QUARTO TEMPO
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7. Scena, quartetto e melodramma

 

[Subito dopo escono dall'osteria l'abbate e il dottore, qrlest'ultimo visibilmente alticcio, poi i Colombina. Il crepuscolo è sul finire].

DOTTORE [incerto]
È già buio fìtto.
Bevendo abbiamo tardato assai!

ABBATE
La luna c'e? No!
Meglio così.
La lampada del cielo
illumina spesso
le azioni malvagie dell'uomo.

[al dottore]

Procurate una lanterna.

COLOMBINA

Poc'anzi mi sembrò d'udir
chiamare aiuto
ed io temo...

ABBATE
Temer non e d'uopo,
se prima
il mal non sia palese.
Se io temessi
d'essere un po' brillo
farei torto, per vero, a me stesso.
DOTTORE [con la lanterna]
S'annuncia un cataclisma,
la terra oscilla.
Date il braccio,
così vedrò già meglio.

ABBATE
Il naviglio abbandona il porto,
io sono il lume di prua,
e la graziosa damina
sarà la stella mattutina.

[si mettono in moto]

DOTTORE
Andiamo dal borgomastro.
Già! I barbari!...
Nel vino han messo un tossico,
per questo...

ABBATE
Fermi, uno scoglio. Virate!

DOTTORE [incespica contro il corpo di Leandro e gli cade sopra. Si rialza faticosamente]
Quest'uomo è morto.

[Colombina dà un grido e si getta sul corpo di Leandro che non dà segno di vita. Tutte le finestre, fuorchè quella di Ser Matteo, vanno illuminandosi e popolandosi di teste curiose.]
ABBATE
La morte è un gran mistero.

DOTTORE
Non so spiegarmi questo caso.

[si guaardano l'un l'altro imbarazzati]

DOTTORE eABBATE
Or che fare? Chiamar gente?
Intricato è questo affare!
Pronto agir e mente chiara
qui sol possono giovar.

DOTTORE
Qui c'è il prete!

ABBATE
Qui il dottore!

[insieme]

Tutto è vano, tardi è già!

COLOMBINA [pienamente padrona di sè]:
Non è morto quest'uomo!

DOTTORE [scimmiottando]:
Non è morto quest'uomo!
È morto, sì.

COLOMBINA
Non credo.

DOTTORE
Più che morto.

COLOMBINA
No!

DOTTORE
Arcimorto!

COLOMBINA
No!
DOTTORE
Ecco: «mors fulminans»!

ABBATE
Apoplessia.

[che intanto ha esaminato il finto morto]

Risurrezione.
Lodato sia il Signore!

COLOMBINA
Lo dicevo io!

DOTTORE
Non lo so spiegare.
Il diavolo è quì in gioco.
ABBATE
Orsù portate il cavalier risorto
nella casa del nostro sarto.
Ser Matteo, Ser Matteo.
Tutto tace.

[fra sè]

Perchè nessun risponde?

[bussa a un uscio di fronte]

Amico, ascoltatemi!
Qui giace un ferito.

[La finestra sovrastante si chiude e un'ombra si ritira]

Ohimè!

[bussa a un attro uscio]

Padron, di grazia, aprite!

[ottiene lo stesso risultato]

[fa il giro di tutte le case, ma sempre gli si chiudono le fìnestre e le persone spariscono]

[con sacro sdegno]

Decisamente l'uomo
propende ad occultare
la sua innata bontà.
Ma in suo difetto
v'è la provvidenza.
Ed ecco, ch'essa arriva
in forma d'un asino.

[A una svolta comparisce un asino che traina una carretta; a fianco un carrettiere].

Ci volete aiutar, buon uomo? Dio è con voi. E qui uno scudo. Ora udite:
 

Quarterto

 

ABBATE
Asinus providentialis,
tu sei la nostra buona stella.
Or riporta il cavaliere
all'amor della sua bella.

LEANDRO
Già morii, ma or son vivo,
chè fedele ella è rimasta,
son di spada e liuto privo,
ma il suo amore sol mi basta.

DOTTORE
Fede è il premio d'innocenza,
illusion dei sensi è amore.
Più profonda, più verace
è la scienza del dottore.

COLOMBINA
L'uom sia egli prode o vile,
è pur sempre un gran furfante.
Ma se l'uno m'ha tradita,
vo' beffar quest'altro amante.

TUTTI

Amen.
[Il carrettiere, aiutato dall'Abbate, adagia il cavaliere sulla carretta, dove prendono posto anche gli altri, il dottore, con il liuto a tracolla e la lanterna, I'Abbate con le mani giunte e Colombina, premurosa accanto al cavaliere].

DOTTORE [con tono dottorale]: Al lazzaretto. [La carretta parte].

ARLECCHINO [dall'abbaino della casa di Ser Matteo]:
Buon viaggio, felici nozze e figli maschi!

[si sporge innanzi]

Spero che non dimenticherete d'invitarmi a nozze.

[sale sul tetto]

Splendi, mia stella!

[allarga le braccia come per abbracciare il mondo].

Il mondo è mio,
è giovine la terra,
l'amore è libero.

[Con gran disprezzo]

Voi arlecchini!

[Scivola giù agilmente per la grondaia, apre la porta, dà il braccio alla bella che lo attendeva all'interno e si allontana in fretta con lei].
 

8. Monologo

 

MATTEO [entra in scena visibilmente disfatto]

Ora non so proprio più che dire. Mi sembra di errar nella dantesca selva. Fortuna che ho in casa il capitano che mi vuol bene. Gli altri due se ne sono andati. Dove? Lo sa Iddio! Questa Bergamo è vasta assai!

[È giunto alla sua porta e si guarda intorno nella strada deserta e tranquilla].

Ho l'impressione che la pace sia tornata.

[Sospira, entra in casa, appare subito dopo ad una finestra con una lucerna ad olio in una mano e un biglietto nell'altra. Legge]

«Mi sono recata a udire i vespri. Ritornerò appena potrò. La tua Annunziata.»

Ora non capisco proprio niente... niente!

[Umilmente rassegnato].

Vo' aspettare qui giù il suo ritorno.

[si ritila dalla finestra; poco dopo riappare all'uscio con la lucerna, .gli arnesi da sarlo e il suo Dante e si accomoda presso il suo tavolo trasportabile da lavoro. S'è levata la luna].

Io non capisco... non capisco!

[sfogliando il libro]

A Galeotto m'ero pria fermato.
Molto non può tardare...
È il quinto canto. Qui:
«Galeotto fu il libro e chi lo scrisse.»

[Scende lento un tendalino.]
 

Processione e danza

[Finale]

 

[Due trombettieri nella tradizionale livrea da teatro si appostano a destra e a sinistra del tendalilno, danno fiato alle trombe e si ritirano.

Il cavaliere Leandro e Colombina attraversano la scena, innanzi alla buca del rammentatore si fermano per fare un inchino al pubblico e si ritirano. Seguono allo stesso modo il dottore accompagnato dall'abbate, la carretta con l'asino che fa pure un inchino, i due birri e infine Arlecchino che dà il braccio ad Annunziata. Arlecchino si arresta nel mezzo della scena, si toglie la maschera e dice]

Signori e Signore, ho il grande piacere di presentarvi la mia nuova sposa che finora come moglie del sarto non aveva certo il modo di spiegare innanzi a voi i suoi fascini. Ammiratela ora in tutta la sua bellezza. Ella si sente molto onorata di poter inchinarsi davanti a questo spettabile e colto pubblico.

[Annunziata si inchina]

La sposa di prima mano ora ha contratto a dovuta distanza una nuova unione. Essa appartiene alla nobiltà più eletta e tale rimarrà fino a nuovi avvenimenti.

Ed ora lascio alle signore di stillarne la morale. Ma che dico? Nuovi avvenimenti? Non si ripete tutto nel giro eterno ed immutabile della vita? Chi vince? Chi soccombe? Chi sa farsi valere alla fine? Solo colui che con le proprie forze, seguendo i suggerimenti del cuore e con vigile mente sceglie la via diritta; chi si accontenta cli restare fedele a sè stesso; chi anche in vesti rattoppate serba la sua interezza e non si inchina a nessuno, come ho potuto farne esperienza io stesso.

Lascio ora agli uomini di estrarne la radice verità, e specialmente ai critici, miei giudici benevoli.

Signore e Signori, buona notte!

[Arlecchino recinge alla vita Annunziata; ínsieme a lei svolge una breve danza vivace, slanciando in aria braccia e gambe. Ballando s'allontanano in fretta.]

[Quando, dopo l'applauso, si rialza il sipario, si vede Ser Malleo presso alla lucerna, che cuce, legge, attende.]

F I N E