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TH. W. ADORNO

La storia dell'evoluzione musicale più recente non tollera più la "significativa consistenza dei contrari". Fin dal decennio eroico - gli anni della prima guerra mondiale - essa è, in tutta la sua ampiezza, storia di decadenza, involuzione tradizionalistica.[...] - Non altrimenti la musica radicale reagì in origine contro la depravazione commerciale dell'idioma tradizionale: ostacolò cioè l'espansione dell'industria culturale nel suo dominio. [...] Con la strapotenza dei meccanismi di distribuzione, di cui dispongono il Kitsch ed i beni culturali ormai liquidati, e con la predisposizione degli ascoltatori che si era determinata grazie ad un processo sociale, la musica radicale era caduta, nel tardo industrialismo, nell'isolamento completo. Ciò diventa, per gli autori che vogliono vivere, il pretesto morale-sociale per una pace fittizia: si delinea un tipo di stile musicale che, pur continuando a tendere al serio e al moderno, si assimila alla cultura di massa in virtù di una calcolata puerilità.

Th. W. Adorno, Filosofia della musica moderna, Torino, Einaudi, 1963, pp.11-12


SCHOPENHAUER

La musica è dell’intera volontà oggettivazione e immagine, tanto diretta com’è il mondo; o anzi come sono le idee: il cui fenomeno moltiplicato costituisce il mondo dei singoli oggetti. La musica non è quindi affatto, come le altre arti, l’immagine delle idee, bensì immagine della volontà stessa, della quale sono oggettività anche le idee. Perciò l’effetto della musica è tanto più potente e insinuante di quel delle altre arti: imperocché queste ci danno appena il riflesso, mentre quella esprime l’essenza.
Essendo adunque la medesima volontà che si oggettiva, tanto nelle idee quanto nella musica, ma solo in modo affatto diverso, deve trovarsi non proprio una diretta somiglianza, ma tuttavia un parallelismo, un’analogia tra la musica e le idee, delle quali è fenomeno molteplice e imperfetto il mondo visibile. L’indicare una tale analogia sarà come un chiarimento, che aiuti a comprendere questa dimostrazione difficile per l’oscurità del soggetto.

A. Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione, Laterza, Roma-Bari, vol. II, 1991, pp. 346-49.