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IL CARTEGGIO TRA BUSONI
E IL MARCHESE DI CASANOVA

FLORILEGIO EPISTOLARE


4. IL MARCHESE A BUSONI (Pallanza, 16 gennaio 1916) Ora mi occuperò di procurarle una dichiarazione per la frontiera in modo che, quando Ella si reca a Roma e poi a Milano, per i suoi concerti, il delegato di frontiera sia preavvisato della Sua venuta e La accolga col massimo riguardo che concedono le circostanze. Vedrò se sarà meglio rivolgermi direttamente al se<nator>e Cte di San Martino, perché egli si rivolga al min. degli Interni, o se basterà una raccomandazione del Prefetto di Milano poiché il delegato di Chiasso è sotto la sua giurisdizione, credo. Se no il Prefetto di Como. Domani vedrò il Cte di Sant’Elia (ajutante di campo di S. M. il re e mio buon amico) e da lui avrò le ultime notizie dal fronte, che, a dire di tutti, sono eccellenti, sotto ogni aspetto. I nostri soldati sono meravigliosi per slancio, per abnegazione, per tenacia. Il morale, in tutto il paese, non potrebbe essere più elevato di quello che sia.

Pel Capo d’anno ebbi pure alcune righe del Generale Cadorna. A guerra finita, Ella ne farà la conoscenza, quà da me, poiché egli mi ha promessa la sua visita. Troverà in lui una persona che, anche in arte, è di una cultura eccezionale.

Fu quà da me, circa due mesi prima che scoppiasse la guerra, non si parlò che di arte; quanto poco si sospettava, che doveva sconvolgere le sorti dell’Europa! Mia sorella, che trovasi a Roma, visitò gli Ospedali militari, in compagnia di Cadorna, circa 10 - 12 giorni fa. Le accludo una descrizione della festa dell’Ospedale di Via Montebello. […]

Non creda che io abbia dimenticato la commissione dei Suoi affari, affidatami riguardo ai libri. Io giunsi qua qualche giorno prima del Natale. Proprio allora.... [frase cancellata dalla censura] Per di più c’era un movimento enorme di merce, per l’invio di doni ai soldati al fronte. Volli schivare quel momento, per affidare alla Ferrovia i Suoi libri, temendo ritardi ed eventuali smarrimenti. Appena passato il nuovo anno, mi misi in comunicazione coll’Hotel Regina, feci ritirare la cassa, da una persona di mia conoscenza e fidatissima (lo spedizioniere Donati di Luino) e provvidi per l’inoltro a Lei. Egli mi comunica di avere presentata la cassa all’Ufficio di Pubblica Sicurezza, per il controllo. Di lì passerà (forse è già passata) alla R.<egia> dogana - dopo di che, provvista del "nulla osta", proseguirà subito per Zurigo. Se vi è del ritardo, sarà perché la verifica è assai minuziosa, vi sarà ingombro di merce e bisogna andare per turno. In ogni modo, Ella può essere sicuro, che non vi sarà perdita di tempo e riceverà i Suoi libri quanto prima.

21. BUSONI AL MARCHESE (Zurigo, 3 giugno 1918) Carissimo ed illustre Amico,

al poeta tedesco innanzitutto un discorso introduttivo in tedesco. Grazie per la fiducia che Ella mi dimostra, mentre mi concede uno sguardo nell’officina dei suoi pensieri.

le poesie, riempite di queste, dimostrano un’elevata educazione, sbocciando in un ricchissimo tesoro-vocabolario, dimostrano un genuino idealismo. Queste qualità le ho già potute constatare in Lei, così che in questa direzione non ho avuto alcuna sorpresa nello scorrere i manoscritti. Nello stesso tempo mi colpì il campo del sensibile nel quale si muovono preferibilmente il suo pensiero e la sua poetica, alati e pieni di slancio. Anch’io nella vita ho dovuto imparare da allusioni a costruirmi circa tutto un compasso per poi trarne indicazioni per il mio orientamento. Ora Lei, illustre Amico, ha dato in mia presenza chiarificanti allusioni, e io ho risposto una volta o l’altra forse un po’ troppo schiettamente. ma dalla proposta e dalla risposta non è nato alcun dialogo; sembrava che ognuno di noi pensasse per se stesso... ad alta voce!

Perciò toccava a me di temere che le mie osservazioni sull’arte facessero tacere la Sua simpatia! E sicuramente le sue repulsioni erano la prima causa dei suoi timori. Noi ci sentiamo come due princìpi estetici diversi, ma ci stringiamo la mano in rispetto reciproco. Questa stima da parte mia Le rimarrà sempre e in misura altissima riconosciuta e sentita, anche se le nostre conoscenze e il nostro sentimento nelle cose dell’arte divergessero. Perché in questo Lei è d’accordo con me: di conquistare il Bello onestamente.

24. BUSONI AL MARCHESE, (Zurigo, 26 ottobre 1918) Con maggiore partecipazione che in tutti gli altri 4 anni, seguo il corso degli avvenimenti in questo enorme manicomio e soffro quindi un disturbo che prim non mi colpì. All’intensità di questo momento difficilmente può resistere l’individuo; però io mi difendo sempre ancora e mi rifugio come prima nel lavoro, -- forse un poco meno concentrato di un tempo. Il senso della responsabilità verso sé stesso, se fosse presente e si sviluppasse al massimo grado in ogni singolo individuo, avrebbe come esito che nessuno avrebbe né pensieri né tempo per le cose esterne. Questa situazione sarebbe quella di uno Stato ideale e della più generale felicità. Ma i più hanno così pochi pensieri e così tanto tempo ma nessuna sensazione della propria "importanza" (in senso etico). Queste desiderate qualità si trovano più facilmente nell' "artista" (sotto artista io intendo colui che incessantemente ambisce di portare le sue capacità alla più alta perfezione e sviluppo) e questo è ciò che coscientemente e per istinto io cerco di raggiungere.

25. BUSONI AL MARCHESE (Zurigo, 3 novembre 1918)

Stimatissimo amico, ho letto la Sua lettera [purtroppo non conservata] con interesse e rispetto le Sue convinzioni. Ella sa, comunque, quanto poca simpatia io nutra per Wagner e per il suo world-champion, il giovinetto Sigfrido. Non ho mai capito il Sigfrido hebbeliano, la cui superiorità sui suoi contemporanei è dovuta al fatto che scaglia più lontano degli altri la pietra più pesante. Mi riesce difficile persino capire lo "sport". Sono insofferente alle prescrizioni e ai divieti, all'uomo che si pone al di sopra dell'uomo. E metto in dubbio persino la punizione del delitto, la quale non lo elimina e limita l'indipendenza del popolo piuttosto che difenderla. A rischio di farLa di nuovo sorridere della mia "olimpica ingenuità", vorrei affermare che la Germania tornerà a fiorire come stato democratico. Non gli Stati Uniti, ignoranti e confidenziali religioso-moralistici, persecutori di negri e sterminatori di indiani, non la Svizzera, limitata nei suoi piccoli interessi cantonali — la Germania darà libertà di parola a quegli spiriti colti ed eletti che finora sono stati condannati al silenzio. Se il tedesco non verrà continuamente incitato con sventolio di bandiere ed elmi luccicanti e poi costretto in ginocchio, allora potrà manifestare la sua grandezza in altre forme. Questa speranza, anzi questa fede, dovrebbe infondere nuovo vigore in tutti i germanofili — dei quali non faccio, incondizionatamente, parte. Con tutta la mia deferente simpatia e devota amicizia F. B.

27. IL MARCHESE A BUSONI (Pallanza, 31 luglio 1919)

Carissimo amico, eccomi a darle nostre nuove, come promisi! Io sto relativamente bene e dormo senza droghe. Il tempo è ideale; sole ed aria freschissima - vera primavera. Per il resto, si sta peggio di quanto sarebbe possibile dire. Impossibilità assoluta di trovare personale di servizio, a qualsiasi prezzo. Si cerca cuoco, o cuoca da due mesi e nessuno si è presentato. Prima del nostro arrivo i mezzi di sussistenza erano scarsi, ma si trovava qualcosa, a prezzi favolosi. Il popolo, sdegnato, cominciò a saccheggiare i negozi. Il Governo, per frenare i prezzi, tornò a introdurre il razionamento e il calmiere. Allora tutto scomparve. Per il momento nel quale noi arrivammo a casa, non esagero dicendo, che non c’era da sfamarsi qua! Ora nuovo aumento di prezzi e di nuovo la merce appare, misurata, razionata, carissima. È una condizione di cose fantastica! Divieto assoluto di importare qualunque cosa dai paesi e villaggi vicini. Si figuri che Babilonia! Come si andrà? - Nessuno lo sa. Se non fosse per gli esami prossimi di Ester, noi si sarebbe già fuggiti ed io sarei nuovamente in Isvizzera. Ma come stanno le cose, attendiamo. Credo che difficilmente ci sarà possibile aprire la casa in Sett<emb>re, vista la impossibilità di ospitare amici ed aumentare il nostro personale. Potrà succedere un miracolo; ma in caso contrario non c’è da pensarci. A Milano si trova da stare bene nei grandi Alberghi e Ristoranti, a prezzi inauditi. Mi si dice, che non si trova stanza per la notte, a meno delle 4 o 5 lire. Tutto il resto in proporzione. Nessuno sa come vi si rimedierà. Io conto i giorni per andarmene. Fra un pajo di settimane nuovamente Le dirò che piega prendano le cose. Con mio vivo piacere seppi da Greta Klinckerfuss che la Sua Sarabande e Cortège saranno eseguiti a Stuttgard , nella prossima stagione. Spero che Grete riuscirà pure a farli eseguire da Weingartner a Vienna. E Lei quando andrà in Inghilterra? Noi pensiamo sempre a Loro e desideriamo col cuore rivederli, appena sarà possibile. -Speriamo che tutto volga in meglio fra breve. Mia moglie, Ester ed io ci uniamo nell’esprimere Loro mille cose amichevoli. Suo amico devº S. di Casanova

28. IL MARCHESE A BUSONI (Pallanza, 1º Agosto 1920)

Caro Maestro e amico, [...] Fui felice di sapere, che Ella si sarebbe deciso di far ritorno a Berlino, perché ritengo che per Lei sia la sola soluzione possibile. Ella sa quante volte io abbia a ripeterglielo a Zurigo, convinto come sempre fui che l’Italia non Le offrirebbe mai un campo degno per la Sua attività e missione artistica. Vorrei potere pensare diversamente, ma in coscienza non posso. Come avvenne per me, il Mº Boghen nulla seppe dei Concerti suoi a Milano, fino a che erano passati ed Ella tornata a Zurigo. Io mi trovavo a Firenze e lo appresi, un mese dopo, dalla Sig<no>ra Orquist. La nostra stampa tace rigorosamente tali avvenimenti artistici! Incontrai a Firenze il pianista Backhaus, reduce da Roma, dove era stato invitato a suonare all’Augusteo, e dove era stato accolto in modo trionfale, quasi al di là del credibile. Trionfi che rinnovò a Firenze e che assursero a dimostrazioni politiche, filogermaniche. Che mondo strano! E l’odio per l’Inghilterra e la Francia regna quà sovrano e tutta la simpatia va alla Germania. La nemica di jeri è l’alleata d’oggi! [...] P.S. Vorrei pregarla d’un favore. Ella mi disse che aveva relazioni di personale amicizia con Rainer M. Rilke. Pare che egli abiti, al presente, quà vicino a noi, sul confine Svizzero, presso Locarno. Mi vorrebbe rilasciare due righe di presentazione per lui, in modo che, se trovassi mezzo di avvicinarlo, io potessi farmi avanti forte di tale Sua presentazione? Gliene sarei grato, ricordandomi quale deferenza e ammirazione Ella nutre per lui. Grazie anticipate! -

29. BUSONI AL MARCHESE (Zurigo, 7 agosto 1920)

A Berlino vado incontro a lotte ed a privazioni ma anche a delle soddisfazioni ed a varie attività. L’ironia delle situazioni vuole che io occupi un posto parallelo a quello di Pfitzner, come un capo delle classi di composizione all’Accademia dello Stato. Si daranno le mie opere al Gran Teatro. Mi rallegro di ritrovare i miei libri. Ho un po’ d’orgasmo ma son ben determinato. Ho tentato di rifraternarmi con l’Italia e non vi riuscii. Ella ha purtroppo ragione, ma anche lì il mio tempo verrà e vi sono già dei sintomi d’avvicinamento. Roma mi chiama ed io probabilmente vi andrò. Parigi e Londra (dove fui accolto grandiosamente) avranno parte permanente nelle mie annuali campagne. EccoLe il disegno della mia "vita nuova".Zurigo, che avrei abbandonato in ogni caso, è ricaduta nello stato d idillio e i Signori svizzeri se la intendono fra di loro a meraviglia. Pare che Petri molto probabilmente dirigerà la classe di pianoforte a Basilea. Peccato che venga proprio quando me ne vado! Perdoni il mio silenzio e creda che ne sono vergognoso. Non ho diritto a scuse; ma il fatto che ho constatato di aver scritto a Zurigo all’incirca 5000 lettere. La renderà forse indulgente verso la mia apparente negligenza... Eccole intanto una cinquemillesima prima per il Rilke. A Lei alla Marchesa ed alla Marchesina affettuosi e rispettosi saluti. Loro devotissimo Ferruccio Busoni

Al Signor Rainer Maria Rilke - Stimatissimo amico, Il Marchese Silvio della Valle di Casanova chiede di fare la Sua conoscenza. Io sarei felice se riuscissi attraverso queste righe di avvicinare due fra i miei più illustri amici. Il Marchese è un esperto conoscitore della letteratura tedesca e un gentiluomo di quella specie che oggi è diventata molto rara; la sua casa è un autentico gioiello artistico; la Marchesa è una dama completa sia per quanto riguarda il tratto, lo spirito e la bontà. Lei sarà accolto molto bene. Stia cordialmente bene. Con stima il suo devoto F. Busoni

32. BUSONI AL MARCHESE (Berlino, 27 maggio 1921)

Mio onoratissimo Signore ed Amico, [...] Da quando sono venuto qui [a Berlino] verso la fine di settembre, la mia vita si è molto trasformata e fortemente riempita. La posizione in vista che mi conferisce la mia qualità di Professore della Accademia di Stato, ha fatto sì che io vengo impegnato dalle più lontane parti: molte lettere mi giungono ogni giorno. Se Lei aggiunge l’emozione che provai nel mettere piede di nuovo nella mia vecchia casa, dopo sei anni di assenza e di insicurezza; se Lei aggiunge la somma del lavoro e responsabilità che improvvisamente mi è piombata addosso, allora Lei forse capirà con più indulgenza che era ben possibile che mi sfuggisse una lettera di Kempff, o che senza intenzione io abbia dimenticato di rispondergli. Nel frattempo io sono stato diverse settimane assente a Londra e in Italia. Io non ho sentito Kempff improvvisare, e io ammetto a priori che l’improvvisazione, attraverso l’attenzione rivolta dall’ascoltatore alla incalcolabile continuità e al felice superamento dei problemi, possa costituire a volte una rappresentazione stimolante. Un’opera d’arte assoluta è - parimenti a priori - da negare a questo genere. Solo ciò che è stato costruito con cura, l’immutabile, ciò che è calcolato con intelligenza in tutte le misure può avere la pretesa di innalzarsi a livello dell’arte; e persino sotto questa specie gli esempi perfetti sono presenti soltanto in piccolissima minoranza (questo vale per ogni specie di letteratura). Una buona idea può venire durante l’improvvisazione; dopo di ciò la sua valorizzazione sarà sempre misera. Slancio e poesia dell’esecuzione possono anche ingannare su questo: perché la suggestione che si trasmette dall’improvvisatore all’ascoltatore (il quale è ben volentieri disposto alla ricezione) gioca un ruolo decisivo in ciò. Una improvvisazione fissata (anche per mezzo di un fonografo) non potrebbe superare un esame in un secondo tempo: questo io credo di poter affermare e dimostrare. Io da bambino mi feci una fama come improvvisatore in pubblico su temi dati (il Riemann le menziona ancora nel suo Musiklexicon) - perciò io non parlo solo in teoria. Volentieri io farei ancora qualche chiacchiera con Lei: a un’altra volta! Devoti e amichevoli saluti dal Suo affezionatissimo Ferruccio Busoni

N.B. Le lettere del Marchese di Casanova, finora inedite, non possono essere citate senza il consenso scritto della Staatsbibliothek zu Berlin "Unter den Linden"!