L’Exibition of Works by the Italian Futurist Painters fu inaugurata il 1º aprile. C’erano solo Boccioni e Marinetti, poiché la presenza di tutto il gruppo sarebbe stata insostenibile finanziariamente, dopo le ingenti spese già sopportate a Parigi. Boccioni, in una lettera a Vico Baer del 1º marzo, esprime duri giudizi sul pubblico inglese (e non solo inglese...): «Anche il catalogo inglese è bello. Il negoziante vi ha aggiunto una spiegazione d'ogni singolo quadro che deve essere curiosa, ma che sarà utile per queste bestie di inghilesi... come diceva Benvenuto Cellini! Del resto il pubblico è imbecille in tutti i paesi e come non capisce in Italia non capisce qui, non capisce in Francia. Solo che in Francia ad esempio, essendovi piú cultura moderna, piú centri artistici, l'ambizione d'essere un innovatore, un capo scuola è piú compresa al di fuori del successo immediato. In Italia invece sono un talento che si guasta e basta!...» (BOCCIONI, Scritti..., p. 349). Sull’esposizione londinese, cfr. AGNESE, pp. 259 ss. e LORENZONI, in Boccioni 1912..., p. 265-266.