All'inizio di quest'anno, il 30 gennaio, Busoni interpreta alla Union Hall di Boston uno dei suoi Etudes, il nº 5 e la Zweite Ballettszene.
Il 13 gennaio, il 2 febbraio e il 17 marzo, rispettivamente a Brooklin, Cambridge (Mass.) e di nuovo a Brooklin, Arthur Nikisch (al pianoforte) e sua moglie Amélie (soprano) interpretano il Lied di Busoni Unter den Linden, op. 18, nº 2, KiV 207. Il 16 febbraio, a Worchester (Mass.) questa composizione viene eseguita dalla stessa interprete ma con accompagnamento orchestrale composto da Busoni per l'occasione (Boston Symphoni Orchestra, diretta da Nikisch). Lo stesso Nikisch il 14 aprile tiene a battesimo il Symphonisches Tongedicht, op. 32a, KiV 240, dedicato proprio a questo grande musicista con cui Busoni è ora in stretti e ottimi rapporti. Terminato il 1º marzo, questo poema sinfonico verrà pubblicato solo nel 1894.
In questi mesi Busoni compie una tournée che tocca le seguenti città: Cincinnatri, St. Louis, Chicago, Milwaukee, Cleveland, Buffalo, Niagara e Albany. Dopo questa logorante attività concertistica scrive alla madre (21 giugno 1893) che un viaggio di due o tre anni negli Stati Uniti è essenziale per ogni uomo di cultura.

Durante il mese di settembre lascia Boston e si trasferisce a New York (Dent commette un errore, scrivendo che il trasferimento a New York avviene nell'estate del 1892), dove ha deciso di acquistare una casa (per 780 dollari; la casa di Boston gli era costata 600 dollari). Nel corso del mese di ottobre lo raggiungono anche Gerda con il piccolo Benvenuto. Ecco come il "Musical Courir" riporta la notizia:

«Mr. Busoni, the eminent pianist and composer, has removed from Boston and made this city his place of residence. We welcome most hearthily this accomplished and gifted man.» [11 ottobre 1893]

A New York continua la frenetica attività concertistica. Ha anche alcuni allievi privati, tra cui Augusta Cottlow e l'etnomusicologa Natalie Curtis, che poco meno di vent'anni dopo gli farà scoprire la musica degli Indiani d'America e sarà quindi l'ispiratrice di tre importanti composizioni busoniane.

Durante questa prima tournée negli Stati Uniti Busoni si esibisce come pianista almeno 75 volte, comprese 10 esecuzioni in concerti da camera con il Kneisel Quartet e 16 apparizioni solistiche con la Boston Symphony Orchestra.

Il 24 settembre invia una lettera alla madre:

«[...] Due cose mi interessano oggi.
I° Grazie ad una eccellente scolara ch'ebbi a Boston, mi trovo in possesso di alcune rare ed interessantissime edizioni originali delle composizioni di Liszt. - Queste, unite ad altre edizioni moderne, constituiscono [sic] una "Lisztiana" di presso a poco 50 fascicoli. Ora nacque (come è d'uso) in me la mania di completare possibilmente la raccolta [impresa difficile - scrive a piè di pagina - mancando le opere di numero e molte essendo di nuovo sparite dal mercato, altre dimenticate, altre ancora sconosciute] delle composizioni di piano del gran maestro e sapendoti in possesso di un buon numero di fascicoli pubblicati all'epoca di tua gioventù vengo a pregarti: di aver la bontà di fare una lista esatta delle composizioni di Liszt in tuo possesso e d'inviarmela al più tosto. - N.B. le edizione [sic] originali di Liszt sono di valore! Primo perché esaurito [sic], secondo perché molto differenti e più difficili che le nuove edizioni.
II° Avendomi acquistato delle discrete cognizioni nella letteratura universale, noto con rammarico la mia ignoranza delle opere del Mazzini nonché dell'Asino di Guerazzi [sic]. Queste due opere, l'una di cuore, l'altra di testa voglion esser lette. Sappimi dire quanto costano e t'invierò l'importo. Che fà [sic] il Carducci? - Per oggi in fretta. - Monsieur le père, écrira-t-il? Mille affettuosi bacioni dal tuo Ferro [sic].»

L'insoddisfazione e l'insofferenza nei confronti dell'America da una parte erano dovuti al fatto che sia i rapporti sociali, sia quelli artistici erano «basati sul commercio e sull'efficientismo, all'insegna di una mediocrità nepppure tanto aurea.« [SABLICH, p. 35]: «In America la media è più alta che altrove, ma nello stesso tempo vi è molta più media che altrove: così che, se non mi sbaglio, tutto sarà presto media! » [Ibidem]

Dall'altra vi eramo motivi più intimi e complessi in cui l'America aveva un ruolo soltanto marginale. Egli si trovava infatti in un periodo di transizione piuttosto delicato. Pur essendo ormai diventato un acclamato concertista (amato però più dal pubblico che dalla critica); pur essendo conosciuto e stimato anche come compositore, Busoni, sempre estremamente critico e rigoroso nei confronti di se stesso, non si accontenta: egli vuole estrarre dal suo strumento (il pianoforte) «un'immagine di sé che superi quella degli altri virtuosi» consapevole di dover ancora lottare per affinare dal punto di vista interpretativo le sue esecuzioni. Anche sul piano della composizione i risultati fin qui ottenuti non lo soddisfano. Sa che il cammino è ancora lungo e che lo studio di Bach attraverso anche i lavori di revisione e di trascrizione deve essere continuato. Ma è anche consapevole del fatto che questa indagine da sola non basta per consentirgli di raggiungere migliori risultati sul piano artistico. L'insegnamento ad allievi che non sapevano unire l'aspetto tecnico con l'aspetto culturale in senso lato, all'interno di strutture scolastiche che soffocavano il suo metodo didattico e le logoranti tournéé che altro non erano se non esibizioni del virtuoso, un mezzo per risollevare la sua situazione finanziaria lo umiliavano profondamente. L'odio nei confronti dell'America diventa quindi anche in un certo senso un capro espiatorio: ben più complessi erano infatti i problemi in cui si dibatteva il ventiseienne Busoni. «Senza dubbio però» - scrive Sergio Sablich [pp. 35-36] - «[egli] commise un errore lasciando l'Europa per l'America. L'America non era ancora il giardino fiorito d'Europa, la terra d'incontro di celebrità internazionali e di tesori d'arte piovuti d'oltreoceano, l'eldorado nato dal fertile connubio di vecchio e nuovo mondo: lo diventò alcuni anni dopo, e anche Busoni fece in tempo a beneliciarne. Ma nel 1891, a venticinque anni, tagliare i ponti con l'Europa, con la sua atmosfera artistica e intellettuale, con la sua cultura, i suoi costumi, con quello stesso stimolo all'emulazione che tanto era importante per lui, fu uno sbaglio di cui Busoni si rese conto troppo tardi, e che all'inizio credette di dover imputare all'America, mentre l'America ne era soltanto una conseguenza.»

Tuttavia vi sono anche aspetti positivi in questo primo e lungo soggiorno americano: per esempio l'amicizia con musicisti del calibro di Arthur Nikisch*, Eugene Grünberg, (Gruenberg), Charles Martin Loeffler*, Rudolf e Ottokar Novacek*, la nascita del primo figlio, l'approfondimento del pianismo lisztiano:

«Another joy which America brought them was the birth of their first child. Busoni had always a profoundly Latin feeling for family life, and fatherhood was an indescribable happiness to him. The companionship of his sons in later life, whether as children or as young men, was always a delight to him, and the painful memories of his own childhood induced in him a peculiarly tender sympathy for all the difficulties of adolescence. One of his happiest recollections of America in these days was their last Christmas in New York in I893, when Novacek came to supper and Benni astonished his father by making his appearance dressed as Puck - the American Puck, not Shakespeare's - in nothing but a sky-blue dress coat and top hat with a pink scarf, carrying in each hand a diminutive bottle of champagne.»

[DENT, p.99]