Enrico Mainardi

Violoncellista e compositore italiano (Milano, 19-V-1897 - Monaco, 10-IV-1976). «Allievo di vcl. del Cons. di Milano nella classe di G. Magrini, vi si diplomò nel 1910. Compì poi un periodo di perfezionamento alla Hochschule für Musik di Berlino con H. Becker. [In questa occasione conobbe Busoni che gli dedicò l'Albumblatt.] Fu quindi allievo di G. Orefice per la compos. nel Cons. milanese, conseguendo il diploma nel 1918. Sin dal 1910 svolse attività concertistica sia come solista che in formazioni cameristiche. Tra l'altro si produsse in duo con E. Dohnányi, in trio con I. Pizzetti e A. Serato (dal 1925), con E. Fischer e G. Kulenkampff (alla cui morte subentrò W. Schneiderhan) e con S. Gazzelloni e G. Agosti. Dal 1945 suonò frequentemente in duo con C. Zecchi. Titolare della cattedra di vcl. nell'Accademia di S. Cecilia dal 1933 al 1968, svolse attività didattica anche all'estero, tra l'altro a Berlino come successore di H. Becker a Salisburgo e Lucerna. Tenne, inoltre, corsi al Festival di Edimburgo, all'Accademia Sibelius di Helsinki, all'Accademia di Stoccolma e a Bonn. Nel 1967 ricevette la medaglia « Walter Gieseking ». Dal 1952 si dedicò anche alla direzione d'orchestra. Come solista presentò in prima esecuzione diversi lavori, tra cui i concerti di Pizzetti (1934) e G. F. Malipiero (1938).

L'attività di compositore ha sempre accompagnato, con una produzione per nulla trascurabile, la carriera di concertista di Mainardi. Nel mondo dei virtuosi, M., didatta eccelso, ha portato una concezione nuova, diremmo di «moralizzatore», per la scelta dei programmi e per il rigore estremo dell'impegno interpretativo pur nella più grande libertà espressiva della declamazione musicale. Il linguaggio del compositore segna una continua evoluzione, dalla raffinata eleganza dei primi lavori alle asciutte, meditative o drammatiche ultime sue pagine - evoluzione parallela, si può dire, all'approfondimento interpretativo dell'esecutore. Legato in partenza a G. F. Malipiero, Mainardi ha successivamente attinto alla serialità per poi superarla e trovare un linguaggio personale che lo rende difficilmente classificabile fra i suoi contempora (DEUMM)