Capitolo sesto

Dove si tratta del modo in cui si procedette
al sorteggio e si conchiude la storia.

Quando il consigliere commissoriale la informò della sciagurata lotteria in cui si sarebbe estratta a sorte la sua mano, Albertina, come si può immaginare, fece una scena di disperazione... Ma preghiere, suppliche, lacrime sconsolate non valsero a far recedere il padre dalla decisione presa. Inoltre Lehsen si mostrava cosí indifferente con lei, cosí indolente... non tentava nulla per vederla di nascosto, per farle pervenire in qualche modo un piccolo messaggio d'amore... In breve, non si comportava affatto come un uomo veramente innamorato. La vigilia della fatale domenica in cui si sarebbe deciso del suo destino, Albertina, all'imbrunire, sedeva in camera sola soletta. Sopraffatta dal pensiero della sciagura da cui era minacciata, le venne fatto di domandarsi se non fosse meglio prendere una pronta decisione e fuggire dalla casa paterna senza attendere di venir costretta a sposare il vecchio, pedante consigliere segreto ,di cancelleria o magari il repellente barone Beniamino. Ma tutt'a un tratto le venne in mente l'orafo enigmatico... i curiosi espedienti magici cui era ricorso per toglierle di torno l'intrigante Beniamino... E quel pensiero le diede la certezza che egli teneva le parti di Lehsen e quindi proprio da lui, dall'orafo, avrebbe potuto sperare aiuto nel momento critico. " Ah, potergli parlare! ... ", penso, ormai convinta che se anche le fosse apparso in quel momento come un fantasma, non si sarebbe affatto spaventata. Ed infatti quando si accorse che l'ombra scambiata per la stufa era invece l'orafo Leonardo, Albertina non si spaventò.
- Basta con la tristezza, mia cara bambina! ... Non crucciarti piú! - le disse con voce dolce e sonora il misterioso personaggio avanzando verso di lei. - Sappi che Edmondo Lehsen ( ... che tu, almeno per ora, credi di amare ... ), è il mio protetto... Lo sostengo con tutte le forze... Sappi inoltre che sono stato io a suggerire a tuo padre l'idea della lotteria... io gli ho procurato i fatali scrignetti e, come potrai immaginare, nessun altro all'infuori di Edmondo troverà il tuo ritratto -. Albertina avrebbe voluto mettersi a gridare per la gioia, ma l'orafo proseguí: - Sarei riuscito anche in altro modo ad ottenere la tua mano per Edmondo; ma tenevo a lasciar pienamente soddisfatti anche il consigliere segreto Tusmann e il barone Beniamino. Cosí sarà, infatti; e tu e tuo padre sarete sicuri di evitare qualsiasi contestazione da parte dei due pretendenti respinti.
Albertina si profuse in calorosi ringraziamenti: prese la mano dell'orafo, se la premette al petto, per poco non gli cadde ai piedi; lo assicurò che malgrado tutte le sue arti magiche e la fantomatica apparizione di poc'anzi, la sua presenza non le incuteva alcun senso di disagio o di timore; e concluse con una domanda ingenua: gli domandò a che cosa dovesse quelle facoltà soprannaturali e chi propriamente egli fosse.
- Eh, mia cara bambina, - rispose l'orafo sorridendo. - Mi sarà molto difficile dirti chi sono! Succede a me come a tanti altri, i quali sanno assai meglio ciò che la gente suppone sul conto loro, di quanto non sappiano ciò che essi realmente sono! ... Sappi, dunque, bambina cara, che alcuni mi credono l'orafo Leonardo Turnhäuser, né piú né meno... quel tale che nell'anno 1580 divenne un personaggio eminente alla corte del principe elettore Giovanni Giorgio e in seguito, per sottrarsi all'odio e all'invidia di chi cercava di rovinarlo, scomparve, non si seppe mai come né dove. Ora, se i tipi cosiddetti "romantici" o "estrosi" mi vogliono far passare per quel Turnhäuser, vale a dire per una presenza spettrale, potrai immaginare quali e quante seccature mi diano i commercianti, i buoni borghesi, gente solida, illuminata, che del romanticismo, della poesia non s'importa un accidente!... Già, perfino i prodi estetisti mi dànno addosso, mi perseguitano come quei tali dottori e scribi ai tempi di Giovanni Giorgio, cercando di amareggiarmi il piú possibile i pochi anni che presumo mi rimangano da vivere... Ah, cara bambina mia, lo so, lo so... benché io mi dia tante brighe per Edmondo e per te e appaia dovunque, come un vero e proprio Deus ex machina, quanti mai, d'accordo con quegli estetisti, non potranno tollerarmi in questa storia, non volendo assolutamente saperne di credere alla mia esistenza reale! ...
- Per garantirmi un minimo di sicurezza, non ho mai voluto ammettere francamente di essere l'orafo svizzero Leonardo Turnhäuser, vissuto nel secolo XVI... Quei signori potranno dunque credermi un abile prestigiatore e cercarsi la spiegazione di tutte le diavolerie cui hanno assistito e assisteranno nella "Magia naturale"di Wiegleb o in qualche altra opera del genere... In questo momento ho ancora in serbo un gioco di mano che nessun Philidor, nessun Philadelphia, nessun Cagliostro del mondo sarebbe in grado di imitare... qualcosa di assolutamente inspiegabile e perciò destinato a costituire un eterno motivo di scandalo per certa gente... Ciò malgrado non posso assolutamente esimermi dal metterlo in atto, essendo tale gherminella indispensabile al compimento della storia berlinese, ove si tratta di tre noti personaggi aspiranti alla mano della graziosa signorina Albertina Vosswinkel... Coraggio, dunque, mia cara piccina. Domattina alzati di buon'ora, mettiti il vestito che porti piú volentieri e ti sta meglio, pettinati, intrecciati i capelli nel modo piú vago e leggiadro... E attendi tranquillamente il seguito, con discrezione e pazienza.
Su quest'ultima raccomandazione, l'orafo scomparve com'era venuto. La domenica mattina all'ora stabilita, e cioè alle undici in punto, giunsero il vecchio Manasse col promettentissimo nipote, il consigliere segreto di cancelleria Tusmann e Edmondo Lehsen con l'orafo. I pretendenti, non escluso il barone Dümmerl, trasalirono quasi sgomenti all'apparire di Albertina, perché mai l'avevano vista cosí bella e piacente. Alle fanciulle, alle signore che tengono a vestire con gusto (... e dove se ne troverebbe una, qui a Berlino, che non ci tenga? ...), posso assicurare che le guarnizioni dell'abito di Albertina erano d'un'eleganza squisita: gonna sufficientemente corta per mettere in mostra il grazioso piedino calzato di bianco, maniche e goletta di preziosissimo pizzo, guanti bianchi francesi, di glacé, leggermente rimboccati sul gomito, sí da lasciar vedere gli omeri bellissimi e, ad ornamento del capo, soltanto un grazioso pettine d'oro tempestato di gemme... Insomma, all'abbigliamento nuziale non mancava che la corona di mirto fra le trecce scure. Ma se Albertina appariva tanto piú affascinante del solito era essenzialmente perché amore e speranza le raggiavano dagli occhi, le accendevano le guance.
Il consigliere commissoriale, in un impeto di ospitalità, aveva fatto preparare una colazione alla forchetta. Manasse lanciò una perfida occhiata di traverso alla tavola apparecchiata e quando il padron di casa lo invitò a servirsi gli si lesse negli occhi la risposta di Shylock: " Sí!... annusare il prosciutto... mangiare le pietanze in una casa in cui il vostro profeta - il Nazareno - ha evocato il Diavolo con i suoi scongiuri!... Commerciare, vivere, passeggiare, sostare accanto a voi, va bene... Ma mangiare, bere, pregare... questo mai!"
Il barone Beniamino si mostrò assai meno scrupoloso e mangiò piú bistecche del lecito, sempre continuando a dire un cumulo di idiozie, secondo il suo costume.
In quell'ora fatale Vosswinkel rinnegò totalmente la propria natura, perché non soltanto versò a tutti quanti madera e vin di Porto senza economia e rivelò di avere in cantina un Malaga centenario, ma alla fine della colazione spiegò ai pretendenti le modalità del sorteggio con un discorso cosí ben tornito quale nessuno si sarebbe atteso da lui. I pretendenti dovettero mettersi bene in mente che avrebbe ottenuto la mano di Albertína soltanto chi ne avesse trovato il ritratto nello scrignetto.
Allo scoccar delle dodici la porta si spalancò e si potè vedere al centro della sala la tavola ricoperta d'un ricco tappeto su cui posavano le tre cassette.
Una era d'oro zecchino con incisa sul coperchio, entro una ghirlanda di ducati fiammanti, la seguente scritta:
Chi mi sceglie troverà la fortuna secondo il proprio gusto.
La seconda era d'argento finemente lavorato; sul coperchio, frammiste a svariate iscrizioni in lingue straniere, si leggevano queste parole:

Chi mi sceglie troverà piú di quanto non speri!
La terza, d'avorio elegantemente intagliato, recava la scritta:
Chi mi sceglie si avrà la felicità sognata!

Albertina prese posto a fianco del padre su una poltrona dietro la tavola. Manasse e l'orafo si ritirarono in fondo alla camera. Poiché l'estrazione a sorte decise che sarebbe toccato al consigliere segreto Tusmann scegliere per primo, Beniamino e Lehsen dovettero ritirarsi nella camera attigua.
Tusmann si avvicinò circospetto alla tavola, osservò attentamente le tre cassette, ne lesse e rilesse varie volte le scritte e si sentí irresistibilmente attratto dagli eleganti caratteri intrecciati sul coperchio della cassetta d'argento: - Giusto cielo! - esclamò estasiato. - Che belle iscrizioni! ... Come si combinano bene i caratteri arabici col gotico romano! ... E... "Chi mi sceglie troverà piú di quanto non speri! ..." ... Speravo io forse che madamigella Albertina avesse mai a rendermi felice concedendomi la sua pregiata mano?... Non ero caduto nella più nera disperazione?... Non stavo già per gettarmi nella vasca?... Ecco... qui dentro c'è la mia consolazione, la mia felicità.... Consigliere commissoriale... signorina Albertina... Scelgo lo scrignetto d'argento!...
Albertina si alzò e gli porse una piccola chiave con cui subito Tusmann aprí lo scrignetto. Ma come rimase quando, invece del ritratto, vi trovò un minuscolo libriccino rilegato in pergamena, contenente - se ne avvide aprendolo!... - soltanto pagine bianche... Insieme c'era un biglietto, con le seguenti parole:

Se pur tutto tu hai sbagliato Un rimedio ti è serbato: Ciò che trovi, in verità, L'Ignorantiam fugherà, La Sapientiam ti darà!

Giusto cielo!... - balbettò il consigliere segreto. - Invece del ritratto... un libro... No! ... Nemmeno un libro... Soltanto carta rilegata... Questo è il crollo delle mie speranze... O infelicissimo consigliere segreto di cancelleria!...È finita per te, è finita!... Via... Nello stagno delle rane!...
E fece per correre fuori ma l'orafo gli sbarrò il passo dicendo:
- Tusmann... non vi state dimostrando un uomo di senno!... Nessun tesoro potrebbe tornarvi piú utile di quello che avete trovato... I versi dell'iscrizione avrebbero già dovuto mettervi sull'avviso... Fatemi il favore, infilatevi in tasca il libriccino!...
Tusmann ubbidì.
- Ed ora, - proseguí l'orafo, - pensate a un libro che vi piacerebbe avere in questo momento.
- O Dio, - disse il consigliere segreto sbalordito. - O Dio... sbadatamente... anticristianamente, ho gettato nel pantano delle rane il "Breve compendio di saggezza politica" del Thomasius!
- Tirate fuori il libro di tasca, comandò l'orafo.
Tusmann ubbidì e... guarda guarda!... Il libro era per l'appunto il compendio di Thomasius.
- Ah!... Cos'è questo? - esclamò il consigliere segreto fuori di sé. - O Dio... il mio caro Thomasius salvato dalle nemiche fauci delle spregevoli ranocchie, che mai e poi mai avrebbero potuto trarne un utile ammaestramento, onde imparare come condursi!...
- Zitto! - lo interruppe l'orafo. - Rimettete il libro in tasca.
Tusmann ubbidì ancora.
- Ed ora pensate a qualche opera rara, che voi forse da tempo andavate cercando senza riuscire a scovarla in nessuna biblioteca.
- O Dio, - gemette il consigliere segreto quasi mortificato. - Mi ero ripromesso di andare qualche volta all'opera per ricrearmi un po'... Ma volevo prima ferrarmi un tantino nei rudimenti della nobile musica... Ho cercato finora inutilmente di procurarmi una operetta di Johannes Beer in cui si espone per allegorie l'arte del compositore e del virtuoso, e cioè: "La guerra musicale, ovverossia la descrizione del conflitto fra composizione e armonia. Come le due eroine scendano in campo l'un contro l'altra armata e, dopo varie scaramucce e collisioni sanguinose, finiscano per riconciliarsi'.
Frugatevi in tasca, - comandò l'orafo, e il consigliere segreto lanciò un grido di gioia perché riaprendo il libro si trovò fra le mani "La guerra musicale" di Johannes Beer.
- Avete visto? - disse l'orafo, - con questo libriccino voi avete acquistato la piú ricca e completa biblioteca che nessuno abbia mai posseduto: e potrete portarvela sempre con voi. Tirando fuori di tasca il libriccino, troverete ogni volta l'opera che desideravate leggere.
Senza piú badare ad Albertina né a Vosswinkel, il consigliere segreto corse a sprofondarsi in una poltrona, in fondo alla camera si mise il libriccino in tasca, lo tirò fuori e... i suoi occhi raggianti di gioia dissero chiaramente che l'orafo aveva promesso il vero.
E venne il turno del barone Beniamino, il quale entrò, andò dritto alla tavola con quel suo fare goffo e melenso, esaminò gli scrignetti con l'occhialino leggendone le scritte a mezza voce; ma ben presto un istinto innato, irresistibile attrasse tutta la sua attenzione sullo scrignetto d'oro coi ducati scintillanti sul coperchio: - Chi mi sceglie troverà la fortuna secondo il proprio gusto, - mormorò. - Certo, i ducati sono di mio gusto... e anche Albertina è di mio gusto... Perché pensarci tanto sopra?..., - disse, e prese senz'altro la cassetta d'oro, la aperse con la chiave portagli da Albertina e vi trovò... una bella lima inglese! ... C'era anche un biglietto con questi versi:

Hai guadagnato ciò che il tuo cuore
Bramar potea con tormentoso ardore.
Tutto il resto è uno scherzo e non val niente; Un solido commercio, tienlo a mente,
E tenetelo a mente tutti quanti,
Non torna indietro mai, va sempre avanti.

- Eh! - esclamò impermalito. - Che me ne faccio d'una lima?... Una lima è forse un ritratto?... Una lima è il ritratto di Albertina?... Mi prendo la cassetta e la regalo a madamigella Vosswinkel come dono di nozze... Venga, fanciulla mia... - e fece l'atto di avvicinarsi a Albertina ma l'orafo lo trattenne per le spalle dicendogli: - Alt, signor mio... questo è contrario all'intesa. Lei deve accontentarsi della lima; e se ne accontenterà, gliel'assicuro, non appena avrà riconosciuto il pregio - cui già accennavano i versi - di questo prezioso gioiello. Ha un bel ducato, ben filettato, in tasca?
- Ma certo, - rispose Beniamino seccato. - Certo che l'ho... Perché?
- Lo tiri fuori, - proseguí l'orafo, - provi a limargli la filettatura. Beniamino eseguì l'operazione con una destrezza che testimoniava della sua lunga pratica in materia. Ma... guarda guarda! ... Piú lui limava e piú la filettatura del ducato diventava bella e perfetta. E la stessa cosa accadde con una seconda e una terza moneta. Fino a quel momento Manasse se n'era rimasto ad osservare tranquillamente la scena; ma ora si scagliò sul nipote con occhi infocati e feroci e gridando con un'orrenda voce cavernosa: - Dio dei miei padri ... Che cos'è questo?... Qua... a me quella lima... a me quella lima! ... È l'opera di magia per cui vendetti l'anima, piú di trecent'anni fa... Dio dei miei padri!... Dammi quella lima!...
E fece per strappare l'utensile al nipote il quale lo respinse gridando: - Via, vecchio pazzo!... Io l'ho trovata, non tu!...
E Manasse, furibondo: - Vipera!... Frutto verminoso del mio ceppo! Dammi quella lima!... Tutti i demoni siano sopra di te, maledetto ladro!...
Vomitando un torrente di ímprecazioni ebraiche, digrignando i denti, schiumando rabbia, Manasse si avvinghiò al barone e tentò con tutte le forze di strappargli la lima. Ma Beniamino difese il gioiello come una leonessa il proprio cucciolo, e Manasse finí per afflosciarsi. Allora il nipote agguantò il caro zio con mano assai pesante e lo scaraventò fuor della porta facendogli scricchiolare le ossa; poi, veloce come una saetta, rientrò, spinse un tavolino nell'angolo della camera, vi rovesciò sopra una manciata di ducati e si mise a limarli con accanimento.
- Finalmente ci siamo liberati per sempre di quell'orribile uomo, del vecchio Manasse, - disse l'orafo. - C'è chi sostiene che egli sia un secondo Assuero e circoli fra la gente come un fantasma fin dall'anno millecinquecentosettantadue quando, sotto il nome di Lippold, il tesoriere venne accusato di arti diaboliche ed arso vivo. Ma il diavolo lo salvò dalla morte a prezzo della sua anima immortale. Parecchie persone pratiche di queste cose lo avrebbero visto qui a Berlino, sotto svariati sembianti: e da ciò nacque la diceria secondo cui oggigiorno sarebbero in circolazione non uno solo ma molti Lippold. Comunque, poiché in fatto di arti occulte un po' di esperienza ce l'ho anch'io, l'ho liquidato!
Ti annoierei non poco, lettore amatissimo, se volessi raccontarti per filo e per segno quanto tu avrai già indovinato da un pezzo; e cioè che Edmondo Lehsen scelse proprio la cassetta d'avorio con la scritta:
Chi mi sceglie si avrà la felicità sognata.
e vi trovò dentro una riuscitissima miniatura di Albertina accompagnata dai seguenti versi:
Colto hai nel segno! Leggi tua ventura Negli occhi innamorati della bella. Ciò che fu non ritorna, nulla dura Perché vuole così l'umana stella. In che consista l'estasi sognata Lo apprenderai dal bacio dell'amata.
Naturalmente, anche Edmondo, come Bassanío', seguí l'indicazione degli ultimi due versi, si strinse al cuore l'amata (... la quale si era fatta rossa come la porpora ... ) e la baciò. Il consigliere commissoriale rimase arcisoddisfatto del felice scioglimento di quella intricatissima fra tutte le vicende matrimoniali. Il barone Beniamino e il consigliere segreto avevano continuato a limare e a leggere con pari foga. Nessuno dei due si accorse di quanto andava accadendo, fino a quando il consigliere commissoriale non annunziò ad alta voce che Edmondo Lehsen aveva scelto lo scrignetto contenente il ritratto e per conseguenza si era guadagnato la mano di Albertina. Tusmann ne fu felicissimo, e lo diede a vedere, com'era solito fare, fregandosi le mani e spiccando due o tre salterelli, accompagnati da una risatina sottile.
Il barone Dümmerl parve disinteressarsi totalmente al matrimonio; abbracciò il consigliere commissoriale, lo definì un gentleman perfetto e gli assicurò che lo aveva fatto felice col dono sostanzioso e pratico della lima. Contasse pure su di lui per qualsiasi affare. Quindi se ne andò in fretta.
Anche Tusmann, piangendo lacrime di commozione, ringraziò l'amico Vosswinkel di averlo reso felice col dono di quel rarissimo libro tratto dalla sua biblioteca. E, dopo essersi profuso in espressioni di galante cortesia con Albertína, Edmondo e il vecchio orafo, si affrettò a seguire il barone.
Da quel giorno Beniamino smise di affliggere il mondo letterario con i propri aborti estetici, come aveva fatto fino a allora, e preferì utilizzare il tempo limando ducati, cosí come Tusmann, per parte sua, smise di affliggere i bibliotecari col costringerli a frugare per giorni interi alla ricerca di libri vecchi e dimenticati da tanto tempo.
Dopo alcune settimane di gioia e di euforia, nella casa del consigliere commissoriale insorse un nuovo motivo di crepacuore, perché l'orafo aveva severamente ammonito il giovane Edmondo a mantenere la parola e a andare in Italia per fare onore a se stesso e alla propria arte.
Per quanto forte fosse il dolore di separarsi dall'amata, ancor piú forte fu per Edmondo l'attrattiva di un pellegrinaggio nel paese dell'arte; ed anche Albertina, pur piangendo amare lacrime, pensò a quanto si sarebbe resa interessante ai tè, ai ricevimenti, tirando fuori dal cestino da lavoro le lettere ricevute da Roma.
Ora Edmondo si trova a Roma da oltre un anno, e c'è chi vorrebbe affermare che lo scambio di lettere con Albertina vada facendosi sempre piú raro e piú freddo... Chissà se alla fine il fidanzamento fra i due giovani si concluderà con un matrimonio?...
In ogni caso Albertina non rimarrà zitella: è troppo graziosa e troppo ricca per correre questo pericolo. E poi si è già notato che il referendario Gloxin, un bel giovanotto dalla vita sottile e strettamente imbustata, con due panciotti e il colletto abbottonato all'inglese, ha ballato per tutto l'inverno le piú piacevoli franpises con la signorina Vosswinkel e l'accompagna molto spesso al Tiergarten, mentre il consigliere commissoriale trotterella al seguito della coppietta con l'aria del genitore soddisfatto. Il referendario Gloxin ha già sostenuto il secondo esame alla corte d'appello, superandolo brillantemente; tale, almeno, è stato il giudizio degli esaminatori che lo hanno torchiato ben bene, di buon mattino, sondandogli, come si suol dire, il dente (... il che fa assai male, specialmente se il dente è cariato! ...) E appunto in seguito a tale esame, il referendario pare abbia incominciato a coltivare evidenti e seri propositi matrimoniali, essendosi impratichito e distinto nello studio delle imprese azzardate.
Forse sarà proprio lui, il simpatico referendario, a sposare Albertina, beninteso se riuscirà a procurarsi un buon posto... Chissà!... Bisogna aspettare... Chi vivrà vedrà!...