni sul modo di vivere in Finlandia:

«A quanto si dice, i rapporti tra le donne ricordano qui quelli di Gomorra. Si conduce una vita quanto mai libera - ma vedi la malattia ereditaria negli Spettri di Ibsen!!
Gli ebrei sono limitati per legge a un numero molto ridotto; possono vivere soltanto in un quartiere loro proprio e, non appena il numero stabilito viene superato per la nascita di un bambino, una famiglia viene portata oltre confine. Modo di pensare miserevole, medievale!»

Infine parla di se stesso:

«Vivrò soprattutto per il mio lavoro personale, credo che potrò trovare lo stimolo per progredire solo in me stesso. Conto di prendere in affitto una casa molto confortevole perché eserciti su di me un forte potere d'attrazione.»

Deve fare quattro ore giornaliere di lezione, ma pur con tutto il suo darsi da fare non riesce a elevare il livello della scuola:

«In generale, ho quattro ore di lezione al giorno. Conosci l'illustrazione del clown con le oche ammaestrate? Per vederla in natura non devi far altro che rivestire il tuo amico Ferruccio di un paio di ampie brache e tingergli il viso di bianco - e non hai bisogno di cambiare proprio nulla alle sue allieve. Ho quindici di questi palmipedi sotto la mia autorita: Lesko e avanzata al grado di cane da pastore e se non fa proprio la guardia al gregge, tuttavia non si stanca di annusarlo.
II mio amico Stolz dava segni di stanchezza ed esaurimento quando gli suonavo per un paio d'ore capolavori classici, in buona forma; e ora immagina quattro ore al giorno di studi di Cramer e di sonatine di Clementi! E' una cosa da far pieta! Eppure credo che col tempo potrei anche trovare un certo piacere nell'esercizio pedagogico della mia arte; puo essere interessante formarsi un po' alla volta un proprio sistema, sviluppare il proprio talento comunicativo, acquistare una visione generale dell'organizzazione tecnica dell'insegnamento e cosi via.
Ma avendo da fare sempre col livello più basso, ho paura di tornar indietro io stesso, o di perdere il metro di giudizio sul valore delle esecuzioni. Non ti sto a dire che cosa appaia già buono e pieno di talento dal punto di vista del nostro lodevolissimo Istituto! Invece quel che io so e sono in grado di fare - infinitamente al di sopra del livello delle mie allieve - e considerato semplicemente un necessario presupposto nel mondo artistico più elevato; se dovessi abituarmi a giudicare la mia abilità sulla base di ciò che mi circonda, che figura farei in realtà? Ciò mi preoccupa. Forse la paura di restare indietro darà buoni frutti e avrà così un effetto opposto a quello temuto. [...]
Tutto sommato devo ancor sempre considerare questo soggiorno una stazione di passaggio, e per il momento desidero ritenere che non sia nulla di più. [Lettera a Henri e Kathi Petri, 25 settembre 1888]

Il 5 ottobre tiene il suo primo concerto beethoveniano (Sonate: op. 2, op. 31, "Appassionata" l'op. 111); inoltre le Variazioni e fuga in mi bemolle maggiore (Eroica) e le "Ecossaises" postume).

«È stato detto che qui, dopo Bülow e Rubinstein, non si era mai sentito nulla di simile; è vero che ho suonato molto bene, come rare volte. Il successo è stato strepitoso, le Ecossaises sono state bissate. I critici mi portano alle stelle. È stato, forse, quel che di più significativo ho fatto finora come pianista, questo concerto beethoveniano di due ore e un quarto! Ad ogni modo questo impegno obbligatorio ha avuto il suo lato buono per il pianista Ferruccio.» [Ibidem]

Si lamenta del poco tempo che ha per se stesso e del basso livello della vita musicale:

«Purtroppo ho molto poco tempo per me stesso. E sebbene mi sial tenute libere tutte le mattinate fino all'una, le cinque ore di lezione pomeridiane (tante sono diventate) mi stancano talmente che la mattina seguente preferisco andare a passeggio. E le serate sono vuote, non offrono nulla. Un pessimo teatro in cui da due settimane si rappresenta la "Traviata" cantata in svedese. Te lo immagini! - Un buon musicista (forse il solo realmente serio, qui), il direttore Faltin, mi ha mostrato grande simpatia e comprensione fin dal primo momento; ma è talmente occupato che posso fargli visita solo molto di rado. [...] Non trovo ancora la concentrazione necessaria al mio lavoro; me ne sono reso conto ieri e mi sono sentito orribilmente depresso nel morale e talmente irritato che mi pareva di scoppiare! E' vero che il giorno prima avevo dato 4 ore di lezione, altrettante ne avevo suonate io e la sera avevo tenuto il mio concerto beethoveniano! - Che cosa non darei per aver qui un teatro come quello di Lipsia, contro cui non la smettevamo mai di inveire. E il tanto criticato Gewandhaus visto da qui sembra il raggiunto ideale di ogni aspirazione musicale!»

Busoni si sente solo a Helsinki. Come si vedrà anche in seguito, Busoni non amerà mai la solitudine, né il raccoglimento che offre la vita a contatto della natura. Sente la necessità di avere contatti spirituali. Ama le grandi città e i pubblici cosmopoliti. Scrive alla madre:

«Il tuo rifiuto a venir con me mi ha rattristato molto. Qui mi sento solo. Vorrei che tu fossi con me, perché potessi seguire da vicino le mie occupazioni e i miei progressi, tanto nella mia arte come nella mia carriera. Godresti il buon cibo e ammireresti il meraviglioso paesaggio che mi sta dinnanzi. Questa solitudine, anche se interrotta da continue occupazioni, è terribile. A sera, quando ho terminato il mio lavoro, sono costretto a star una o due ore senza far nulla, dopo di che sento un penosissimo senso di vuoto. Spero di poterti avere con me I'anno prossimo [...]

La lettera così prosegue:

«Ciò che più importa è la volontà e lo sforzo di non trascurare la composizione, il "tutto" della mia vita, il definitivo scopo della mia esistenza, senza cui tutto ciò che ho realizzato fino ad ora sarebbe relativamente senza valore. […] Le condizioni musicali, qui, non soddisfano le mie esigenze; io ho bisogno di un Paese dove sia possibile sorpassare le più alte cime che già siano state raggiunte, non di uno dove sia necessario fare ancor tanto lavoro per mettersi al mediocre livello di altri luoghi. Come sai, sarebbe per me una grande soddisfazione riformare ed educare il gusto, e organizzare concerti orchestrali in un Paese retrogrado. Ma questo è un dovere e una soddisfazione che io sento soltanto verso l'Italia; e in seguito ho fermo proposito di dedicare gran parte della mia vita a porre le fondamenta, unitamente ad altri, di una nuova epoca nella vita musicale del mio Paese. Ecco! Mi sono lasciato sfuggire uno dei miei piani segreti...» [Cit. in GUERRINI, pp. 55-56]

Compone alcune Bagatelle per violino e una Suite su temi popolari finnici, per pianoforte a 4 mani. Pur con tutto questo lavoro, Busoni si sente solo.

Altro incontro importante fu quello con Jean Sibelius, il solo compositore che emergeva in quell'ambiente piuttosto sciatto. Sibelius era di un anno maggiore di Busoni; nonostante ciò, era ancora studente presso quella scuola che oggi è intitolata al suo nome. Diventarono subito grandi amici.

«Il mio incontro con Busoni fu assai stimolante. In un solo punto eravamo piu che mai diversi uno dall'altro. Busoni era cresciuto come un bambino prodigio ed aveva praticamente trascorso la sna giovinezza in alberghi di ogni città europea. In Finlandia egli giunse per la prima volta a contatto con la natura ed all'inizio dei nostri incontri rimase sempre assai sorpreso dei benefici che riuscivo a trarre dalla mia comunione con quella. Più tardi mi comprese meglio, anche se col suo temperamento molto intellettuale e riflessivo non poté mai abbandonarsi incondizionatamente alle sensazioni naturali. Fin dall'inizio in ogni modo i nostri contatti furono confidenziali; per quanto egli fosse un insegnante ed io uno studente [...] ci incontravamo almeno ogni giorno. Del resto io non ero neanche suo allievo poiché le lezioni di pianoforte non facevano parte del mio curriculum all'Istituto; eravamo attratti l'un l'altro dai nostri reciproci interessi in generale [...]. Aveva per la mia musica una simpatia che mi faceva piacere e mi lusingava» [TAMMARO, p. 24]

Sul piano strettamente musicale i due avevano ben poco in comune e non si sono mai influenzati a vicenda. Sibelius non apprezzava né il Busoni creatore né il Busoni direttore d’orchestra. E' invece grande ammiratore del Busoni pianista. Al collegio dell’Istituto Busoni dichiarò che l’amico Sibelius sarebbe dovuto recarsi a studiare presso Draeseke a Dresda oppure presso Bruckner a Vienna. Egli aveva infatti intuito che il futuro del giovane amico poteva e doveva trovare piena realizzazione al di fuori dell’ambiente del Conservatorio di Helsinki.

Busoni «dimostrò concretamente la sua stima: fu Busoni che, da buon fratello maggiore, fornì a Sibelius una lettera di presentazione per Brahms a Vienna ed il fatto che in essa scrivesse "A causa della sua provenienza nordica egli è meno sviluppato di noi" ci rivela quanto sapesse giudicare il collega nella giusta e necessaria prospettiva storica; fu sempre Busoni che introdusse Sibelius sia presso le società concertistiche tedesche sia presso Breitkopf e l'amico andò ripetendo di essergli grato per non averlo lasciato rimanere una semplice "apparizione dai boschi": "Sono stato da Busoni. Mi ha dato molto con la sua ammirazione per la mia arte" annotò un giorno; e piú tardi disse: "Quando Busoni morì, ebbi coscienza del mio stato. Busoni fu l'unica persona in Germania che fosse veramente interessata alla mia musica. Era un amico". Ed infatti i consigli pratici che l'empolese seppe suggerire furono sempre, come si vedrà, preziosi e decisivi.» [TAMMARO, p. 26]

Dopo aver terminato l’anno scolastico di prova, Busoni ritornò a Lipsia. Aveva i nervi a pezzi, anche per un grave screzio con Henri Petri, e si sentiva spaesato, per aver perso i contatti e troncato le amicizie. Tre compositori entrarono nella sua intimità in quel periodo di Lipsia: Sinding, Novácek e Brodsky.