IL LIBRETTO
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Arlecchino è una specie di «storico della satira», in quanto l'autore se ne serve sopratutto per esprimere molti pensieri suoi propri, in prevalenza satirici. Arlecchino appare sotto quattro aspetti: di furfante, di soldato, di marito, di conquistatore. Altro personaggio di sottil carattere è il sarto Matteo del Sarto, amante delle lettere (suo Vangelo è la «Divina Commedia# ch'egli legge costantemente pur senza capirla troppo) e filosofo. Nella sua olimpica serenità, egli emette giudizi pieni di saggezza, e a volte non scevri d'amaro.
Due figure di secondo piano, ma degne di rilievo, sono il Dottor Bompasto e l'Abbate Cospicuo; la scienza e la religione, sempre uniti eppure in perpetuo dissidio. Egoisti, ghiottoni, fannulloni, ubriaconi, anche di essi l'autore si serve per lanciare i suoi strali. Leandro è la caricatura del conquistatore di professione, la parodia del «divo» di palcoscenico, il «tenore» per antonomasia. Contro di esso, e a suo mezzo, la satira è feroce ma spassosissima. Colombina rappresenta, come sempre, la volubilità e la civetteria femminile. Né manca un asino, «asinus providentialis», che sbuca non si sa di dove, per dare agli uomini esempio di carità. (E anche questa è chiara satira).
La vicenda si svolge nel Settecento a Bergamo, in una solitaria piazzetta su cui guardano le finestre di molte case (e da ciò il sottotitolo), dalle quali un mondo invisibile, o visibile a intermittenze, partecipa all'azione. Una specie di «coro», muto ed eloquente, invisibile ma attivo.
[Riassunto e florilegio sono omessi, ma confluiscono liberamente nel riassunto elaborato dal cuzratore del sito.]
 

LA MUSICA